I due colonnelli

I mortai vostri? Avete capito Quaglia? I mortai vostri e della vostra famiglia! Sì, dico, della famiglia tedesca...

Colonnello Antonio Di Maggio

Inizio riprese: ottobre 1962, Stabilimenti Titanus Farnesina, Roma
Autorizzazione censura e distribuzione: 18 dicembre 1962 - Incasso lire 521.894.000 - Spettatori 2.592.618


Titolo originale I due colonnelli
Paese Italia - Anno 1962 - Durata 96 min - B/N - Audio sonoro - Genere comico, drammatico - Regia Steno - Soggetto Giovanni Grimaldi, Bruno Corbucci - Sceneggiatura Giovanni Grimaldi, Bruno Corbucci - Produttore Gianni Buffardi - Fotografia Tino Santoni - Montaggio Giuliana Attenni - Musiche Gianni Ferrio - Scenografia Giorgio Giovannini


Totò: colonnello Antonio Di Maggio - Walter Pidgeon: colonnello Timothy Henderson - Nino Taranto: sergente Quaglia - Giorgio Bixio: soldato Giobatta Parodi - Toni Ucci: Mazzetta - Gino Buzzanca: barbiere greco - Nino Terzo: soldato La Padula - Roland von Bartrop: maggiore Kruger - Scilla Gabel: Iride - Adriana Facchetti: Penelope - Andrea Scotti: il marito di Iride - Giancarlo Maestri: il soldato Fantini - Gerard Herter: generale tedesco - John Francis Lane: sergente Mc Intire


I_due_colonnelliSoggetto

l film è ambientato a Montegreco, paese al confine tra la Grecia e l'Albania, teatro di numerosi scontri tra le truppe italiane e quelle britanniche. Nell'estate del 1943 le truppe anglosassoni, guidate dal colonnello Henderson, occupano per la trentesima volta il paese e lo governano secondo criteri democratici: inoltre lo stesso colonnello si accasa nell'abitazione di Iride, donna giovane e procace che diventa la sua amante. Nella stessa abitazione, in cui abita anche Penelope (l'anziana madre della ragazza), il comandante delle truppe inglesi stabilisce il suo quartier generale.

Il 23 luglio del 1943, Henderson, maldestramente consigliato dai suoi collaboratori, abbandona la città ed ordina una ritirata strategica perché ritiene preponderanti le forze italiane, quando esse attaccano per l'ennesima volta il paese: in realtà il battaglione degli italiani è una truppa sgangherata senza viveri e con pochissime munizioni a disposizione (150 pallottole in tutto rimaste, dirà il colonnello Di Maggio, durante il primo attacco italiano, che si ridurranno a poco più di 50 al momento del contrattacco degli inglesi, e ad una trentina circa, verso la fine del film), in cui il severissimo colonnello Antonio Di Maggio comanda tutti a bacchetta. Una volta entrato trionfalmente in città, Di Maggio instaura un regime dispotico e crudele, ma anch'egli si invaghisce di Iride, andando a risiedere da lei.

Il giorno seguente un soldato italiano cattura casualmente Henderson, che aveva tentato di entrare nella dimora di Iride per recuperare la sua amatissima pipa: Di Maggio lo tiene di conseguenza come suo prigioniero e tenta di trattarlo in maniera non consona al suo grado di ufficiale, violando apertamente la convenzione di Ginevra; il suo atteggiamento astioso comunque si mitigherà leggermente quando scoprirà che il sergente maggiore Quaglia, suo sottufficiale, che era stato loro prigioniero ed al ritorno aveva narrato di duri maltrattamenti, era stato invece trattato benissimo dagli inglesi, ed aveva addirittura rubato la loro riserva alcolica, fuggendo ubriaco.
Il 25 luglio al comando italiano arriva via radio lo sconvolgente annuncio: il duce si è dimesso ed il re Vittorio Emanuele III ha affidato il governo al maresciallo Pietro Badoglio, che ha dato ordine di proseguire il conflitto a fianco dell'alleato germanico. Poco dopo, a seguito di leggeri scontri a fuoco, gli inglesi riconquistano Montegreco e stavolta è Di Maggio ad essere ostaggio di Henderson.

