Guerra Schiaffino-Cardinale
La sostituzione nel film “Austerlitz” di Rosanna Schiaffino con Claudia Cardinale ha acceso il fuoco della rivalità che covava da qualche tempo fra le due giovani attrici.
Roma, gennaio
La focosa Rosanna Schiaffino e la quieta Claudia Cardinale sono in guerra. Su scala ridotta e in altre condizioni si ripete lo scontro che anni addietro mise di fronte Gina Lollobrigida e Sophia Loren. La Loren, in ascesa, ben sostenuta e ben guidata, puntava a scalzare la Lollobrigida dalla sua posizione di preminenza. Spavalda e maliziosa, non tralasciava occasione per punzecchiare la rivede, la quale fremeva e si ribellava accusandola di far leva su di lei per procurarsi una comoda pubblicità. In realtà, ci fu molto di artificioso in quello scontro. Del tutto diverse per fisico e per temperamento, non potevano puntare allo stesso tipo di parti: la posta in gioco era la popolarità; e, in seguito, si è visto che la fortuna della Loren non ha minimamente scalfito quella della Lollobrigida. Sebbene dal lontano 1954, quando si trovarono insieme a Londra per una settimana di propaganda del cinema italiano, non si siano mai più incontrate e mai più stesa la mano, la loro coesistenza è diventata un fatto pacifico che non danneggia nessuna delle due.
Rosanna Schiaffino e Claudia Cardinale non si conoscono. Si sono viste solo di lontano, una volta in un locale notturno, un’altra nel corso d'una festa cinematografica. Hanno anch’esse temperamento e fisico diversi; eppure, in questi giorni, la Schiaffino è stata sostituita dalla Cardinale in una parte alla quale teneva molto; quella di Paolina Bona parte in Austerlitz, diretto da Abel Gance, e la guerra che covava sotto la cenere è scoppiata.
Fino all’apparire di Claudia Cardinale, tutto, per Rosanna Schiaffino, procedeva in modo abbastanza liscio. I fotografi continuavano instancabilmente a ritrarla ed essa si lasciava instancabilmente fotografare. La stampa era inondata delle sue pose provocanti ma essa dichiarava che aveva mire ben più alte di una semplice popolarità basata sulle attrattive anatomiche. Voleva essere soprattutto una grande attrice. Accanto a lei, sua madre Yasmine sognava mete folgoranti, s’inalberava se qualcuno osava paragonare Rosanna ad altre attrici, vigilava sulle sue amicizie, rifiutava ostinatamente di farle interpretare parti che non fossero di protagonista. Con sdegno aveva lasciato cadere una proposta di contratto in esclusiva fatta da Carlo Ponti, il quale non aveva voluto impegnarsi in questo senso ; aveva accettato invece una analoga proposta fatta dal produttore Franco Cristaldi che annunciava un vasto programma di rilievo artistico.
Rosanna Schiaffino e Claudia Cardinale non si conoscono di persona: si sono viste soltanto qualche volta da lontano, avevano entrambe un contratto con il produttore cinematografico Franco Cristaldi
Il contratto fu firmato nel marzo del 1957. Esso assicurava alla Schiaffino uno stipendio mensile progressivo di anno in anno, una segretaria, corsi di recitazione e di danza, una congrua pubblicità, fotografie per gli ammiratori con relative spese postali. A carico della società erano anche le spese di rappresentanza (guardaroba o altro) in caso di partecipazione a «prime», Festival e analoghe manifestazioni.
Sotto le nuove insegne, la partenza della Schiaffino fu fulminea. Un anno dopo aveva già interpretato due film da protagonista : Un ettaro di cielo, di Aglauco Casadio, e La sfida, di Francesco Rosi. Il primo fu inviato al Festival di Bruxelles, il secondo alla Mostra di Venezia, dove essa potè orgogliosamente presentarsi da attrice e non più da «stellina» in cerca di pubblicità. Il terzo film della serie lo interpretò in Jugoslavia sotto la direzione del regista americano William Dieterle. «La vera carriera di Rosanna comincia ora», disse la signora Yasmine con occhi sfavillanti. Vedeva già Hollywood a portata di mano e prossimo il trionfo.
