Nelle canzoni di Totò c'è tutta l'anima e la poesia di Napoli

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1953 04 04 Epoca Silvana Pampanini intro

Vi presentiamo un Totò nuovo, che non è nè l'attore cinematografico, nè il Principe erede della corona di Bisanzio, ma lo schietto e sincero autore di alcuni popolarissimi motivi musicali. Abbiamo raccolto qui sotto le sue canzoni più note: le ultime due sono ancora inedite, ma appena il pubblico le conoscerà, non mancherà di tributare loro il successo che si meritano. Le canzoni di Totò esprimono sempre genuini stati d'animo.

Il Principe Antonio De Curtis, in arte Totò, abita in una grande e luminosa casa ai Parioli, il rione elegante di Roma. Nelle sale, che si susseguono una all'altra, arredate con fasto, ma anche con squisito buon gusto, gli stemmi incisi sui battenti delle porte ricordano al visitatore che qui abita l'erede legittimo al trono di Bisanzio, mentre qualche piccola foto incorniciata rammenta che questa è anche l'abitazione di uno dei più grandi attori del nostro tempo. Ma c’è una stanzetta, staccata da tutte le altre, nella quale ben pochi dei visitatori vengono ammessi, una stanzetta di cui non si parla mai nei grandi «reportages». Qui è il regno di un Totò assai meno noto e celebrato del Principe e dell’Attore; il regno di un «terzo Totò», forse più spontaneo, umano e genuino degli altri due, il Totò autore di canzoni. Ci sono momenti nella vita di un uomo, specialmente i momenti di grande gioia e di grande dolore, in cui si sente imperioso il bisogno di essere soli con se stessi. In questa stanzetta, Totò trova la sua solitudine. Non dimentichiamolo: Totò è un napoletano.

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E, come per tutti gli autentici figli della terra del Vesuvio, anche per lui ogni sensazione, ogni stato d'animo, bello o brutto, allegro o doloroso che sia, si traduce in musica e nel verso di una poesia. Totò non sa suonare alcuno strumento : quando, nel chiuso della stanzetta, l'ispirazione gli suggerisce un nuovo motivo, corre al pianoforte e, felice come un bambino, lo scopre, suonando con un dito solo, sulla tastiera. Poi si appunta le note su un rigo musicale e chiude il foglio in un cassetto di cui lui solo ha la chiave. Tutto qui. Poi, ancora nella solitudine del suo piccolo regno segreto, mentre il motivo musicale appena scoperto gli riecheggia nell’orecchio come un'eco, nascono i versi. Quante canzoni di Totò sono nate così? C'è da credergli, quando dice che lui nemmeno lo sa. Sono tutte lì, rinchiuse nel cassetto. Soltanto raramente gli amici, allorché riescono a coglierlo in un momento di espansione, lo convincono a leggere i versi ed a suonare il motivo di qualcuna di esse; e più raramente ancora riescono ad indurlo a lanciarne una in pubblico. Forse perchè anche la sua musica, come tutte le cose che ha fatto e che fa, ha suscitato critiche invidiose e malevole. Solo che, mentre non si cura delle critiche mosse a lui Principe o a lui Attore, è particolarmente sensibile alle rampogne rivolte a lui autore di canzoni.

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1955 09 18 Sorrisi e Canzoni Toto Musica C2 Sulo L

Lo accusano di essere un dilettante, di non aver diritto, lui, di scrivere canzoni, sia perché non conosce alcuno strumento, sia perchè la sua professione è un'altra. Sono critiche ingiuste, proprio e soprattutto perchè chi gliele muove è spesso colpevole delle stesse colpe che muove a lui. Eppure Totò autore di canzoni non reagisce, nè con lo sprezzo e la violenza con cui reagisce il Principe, quando lo accusano di aver usurpato il titolo che lo designa erede al trono di Bisanzio, nè col tagliente sarcasmo con cui reagisce l'attore, quando lo accusano di essere dozzinale, monotono nelle sue «macchiette».

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Non ha diritto di scrivere canzoni, lui, perchè la sua professione è un'altra? Ma quanti autori di canzoni riescono a vivere esclusivamente di tale attività? Alcuni, è vero, ci riescono, e ne traggono anche lauti guadagni; ma sono un'esigua minoranza. Tutti gli altri, la massa, esercitano qualche altra professione, qualche altro mestiere, che assicuri loro il pane quotidiano. E ci sono esempi illustri, tra questi: c'è chi fa l'impiegato postale, chi il funzionario statale, chi ha un ristorante, una bottega. E non è assai più vicino al mondo dell'autore di canzoni il mondo dell'attore, di quel che non sia il mondo di un impiegato al catasto o di un rappresentante di commercio? O non è piuttosto che Totò è già troppo celebre come attore, perchè l'invidia altrui gli consenta di avere fortuna anche come autore di canzoni?

1955 09 18 Sorrisi e Canzoni Toto Musica C3 Con te L

1955 09 18 Sorrisi e Canzoni Toto Musica C4 Abbracciato Cu tte L

1955 09 18 Sorrisi e Canzoni Toto Musica C5 Tu si tutto pe mme L

La seconda accusa che muovono a Totò è quella di essere un dilettante. Sono trent'anni che inventa motivi musicali; lui cercava già l'ispirazione musicale quando molti dei celebrati autori d'oggi ancora balbettavano «mamma» e «papà». E questo non gli dà ancora il diritto di considerarsi un professionista? E' ridicolo.

