Per stare con la mamma ha rinunciato al cinema

Claudia-Cardinale

Claudia Cardinale era, fino a pochi giorni fa, una delle promesse del Centro Sperimentale di Cinematografia. I registi se la contendevano e un vantaggioso contratto era pronto: ma lei è tornata a casa senza rimpianto.

Fino a pochi giorni fa c'era a Monterotondo una ragazza che si alzava la mattina alle 6,30 e alle sette, tutta infreddolita, prendeva la corriera per Roma. La sera, alle otto, la stessa corriera la riportava in paese. Ad aspettarla c’era sempre una signora che s'impazientiva se l'autobus ritardava e non riusciva a nascondere una viva preoccupazione; ma, al suo arrivo, si rischiarava tutta e il sorriso con cui l’accoglieva dava la misura della sua precedente ansietà. Poi rientravano a casa e nessuno vedeva più la ragazza. Buio era ancora quando essa partiva al mattino, buio quando era la sera quando tornava. Di giorno la si poteva vedere soltanto la domenica a Messa in compagnia della stessa signora che l'aspettava alla corriera e che era sua zia. Guardandola, i giovanotti di Monterotondo sì davan di gomito e dicevano che una così bella figliola avrebbe dovuto fare l'attrice.

1957 12 15 Epoca Claudia Cardinale f1Claudia Cardinale ha diciotto anni. Una "giornata del ciname" organizzata a Tunisi, dove risiede con i genitori e due fratellini, la rivelò come "la più bella italiana della Tunisia". Come premio venne mandata a Venezia e si impose, pur senza volerlo, all'attenzione dei registi.

Monterotondo è una piccola cittadina a una trentina di chilometri da Roma e gli abitanti più o meno si conoscono tutti. Ma di quella ragazza i giovanotti non sapevano nulla, salvo il nome, Claudia Cardinale, perché conoscevano la zia; e salvo che veniva da Tunisi. Ma perché partiva ogni mattina alle sette e tornava ogni sera alle otto? Che cosa andava a fare a Roma? La domenica non ardivano avvicinarla. Primo, perché era come incollata alla zia; secondo, perché il suo atteggiamento era estremamente riservato. Cominciarono a chiamarla «la misteriosa tunisina». Un giorno, uno i questi giovanotti prese la corriera con lei e, arrivati Roma, tentò di seguirla. La ragazza se ne accorse e li disse di togliersi di torno, altrimenti avrebbe chiamato una guardia. E così, quel che venisse a fare a Roma rimase un mistero. Se quello stesso giovanotto fosse trovato alle 13,30 di venerdì scorso all’aeroporto di Ciampino, l’avrebbe vista salire sull’aereo per Tunisi insieme con la madre. 

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Una telefonata raggiunse Claudia Cardinale pochi minuti prima della partenza. «Perché se ne va?» le chiesero. «E perché cosi all’improvviso? Che cosa è accesso?» «Non è successo nulla» rispose. «Mia madre è venuta e prendermi. Giustamente non vuole che [...] 

Inutilmente si era alzata alle 6,30 per giungere puntuale alle 9,30 alle lezioni del Centro Sperimentale di Cinematografìa; inutilmente aveva fatto, tra andata e ritorno, sessanta chilometri al giorno. 

Nella stessa mattinata di venerdì, sua madre era andata al Centro Sperimentale a dire che cancellava sua figlia dai corsi. «Lei fa una sciocchezza» le disse il Direttore del Centro che è un uomo molto prudente e. per principio, non cerca né di incoraggiare né di scoraggiare. «Forse è vero» gli rispose la madre, e piangeva. «Ma come fare? Non voglio lasciare Claudia sola a Roma. Dovrei rimanere con lei e non è possibile. A Tunisi, ho un marito e altri tre figli. Ho tentato di abituarmi, abbiamo tutti tentato di abituarci. Inutilmente. Cosi sono venuta a riprenderla.» 

Queste sono cose che, nel cinema, non avvengono tutti i giorni. Direi, anzi, che la storia è del tutto eccezionale perché di solito le madri sono, più delle figlie, accecate dall’ambizione del successo. Se, per raggimi gere il successo, debbono spezzare l’unità della famiglie, tanto peggio. La loro giustificazione è che una ragazza non può aggirarsi sola tra i lupi del cinema e che non hanno il diritto di attraversare la strada della fortuna anche quando questa strada è problematica e da pei correre tutta, magari cominciando col bussare alla porta di Cinecittà per ottenere l’attenzione di un capocomparsa. Non fece così anche Sophia Loren? Claudia Cardinale era già molto avanti. Il Centro Sperimentale di Cinematografia la considerava una delle sue speranze e un contratto aspettava la sua firma. Eppure è ripartita perché la madre, a Tunisi, non si facesse cattivo sangue, rinunciando senza tragedie a un successo ch’era ormai a portata di mano. Quasi negli stessi giorni, a Londra, Simone Silva moriva, sfinita da tre anni d’inutile lotta per ottenere l’attenzione del cinema. Certi suoi colpi pubblicitari avevano fornito ai giornali titoli vistosi ma il cinema era rimasto sordo: quanto più essa si agitava tanto più sembrava ostentare d'ignorarla. Invece d’aiutarla, i colpi pubblicitari si ritorcevamo contro di lei. Indipendentemente dalle sue possibilità, che per mancanza di prove sono rimaste sconosciute, il suo era un amore incompreso, una passione morbosa, forse mal fondata, certo irragionevole. 

