La terza carriera di Rosanna Schiaffino

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La carriera della attrice genovese è passata attraverso tre fasi distinte: giovane stellina, giovane diva dalla bellezza appariscente, e ora, dopo il matrimonio con Alfredo Bini e il taglio dell’abbondante chioma, attrice di quotazione internazionale

Roma, febbraio

«C'era un vento che levava la la pelle», dice Rosanna Schiaffino. «e poi il regista diceva che le grotte erano troppo belle...». Così da Postumi, dove hanno girato i "campi lunghi", e da Trieste, dove nella piscina riscaldala hanno fatto tutte le scene nell'acqua, vestiti, naturalmente — Rosanna con la gonna autarchica e il maglione da militare — la troupe del film americano Sette contro la morte è rientrata a Roma, dove ci sono le grotte di Salone, meno belle ma più veritiere, ugualmente umide e ugualmente gelide. In compenso sono a due passi dalla città, così la signora Schiaffino (come ora la chiamano le sarte e le parrucchiere del cinema), se la mattina deve sfilarsi prestissimo, non più tardi delle cinque, dal letto maritale, la sera alla sette e mezzo è a casa e può dare l’ultimo ritocco alla tavola, per avere se non altro l'illusione d’essere diventata una padrona di casa, e ricevere con un bacetto il marito che torna dal lavoro.

Ha avuto cosi poco tempo finora per questi piccoli ”revers” matrimoniali che. pur non essendo nata donna di casa (per queste cose è più tagliata Maria Pia. la quale ha ripreso da mamma Yasmine anche l’arte del ripieno). Rosanna. che è perfezionista di natura, vorrebbe se non altro sperimentarli, per non avere un domani il rimpianto di averli ignorati; ma dal giorno del suo matrimonio è stato un continuo... Prima, va bene, la luna di miele con la "fuga" ad Assisi e la breve e perigliosa crociera: perigliosa se non altro per lei: c’era un mare nel canale di Piombino che il cuoco aveva legato la pentola col pollo al fornello, e Rosanna gridava: c Per favore, mettetemi su uno scoglio...». ma nessuno le dava retta; poi il viaggio a Londra con Maria Pia, che ormai le fa da segretaria ed «è la mia professione», dice, «viaggiare...», per doppiare The long ships e La corruzione; infine, dopo Londra, Sette contro la morte.

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Che è un altro film di guerra, prodotto questa volta dal marito di Doris Day, il quale di solito organizza i film brillanti e cantati della moglie, ma ora si è messo nel drammatico con questa storia tratta da un libro dell'autore di Exoduz, sceneggiata da Walter Trumbo. Vi si narra di sette persone, due americani, due italiani, un canadese, un tedesco e un inglese, che in seguito ad un bombardamento restano chiuse dentro una grotta adibita a magazzino; e se a prima vista può sembrare grottesco (tante nazioni chiuse nello stesso buco), ciò fa parte appunto del grottesco che permetterà al regista di descrivere le diverse reazioni dei reclusi di fronte all’ idea della morte. Tra i prigionieri c’è anche una donna, la quale fino a quel momento ha preso la guerra allegramente.

La riconquista degli italiani

Meno male, dato ciò che le capita da quando rimane, sola ed unica rappresentante del "sesso debole”, insieme a sei uomini. All’inizio, allorché la situazione sembra rimediabile, ha il suo dailare per tenerli a bada, poiché ognuno di loro si propone candidato alle sue supposte necessità affettive; in seguito, quando l’istinto di conservazione prende il sopravvento, uno solo resiste, e costui (verità del sentimento di fronte al rischio), è il preferito. Per Rosanna questo è l’ottavo film che gira con gli americani, e non sarà certo l’ultimo poiché essi hanno per lei un autentico trasporto, nato fin dai tempi in cui la rivista "Life”, snobisticamente sensibile al folklore muliebre, pubblicò la sua foto mezzobusto: una Rosanna prima maniera, con gli occhioni languidi, l’ampia scollatura, e i lunghissimi capelli che facevano da cuscino al suo profilo tizianesco, sotto la dicitura: "Tipica bellezza italiana”.