I due, divenuti a loro modo amici, scoprono che Iride è sposata, che nasconde il marito in un rifugio ricavato nel pavimento, e che in realtà non si era mai concessa sessualmente a loro: approfittando dell'oscurità era sempre stata la madre ad entrare nel letto dei due militari. Offesi, essi si recano nel nuovo quartier generale britannico in cui si ubriacano insieme; tra l'altro Henderson salva la vita al collega, vietando alla popolazione locale di linciare pubblicamente il colonnello Di Maggio: impossibilitato a trattenere i paesani, l'ufficiale inglese favorisce la fuga dell'ufficiale italiano, consegnandogli i suoi abiti e addirittura la pipa.
Travestito da ufficiale inglese, Di Maggio torna tra le sue fila (rischiando, tra l'altro, di venire quasi ucciso dai suoi soldati, che, visto il suo abbigliamento, lo scambiano per il comandante nemico). Venuto a conoscenza delle difficoltà militari italiane a contrastare il battaglione inglese, l'esercito tedesco, che ancora è formalmente schierato al fianco degli italiani, invia il maggiore Kruger, insieme con una fornitura di potenti e moderni mortai da guerra (i mortai loro, come li chiama Totò). L'ufficiale tedesco, tuttavia, tratta tutti gli italiani, ed in particolare il colonnello, con cattiveria e sufficienza. Di Maggio, inizialmente affascinato dall'efficienza germanica, benché conscio del cinismo del sistema nazista, in seguito, si ribella apertamente all'ordine dell'alleato di bombardare il paese per stanare gli inglesi (ciò avrebbe comportato la morte dei civili, soprattutto donne e bambini) e viene condannato a morte per insubordinazione da una corte marziale tedesca, giunta in paese con una piccola e ben armata pattuglia.

Di Maggio viene condotto sul luogo dell'esecuzione, e per sfregio l'ufficiale tedesco responsabile ordina agli stessi soldati italiani di sparargli. Di Maggio, per onor d'uniforme, chiede di poter comandare lui stesso il plotone d'esecuzione, ma i soldati si rifiutano di sparare e gettano i fucili. Tutti i soldati italiani, compreso Quaglia, vengono allora allineati a fianco al loro colonnello per esser anche loro fucilati, ma quel giorno è l'8 settembre, il giorno in cui fu dato l'annuncio dell'armistizio di Cassibile, ed un attimo prima che i tedeschi sparino arrivano gli inglesi, armi in pugno, a salvarli. Dato l'armistizio, Italia e Gran Bretagna sono ora forze alleate e quindi i due colonnelli Di Maggio ed Henderson possono continuare la guerra insieme, finalmente da alleati.

Critica e curiosità

Una pellicola di genere comico diretta da uno dei maestri della regia, ovvero Steno il quale dirige Pidgeon pensando alla commedia brillante e lascia liberi Totò e Taranto di interpretare le proprie scene con lo spirito dell’avanspettacolo. Il soggetto e la sceneggiatura sono stati estesi da Giovanni Grimaldi e Bruno Corbucci mentre la produzione è stata firmata da Gianni Buffardi. Con l’aiuto di Goffredo Lombardo della Titanus (figlio di quel Gustavo che lo aveva fatto esordire in Fermo con le mani), Gianni Buffardi nell’autunno del 1962 riesce a mettere accanto al suocero Walter Pidgeon, che il principe aveva tanto ammirato in La signora Miniver.

Il film si mette fin dal titolo sulle orme di I due nemici (con Niven e Sordi) e I Due Marescialli (con Totò e De Sica) e verte ancora sullo sbandamento post 8 settembre.L’incontro tra il principe e l’attore hollywoodiano funziona: malgrado l’uno non conosca la lingua dell’altro, e provengano da scuole di recitazione estremamente diverse, i due riescono a instaurare un buon rapporto e a dar vita a dei duetti divertenti. Il risultato non è comunque all’altezza dei talenti scritturati.

Il montaggio della pellicola è stato realizzato da Giuliana Attenni con le musiche di Gianni Ferrio e con la scenografia ideata e prodotta da Giorgio Giovannini. La pellicola è stata realizzata in Italia nel 1962 e vede una durata pari a 96 minuti. Nel film ci sono alcune incongruenze storiche, la più eclatante, comune anche ad altri film, è che quando viene annunciato l'armistizio, le fazioni in campo cambiano subito e quindi gli italiani e gli inglesi si scoprono alleati contro i tedeschi. In realtà le cose non andarono affatto in questo modo, ci fu a lungo molta confusione e le notizie che giungevano erano poche e frammentarie. Per la maggior parte del film si vede che Totò indossa l'elmetto al contrario, infatti il foro di areazione è sul davanti e non dove dovrebbe stare cioè dietro. L'azione è ambientata in un paesino del Montenegro tra Albania e Grecia. In realtà il film, che aveva un budget piuttosto ridotto come era comune a quei tempi, fu girato in una cittadina del viterbese, Civita di Bagnoregio. Questo significa che l'architettura delle case e della chiesa è completamente differente rispetto a quella che avrebbe dovuto essere in realtà. Inoltre i cartelli sono stati scritti con caratteri greci, ma in realtà si sarebbe dovuto trattare di cirillico. Il colonnello Kruger fa parte della Wehrmacht e ciò vuol dire che avrebbe dovuto fare il saluto militare tradizionale, alla visiera, invece saluta con il braccio teso dicendo Heil Hitler come se facesse parte delle SS.

