Il complicato amore fra Totò e Diana Rogliani

Dopo l’annullamento del matrimonio, i nostri rapporti continuarono ad essere tempestosi. Divenne ancora più geloso di prima, ammesso che fosse possibile. Non solo non permetteva che uscissi da sola io, ma neppure Liliana. Liliana non è mai andata a scuola, ha fatto tutti gli studi in casa. Nel 1939 andò in tournée per due anni. Poiché, per via di Liliana, non poteva portarmi con sé, fece venire i suoi genitori da Napoli. Costrinse sua madre a giurargli che non mi avrebbe mai permesso di uscire da sola. Per due anni, dal 1940 al 1942, non sono mai uscita di casa.
Diana e Totò: un amore tormentato
💒 Un Amorazzo di Repertorio
Il 1931, per Totò, è un anno da incorniciare. Ma non tanto per i trionfi a teatro o per i lustrini delle riviste in cartellone, quanto per un evento che cambia tutto: un incontro fugace, un amore fulmineo, un'accusa penale, e, ovviamente, un presepe. C'è chi misura gli anni in successi e chi, come Antonio de Curtis, li misura in colpi di scena da melodramma partenopeo.
Nel mezzo delle "Follie Estive" a Firenze, Totò riceve la visita dell'attore di prosa Raniero De Censo, con consorte e cognatina sedicenne al seguito. Diana Bandini Rogliani Lucchesini (già il nome promette storie da feuilleton) appare nel foyer come una visione d'altri tempi: abito prestato, calze di seta dell'ultima ora, occhi grandi e smarriti. Totò, vestito da figurino in Principe di Galles e brillantina a secchiate, ci casca con tutte le scarpe. Lì, tra il foyer e la bombetta, si consuma uno dei più rapidi incantesimi amorosi della storia teatrale italiana.
Appena rientrato in camerino, l'ineffabile principe della risata manda a chiamare l'amico De Censo e gli spara in faccia, con disarmante candore: "Voglio sposare tua cognata". Il tutto con il viso mezzo truccato, mentre si spalma cerone e sogni, un piede nel varietà e uno nella telenovela.
🎭 Una Proposta da Palcoscenico
Diana ha 16 anni, Totò ne ha 33. Ma per lui quell'età acerba è una garanzia di purezza, l'antidoto perfetto al fantasma ancora fresco di Liliana Castagnola. Così, tra un giro al ristorante e uno alle boutique, la giovane viene conquistata da un corteggiamento da operetta: rose, cioccolatini, bigliettini sdolcinati, incontri furtivi nei caffè, promesse scritte e indirizzi da Roma. Totò non si risparmia: ogni gesto è calibrato con la teatralità di chi, pur non amando il cinema, sa di vivere un copione da kolossal sentimentale.
Alla madre di Diana, ovviamente, prende un coccolone: Totò è un attore, un comico, uno senza mestiere serio. E ha pure la fama da tombeur de femmes. Ma come spesso accade in questi casi, le raccomandazioni materne vengono calpestate dal treno della passione: il 19 settembre, Diana scappa a Roma. Con la stessa incoscienza di un personaggio di Pirandello travestito da eroe romantico.
Alla stazione Termini, Totò è già lì, impermeabile bianco e rose rosse. Le mille premure diventano il biglietto da visita di una convivenza iniziata in fretta e furia all'hotel Ginevra, con mancia generosa al portiere per chiudere un occhio (o due). La favola ha inizio, tra lenzuola d'albergo, scambi d'identità e un amore che non ha ancora avuto tempo di essere amore.
🔎 Il Fonogramma, il Questore e l'Onore Napoletano
Ma l'idillio dura poco. Il 20 settembre arriva il fonogramma dalla stazione dei carabinieri: la madre ha sporto denuncia per corruzione di minorenne e circonvenzione d'incapace. Totò, con Diana per mano, si presenta in questura dove trova il questore Cifariello, napoletano e devoto spettatore.