1955 09 18 Sorrisi e Canzoni Toto Musica f6 LTotò ritratto in un ristorante tipico fiorentino, con accanto il produttore Alfredo De Laurentiis mentre ascolta Van Wood che interpreta le sue canzoni. Van Wood è un ammiratore entusiasta di Totò autore di canzoni. « Malafemmena » è stata tradotta in tutte le lingue: è ormai un successo mondiale.

I primi passi di Totò autore

Totò era ancora un piccolo e quasi sconosciuto attore di piccoli spettacoli di rivista, quando nacquero le sue prime canzoncine. Si esibiva a Roma, allora, alla Sala Umberto. Le parti musicali per le sue macchiette se le scriveva da solo: non trovava certo autori disposti a rischiare il loro tempo per scrivere per lui, piccolo comico che aveva sì, successo; ma un successo ancora tanto limitato... Erano tempi duri, quelli, per Totò. Qualunque cosa era buona per arrotondare le sue magre paghe di attore : così scriveva macchiette e parodie musicali anche per altri. Le cedeva per poche lire, tanto per offrirsi un pranzetto «extra» o per comperarsi un paio di scarpe.

Poi, come attore di rivista, Totò raggiunse la celebrità che si meritava. Non vi fu più bisogno, allora, di scrivere canzoncine e macchiette per gli altri, ma in ogni nuova rivista, l'attore non mancava di inserire qualcosa di suo, un motivo, una battuta. Quando, nel dopoguerra, il cinema lo rubò definitivamente al teatro di rivista, Totò sembrò allontanarsi dal mondo della musica. Ma era soltanto un’apparenza. Cominciò allora a scrivere le canzoni per se stesso, a rinchiuderle nel famoso cassetto segreto. E, forse, di Totò autore musicale non si sarebbe saputo più niente, se non fosse accaduto un episodio che valse a rivelarlo al grande pubblico.

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Da “Malafemmena” ai successi di oggi

Abbiamo detto che Totò nelle sue canzoni è genuino, spontaneo; i suoi motivi riflettono sempre uno stato d'animo, sono lo sfogo della sua esuberanza di napoletano autentico. Una grande delusione sentimentale, che lo prostrò profondamente, gli suggerì un motivo e dei versi pieni di una amarezza senza confini: «Femmena, tu si na malafemmena...,si tu peggio 'e na vipera, m'è 'ntussecata J'anema... ma Dio nun t'o perdone, chello ch'è fatto a mmè...». Non potè resistere alla tentazione di far sentire agli amici questo motivo e costoro, entusiasti, tanto fecero, che lo indussero a far armonizzare il motivo ed a lanciarlo. Malafemmena ebbe il suo trionfale battesimo musicale in una Piedigrotta. Da Napoli partì per tutte le contrade del mondo e divenne ben presto uno dei più grandi successi. Scrissero in molti che la Malafemmena di cui si parla nella canzone doveva identificarsi in Silvana Pampanini, di cui Totò era stato un innamorato deluso. Totò reagisce con violenza a questa diceria. Il suo senso d'onore e la sua discrezione gli hanno sempre impedito di fare il vero nome della donna che era stata la causa di tanta delusione. Ma quella donna — ci tiene a farlo sapere — non era la Pampanini. A Silvana lo legava, è vero, un tenero e profondo affetto, ma Totò nutre per lei una stima ed un'ammirazione che non gli avrebbero consentito mai di definirla, neppure nella finzione di una canzone, «malafemmena».

A Malafemmena seguì Sulo, premiata ad un Festival di Parigi. Passata l'onda dell'amarezza e della delusione, Totò si accorge di essere rimasto desolatamente solo: «Sulo! Songo rimasto sulo, nun tengo cchiù a nisciuno, tenevo sulo a te...». Ma ecco nascere anche per lui l'amore, il vero amore pieno, di felicità, perchè affettuosamente corrisposto, l'amore per Franca Faldini. E con questo amore nacque il suo terzo successo, quello che fu presentato al Festival di Sanremo del 1953, Con te. Quanto diversi il testo e la musica di questa canzone: come è diverso, ora lo stato d'animo dell'autore. «Vorrei vivere con te, con te, con te, tutta la vita... vivere e morir, con te, con te, con te...». Da allora Totò, sentimentalmente, è un uomo felice. E questa felicità si ritrova in tutte le sue ultime canzoni. «Ammore, ammore mio si tu, femmena amata...» canta felice in Core analfabeta il piccolo uomo eternamente in lotta coi «caporali» di Siamo uomini o caporali, il film che, apparso di recente sui nostri schermi, ci ha rivelato un Totò magnifico, completo, felicissimo interprete di un felicissimo copione, suo anche questo. Ed un altro gioioso motivo ascolteremo in un altro suo film che sta per uscire, Destinazione Piovarolo: «...na smania e te vasà, chest'è l'ammore...». Infine la Cetra sta per lanciare Tu si' tutto pe' mme, che certamente eguaglierà il successo di Malafemmena, una canzone ballabile che inizia con una frase bellissima: «'A vita senz'ammore nun è vita... Tu si tutto pe' mme, si 'a giuventù». E veramente per Totò sta iniziando una nuova giovinezza, anche artistica : ha fondato una nuova casa di produzione cinematografica, la «DDL», che è anche casa musicale. Potrà finalmente produrre film di alto livello artistico, come da tanto sogna, e potrà lanciare, come si meritano, le sue belle canzoni.

Le foto di questa serie sono state scattate durante una pausa di lavorazione del film «Racconti romani». Totò indossa gli abiti lisi di uno scanzonato professore napoletano.

Paolo Grisanti, «Sorrisi e Canzoni», anno IV, n.38, 18 settembre 1955


Sorrisi e Canzoni
Paolo Grisanti, «Sorrisi e Canzoni», anno IV, n.38, 18 settembre 1955