La canzone di Totò che doveva andare a Napoli
Il popolare principe-attore aveva presentato al Festival “Piccerella napulitana”, ma la commissione di lettura non l'ha inclusa nel programma della manifestazione. Insieme a quella di Totò, è stata “bocciata" anche una canzone di Peppino De Filippo.
Quando, circa tre anni fa, i giornali di tutta Italia pubblicarono alcune allarmanti notizie che riguardavano la salute di Totò, il pubblico pensò, non senza rammarico, che ormai per il vecchio e glorioso attore napoletano non sarebbe stato più possibile calcare le scene o sopportare l'abbaglio dei potentissimi riflettori cinematografici. «Ormai — si disse — abbiamo perso Totò». Per settimane e settimana, infatti, il principe De Curtis scomparve quasi completamente dalle cronache; solo i produttori cinematografici non potevano dimenticare quel colossale ed imbattuto fenomeno di «cassetta» che aveva rappresentato per tanto tempo l'attore così caro alle folle, e non si stancavano di informarsi premurosamente della sua salute e di sottoporgli progetti per films da realizzarsi in un futuro più o meno immediato.
Ha un asso nella manica
E Totò, in fondo, non chiedeva di meglio : dare al più presto una clamorosa smentita a chi lo aveva cancellato dalla ribalta nazionale ed internazionale. La smentita venne sulle ali di una seconda giovinezza cinematografica che aveva quasi del miracoloso, specie per la stragrande maggioranza del pubblico che non conosceva le formidabili risorse morali del titolare del trono di Bisanzio.
Ma gli anni, purtroppo, sono quelli che sono, e ultimamente coloro che hanno l’occhio esercitato poterono notare che nel film I soliti ignoti nella maggior parte delle scene da lui interpretate Totò era sempre seduto, il die non depone certo a favore di una perfetta condizione di forma dell’attore, anche se ciò non ha influito minimamente sul rendimento artistico.
Eppure Totò, quando tutto manca, ha sempre un asso nel la manica che si chiama canzone. Ce ne ha dato una dimostrazione pochi giorni or sono in una trasmissione di Ventiquattresima ora. nel corso della quale egli ha presentato, in qualità di attore-compositore, una sua bella composizione dal titolo Che me diciste a’ ffa.
"Scrivo canzoni da trent’anni"
E non è tutto qui, poiché è mancato poco che un'altra composizione di Antonio de Curtis (omonimo del celeberrimo autore di Voce ’e notte e Torna a Surriento) non figurasse tra le finaliste di quest’ultimo Festival della Canzone Napoletana. Ma di questo il «principe» preferisce non parlare, tanto è amareggiato: e l’aver compagno al duol — Peppino De Filippo, altro illustre escluso — non gli scema la pena. «Forse — si limita a dire Totò — la mia canzone Piccerella napulitana meritava miglior sorte. Io scrivo canzoni da oltre trent’anni e l’ho fatto sempre per hobby, il mio unico hobby e sostengo a spada tratta che le canzoni bisognerebbe scriverle soltanto per hobby, cioè seguendo una passione ed un’ispirazione che non siano minimamente legate a fattori commerciali».
Scrivo canzoni per hobby e non per le commissioni di lettura.
Totò era infatti un oscuro attore di avanspettacolo quando nacquero le sue prime canzoni che, allora, non erano altro che macchiette e parodie musicali; e seguitò imperterrito per anni ed anni a seguire liberamente il suo estro che ebbe una clamorosa affermazione solo nel 1950, quando fu lanciata la canzone Malafemmena. La composizione di Totò ebbe un successo strepitoso che aumentò maggiormente quando si seppe che l’autore l’aveva scritta in seguito ad una cocente delusione sentimentale per la quale si fece insistentemente il nome di Silvana Pampanini. Il pubblico non conosceva il suo beniamino sotto la veste del compositore e pensò che Malafemmena fosse una «rondine che non fa primavera», ma anche questa volta Totò dimostrò di voler fare sul serio e nel 1953 giunse in finale al Festival di Sanremo con la canzone Con te che però non andò oltre i confini di un onorevole piazzamento.
Ma gli insuccessi non lo hanno mai scoraggiato. Totò è un compositore «all’antica», come egli stesso ama definirsi : un’anima cioè piuttosto scettica, semplice e sentimentale. Fino ad oggi, tuttavia, ha collezionato un buon numero di successi, come Sulo, ’O core tuio, Mergellina blu, Voglio campa’ cu’ tte, Core analfabeta.
Compone i suoi motivi al pianoforte, con un dito solo, senza mai stancarsi, per ore ed ore; poi è la volta delle parole ed infine la composizione passa al vaglio della moglie Franca Faldini, dell’autista Carlo, della cuoca e della cameriera.
Lyno Giusti, «Sorrisi e Canzoni», anno VIII, n.25, 21 giugno 1959
Lyno Giusti, «Sorrisi e Canzoni», anno VIII, n.25, 21 giugno 1959 |