Cifariello lo accoglie con un misto di paterno rimprovero e patriottica complicità: "Ringrazia 'o Padreterno che ò fonogramma è arrivato a me che ti conosco comme 'n ommo d'onore". Totò promette il matrimonio, Diana piange, e l'onore è salvo. Ma i documenti della ragazza sono dispersi a Bengasi: le nozze dovranno aspettare. Intanto, il tempo scorre come una commedia di Scarpetta, tra equivoci e intermezzi burocratici.
🚫 Borotalco e Biglietti da Treno
Seguono due anni di convivenza e di gelosia patologica. Totò chiude Diana in camerino, sigilla la porta con foglietti-trappola, borotalca il pavimento per intercettare intrusi, le impone sgabelli dietro le quinte e prenota tre posti in treno per evitare che sieda accanto a un uomo. Inventa nuovi mestieri: attore, amante, e ora anche detective casalingo.
Una volta, un povero pompiere fa l'errore di scambiare due chiacchiere con la ragazza. Totò lo scopre e scatena l'inferno. Diana deve giurare che non parlerà mai più con uomini sconosciuti. Altra epoca, altri orrori. Ma nel contesto surreale e teatrale in cui vivevano, anche la gelosia diventa un atto di scena, seppur inquietante.
🎄 Presepi, Fiori e "Segnurine Puttane"
Arriva il primo Natale. Totò e Diana comprano le statuine a Piazza Navona e le sistemano nella camera d'albergo come due sposini in trasferta. Un idillio piccolo borghese, con cioccolatini, tenerezze, fiori, in barba alle invettive della madre di Totò, la mitologica Nannina, che liquida Diana come una delle solite "segnurine puttane". Ma sotto l'albero, accanto al bambinello, c'è anche il cuore tremante di un uomo che vuole proteggere e possedere nello stesso gesto.
🔪 Dottori, Ginecologi e Carmela la Prostitutina
Nel 1932, Diana rimane incinta. Totò si convince che non può essere il padre: sostiene di essere sterile da quando, quattordicenne, ha preso lo scolo da una prostituta di nome Carmela. Si infuria, urla, accusa. Diana piange, lo implora. Alla fine, Totò la porta da un ginecologo. Il verdetto è chiaro: il bambino è suo e lo scolo non c'entra niente. Si chiude così, in modo tragicomico, uno degli episodi più surreali del melodramma sentimentale di Totò. Con un pizzico di amara ironia: anche l'amore più grande può inciampare in un ricordo mal curato di Carmela.
Il significato nella vita privata di Totò
Così si chiude il 1931 per Antonio de Curtis: tra un debutto all'Eliseo, una futura moglie adolescente, un questore comprensivo, l'ombra della Castagnola, un borotalco da detective e un figlio "impossibile" che invece è reale.
E mentre Diana cresce e cambia, Totò si dibatte tra amore e ossessione, tra presepi e psicosi, tra fiori e fonogrammi, firmando inconsapevolmente uno dei capitoli più teatrali e umani della sua biografia. Una biografia fatta di baci, indagini, denunce, cioccolatini, giuramenti, risate e lacrime. In una parola: vita.

Diana Bandini Lucchesini Rogliani: la donna che Totò sposò, lasciò, riprese, mollò, amò, e non dimenticò mai (neanche nel testo di “Malafemmena”)
Prologo: Nascere in modo complicato era solo l'inizio
Diana Bandini Lucchesini Rogliani (Bengasi, 27 ottobre 1915 – Roma, 4 agosto 2006) nasce in quel piccolo angolo della Cirenaica italiana che, all’epoca, era chiamato Bengasi. Figlia di un colonnello e di una donna che non portava il suo stesso cognome (Selica Bandini), si iscrive di diritto al club delle figlie illegittime con un futuro drammatico. Il primo atto di questa tragedia in salsa italiana si svolge in convento, dove cresce tra le suore e le Ave Marie, probabilmente sognando già da lì una via di fuga più teatrale della tonaca.