Questo film fu uno dei primi in assoluto ad avere contenuti forti (come la parolaccia a proposito dei "mortai" tedeschi e della carta bianca nonché il gesto dell'ombrello che Totò esegue di fronte a Pidgeon nel loro primo incontro). Come Totò avrebbe dichiarato in seguito, si trattava della sua prima ed unica volta in cui aveva fatto uso esplicito del turpiloquio.
Nella scena dell' interrogatorio, da parte del colonnello inglese verso il colonnello italiano suo prigioniero, il colonnello Di Maggio dichiara le sue generalità militari dichiarando di far parte del 27º reggimento fanteria. Il 27º reggimento fanteria è esistito realmente durante la seconda guerra mondiale non operando in Grecia, bensì operando nel contesto bellico africano più precisamente in Libia insieme al 26° e al 28° della divisione"Pavia"che fu disciolta nel novembre del 1942 per motivi bellici. Walter Pidgeon reduce dai festeggiamenti hollywoodiani per l'uscita del suo ultimo film che ne chiudeva la carriera cinematografia fu convinto a girare quest'ultimo film in Italia con Totò, che aveva sempre desiderato girare un film con l'attore americano. Nella scena in cui Totò, rivolgendosi all'ufficiale nazista gli urlò: "E ci si pulisca il culo!", Steno raccontò che dovette faticare non poco per convincere Totò a dire quella battuta, poiché il Principe pubblicamente non amava il turpiloquio.

Il fattore risata è, come in altri film di Totò, una cornice per poter descrivere dell’altro più nascosto e di grande valore morale. Qui, specialmente, tutto ciò che sembra sommerso in battute di poco conto che scaturiscono un riso sincero senza preoccuparsi del resto, emerge mano a mano che la trama continua e si concretizza in movenze e piccolissime riflessioni che possono celare tutto il riassunto di un periodo governato dalla dura mano del totalitarismo europeo, di una guerra difficile e impensabile, già persa in partenza, dell’abominio scaturito dalla mancanza di una visione più ampia, della follia umana e di tutte quelle che hanno preceduto e si sono susseguite prima di arrivare a scherzarci sopra. Perché sebbene altri maestri italiani e non abbiano mostrato il lato ironico e cinico della guerra, “I due colonnelli” è una mescola di tutti quei malcontenti nati e delle vittime di quell’epoca, trasposte e riportate in un’unica risata generale, come solo un film italiano può, in questi casi, fare, spingendosi ben oltre. Più di una volta battute a sfondo antifascista, o di un malcontento più generale, viene scandito dalla presenza di vari personaggi che ruotano attorno ad una figura più grande che riassume: Il sergente maggiore Quaglia (Nino Taranto) è il fido, per così dire, compagno del colonnello Di Maggio che sa come la situazione sia tanto dura quanto impossibile da portare avanti. Tra scattanti dialoghi e giochi di parole cerca di distogliere il suo maggiore da questa pazzia e lo frega a volte, pur di salvarsi la pelle; alla fine la sua fedeltà e amicizia si farà più forte tanto da non abbandonarlo: “Quaglia sciocco. Sciocco Quaglia”. Il colonnello Handerson (Walter Pidgeon) è il classico ufficiale inglese che non attacca prima di aver preso il tè. Molto più attaccato alle regole del suo nemico italiano ma che in alcuni casi gli si avvicina per carattere e modi di fare (anche lui gode della compagnia della bella Iride, costretta ad accontentare sia l’inglese sia l’italiano). La pipa è la sua compagnia più fedele, che getta nel momento in cui riesce a salvare Di Maggio dalla fucilazione. Iride è la donna contesa dai due colonnelli, la quale non perde la sua fedeltà verso il marito nascosto e lascia che sia la madre Penelope a soddisfare, senza essere riconosciuta, i due ufficiali. La truppa italiana è la classica accozzaglia di gente dal dialetto e dai costumi diversi; ognuno di essi ha un suo particolare modo di affrontare la guerra e le situazioni più scomode. Tutti uniti, però, dalla nobile arte puramente italiana di semplificare e riassumere con cinismo e amara allegria la vicenda. Inutile dirlo, il colonnello Antonio Di Maggio (Totò), li prende tutti e si fa volto di un’Italia che sebbene le diverse epoche e problemi, è sempre in piedi, malinconica e allegra, a pezzi ma sempre scherzosa, come se il peggio non fosse mai arrivato definitivamente, ma solo sforato.