I sogni della madre minacciati dalla “concorrenza”
Ma, nello stesso anno, il 1958, Franco Cristaldi assunse, con un contratto simile a quello della Schiaffino. Claudia Cardinale. Costei, un’italiana di Tunisi, non aveva particolari ambizioni cinematografiche, né pretese da accampare, dato che non aveva mai recitato. Era pronta a interpretare qualunque parte le affidassero, senza neanche sapere se ne sarebbe stata capace. Esordì, dunque, in una particina, quella della ragazza siciliana nei Soliti ignoti. Merito suo o merito del regista Mario Monicelli, ne venne fuori un personaggio ben caratterizzato che piacque molto. E poiché il film ebbe lodi dalla critica e successo di pubblico, la Cardinale ne risentì benefici effetti.
Tuttavia, per la Schiaffino, la Cardinale non era ancora una minaccia, né reale né potenziale. Sentiva di volare troppo in alto per impensierirsi di quella principiante.
La signora Yasmine cominciò a preoccuparsi ai primi del 1959. I sogni erano sempre grandi e la pubblicità che essa promoveva in favore della figlia continuava a mantenersi intensa, ma i frutti erano magri. Conveniva con Cristaldi che Rosanna non dovesse accettare film del tipo Gli ultimi giorni di Pompei o del tipo esclusivamente «sexy» e, poiché insisteva nello escludere le parti che non fossero di protagonista, il campo di scelta risultava piuttosto limitato. Intanto, la Cardinale infilava un film dietro l’altro, zitta zitta arrivava anch’essa a parti di protagonista (Vento del Sud, Il bell’Antonio).
Ormai la nuova venuta - l’intrusa - minacciava nella stessa società le posizioni della primogenita e la signora Yasmine si domandò se non ci fosse sotto un complotto per valorizzare la Cardinale ai danni della figlia. Come un tarlo, cominciò in lei a lavorare l’idea che il contratto di esclusività era non più un incentivo alla carriera di Rosanna, ma un ostacolo. A che cosa serviva ormai quel contratto? Libera da ogni vincolo, non solo Rosanna avrebbe potuto fare un maggior numero di film ma anche guadagnare molto di più.
Non è la prima volta che, raggiunta la notorietà, un attore cerca di liberarsi del contratto che, tutto sommato, a quella notorietà lo ha portato. Anzi, è normale. Famoso è rimasto il caso di Kim Novak. Quando Harry Cohn, presidente della Columbia, la scritturò in esclusiva nel 1953, essa era una sconosciuta. Con tutti i mezzi a sua disposizione, Cohn ne fece a poco a poco una stella spendendo centinaia e centinaia di migliaia di dollari. Nel 1957 - dopo Picnic, Incantesimo, Un solo grande amore -la sua quotazione si aggirava sui duecento mila dollari a film mentre, a termini di contratto, riceveva dalla Columbia un salario di 1.250 dollari la settimana, cioè meno di 70.000 dollari l’anno. A questo punto, Kim Novak si ribellò e chiese un aumento. Fu accusata di ingratitudine, ma la sproporzione fra il suo salario e ciò che essa rendeva alla società era tanto forte che ottenne l'aumento a 3.000 dollari settimanali.
Alla fine dell’anno, Rosanna Schiaffino era matura per la rivolta. In tre anni di contratto aveva interpretato cinque film: due direttamente per Cristaldi (Un ettaro di cielo e La sfida), tre per altri produttori, in prestito (Il vendicatore, La notte brava, Ferdinando I, re di Napoli) ; in due anni, Claudia Cardinale ne aveva interpretati nove: tre per Cristaldi (I soliti ignoti, Vento del Sud, Audace colpo dei soliti ignoti), sei in prestito (Tre straniere a Roma, La prima notte, Il magistrato, Su e giù per le scale in Inghilterra, Un maledetto imbroglio, Il bell’Antonio). Inoltre, per il nuovo anno, l’unica prospettiva sicura era, per Rosanna, l’aumento dello stipendio previsto dal contratto: sarebbe passata dalle 600.000 lire mensili del 1959 a un milione.
Non era probabile che Cristaldi volesse, nel 1960, spendere dodici milioni senza impegnare l'attrice in qualche film di una certa importanza, ma ormai Rosanna (o la madre, che è lo stesso) era convinta che egli, tutto preso dalle cure per la Cardinale, non avesse più che un tiepido interesse a valorizzarla. Come uscire dalla situazione?
I contratti di esclusività a lungo termine danno all’attore una scarsa autonomia. Il produttore ha diritto ogni anno di sciogliersi, se vuole, dall’impegno; non altrettanto può fare l’attore, a meno di inadempienze da parte dell’altro contraente. Comunque, la Schiaffino comunicò a Cristaldi che se voleva conservarla anche per il 1960 doveva assicurarle tre condizioni: il diritto di scegliere i soggetti, un ufficio stampa personale, l’aumento dello stipendio. Cristaldi rispose picche e inviò il contratto all’Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche per il previsto arbitrato che sarà compiuto da un rappresentante per ciascuna delle due parti e da un rappresentante dell’associazione stessa.