L’incontro fatale (e minorenne) con Totò
Nel 1931, il destino – sotto forma di una tournée teatrale – le manda Totò, l’uomo che avrebbe rivoluzionato la comicità italiana e incasinato notevolmente la sua vita sentimentale. Lei ha 16 anni, lui è reduce da una relazione con l’attrice suicida Liliana Castagnola (nota anche come "la donna il cui nome non si può più pronunciare senza lacrime").
Ovviamente, i genitori di Diana non sono entusiasti dell’idea: un attore, scapigliato, più grande, reduce da un lutto romantico, e con la propensione a chiamare le donne con lo stesso nome delle ex. Ma Diana, come ogni eroina romantica con la passione per il rischio, scappa con lui a Napoli. Da quel momento, inizia la sua carriera di compagna di vita itinerante, tra sipari, camerini e gelosie da palcoscenico.
La figlia, le nozze, e le crepe nel castello di zucchero
Nel 1933 nasce Liliana. Il nome, neanche a dirlo, è un tributo postumo all’ex defunta dell’attore. Segnali? Ce n’erano. Ma Diana, in quel momento, è madre e compagna, e cerca di tenere insieme la famiglia teatrale tra tournée e cambi di scena.
Nel 1935, probabilmente in un momento di ottimismo cosmico o sotto minaccia di piatti lanciati, si sposano. Il matrimonio, come si suol dire, “non nasce sotto una buona stella” ma sotto una cometa di gelosie, infedeltà artistiche e un pizzico di rimorso latente. Totò non può fare a meno di lanciare occhiate languide alle soubrette, e Diana – che tutto è tranne che cieca – comincia a perdere la pazienza.
Il matrimonio annullato (prima in Ungheria, poi in Italia), ma la convivenza continua (per la figlia, dicono)
Nel 1936 già si parla di separazione: troppe crepe, troppi applausi alle ballerine. Però, in una manovra da acrobati sentimentali, ottengono l’annullamento del matrimonio... in Ungheria. Perché? Forse perché lì i giudici erano più rapidi, o perché non avevano tempo da perdere. Fatto sta che l’Italia ci mette altri tre anni per adeguarsi.
Nel frattempo, però, Diana e Totò continuano a vivere insieme. Per amore? Forse. Per Liliana? Probabilmente. Perché non sapevano dove altro andare? Decisamente plausibile. Ma attenzione: convivono “in forma separata”, cioè, si suppone, ognuno nel proprio letto, ma sempre sotto lo stesso tetto. Tipo sitcom familiare, ma con meno risate registrate.
Questa coabitazione dura dieci anni, cioè abbastanza per girarci una soap opera in venti stagioni.
Il colpo di scena del 1950: Diana se ne va e Totò le dedica “Malafemmena”
Nel 1950, colpo di teatro: Diana annuncia che vuole risposarsi. Totò, colpito e affondato, resta a fissare il vuoto. Lei, la donna che doveva restare “non risposata” fino a quando Liliana non fosse cresciuta e sistemata, viola il patto non scritto. Ed ecco che arriva l’atto più poetico e vendicativo della storia: Totò scrive “Malafemmena”, non solo un capolavoro, ma anche un elegante schiaffo morale imbustato in musica napoletana.
Totò poi va avanti, si lega a Franca Faldini, ma Diana – ah, Diana – resta la costante. Quella che c’era, che c’è e che ci sarà. Anche alla morte di Totò, è lei che si prende cura di lui, che resta al suo fianco, la moglie devota che non è più moglie ma che lo è più di tutte le altre.