Così, con i mezzi del cinema e della fantasia, i calanchi viterbesi diventano montagne balcaniche e le case di Civita veri e propri edifici di quella parte d’occidente. Steno, forse a sua insaputa, ma sicuramente cosciente, sa di fare cinema di serie B, come si è soliti chiamarlo, ma allo stesso tempo una critica sempre verde è cosparsa nella sua opera che molti non ritengono all’altezza ma che probabilmente è possibile catalogare come uno dei film di guerra italiani più belli con il principe de Curtis come colonna portante. È sicuramente la semplice realizzazione che rende l’insieme risibile e amabile.

"I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998


Così la stampa dell'epoca

Gli incassi dei Due Marescialli sono buoni. Non quanto quelli di Totòtruffa '62, che avevano trascinato al cinema quasi tre milioni di persone, ma abbastanza per decidere di ritentare l'esperimento. I due colonnelli, il secondo film in cui Totò reinterpreta a modo suo il filone antifascista, viene girato un anno dopo, nel novembre del '62. Al suo fianco, al posto di De Sica, c'è il canadese Walter Pidgeon. L'artefice, anche stavolta, è Gianni Buffardi, produttore del film con Lombardo della Titanus, ma l'idea dell'inedita coppia è di de Curtis.

Alberto Anile


Su questa trama fluida e vaga come un canovaccio di commedia dell'arte, Totò ricama con esuberante genialità e con grande efficacia espressiva, una delle sue più riuscite interpretazioni, riuscendo a conferire al tempo stesso al personaggio note umane che gli danno dimensioni più vaste e autentico calore vitale.

Vice, «Il Messaggero», 1962


Totò è sempre Totò: un modo di dire piuttosto convenzionale ma esatto. I produttori si ricordano di lui soltanto per tenere in piedi ignobili intrugli con intenzioni comiche: ma è raro che, nonostante queste, Totò non si permette in ogni filmetto almeno una scena degna delle sue doti di grande attore. Non è certamente uno dei migliori film di Totò, ma i duetti tra il comico napoletano e il suo antagonista son alquanto gustosi.

Valentino Di Carlo, 1962


Gli sgarri della sceneggiatura, la banalità e la sfiancata arguzia delle battute, la superficialità dei caratteri, viziano I due colonnelli. Mannaggia. Usare in tal modo un attore come Totò, il quale non ha ancora avuto, nella sua principesca indolenza, le grandi giornate cinematografiche dovutegli. Idem per Nino Taranto, che ha ben altre possibilità.

Giuseppe Marotta, «L'Europeo», 1962


1962 11 03 Corriere della Sera I due colonnelli intro

Fu la voce baritonale che gli aprì la via del palcoscenico • Il gesto poco digititoso di un senatore americano è stato da lui imitato in una recente pellicola

Roma 2 novembre, notte.

E' un impeccabile gentleman, nel tratto e nell'abito, l’alto signore dai capelli e dai baffetti grigi come il vestito che indossa, dal quale slamo accolti come vecchi amici. Difatti ci conoscemmo qui a Roma alcuni anni fa, ma non credevamo che Walter Pidgeon possedesse tanta memoria. Nonostante avesse allora 58 anni, e oggi ne conti 65, nulla è mutato in lui: non l’aspetto, non l’aperta cordialità e l'humour, non la compitezza del gesto e della parola, non la mobilità del viso che rifletté ogni giudizio e ogni pensiero. Dipenderà dalla lunga vita di teatro, quella viva espressione, o dal fatto ch’egli nacque al cinema al tempo del film muto? «Forse — dice lui scherzando — dipende soltanto dall'essere, il mio, un volto vecchio».

E’: facile sapere il perchè del suo ottimo umore: ha appena finito di vedere, in una saletta di proiezione, i sei diversi personaggi creati da Totò in Diabolicus. «Ha una maschera formidabile — commenta — e sono lietissimo di lavorare con lui».