Invece, la «misteriosa tunisina» dei giovanotti di Monterotondo era arrivata al cinema senza ambirvi. Nella primavera di quest’anno, una Casa cinematografica organizzò a Tunisi alcune giornate del cinema italiano. C’erano Rossana Podestà, Elsa Martinelli, Marco Vicario, il regista Mario Monicelli. Claudia Cardinale era tra gli spettatori, tra gli italiani che si strinsero intorno a questa piccola delegazione del nostro cinema: e con lei suo padre, impiegato alle ferrovie, la madre e la sorella, i due fratellini. Il settimanale Il Corriere di Tunisi stava organizzando, come ogni anno, il concorso per «la bella italiana della Tunisia» e chiese alla Casa cinematografica se voleva contribuire con un premio. Questo premio fu un viaggio a Venezia in occasioie della Mostra d’Arte Cinematografica. Claudia Cardinale vi arrivò con la madre.

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Non riusciva a capire perché tante persone s’occupavano di lei 

Quando le solite torme di ragazzi appostati sulla terrazza dell'Excelsior per la caccia agli autografi videro questa bella ragazza di diciotto anni dai lunghi capelli corvini non ebbero dubbi: doveva essere un'attrice. E l'attorniarono tendendo matite e taccuini. La Cardinale si guardò intorno sperduta. «Che debbo scrivere?» chiese a chi l’accompagnava. « Vogliono la firma» le risposero. «Solo la firma.» «Perché?» insistette. Ma firmò, senza comprendere. Poi la sequestrarono i fotografi e gli operatori dei cinegiornali e della televisione. Questo, nell'ambiente dei Festival, è il primo segno del possibile successo cinematografico e le ragazze intraprendenti fanno di tutto per attirare l’attenzione dei fotografi e dei cineoperatori. Brigitte Bardot cominciò così, a Cannes. E quest’anno a Venezia c’era, con lo stesso scopo, June Cunningham, un’inglese bionda e formosa che non si concedeva un minuto di riposo, sempre pronta a offrirsi, sole o pioggia, e scollature e costumini sempre nuovi, agli avidi obbiettivi dei fotografi. «La bella italiana della Tunisia» le contrastò il passo senza volerlo, senza mirare a nulla, perché di lì a pochi giorni sarebbe ripartita e questo, per lei, non era nient’altro che il godimento di un premio, una lieta vacanza. 

Ma fotografìe e notizie volano presto. Quando ripassò da Roma per prendere l’aereo che doveva riportarla a Tunisi, le telefonò il regista Duilio Coletti. «Ho una parte per lei», le disse. «Non posso, parto», rispose. Un altro regista, Domenico Paolella, le telefonò all’aeroporto. «Sospenda la partenza», le disse. Voleva affidarle la parte di protagonista del film che stava per incominciare. La risposta fu ancora no, senza dubbi, senza crisi di coscienza. Pensava che scherzassero tutti, con quell’insistenza a volerla attrice. Non ci credeva lei e non ci credeva la madre la quale, carica di borghese diffidenza verso l’ambiente del cinema, tuttavia accettò che la figlia firmasse la domanda d’ammissione al Centro Sperimentale di Cinematografia. 

1957 12 15 Epoca Claudia Cardinale f4«Una bella ragazza, che stava anche diventando una brava attrice»; con questo rimpianto i dirigenti del C.S.C. hanno detto addio a Claudia.

Claudia tornò a Roma in ottobre, per gli esami, andando ad abitare dalla zia a Monterotondo. La sua voce lasciò perplessi gli esaminatori ma il provino li convinse. Risultò seconda e fu ammessa. Probabilmente ora le avrebbero anche assegnato una delle borse di studio da cinquantamila lire mensili in palio fra gli allievi non domiciliati a Roma. Inoltre, una Casa cinematografica le propose un contratto di sette anni. La cifra non era stata ancora stabilita ma in genere si tratta di contratti che assicurano un mensile di 150-200 mila lire per il primo anno con scatti progressivi negli' anni successivi e premi quando si supera un certo numero di film. Il primo giorno le fecero fare una serie di foto. Mentre il fotografo era al lavoro capitò Alberto Moravia. «Lei dunque si chiama Cardinale...» disse fingendo un'aria distaccata: Moravia ha la mania di classificare i cognomi. «Cardinale è un cognome siciliano di origine spagnola...» Claudia sembrava sbalordita che tante persone si occupassero di lei. Quando ebbe la bozza del contratto chiese solo: «Eventualmente dovrei tagliarmi i capelli?» Le risposero che all’occasione poteva rendersi necessario. «Va bene», riprese. «Ci penserò su.» Da quel momento scomparve. Non ci fu verso di ripescarla neanche telegrafandole a Monterotondo. 

Poi arrivò la madre, all’improvviso, decisa a riportarsela a Tunisi. «Farò come vuoi tu», le disse la figlia. «In seguito vedremo», aggiunse la madre. «Si, vedremo in seguito», ripetè Claudia. Un discorso calmo, tranquillo, in cui i legami affettivi e familiari hanno avuto il sopravvento sui sogni di gloria e di guadagno,forse «la bella italiana della Tunisia» tornerà a Roma, forse no; forse avrà ancora la possibilità di diventare un'attrice famosa, forse a Tunisi prenderà marito e ai figli racconterà la favola di una ragazza che rinunciò a essere diva dello schermo. Due volte ha avuto l’occasione di cominciare, due volte ha risposto di no. Ora ha ripreso i libri di scuola e si prepara al baccalauréat.

Domenico Meccoli, «Epoca», anno VIII, n.376, 15 dicembre 1957


Epoca
Domenico Meccoli, «Epoca», anno VIII, n.376, 15 dicembre 1957