Questo trasporto si è via via irrobustito con gli anni, tanto che oggi Rosanna può contare (come certe macchine per scrivere o certe utilitarie nazionali), su di un mercato USA, e non è venuto meno neppure ora che lei, con il tempo, l’esperienza, il taglio dei lunghi capelli è diventata tanto meno tipica e tanto più Rosanna, cioè l’attrice, come dice la stampa specializzata, «che negli ultimi mesi ha ricevuto il maggior numero di elogi da parte della critica». E’ proprio cosi: a leggere ciò che hanno scritto di lei i giornali a proposito del suo ultimo film (La corruzione), sembra di scorrere un esercizio grammaticale di superlativi; e se Rosanna, la quale da quando si è maritata ha messo nel cassetto la retorica, si limita a dire: «Be’, sì, sembra proprio che ce l’abbia fatta...», il successo personale che in questi giorni sta avendo è, dato il tipo di film e la parte, piuttosto significativo.

L’attrice, che ha da poco varcato il traguardo dei venticinque anni, dopo il matrimonio con il produttore Alfredo Bini ha iniziato un nuovo capitolo della sua carriera. Tagliati i lunghi capelli che le arrivavano fino alla vita, Rosanna si è impegnata in ruoli, come nella "Corruzione" di Mauro Bolognini, nei quali le doti fisiche passano in secondo piano di fronte alle capacità interpretative. Finora il film di maggior rilievo artistico, tra gli oltre trenta interpretati da Rosanna Schiaffino, è stato "La sfida" diretto nel 1958 da Francesco Rosi.

Anzi, secondo alcuni (i suoi esegeti), esso segnerebbe addirittura l’inizio della terza fase della sua carriera: ovverosia quella riconquista degli italiani, che prelude sempre alla sistemazione di un* attrice nel Pantheon delle dive. Dio ci guardi dal prendere per oro colato i discorsi degli esegeti, ma essi non difettano di logica. E' indiscutibilmente vero, infatti, che a qualsiasi debuttante si è disposti, all’inizio, a dar credito; le "nuove” trovano sempre sorrisi, applausi, contratti, sulla loro strada. Poi, con altrettanta rapidità, su di loro scendono l'oblio, la riprovazione, il silenzio. Solo pochissime si salvano da questo soprassalto di demolitrice disistima, ma chi si salva è a posto per sempre. Per Rosanna c’è stata la variante della rottura del contratto con la Vides. ma proprio da qui (con le notizie dei vari film che. strano ma vero, girava all'estero, con Widmark, Kirk Douglas, ecc.), è ricominciata la sua risalita.

Con incredulo stupore si è preso atto che essa non era affatto scomparsa sotto il peso dell'oblìo, e quando Rosanna (armata di bikini e di gonna Saint-Tropez) ha affrontato nuovamente il suo pubblico con un film su misura per lei, il terreno era già maturo perchè i ciclotimici italiani riscoprissero la già esaltata e poi sottovalutata Schiaffino. Ciò ha coinciso (si aggiunge) con la trasformazione della medesima, per cui non era la solita bruna e capelluta attrice, un po’ stantia nella sua ostentata fedeltà a modelli quasi verginali, quella che si è presentata sugli schermi, ma una ragazza con capelli tagliati alla maschietta, sveltita, modernizzata. sprovincializzata dal buon gusto di Mauro Bolognini e del di lei marito, Alfredo Bini. Questo si dice, e ha tutto l’aria di essere vero, ma se ne parlate con lei, non lo sembra più. o meglio acquista immediatamente proporzioni molto meno mitiche.

Quanto alla sua decantata "trasformazione”, Rosanna si stringe nelle spalle, semplifica: «Mah», dice, «forse è una cosa di cui gli altri, dall’esterno, possono accorgersi meglio di me. Io posso dire soltanto che in questi anni, ovviamente, sono cresciuta...».

E dell’operazione capelli?