Pidgeon è venuto a Roma proprio per interpretare un film con il principe De Curtis e con l’attrice greca Rika Djalyna, ma non ha ancora potuto incontrare di persona Totò, in questi giorni lievemente indisposto. «Il solo pensiero di vedere questo , stendardone, in uniforme di colonnello inglese, fronteggiare il piccolo ed esile Totò, in uniforme di colonnello italiano (la vicenda si svolge in Grecia, nell’ultima guerra) induce al sorriso. Canadese di nascita, Pidgeon, in verità, voleva faro il marinaio: invece, nella prima guerra mondiale, fu sottotenente di artiglieria e non andò oltre perchè un infortunio lo immobilizzò per lunghi mesi. Congedato, diventò impiegato di banca, senza entusiasmo; con fervore, invece, coltivò con lo studio la sua voce baritonale.

Fu proprio quella voce, insieme con la sua abilità nel recitare, che gli aprì la via del palcoscenico in vaudevilles con Elsie Janis. Sullo schermo cominciò a emergere dall’anonimato, nel 1937 in Saratoga, la ultima pellicola della «dinamite al platino», Jean Harlow. Poi, l'interpretazione di Fiori nella polvere con Greer Garson indusse i produttori a puntare sulla simpatica coppia nella signora Miniver, In Madame Curie, nella Signora Parkington, nella Saga dei I Foreste. Quanti film ha interpretato, è difficile fargli ricordare; più semplice, apprendere che La signora Mintver è quello che gli ha dato maggiore popolarità.

Il ricordo di quelle pellicole ci porta, naturalmente, a parlare della situazione del cinema. «Molto triste — osserva Walter — in molti Paesi, ma non in Italia, mi pare. Ricordo quando la ditta per cui ho lavorato ventun anni aveva ottanta attori a contratto, e tutti lavoravano intensamente un film dopo l'altro. Oggi le case di Hollywood hanno venti o trenta attori fissi, complessivamente, mentre fioriscono le produzioni indipendenti. Importante, ad ogni modo è lavorare, perchè a me piace recitare».

Non dimentichiamo, nel quadro di questo suo lavoro, la caratterizzazione del leader politico ch’egli ha creato di recente nel film Tempesta a Washington di Preminger. «Ero nientemeno che un capo della maggioranza pieno di fastidi — dice. —. Per ambientarmi e conoscere meglio la vita parlamentare, mi recai ad assistere ad alcune seduto del Senato, seduto in tribuna e tutto compreso della dignità del luògo. Ma, osservando bene, vidi il senatore Salkonstall, di Boston, che, entrando in aula, si tirava su, disinvoltamente, la cinta dei pantaloni. Un gesto non troppo dignitoso, che io imitai puntualmente in una scena del film».

In una cosi lunga carriera di attore non possono, certamente, essere mancati momenti di soddisfazione e altri di amarezza. «Come ricordarli? Sono tanti, e poi, nella vita dello spettacolo, accadono le cose più inattese». La prima che ci racconta si riferisce a «nonno Walter». La sua nipotina. Patrizia, quando aveva sei anni (ora ne ha undici) lo vide per la prima volta sul video in Com'era verde la mia valle e subito volle telefonare a Nuova York dovagli recitava in teatro. «Sai, nonno, ti ho visto alla televisione, ma non ti riconoscevo: sembravi cosi giovane». L’altro episodio risale al ’57, allorché dopo un anno di fortunate repliche a Broadway della commedia di Crichtòn The happiest millionaire (in cui Walter impersonava Tony Bridale) la compagnia si spostò a Chicago, dove invece la critica stroncò il lavoro. La mattina dopo la prima, Pidgeon, che non aveva ancora letto i giornali, prese un tassi, guidato da un autista messicano, per recarsi in teatro. Accanto a questo c’era un cinema dove si proiettava il film II giro del mondo in ottanta giorni di Mike Todd, e l’autista, fermandosi, disse compiaciuto all'attore: «Vi recate a vedere il nostro grande Cantinflas, eh?» «Adesso ci rido - aggiunge Pidgeon — ma allora ci rimasi verde».

Alberto Ceretto, «Corriere della Sera», 3 novembre 1962


I 2 colonnelli sono Totò nei panni di un esagitato ufficiale dell'esercito italiano e Walter Pidgeon che impersona il flemmatico comandante di un reparto britannico. L'azione si svolge nel 1943 in uno sperduto paese della Grecia, che passa ripetutamente nelle mani ora di un decimato reggimento italiano ora degli inglesi.

I soldati italiani sembrano più intenti ad amoreggiare con le ragazze greche piuttosto che a guerreggiare; gli inglesi cercano di ristabilire, ove possono, le patrie consuetudini. In questa situazione imperversa Totò con le solite gags, ma con più mordente del solito. Sul confronto del personaggio, in cui appare il comico italiano, con quello del compunto colonnello inglese gioca il film azzeccando alcuni buoni spunti comici.

