La malattia agli occhi: Totò quasi cieco dopo l'emorragia

Totò Malattia

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Così ha diagnosticato ieri un oculista dell’università di Palermo, prima che il popolare comico s'imbarcasse per Napoli, dove sarà ricoverato in una clinica.

Palermo, 7 maggio, notte.

Dopo l'infermità rinnovatasi agli occhi, con emorragia alla retina del sinistro, il popolare attore «Totò» ha lasciato Palermo stasera, diretto a Napoli, a bordo del piroscafo "Calabria" lo stesso col quale lo scorso venerdì è giunto nella nostra città con la compagnia, costituita per il ritorno sulle scene, dopo un decennio di assenza, dell’acclamato comico napoletano. Lo accompagnavano la consorte Franca Faldini, la figlia Liliana Buffardi e la moglie del cantante Modugno, Franca Gandolfi.

Come è noto, l'attore trascorrerà a Napoli un periodo di degenza nella clinica dell’oculista prof. Lo Cascio, per essere sottoposto alle cure richieste dalla sua malattia. Anche la compagnia di «Totò» ha lasciato Palermo; il complesso artistico, che doveva concludere la sua tournée fra 15 giorni a Napoli, si è sciolto intanto nella nostra città, dopo una serie di colloqui telefonici intercorsi, durante la notte e nella mattinata, fra l’amministratore signor Saviotti e Remigio Paone.

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Da ieri sera alle 20, com’è noto, «Totò» era degente in una stanza dell’appartamento che aveva prenotato in un grande albergo, alla vigilia dei suo arrivo a Palermo, per la breve tournée al Politeama, che avrebbe dovuto concludersi felicemente con la serata di addio in suo onore. L’attore era rimasto in quella stanza completamente al buio, con una benda sugli occhi, amorosamente assistito dalla figliola e dalla sua seconda moglie, Franca Faldini. Egli appariva sereno e nelle sue parole balenava la speranza che l’emorragia retinica che lo aveva colpito potesse venir arrestata, sicché potesse riattivarsi la funzione visiva dell’occhio leso.

Durante la notte erano pervenuti numerosissimi telegrammi di amici e ammiratori, i quali chiedevano Informazioni particolareggiate sulle condizioni dell’attore, vivamente commosso di questa nuova manifestazione di simpatia, che segue quella di due mesi fa, quando a Milano venne colpito dalla polmonite.

La compagnia, che avrebbe dovuto effettuare ancora una tournée in Sicilia, era attesa proprio stasera a Caltagirone, dove in quel nuovo teatro, da poco inaugurato, avrebbe dovuto tenere spettacolo per due sere e passare poi in un grande teatro di Catania; quindi a Messina e infine a Palmi Calabro e a Napoli, dove — come si sa — cadevano il 21 maggio gli impegni contrattuali del capocomico.

Si apprende frattanto, a modifica delle pessimistiche previsioni avanzate in un primo tempo, che il prof. Guido Sala, docente alla cllnica oculistica dell'Università, ha oggi dichiarato a un redattore dell’«Ansa», dopo aver visitato l’attore: «'Totò' ritornerà presto al suo lavoro. Ho notato nell'occhio destro del prìncipe De Curtis un piccolo focolaio corioretinico paramaculare, con una tenuissima emorragia puntiforme, tale da non destare alcuna preoccupazione per la perdita della facoltà visiva. Tuttavia, dato che De Curtis ha da molti anni notevolmente attutito le facoltà visive dell’occhio sinistro, e avendo pertanto notevolmente forzato l’occhio destro, una ripresa immediata della sua attività artistica potrebbe aggravare le sue condizioni. E’ quindi necessario un periodo di riposo della durata di 10-15 giorni; dopo di che ’Totò' potrà riprendere gradualmente la sua attività».

Viene precisato che i due spettacoli di domenica avevano affaticato troppo «Totò» e nel pomeriggio di lunedi l'attore aveva avvertito con maggiore intensità un acuto dolore agli occhi; pertanto, accompagnato dalla moglie e dalla figlia, si era recato a consultare alcuni oculisti palermitani, che lo avevano sottoposto a un'accurata visita, ordinandogli assoluto e immediato riposo.

Verso sera, al Politeama Garibaldi, proprio nel momento in cui si stava per «far porta» e una folla calcolabile a circa duemila persone si apprestava a prender posto in teatro, un cartello di fortuna era stato apposto al botteghino per avvertire che lo spettacolo era sospeso «per grave infermità di Totò». E si dava comunicazione dell’immediato rimborso dei biglietti venduti.

Era stato necessario ricorrere all’intervento di una cinquantina di agenti della «Celere» perchè la folla che premeva fosse invitata a lasciare il teatro. «Totò». rientrato in albergo, si era steso sul letto, e la figliola aveva trascorso la notte al suo capezzale.

I medici che lo avevano assistito, controllandone ogni movimento, avevano praticato a «Totò» iniezioni in prossimità del nervo ottico, offeso dall’azione dei riflettori e dall’eccessivo uso di antibiotici da lui fatto nella scorsa primavera per prevenire la minaccia di una broncopolmonite, che avrebbero determinato un abbassamento delle palpebre e un annebbiamento del globo oculare.

L'attore si è recato a bordo della motonave «Calabria» nella sua macchina. Non aveva febbre, e i medici che lo hanno assistito fino all’imbarco non avevano notato alcuna alterazione di altri organi, tranne quella manifestatasi all'occhio destro.

* * *

Da Roma si apprende intanto che la Compagnia, organizzata dal noto impresario Remigio Paone, aveva preso impegni contrattuali con i teatri anche in altre città. La sospensione delle recite da parte di «Totò» non consente alla Compagnia di mantenere i suoi impegni. dato che l'attore era, ovviamente, la principale attrazione dello spettacolo. E’ da ritenere quindi plausibile, come annunciano alcuni giornali, che si svilupperanno vertenze, che potrebbero avere anche conseguenze giudiziarie.

D’altro canto, da un giorno all’altro l’impresario, che è accorso oggi da Milano a Roma, si è trovato a dover far fronte al pagamento dei salari a circa 60 attori, di cui 20 stranieri, per quattordici giorni, fino al 21 prossimo cioè, senza possibilità di altri incassi. Non si può escludere, però, che l’impresario ritenga che il contratto di assunzione degli attori possa considerarsi sciolto, fin dal giorno in cui le recite sono state sospese, per uno del motivi previsti dalla legge. In questo caso, si tratterebbe di un motivo di forza maggiore, consistente appunto nella malattia da cui «Totò» è stato colpito.

«Corriere della Sera», 8 maggio 1957


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«Corriere della Sera», 8 maggio 1957