Epilogo: Il nome sussurrato all’ultimo respiro
Nel 2006, Diana muore. E no, non poteva farlo in silenzio o pensando a una tazza di tè. Sussurra il nome di Totò, chiudendo il cerchio di una vita che fu insieme amore, battaglia, scena teatrale e romanzo sentimentale. Un amore che non ha mai avuto bisogno di un happy ending, ma che ha avuto tutti gli atti di una grande tragedia romantica: conoscenza fatale, matrimonio ostacolato, figlia con nome fantasma, convivenza post-rottura, addii, canzoni e lacrime finali.
Mizzuzina
Alle donne che ha amato Antonio de Curtis usava dare dolci e bizzarri soprannomi. Franca Faldini fu soprannominata Ravachol (pseudonimo di un famoso terrorista omicida francese di fine '800), a Diana Rogliani fu dato il soprannome di "Mizzuzzina". E' di assoluta importanza rilevare che sul retro della bozza del testo della canzone "Malafemmena", fu trovato lo scritto "dedicata alla mia Mizzuzina"; ciò porta alla conclusione, senza ombra di dubbio, che la famosa canzone fu dedicata a Diana Rogliani, come da le stessa testimoniato negli anni.
Estate 1931: Totò è in tournée a Firenze, si esibisce nel famoso Teatro Varietà "Le Follie Estive". E' nel foyer di questo teatro che incontra la giovane Diana Bandini Rogliani, che da lì a poco, dopo un'avventurosa fuga d'amore, avrebbe sposato.
Rassegna stampa
Totò, il Principe della gelosia
Totò atomico (Tempo, marzo 1949): applausi a “Bada che ti mangio”, cast, costi di scena e progetto Londra
Totò e Firenze: dall’incontro con Diana Rogliani alla nascita di “Malafemmena”
Totò ritorna sul video per regalarci qualche ora di serenità
Liliana de Curtis: «mio padre, Totò, per me tentò il suicidio»
Franca Faldini: nessuna rivalità tra me e la prima moglie di Totò
Totò e Diana Rogliani: il primo incontro a Firenze (1931)
Diana: subito dopo avermi conosciuto, Totò mi disse: «signorina, vorrei sposarla»
Diana: «Mio marito mi teneva chiusa a chiave»
Diana: Totò scrisse «Malafemmina» pensando a me
Liliana de Curtis: «la malafemmena di mio padre era...»
Totò: foto private e scatti d'autore
Totò: «Le donne sono il sale della mia vita». I suoi tre amori memorabili... e non solo
Le nozze con Franca Faldini sono il lungo segreto di Totò (Settimo Giorno, 18 aprile 1961) — matrimonio in Svizzera e riservatezza del principe de Curtis
La Roma di Totò: le sue abitazioni dal centro ai Parioli
Totò in Africa: la tournée del 1939
Il terzo funerale di Totò
Totò e la nobiltà — “Un dispiacere di Totò nonno” («L’Europeo», 30 luglio 1952): il nipote Buffardi, i titoli esclusi e la famiglia De Curtis
Totò e la nobiltà – «Totò cerca maschio» – Dolori segreti, divorzio in Ungheria e nuove nozze (La Stampa, 8 giugno 1951)
L’annullamento del matrimonio dell'artista di varietà Totò
Roma, 1 febbraio.
La nostra Corte d'Appello, con recente sentenza ha reso esecutivo in Italia il giudicalo del Tribunale del Protettorato germanico col quale è stato annullato il matrimonio del noto artista di varietà marchese Antonio De Curtis Gagliardi, in arte Totò, con la signora Diana B. L. Il matrimonio, celebrato in Italia qualche anno fa, su richiesta del marchese De Curtis venne annullato dal Tribunale del Protettorato germanico per vizio di consenso. Il De Curtis richiedeva alla nostra Corte d'Appello la delibazione della sentenza straniera.
La Corte, nella sua sentenza, afferma che alla delibazione non può ostare la circostanza che il tribunale straniero abbia giudicato in materia di un matrimonio concluso in Italia, poiché la Convenzione internazionale esistente attribuisce in modo speciale tale facoltà ai Tribunali del due Stati contraenti. Premessa la inammissibilità dell'esame del merito della questione, la Corte ha aderito alle deduzioni del De Curtis, dichiarando esecutiva ed efficace nel Regno d'Italia la sentenza straniera.