Si parteggia per inglesi ed italiani in quanto i veri nemici e di greci e di fanti italiani e britannici sono i nazisti. La commediola assume infatti un profilo simpatico, soprattutto nel finale, che vede gli ingelsi salvare il reparto italiano sul punto di essere massacrato da una formazione di SS. A fianco dei due citati attori appaiono Nino Taranto e Scilla Gabel. La regia è di Steno. Bianco e nero.

vice, «L'Unità», 6 gennaio 1963


1963 01 12 Corriere della Sera I due colonnelli intro

Quante volte, ormai, Totò è mancato all'appuntamento con quanti coltivano la speranza di vederlo affidato a un regista che non solleciti la sua bassa comicità, controlli i suoi sberleffi, gli faccia finalmente capire che si sta definitivamente giocando quel paragrafo nella storia del cinema buffo al quale sembrava avesse diritto? Infinite, e l'ultima è rappresentata da I due colonnelli, una farsa ambientata negli anni della guerra di Grecia, in un paesello che è passato per una trentina di volte dalle mani italiane a quelle inglesi, e in cui i comandanti dei due reparti nemici si prendono vicendevolmente prigionieri, vicendevolmente si salvano la vita, e insieme restano beffati, nelle loro smanie amorose, dalla bella Scilla Gabel. Il condimento è della solita mano di Steno: giochi di parole, un colonnello in mutande, l'altro che scambia un soldato mimetizzato per un vespasiano (il film si chiude, riassumendone lo spirito, su Totò che se l'è fatta addosso), ladri di galline e una battuta scurrile che provoca l'unica grossa risata della platea (non si capisce perchè i genitori debbano dare uno schiaffo ai loro ragazzini che la ripetono, quando la censura li ha ammessi a vedere il film).

Se Totò è il colonnello italiano, Walter Pidgeon è quello inglese: pensate a che elegante filmetto si sarebbe potuto assistere, se il regista avesse saputo architettare un contrappunto fra la comicità napoletana e lo umorismo britannico. Invece, nulla di nulla. Totò fa qualche tentativo di controllarsi, per equilibrare, a un certo livello, l'innata ironia di Pidgeon. ma la macchietta deborda da tutte le parti. E Pidgeon mostra di aver capito che il film non era da prendersi troppo sul serio, perchè era uno sciocco pasticcio di situazioni grottesche e di buoni sentimenti all’italiana, a dispetto di quel dramma che fu, per tutti, la campagna di Grecia.

G. Gr., «Corriere della Sera», 12 gennaio 1963


Film comico, diretto da Steno, con protagonisti due graduati: uno, Totò, appartenente all'esercito italiano; l'altro, Walter Pidgeon, a quello inglese. E' il tempo della guerra in Grecia, sul due opposti fronti stanno l'italiano e II britannico, al comando dei rispettivi reparti. Essi si contendono un paesino arroccato su di un monte, alternativamente conquistato e abbandonato fra l'opportunistico doppio giuoco della popolazione, nella quale le donne preferiscono gli Italiani, gli uomini i loro avversati. I due colonnelli, facendosi sistematicamente « prigionieri l'un l'altro e salvandosi reciprocamente la pelle, diventano a poco a poco amici, solidali poi nella lotta contro l notisti. Con i due ameni protagonisti, Nino Taranto e l'avvenente Scilla Gabel.

«Stampa Sera», 17 gennaio 1963


1963 01 18 Stampa Sera I due colonnelli intro

Galoppando verso il suo centesimo film, Totò da qualche tempo cambia spesso cavallo. Questa volta, come già con Fernandel, il suo «partner» è straniero, l'anziano Walter Pidgeon. Questi, che è un attore fine, l'ha voltata, come doveva, in ridere e si è persino divertito nell'ìmpersonare il colonnello inglese, amico-nemico del parigrado italiano, a entrambi i quali accenna il titolo ricalcato, come del resto il soggetto di Corbucci e Grimaldi, su «I due nemici».