«La verità è che mi ero stufata di portarli così lunghi. Ero costretta a tenere sempre un nastro in testa, oppure lasciarli sciolti fino alla vita. Così cominciai a tagliarli dopo Rogopag: un pezzo; poi Bolognini, quando preparavamo La corruzione mi fece dei provini con alcune parrucche, di varia misura. E mi convinsi che, tagliati alia maschietta, stavo bene... E’ tutto. Certo, i consigli degli altri servono, ma nessuno fa niente se non ne è perfettamente convinto...». Infine, quanto alla "terza fase” in cui sarebbe entrata la sua carriera. Rosanna confessa di esserne totalmente all’ oscuro.

«Di che si tratta?» domanda con malcelata meraviglia.

E magari un po’ ci fa, magari un po’ civetta, ma per il settanta per cento è sincera, perchè è il tipo che non ha mai edificato schemi sulla propria esperienza, non le è mai piaciuto costruirsi quello che si dice un "personaggio” ad uso della pubblicità, ma sempre testa sotto a lavorare, sempre a tirar dritto per la propria strada, magari rischiando d’apparire banale, ma preferendo la banalità all’artificio, i principi di mamma Yasmine allo scandalo, il concreto all’invenzione. «Se una raggiunge una certa popolarità», ha sempre ripetuto, «spesso si illude e abborda il mestiere dal lato sbagliato, divismo e stupidaggini. Invece c’è una cosa che bisogna capire al più presto. è questa: l’unica vera base è il lavoro...». L’ha ripetuto fino alla noia tanto da non fare più notizia.

LA VOLONTÀ e l’ambizione sono le doti che hanno permesso a Rosanna Schiaffino di risalire la corrente dopo le divergenze con il suo vecchio produttore che, alcuni anni fa, sembravano aver messo il punto finale alla sua carriera. Ora l’attrice è impegnata nel film americano (ma girato a Roma), "Sette contro la morte”, di cui è protagonista femminile.

Ma oggi ne raccoglie visibilmente i frutti, in tutti i settori della sua vita: la pubblica e la privata, che appaiono entrambe ispirate ad una grande autenticità. Non è sfuggito a nessuno per esempio che Rosanna è riuscita a non trasformare il suo matrimonio in una "prima" cinematografica: e il commento più maligno che si senti quella mattina nella chiesa di piazza Euclide, fu: «Se non ci fossero i fotografi, si direbbe che si tratta di un matrimonio serio...», il che voleva dire, dato che i fotografi sono come l’ossigeno dell'aria, che si trattava d'un matrimonio serio... Quanto alle ragioni del suo successo nel suo ultimo film, esse vanno ricercate nella stessa matrice. Come dice Mauro Bolognini: «Di fronte a Rosanna, il pubblico ha avuto l’impressione di aver a che fare con una che non bluffava, da nessun punto di vista. Non ha avuto dubbi sul fatto che essa è brava e bella, almeno quanto appare sullo schermo... E’ questo che il pubblico oggi vuole, l'artificio e la finzione non lo soddisfano più...».

Occasioni sfruttate bene

Col tempo i nodi vengono al pettine: la genuinità passa, il resto no. E’ questo che s’intende quando si dice che poche, alla fine, sono le elette. Naturalmente la genuinità da sola non basta, e perciò anche dal punto di vista carriera il matrimonio della Schiaffino con Alfredo Bini risulta indovinato. Egli le ha organizzato una occasione, che Rosanna ha saputo brillantemente sfruttare; ora già pensa alla seconda. Sarà un film ancora più importante, tratto da un romanzo di Conrad: L’avventuriero, con Rosanna partner di Anthony Quinn, il film dovrebbe cominciare fra alcuni mesi, a meno che non siano vere certe voci circa un'incipiente maternità dell'attrice.

«Io lo escludo», dice Rosanna, «ma se fosse vero ne sarei felice...». E meglio di cosi non si potrebbe dire; perchè la carriera va bene, il successo ancora meglio, ma il Pantheon delle dive (è questa in fondo la lezione di Rosanna), quando c’è di mezzo la felicità, può anche aspettare.

M. S., «Tempo», anno XXVI, n.11, 14 marzo 1964 - Fotografie di Chiara Samugheo


M. S., «Tempo», anno XXVI, n.11, 14 marzo 1964 - Fotografie di Chiara Samugheo