«La Stampa», 2 febbraio 1940
Dolori segreti del popolare comico
Totò cerca maschio
"A che mi serve la corona di Bisanzio?" Il divorzio dell'attore in Ungheria e le sue nuove nozze
Napoli, giugno.
Totò cerca maschio. Con questa frase si è diffusa, causando vivo interesse (poiché Toto è napoletano puro sangue), si è diffusa la notizia che il popolarissimo attore ha deciso di non sposare più, in seconde nozze, la sua già legittima consorte, Diana Rogliani Baldini (da cui divorziò) impalmando invece una bionda artista straniera verso cui da tempo — come avevano notato gli amici del comico — Toto accentuava le sue molte premure. E' questa una storia originale, com'è spesso la vita degli artisti. Come molti mariti, Totò aveva una suocera con cui come qualche volta accade, non sembra fosse sempre nel rapporti più cordiali, fu cosi che — come dicono i suoi intimi — per privarla perfino della possibilità, di dire che «essa era la suocera di Totò» egli pensò a un colpo magistrale, che confidò, esultante alla moglie. Sarebbero andati in Ungheria, un bel viaggetto, una seconda luna di miele. Là poi avrebbero divorziato. Naturalmente, ottenuto il divorzio, avrebbero continuato a vivere insieme felici e contenti.[...]
La notizia delle nuove nozze di Totò ha causato particolare emozione nel quartiere «Stella» e della «Sanità», il rione dove Antonio de Curtis nacque (in via Salita dei Principi), dove si pensa di murare a Totò una lapide, dove tutti ricordano Totò piccolo (figliuolo di Giuseppe de Curtls, un noto agente teatrale, della famiglia che ha dato tanti artisti) e dove di Totò si rievocano tante cose. Alla Sanità v'è un ponte, altissimo, da cui anche oggi, per evitare le lavande gastriche del «Pronto Soccórso» si precipitano a volte gli innamorati. Ebbene vi fu un tempo in cui Totò fu visto passeggiare a lungo su quel ponte, con una rosa. Molti (come accade a ogni lancio dal ponte) si preparavano alle varie giuocate del Lotto. «Si butta, non si butta, lo farà domani». Cosi dicevano. Invece Totò dimenticò quella sua passione ardente, andò a Roma (dove si è ormai stabilito nella sua bella casa ai Parioli) e al teatro Cruciano cominciò la sua carriera, oggi nel pieno. [...]
Crescenzo Guarino, «La Stampa», 29 aprile 1951
Nel ricordo di Totò, 40 anni dopo
Quella che segue è una lettera che Totò scrisse alla moglie Diana, da Brescia, il 13 gennaio 1943. Un documento inedito.
Cara Diana che successi!
Cara Diana,
ho ricevuto la tua lettera con la specifica dei conti, potevi risparmiarti questo lavoro, tanto, tu lo sai bene, che io non la leggo nemmeno. Quello che tu hai speso è ben speso. Tu sai che io ci tengo che a voi non manchi nulla, che viviate bene. Ti segno l'itinerario delle tante piazze che dobbiamo fare, certo è una vitaccia farla d'inverno.
Mercoledì 13 e 14 Teatro Nuovo Verona, venerdì 15 al 17 Teatro Verdi Padova, lunedi 18 al 20 Teatro Malibran Venezia, sabato 23 al 24 Teatro comunale Treviso, lunedì 25 al 26 Teatro Verdi Vicenza, sabato 30 al 7 febbraio Politeama Rossetti Trieste, mercoledì 10 febbraio Gorizia, giovedì 11 Rovigo, venerdì 12 al 14 Teatro Verdi Ferrara, lunedì 22 al 28 Teatro Medica Bologna. Poi sette giorni al Verdi di Firenze. Indi Roma. Gli sbalzi di date che trovi sarebbero giorni che ancora si devono definire con i teatri.