Qui però non siamo in Africa, ma in Grecia, avanti e indietro da un villaggetto macedone che i due colonnelli continuano a strapparsi dalie mani finché i'8 settembre non cementerà la loro amicizia, nata dalle loro stesse scaramucce, nella lotta comune contro i tedeschi. Le consuete e grossolane facezie urlate a squarciagola, più che dette, dallo spassoso Totò sono il maggiore incentivo alle risate del pubblico.

a. bl., «Stampa Sera», 18-19 gennaio 1963


I due colonnelli sono Totò e Walter Pidgeon. L'uno italiano, l'altro inglese, combattono in Grecia una loro guerra privata, e abbastanza da operetta, intorno ad un villaggio che passa dall'uno all'altro una ventina di volte, consentendo ai due avversari di farsi a turno prigionieri e, all'occasione, di scambiarsi militaresche cortesie; finché l'8 settembre non unirà entrambi contro i tedeschi. Evidentemente ricalcato sulla falsariga dei « Due nemici », con Sordi e David Niven, il film di Steno rimbomba tutto degli urlacci di Totò al quale fa da divertita «spalla» un ironico Pidgeon: battute e situazioni sono talvolta di dubbio gusto (proprio a quelle tuttavia il pubblico si sganascia), ma alla fine la farsetta ha ottenuto lo scopo di strappare qualche risata. Tra gli altri interpreti, compaiono anche Scilla Gabel, nella parte d'una moglie greca che si fa beffe di entrambi i colonnelli, e un sobrio Nino Taranto.

vice, «La Stampa», 19 gennaio 1963


Studi scientifici dimostrano come gli uomini tendano a conferire autorità a coloro che danno ordini al prossimo. Viene chiamato “effetto Lucifero”, in letteratura psicologica. In questa pellicola il principe della risata, che deve essere riscoperto dai giovani “zalonizzati" spettatori, dimostra che ci si può ribellare agli ordini; anche l'uomo medio può avere un moto dell’anima che lo fa sollevare dalla sua medietà. Ma di Totò come maestro di disobbedienza si potrebbero citare tante altre pellicole: Siamo uomini o caporali?, Guardie e Ladri, Totò a colori, Totò diabolicus in ogni film Totò ci insegna che ci sono poteri che ci comandano, ma dai quali - da uomini veri - possiamo affrancarci.

«La Guida», 19 febbraio 2016



I documenti

Intervista sul set del film "I due colonnelli"


L'ufficiale nazista e il postino

Ufficiale nazista postino

Da notare una caratteristica di due personaggi, o meglio dei due rispettivi interpreti. I due personaggi sono quelli dell'ufficiale tedesco e del portalettere. Queste due tipologie compaiono anche in altri due film di Totò: l'ufficiale tedesco ne "I due colonnelli" (ricorderete, la sua frase, "ho carta bianca…") e ne "I due marescialli" (l'ufficiale che, durante un discorso, viene ridicolizzato dalla fragorosa pernacchia del finto maresciallo Totò), mentre il portalettere maltrattato nel film "Totò Diabolicus" ed ancora ne "I due marescialli". Ebbene gli attori chiamati a interpretare le due parti sono sempre gli stessi: nel caso dell'ufficiale tedesco, Roland Von Barthrop, nel caso del portalettere, Mimmo Poli


Fotogrammi tratti dai film "I due marescialli", 1961 "I due colonnelli", 1962 "Totò diabolicus", 1962


Cosa ne pensa il pubblico...


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I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com

Simpatica commedia di ambientazione bellica è stata oltremodo sopravvalutata da pubblico e critica (anche per via della famosa scena della ribellione al militare inglese). In realtà benchè abbia dei momenti godibili, grazie alla presenza di un ottimo cast (accanto a Totò spiccano Nino Taranto e Walter Pidgeon) il film è piuttosto ripetitivo e dotato di sceneggiatura non memorabile.
I gusti di Galbo (Commedia - Drammatico)


Sull'onda dei Due nemici e ricordando I due marescialli, ancora un film bellico che mette a confronto l'ufficiale italiano e quello inglese, in questo caso nemici attorno a un paesino greco. Tra numerosi momenti comici e alcuni spunti drammatici nella parte conclusiva (là dove deve risaltare il rigore morale del vero italiano), Totò si destreggia molto bene, dando vita a un colonnello tanto arrogante quanto buonuomo, arrivando perfino a dire l'unica sua parolaccia sullo schermo. Nel complesso il film si vede con gusto, pur nella modestia della realizzazione.
I gusti di Pigro (Drammatico - Fantascienza - Musicale)


Attraverso la riproposizione dei soliti stereotipi delle nazionalità (italiani pasticcioni, tedeschi marziali e ottusi, inglesi compiti e corretti), Steno biasima la guerra in una frizzante commedia che a tratti (il riferimento alle purghe e alle rasature e il plotone di esecuzione nel sottofinale) assume toni drammatici. Come sempre accade nei film di cui è protagonista, Totò basta da solo a catturare il pubblico e a suscitarne le risate, ma qui il suo compito è facilitato dalle spalle Walter Pidgeon e Nino Taranto, che insieme a lui danno vita ad irresistibili siparietti.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Il faccia faccia Totò-Pidgeon e il loro brindisi; i due colonnelli che scoprono di essere "becchi"; la celebere risposta di Totò al maggiore nazista.
I gusti di Homesick (Giallo - Horror - Western)


