Rosanna Schiaffino: «sono quella dell'ultimo film»

1971 Rosanna Schiaffino h7

Rosanna Schiaffino, trenta film e trenta personaggi diversi. Le abbiamo chiesto in quale si identifica di più.

Roma, novembre

«Ma che Kazan, che Stanislawsky! Il personaggio te lo devi trovare dentro!». Rosanna Schiattino sembra non credere molto alle teorie secondo le quali l'attore deve spogliarsi della propria personalità per cercare di ricreare emotivamente le situazioni del personaggio. E non crede neppure a Brecht, che sostiene il distacco dell'attore da ogni sentimento per giungere ad un'analisi critica della realtà. Qual è il rapporto fra l'attore ed i suoi personaggi? E' una discussione che nel giardino della villa della Schiaffino a Monte Mario va avanti tutta la serata, fra un whisky ed un vinello di fattoria. Uno dice: «L'attore non deve avere personalità, ma solo disponibilità», affermazione che in genere manda in bestia tutti gli attori. E infatti la Schiaffino protesta: «Macché! Il personaggio te Io senti tutto qui!» e indica un punto concavo al centro del décolleté in cui pare ci dovrebbe stare il cuore. Un altro: «Il ruolo di un attore non è creativo ma solo interpretativo». E lei si arrabbia di nuovo. Una proposta, allora: analizziamo i trenta film della Schiaffino, i suoi trenta personaggi. Una specie di gioco di società: dato il personaggio trovare le affinità con l’attrice. Oppure le discordanze.

Il personaggio in cui la Schiaffino sostiene di riconoscersi di più è Bettina, la protagonista de ”La Betia” del Ruzante. E’ il film che ha appena finito di girare. Perchè Bettina? «Perchè odora di cipolla e sa di terra». Gli invitati annusano perplessi in direzione della Schiaffino ma colgono solo effluvi di colonia e sali da agno. «Bettina è il ritorno totale alla natura ed ai suoi istinti. Con questo personaggio contadino mi sono liberata di colpo di tutte quelle sovrastrutture con cui l’educazione borghese e la società mi hanno condizionato. Ho ritrovato la Rosanna dei miei quattordici anni quando, per una parola che mi suonava storta, ero capace di aggredire chiunque a maleparole. Mia madre dice che ho ereditato questo iato del carattere da una nonna irlandese».

Invece il personaggio che ha sentito più distante è stato Margaret, la diva sofisticata e artefatta di "Scacco alla regina". Letto il libro di Ghiotto la Schiaffino non voleva accettare il ruolo. «Poi mi venne in mente l’immagine di una mia collega, una famosa attrice italiana di cui non posso dire il nome altrimenti mi spara. Ne studiai bene gli atteggiamenti, le falsità, gli snobismi, e nel film la rifeci alla lettera. Se Bettina sono io stessa, Margaret è il mio contrario». E su questo punto tutti sono d’accordo: la Schiaffino è sempre rimasta lontana dai cliché della diva. E’ rimasta per molti versi la ragazzona che a quattordici anni si presentò a Mastrocinque, che girava "Totò lascia o raddoppia”, truccata come una maliarda, tacchi alti, vestito con lo spacco, viso impiastricciato di rossetto, sostenendo di avere ventidue anni. Ottenne così la prima particina, l’amante di un gangster. «Loro credettero ai ventidue anni, ma poi ebbi i guai miei a creare il personaggio di una prostituta d’alto bordo: di quelle cose non è che allora sapessi molto». Facile invece l’identificazione con la ragazza de "La sfida”. Un personaggio rovente, tutto istinto.

Rosanna Schiaffino, 33 anni, è sposata con ii produttore Alfredo Bini; hanno una figlia. Annabella. Queste foto sono state fatte a Roma. Poche attrici italiane interpretano tanti film come la Schiaffino. Ecco due titoli in programma: "Di mamma ce n'è una sola" satira sul mammismo, poi "Occupati d'Amelia" tratto dalla celebre "pochade" di Feydeau.

Dopo la scena dell’uccisione del suo uomo ai mercati generali, la Schiaffino fu presa da uno choc che durò giorni. «Mi sento sempre male dopo una scena "forte”. Ormai i produttori lo sanno e si regolano». Per anni alla Schiaffino seguitarono ad offrire ruoli di napoletane ardenti e passionali. «Sempre rifiutati perchè di napoletano ho solo la violenza dei sentimenti. Per il resto sono piuttosto introversa, mi tengo dentro le mie speranze e i miei rancori. Da buona genovese». Non genovese però nel suo rapporto con il denaro.

