La malattia agli occhi: Totò migliora e pensa a un Festival di “canzoni in salotto”
La musica leggera è diventata il "pallino" del popolare comico napoletano che sta ora trascorrendo un periodo di riposo per rimettersi dalla malattia agli occhi. Il principe-attore tiene in serbo molte composizioni che vorrebbe presentare prossimamente al pubblico con un grande "Festival di Totò".
Totò sta molto meglio. La ricaduta del male agli occhi che lo colpì nel 1956 ha fatto per un attimo temere il peggio, ma oggi, ogni pericolo è stato fugato: per gli occhi di Totò occorre solamente molto riposo. Il professor Giambattista Bietti, il suo assistente dottor Catalini e il medico curante di casa De Curtis, Mario Galeazzi, che hanno seguito Totò nella sua malattia sono ottimisti: entro un paio di mesi l’attore dovrebbe tornare a vedere normalmente e potrà riprendere in tal modo il film La cambiale che è stato interrotto quando mancavano soltanto poche scene alla parola fine.
Oggi Totò trascorre la sua giornata nell'abitazione romana di via Monte Parioli assistito dalla moglie, Franca Faldini, e dalla figlia Liliana. I primi giorni sono stati i più terribili, in quanto era costretto a rimanere in una stanza quasi completamente all'oscuro, mentre adesso può passeggiare, rimanere a godersi un po’ di fresco sul balcone, ascoltare qualche disco, fare due chiacchiere. Per solito, di questi tempi, l’attore si reca a trascorrere qualche giorno di vacanza in una località francese alla quale è molto affezionato: Lavandou. Quest’anno poi, aveva una sorpresa per il sindaco della località e per i suoi amici francesi: una canzone su Lavandou, in due edizioni, una italiana ed una francese. E’ una delle sue ultime canzoni, un valzer che sicuramente nei locali della costa francese incontrerà il favore del pubblico.
Le canzoni: in questi periodi di inattività le canzoni sono per Totò una seconda ragione di vita. A tutt’oggi ne avrà composte una sessantina, ma il pubblico non ne conosce che quattro o cinque; le altre Totò le ha fatte incidere da Fierro o da Bacilieri e le tiene chiuse in un cassetto, quasi timoroso che il mondo esterno le contamini. Sono tutte melanconiche (eccezion fatta per Piccirella napulitana che gli venne scartata all’ultimo festival di Napoli) e rispecchiano fedelmente quello che è l’animo dell’attore, triste ed amaro.
La notte, è il momento più propizio all’attore per indossare i panni di poeta e di compositore. I versi li detta ad un registratore, dopo averci lavorato intorno per ore ed ore e la musica la compone con un dito, sul pianoforte, quindi chiama un maestro amico che gliela scrive: arrivato a questo punto, l'attore è soddisfatto. Raramente si fa tentare dai festivals o da altre competizioni canore; afferma che sa già in partenza che tutte le sue canzoni verranno scartate dai festivals di Sanremo e di Napoli e perciò preferisce conservarle in casa e farsi un festival tutto suo. E’ un’idea alla quale corre dietro da molto tempo. «Uno di questi giorni — dice — mi decido, faccio venire qualche amico, invito due o tre cantanti e nel salotto di casa mia faccio un festival. Li fanno tutti i festivals, proprio io non dovrei farlo? E allora... in tre regolari serate verranno ascoltate venti mie composizioni, poi il pubblico in sala ne sceglierà dieci per sera, quelle dieci risultate finaliste si azzufferanno nell’ultima serata e vedremo quali saranno le tre composizioni vincenti. Poi battimani, premiazioni, coppe, l’autore verrà invitalo a salire sul palcoscenico, verrà osannato e non ci saranno scontenti...».