“Ho speso per lei una trentina di milioni”
Evidentemente poco fidando in un risultato favorevole del giudizio arbitrale, la Schiaffino fece un’altra mossa la cui origine risale, con ogni probabilità, al mese di novembre. Accompagnata dalla madre, Rosanna si recò a Genova per festeggiare il proprio compleanno che cade il 25 di quel mese. «È una buona occasione» disse la signora Yasmine «per fare la pace con mio marito...» Questo subitaneo desiderio di riannodare i rapporti col signor Schiaffino - rotti quattro anni fa, quando essa prese il treno per Roma decisa a vedere la figlia risplendere nel firmamento cinematografico - destò qualche
stupore ma nessun particolare commento. Ora (e questa è la seconda mossa), è stato proprio il signor Giuseppe Schiaffino a impugnare il contratto della figlia davanti al tribunale, sostenendone la non validità perché all'epoca della sua firma Rosanna non aveva ancora diciotto anni (ma fu controfirmato dalla madre).
La questione, dal punto di vista giuridico, è del genere che si definisce * elegante» e sarà interessante seguirne gli sviluppi. Intanto, Cristaldi smentisce di non aver valorizzato Rosanna e di non averle fatto un'adeguata pubblicità. «Ho speso per lei una trentina di milioni» pare che abbia detto «e ho sempre cercato di imporla. Se le cose, per il momento, non sono andate per il loro verso la colpa non è mia.» Dal canto suo, Rosanna ha dovuto accorgersi che, dopotutto, esiste fra i produttori una certa solidarietà. La prima prova l’ebbe con Nello Santi, della «Galatea», associato italiano alla produzione di Austerlitz.» Ora che ho rotto l’impegno con Cristaldi» gli disse la Schiaffino «per la parte di Paolina lei deve trattare con me personalmente.» (Non voleva perdere Austerlitz. Sebbene di breve durata, la sua parte non era inferiore a quella di molti attori famosi che vi figurano: Orson Welles, Daniel Gelin, Martine Carol, De Sica, Leslie Caron e via di seguito.) Santi le rispose che contrattualmente non la conosceva.
Le attrici credono volentieri alla pubblicità
Ciò nonostante, la Schiaffino parti per Parigi dove, in ogni caso, aveva concluso un altro film: Il ballo delle spie, diretto dal regista esordiente Michel Clément, da lei confuso, a quanto dicono le malelin-gue, con René Clément. A questo punto, c'era ancora una possibilità che lei partecipasse ad Austerlitz. Nessun contrordine era venuto da Roma e il vecchio Abel Gan-ce l’aspettava a braccia aperte. Ma, appena arrivata, fu lei a dire che aveva rinunciato alla parte di Paolina per quella, ben più importante, del Ballo delle spie. Allora, d’accordo con Santi, Cristaldi spedi a Parigi in quattro e quattr’otto Claudia Cardinale, emanando nello stesso tempo un comunicato nel quale si dice, tra l’altro, che «anche chi è divo o si sente tale è tenuto ad osservare i patti».
Forse, se a sostituirla fosse arrivata Antonella Lualdi o Daria Occhini, la Schiaffino avrebbe presa la cosa con filosofìa. Vedersi rimpiazzata proprio dalla rivale, l’ha resa furibonda, ma ormai non le era più possibile tornare indietro.
Tutto, alla fine, si aggiusterà e se la Schiaffino ha veramente delle qualità non saranno, a fermarla, queste battute a vuoto, specie se si sarà resa conto che, per avere le idee chiare, un'attrice deve impedirsi di credere alla propria pubblicità. ( «Il guaio invece è» diceva Harry Cohn a proposito di Kim Novak «che finiscono sempre col crederci.»)
Quanto a Claudia Cardinale, sembra la tranquillità in persona. Sa che sta facendo carriera e questo le basta. Accetta la pubblicità come parte del gioco, senza cercarla. Non soffre di gelosie e volentieri parla bene degli altri, quando parla. Della Schiaffino dice: «È bellissima. Ma perché ce l’ha con me?». In definitiva, la guerra è tutta da una parte sola.
Domenico Meccoli, «Epoca», anno XI, n.486, 24 gennaio 1960
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Domenico Meccoli, «Epoca», anno XI, n.486, 24 gennaio 1960 |