Anna Magnani suora per un mese

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Tra breve sugli schermi un nuovo film di "Nannarella” - Cifariello ci racconta la storia di una eccezionale "Suor Letizia” - La vicenda è ambientata ad Ischia

Fra poco sugli schermi rivedremo la Magnani. Il titolo del suo ultimo film è «Suor Letizia». Il sottotitolo è più romantico ma un pochino sdolcinato: «Quando gli angeli non volano». Il film è stato girato da due mesi fa a Ischia, per gli esterni. Lo ha diretto Camerini e il soggetto è di Zavattini. Suor Letizia è Anna Magnani. Accanto avrà la Rossi Drago. Antonio Cifariello, Luisa Rossi, Marisa Belli. Per un mese «Nannarella» s’è vestita da suora.

Il soggetto ci è stato raccontato da Cifariello che, giorni fa, abbiamo avvicinato. E’ una storia che lasciamo a voi di giudicare. Ascoltiamo le parole di Cifariello.

«All’aeroporto di Ciampino, a Roma, tra i passeggeri che giungono da tutto il mondo sbarca ima modesta suora missionaria. E’ Suor Letizia che torna in Italia dopo molti anni di assenza. E’ reduce dall’Africa. Suor Letizia è romana di Roma (e qui Cifariello ci disse: «romana come può esserlo la Magnani, insomma») e, come rivede i luoghi cari della sua città, l’emozione la commuove alle lacrime. La sua lunga attività missionaria ha fatto di suor Letizia una donna veramente eccezionale. Senso pratico, energia non comune, coraggio, decisione e così via. E’, per dirla in due parole, una suora eccezionale».

Cifariello a questo punto ci offrì un vermut. Faceva molto caldo. Eravamo sulla terrazza di casa sua e si vedeva Roma, Roma cotta dal sole dei giorni scorsi.

«Beh, ma andiamo avanti — proseguì l’attore —. Dunque Suor Letizia torna alla sua Casa madre e pensa di 'goder in pace un po’ di riposo. Niente affatto. La madre generale dell’ordine le appioppa subito un lavoro. «Vada a Napoli — le dice — anzi in un isola vicino a Napoli. Là esiste un vecchio convento e poche suore, dimenticate da tutti, sono assediate dai creditori. Suor Letizia, mi raccomando! Chiuda il convento, liquidi tutto, attività e passività e riporti a casa le suore. Siamo intese?»

Ecco qui gli esterni di Ischia di cui parlavamo poco prima. Tempo fa, vi eravamo anche noi ad Ischia ed avemmo modo di seguire alcune scene. Erano appunto le scene che ora Cifariello ci andava raccontando.

«Suor Letizia arriva sulla isola, vede il convento e non si dà pace quando s’avvede che quelle poverette sono aggrappate con un coraggio eccezionale al vecchio convento; le sostiene una fede formidabile. Ora, mentre la suora si dedica al compito affidatole, ecco che una sera scopre tre bambini che stanno per rubare l’unica capretta del convento. Suor Letizia vuol avvicinare uno di questi bambini e vi riesce: glielo permettono il suo tatto e la sua abilità. Questo bimbo si chiama Salvatore e di colpo diventa il grande amico della suora. La storia di Salvatore è molto triste. Orfano di padre, la madre vuole piantarlo per recarsi in America con Peppino, l’uomo che ama, e sarei io, dice Cifariello —- col quale vuole rifarsi una vita. Per la cronaca questa donna è la Rossi. Sicché Salvatore, affidato alle cure degli zii cresce come un piccolo animale, libero ma maleducato e si avvia su una strada tutt’altro che buona».

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A questo punto, lasciato Cifariello raccontiamo noi ciò che vedemmo a Ischia quando si giravano le scene. Tenerezza e compassione legano la Magnani al piccolo Salvatore. Questo Salvatore è un ragazzo prodigioso, nella realtà. Si chiama Piero Boccia e a Ischia tutti lo chiamano Pierino. Tutta la storia del film, umanissima, delicata, poetica, si impernia sull’affetto di Suor Letizia per il bambino. A tal punto giunge questo amore — che è in fondo amore materno — che, mentre nel film la suora modifica gli ordini ricevuti dalla madre generale e decide che il convento non sarà chiuso, nella realtà la Magnani si è legata effettivamente a questo fanciullo e gli vuole molto bene. «Mi fa venire in mente il mio» ci disse quando, in quei giorni, a Ischia potemmo parlare.

Ma torniamo al film. Dunque niente chiusura del convento ma, anzi esso d’ora in poi — è una decisione di Suor Letizia — ospiterà tanti bambini come Salvatore. E che fa? Con la pesca supplisce alle immediate esigenze del convento. Poi, con il frutto del lavoro che ha organizzato, riesce a pagare i debiti e a restaurare l’edificio che stava cadendo. Il convento d’ora in poi ospiterà una quindicina di ragazzini.

Le conclusioni della vicenda lasciamole a Cifariello. Ascoltiamolo ancora. «Suor Letizia pensa di portare il bambino a Roma. Vuole farlo studiare in un grande collegio: pagherà lei la retta ma vuole a tutti i costi seguirlo negli studi. Ma la Superiora richiama all’ordine la suora.

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Il bambino non è di Suor Letizia: il bambino è di sua madre e a lei dovrà essere riunito. Ultimo capolavoro di Suor Letizia: andare a Napoli, convincere Peppino a regolarizzare la sua posizione con Assunta e ad adottare Salvatore. Con che cuore la suora compia questo compito è facile immaginarlo. Poi riprende il cammino che, una volta ancora, la riporterà lontano. Forse un’altra volta in Africa».

Questa la storia di Suor Letizia. Una storia poco lieta, a dire il vero ma ugualmente patetica. Piacerà al pubblico. E’ probabile. La Magnani di «Suor Letizia» ha superato — dicono i critici — la Magnani di «Rosa tatuata». Vedremo. Non passerà molto tempo e la giudicheremo anche noi.

Margherita Ricci, «Noi donne», 1 aprile 1956


Noi donne
Margherita Ricci, «Noi donne», 1 aprile 1956