Compone al buio
Mentre eravamo seduti in terrazza, conversando con l’attore nella ricerca di un po’ di fresco, da una casa vicina una radio gracidava una canzone « urlata » cantata, è ovvio, da un «urlatore». Il discorso scivolò immediatamente su questo nuovo genere di canzoni e di interpreti. Totò si chiuse nelle spalle, ammiccò, fece un gesto della mano che significava «mica per dire, io non c’entro niente» e disse : «La canzone, in altri tempi, serviva per fare le serenate, per conquistare il cuore delle ragazze ma adesso, dico io, evidentemente le serenate sì fanno solo ad innamorate sorde...». Questo non significa pertanto che anche Totò non si sia voluto cimentare in canzoni « urlate ». Proprio in questi giorni infatti sta componendo T’aggia lassà che parla dei sentimenti che si aggrovigliano nell’animo di un uomo al momento del distacco dalla donna amata. I malinconici versi di questa canzone sono nati proprio durante le lunghissime ore trascorse nel triste isolamento di una stanza completamente al buio, quando sembra che improvvisamente il mondo si sia allontanato da noi.
Si era, qualche tempo addietro, diffusa la voce che Totò si sarebbe recato in America per interpretare un film. Ne abbiamo chiesto conferma all’attore il quale, in tutta risposta, ci ha fornito questo divertente decalogo : «Non andrò in America. Non sono stato scritturato ad Hollywood per interpretarvi un film. Ragion per cui non potrò fare un film con Marilyn Monroe. Kruscev non mi ha invitato a Mosca. Nè, tampoco, Tito in Jugoslavia. Non vado mai ai festivals del cinema. Per tutti i festivals della canzone di Napoli e di Sanremo sono stato scartato in partenza. Non mi ha richiesto un celebre regista americano per affidarmi una parte molto impegnativa. Non ricevo mille lettere al giorno, ma soltanto dieci delle quali cinque sincere. Organizzerò l’Oscar del "Mento d’oro” e mi premierò regolarmente ogni anno».
In queste brevi ed incisive frasi c’è tutto Totò, tutta la sua bonomia e tutta la sua amarezza. 1 suoi film, dal '48 al '56, hanno incassato venticinque miliardi, non c’è italiano che non conosca le sue macchiette, o che, almeno una volta, non si sia dimenato dal ridere sulla poltrona di un cinema vedendolo in uno dei mille personaggi. Nessuno, abbia mo detto: eppure no, sicuramente qualche dirigente della televisione non sa chi è Totò se è vero che mai l’attore è stato invitato a recitare o a fare qualche macchietta davanti alle telecamere. E pensare che la sua mimica facciale ci sembra la più tagliata per il mezzo televisivo.
Una gara commovente
Ma queste, come dice Totò, sono «quisquilie». Le vere, le grandi soddisfazioni gliele ha date il suo pubblico, quel pubblico che, appena venuto a conoscenza della infermità che lo aveva colpito, ha riempito la sua casa di lettere, di auguri, di sincere espressioni di alletto. Ben sessanta persone hanno offerto i loro occhi all’attore e Totò vuol ringraziare tutti anche se, per fortuna, non c’è bisogno di operazioni. Vuol ringraziare anche quel suo compaesano sconosciuto che si è recato a Pompei per chiedere alla Madonna una grazia, una grazia di pronta guarigione per quell’attore che da tanti anni gli fa trascorrere due ore in serenità. Quando a Totò hanno letto queste lettere; quando ha saputo di quel vecchio attore del cinema. Scotti, che aveva spontaneamente offerto un suo occhio per il collega; quando ha sentito intorno a sè l’affetto di tante persone sconosciute, si è commosso ed ha giurato che tornerà davanti alla macchina da presa soltanto per questo pubblico, per il suo pubblico che vale assai di più delle critiche, degli Oscar, delle invidie. «Solamente in questa occasione — ha detto — ho capito che tanti anni di miseria, che tanti viaggi in terza classe perchè non c’era la quarta, che tante ore trascorse in palcoscenico o sotto gli accecanti riflettori, che tanti sacrifici, hanno servito a qualcosa ed è di questo qualcosa che io sono grato al mio pubblico».
Da una finestra del palazzo di fronte una bambina di cinque o sei anni, guarda attonita e felice l’attore. «Ciao Totò! — gli grida ad un tratto — auguri!». Totò si leva gli occhiali scuri, cerca di distinguere l’ombra della sua piccola ammiratrice e risponde al saluto. E’ contento: anche lei gli vuol bene.
Maurizio Costanzo, «Sorrisi e Canzoni TV», anno VIII, n.33, 16 agosto 1959
Maurizio Costanzo, «Sorrisi e Canzoni TV», anno VIII, n.33, 16 agosto 1959 |