Claudia Cardinale: «se mi dicessero: abbiamo scherzato...»

È stato tre anni fa; il quattro settembre 1957, vincitrice di un concorso, mi affacciai per la prima volta al mondo del cinema. Sono date che una ragazza ricorda. Avevo avuto come premio un soggiorno a Venezia durante il Festival e qualche fotografo mi dedicò un flash credendomi un’attrice. Quando andai al Palazzo del Cinema la prima sera vi si presentava Le notti bianche di Luchino Visconti e il film mi fece grande impressione; quest'anno apparirò io stessa sullo schermo del Palazzo del Cinema, in un film di quel medesimo regista che ammirai tre anni fa. Naturalmente la cosa mi rende ansiosa e preoccupata, non per quanto si dirà di me come attrice ma per la sensazione di essere al posto di qualcun altro: non è facile abituarsi all’idea di aver interpretato Rocco e i suoi fratelli e di affrontare tra poco Carmen, sempre con Visconti.

Se il mio vicino, nel corso della serata di gala, dovesse dirmi: * Guarda che abbiamo scherzato, toma indietro e rimettiamo il contachilometri a zero » forse lo troverei naturale. Nel film di Maselli, I delfini, il secondo in cui apparirò alla mostra, impersono una ragazza della piccola borghesia provinciale, che ha sempre desiderato di guardare « oltre il muro », cioè dove vivono i « delfini », i giovani esponenti della borghesia ricca. Poi Federa, la ragazza del film, riesce a superare la barriera che la divide da quei suoi coetanei più fortunati, ma le resta sempre la sensazione d’imbarazzo. Una sensazione che mi accompagnerà a Venezia.

In questi tre anni ho fatto dei film, ho cercato di imparare alcune cose e ciò ha fatto trascorrere i mesi molto in fretta. Praticamente devo fare uno sforzo per rendermi conto che è passato del tempo da quando ero semplice spettatrice al cinema e guardavo le attrici sullo schermo con ammirazione, ma anche con un senso di panico al pensiero che avrei potuto trovarmi al loro posto (pensiero che ogni ragazza ha avuto, almeno qualche volta, nel buio d’una sala cinematografica: poi s’accende la luce e tutto toma normale, l’attrice lontana e la spettatrice al proprio posto, in platea).
Venezia mi ha portato fortuna la prima volta e spero che mi porti fortuna anche adesso; spero cioè d’essere la sola, rannicchiata nella mia poltrona di spettatrice, a pensare che non avrei mai dovuto compiere il salto che divide il pubblico dallo schermo.
Claudia Cardinale, «Epoca», anno XI, n.516, 21 agosto 1960
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| Claudia Cardinale, «Epoca», anno XI, n.516, 21 agosto 1960 |