lo in salute sto bene. I successi sono clamorosi ovunque, io miglioro sempre. Mi auguro che mio padre si sia completamente rimesso, mi raccomando di curarsi. La mamma sta bene? Tu come stai? Liliana mia adorata come sta? Vi abbraccio a tutti, miei cari, a Liliana in special modo e anche a te ti bacio forte forte. Se vuoi scrivermi regolati tu. Fai Espresso, però, che arriva prima. Baci.
Totò
«Il Mattino», 14 aprile 2007
Corrispondenza privata tra Antonio De Curtis, Liliana e Diana B. Rogliani, in epoche diverse
Lettera di Diana ad Anna Clemente - 30 settembre 1944 - Testo integrale
Luglio del 1954 - Diana scrive a Liliana che si trovava a Montecarlo con Totò, preoccupata per lo stato di salute del figlio Antonello - Testo integrale
Lettera di Diana a Totò - aprile 1956 - Testo integrale
6 gennaio 1957 - Lettera di Diana a Totò. Fu inviata in riferimento alla manifestazione "Incontri del cinema" tenutasi negli anni '60 al Teatro "Metropolitan" di Napoli -Testo leggibile
1958 - Lettera di Diana a Totò - Testo leggibile
30 ottobre 1946. Lettera inviata ad Anna Clemente da Diana Bandini Rogliani, durante la tournée di Totò a Barcellona.
Lettera di Diana ad Anna Clemente - 16 ottobre 1947 - Testo integrale
Lettera di Diana a Totò - 1955 - Testo integrale
Lettera di Diana a Totò - 20 aprile 1956 - Testo integrale
6 gennaio 1957 - Lettera di Diana a Totò - Testo integrale
12 agosto 1952. Liliana, in vacanza a Capri, scrive al padre in vacanza a Montecarlo.
Lettera di Diana, 1954 - Diana scrive a Totò questa lettera in un momento di nostalgico e profondo stato di solitudine... - Testo integrale
Lettera Diana a Totò - 24 gennaio 1956 - Testo lettera
Lettera di Diana a Totò - 16 giugno 1956 - Testo integrale
7 febbraio 1941 - Liliana scriveva al suo papà su un foglio di carta intestata della sua Compagnia. Sul retro, Totò appuntava i nominativi di alcuni suoi avi abbozzando le linee genealogiche
15 ottobre 1956 - Questa lettera fu inviata a Totò da una comunità di emigrati italiani residenti a Toronto per invitarlo in Canada con un suo spettacolo. Particolare che intenerisce è che alla lettera sono allegati 29 fogli di quaderno su cui sono apposte migliaia di firme (3000/4000) con matite, penne rosse, verdi, lapis rosso/blu e notando addirittura che qualche persona analfabeta, pur di firmare, lo ha fatto apponendovi delle croci! Totò, per l'innato suo terrore di salire su un aereo, non vi si recò ma conservò affettuosamente la lettera.
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💔 Conclusioni
La relazione tra Totò e Diana Rogliani rimane uno degli episodi più intensi e complessi della vita sentimentale di Antonio de Curtis. Un amore difficile, fatto di passione e ostacoli, che contribuì a segnare profondamente l’uomo dietro il personaggio. Ricordare questa vicenda significa conoscere meglio la storia d’amore di Totò e comprendere quanto la sua vita privata fosse intrisa di emozioni autentiche, al di là della maschera comica.
Riferimenti e bibliografie:
- Maria Grazia d'Errico in www.laici.it
- Intervista a Diana Rogliani, testo raccolto da Marilù Simoneschi, «Gente», anno XXXV, n. 10,17 e 24 gennaio 1991
- © Archivio Famiglia Clemente
- Archivio storico quotidiano "La Stampa", Quotidiano "Il Mattino"