«A me piace regalare di tutto a tutti: denaro, vestiti, perfino mobili. Mio marito dice che lo rovino peggio delle tasse»

La sua fama di generosità era così diffusa nel cinema che l’ingresso della villa era perennemente assediato da una piccola corte di postulanti (vecchi attori in miseria, autori delusi e affamati, attricette-madri, geni disoccupati). E tutti ottenevano qualcosa. Poi Bini comprò Ringo, un molosso napoletano per nulla socievole o caritatevole. La generosità sincera e sorridente è l’elemento di affinità fra la Schiaffino ed il suo personaggio in "Un ettaro di cielo”; era la figlia di un oste della Bassa Padana e aiutava tutta la povera gente della regione. «Nella vita ho regalato di tutto a tutti: denaro, vestiti, medicine, perfino mobili che avevo in casa. Poi mio marito si è messo ad urlare che lo rovinavo peggio delle tasse ed ho dovuto contenermi».

La protagonista di 'Trastevere”, ragazza ricca che per noia si ribella alla società consumistica, si lascia tentare dal mondo hippie e dalla droga, sembra non avere punti di contatto con la Schiaffino. Ma in un certo modo di rifiutare le regole e il condizionamento del mondo in cui viviamo Rosanna si riconosce. «Non mi piacciono gli hippies quando diventano moda essi stessi. Ma hanno ragione di trovare sbagliato questo mondo pianificato. Io cerco di educare la mia bambina alla più completa libertà. Evito affermazioni che domani potranno essere smentite. Forse fra dieci anni sarà morale andare a letto con dieci uomini alla volta». E a riprova di questa rapida evoluzione dei costumi cita il personaggio del film che sta girando, una trasposizione moderna della leggenda di Elena di Troia. Una ragazza libera e spregiudicata che non capisce la gelosia del marito e adora prendere il sole nuda sulla spiaggia affollata. Lei, Rosanna, il sole nuda lo prenderebbe? «Perchè no? Se non lo faccio è per via della faccia della gente. E’ sbagliata la mentalità di chi guarda con occhi scandalizzati o assatanati». E di suo marito non è gelosa? «Non sono una moglie ossessiva, non lo controllo, non lo assillo con i sospetti. Certo che... deve stare attento perchè con il mio carattere se lo becco lo faccio nero».

1971 11 21 Tempo Rosanna Schiaffino f4Rosanna Schiaffino nel suo nuovo film "Casi e disgrazie di Ettore Lo Fusto", la storia di Troia portata ai giorni nostri. L'attrice vi impersona un'Elena in versione moderna. Della Schiaffino stanno per uscire altri due film "La betìa" e "Trastevere”.

Dai suoi personaggi, una volta trovata l’identità, Rosanna Schiaffino si lascia molto influenzare. Quando girava "Violenza per una monaca”, ispirato al caso vero di una suora missionaria nel Congo che viene violentata e resta incinta, non riusciva a togliersi il personaggio di dosso. «La sera mi sembrava di continuare ad avere la tonaca e non potevo andare a cena in locali mondani, non potevo andare a ballare. Quando al sabato arrivava mio marito mi vergognavo di baciarlo, di stare nello stesso letto: mi sembrava un sacrilegio. Eppure nel profondo era una sensazione bellissima perchè mi sembrava di aver ritrovato quella religiosità semplice e ingenua dell’adolescenza». Più sofferto invece il caso della "Mandragola”. La storia di Lucrezia scherzava allegramente sull’impossibilità di procreare: «Ma a quel momento il mio dramma intimo era proprio quello di non poter avere figli e quindi l’adesione al personaggio diventava per me un’angoscia che continuava anche fuori del set».

E’ notte tarda. La discussione si fa ormai stanca. Allora: i personaggi sono dentro o fuori dell’attore? Per Rosanna Schiaffino, attrice d’istinto e non di cervello, la distinzione non ha significato. Ma qualcuno ritira fuori Stanislawsky. Allora lei reagisce, con parole assai pittoresche e pesanti. Alfredo Bini commenta: «Ecco Bettina. Da quando ha girato ”La Be-tia” ogni tanto esce fuori con le espressioni grasse del suo personaggio. Un caso più evidente di adesione dove lo trovate?».

Luigi Costantini, «Tempo», 4 settembre 1971 - Fotografie di Chiara Samugheo


Luigi Costantini, «Tempo», 4 settembre 1971 - Fotografie di Chiara Samugheo