Assurto a classico tra i film di Totò per la famosissima scena di ribellione da parte di Totò all'arrogante ufficiale nazista. Ben diretta da Steno e interpretata ottimamente non solo dall'indimenticabile attore partenopeo ma anche da Nino Taranto e da Walter Pidgeon, è costellata da battute pungenti e da un paio di momenti almeno memorabili.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Badate Colonnello. Io ho carta bianca!" "E ci si pulisca il culo va bene!".
I gusti di Lovejoy (Comico - Horror - Western)


Grandissimo film di Totò, questa volta in coppia coll'ottimo Pidgeon in una parodia dei Due nemici. Nemmeno tanto parodia poi, dato che la seconda parte segna una incredibile svolta verso toni più seri e antinazisti. Insomma un film completo, dove finalmente Totò può dimostrare di saper cambiare registro, dal comico al drammatico. Peccato per qualche caduta di stile e qualche battuta inutilmente scurrile.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Ovviamente: "E ci si pulisca il culo!".
I gusti di Rambo90 (Azione - Musicale - Western)


Nelle commedie italiane dove c'è l'esercito a confronto con eserciti di altre Nazioni (Seconda Guerra Mondiale) si tende spesso a esagerare i nostri difetti e a esaltare le virtù degli altri. È così anche in questo film dove Totò, colonnello italiano, è messo a confronto con un compassato Pidgeon, suo collega inglese. Almeno nella prima parte, poi, quando arrivano i tedeschi (siamo vicini all'otto settembre), arriva anche l'eroismo e i soldati italiani si rivalutano e mostrano la loro vera anima. Totò offre una performance sopra le righe da par suo.
I gusti di Saintgifts (Drammatico - Giallo - Western)


Una parodia militare fino ad un certo punto, che trova il principe della risata in grande spolvero. La narrazione non è eccelsa ma alcune situazioni sono di buon livello e nella seconda parte il tono diventa lievemente più serioso. Leggendaria risposta di Totò al maggiore tedesco.
I gusti di Nando (Commedia - Horror - Poliziesco)


Parte come una commedia bellica per assumere dei toni più seri nella seconda parte. Non è una delle migliori di Totò, ma il comico partenopeo mostra di lavorare bene in coppia con Pidgeon, inoltre è presente un bravo Nino Taranto. La scena della ribellione al comandante nazista è memorabile e da quel punto il film assume un'inaspettata serietà che rende il finale avvincente. Sebbene non sia costante, la pellicola è più che discreta.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Io ho carta bianca" "E ci si pulisca il culo!"; "Per me basta una pallottola, per loro due, perché sono cretini!".
I gusti di Belfagor (Commedia - Giallo - Thriller)


Totò, colonnello italiano severo e inflessibile, alle prese con l'esercito di sua maestà britannica per la conquista di un paesino greco che puntualmente cambia sponda tra le due fazioni, finchè non arrivano i tedeschi... Grande Totò, capace di mettere da parte le idee di grandezza (bellica) pur di rimanere "soldato ma non assassino". Ottima la spalla Taranto come pure Pidgeon, l'antagonista colonnello inglese. Ottime le musiche, che richiamano proprio quei tempi bui. Merita la visione: ***
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Totò che, con la dignità, l'orgoglio e la consapevolezza di appartenere a qualcosa di diverso (dal nazismo), rivendica la sua scelta.....
I gusti di Rigoletto (Avventura - Drammatico - Horror)


Amabile commedia sulla guerra diretta abilmente da Steno. Bene Totò che riesce a interagire ottimamente con Nino Taranto e buono Pidgeon (quantunque un po' spaesato). Alcune gag banali, ma sicuramente la pellicola risulta piacevole. Rimane storica la risposta di Totò all'ufficiale nazista.
I gusti di Gabrius79 (Comico - Commedia - Drammatico)


Simpatica commedia di Steno che prende spunto da un episodio bellico minore in Grecia per imbastire una storia dai toni antimilitaristi affiancando a un Totò molto in forma il talento hollywoodiano di Pidgeon per dare respiro internazionale e nuovi mercati alla comicità del Principe. L'intesa fra i protagonisti funziona, mentre Nino Taranto si conferma una delle spalle ideali di Totò. I tre da soli tengono in piedi il film, dando luogo a gustosissimi siparietti mentre la trama si trascina piuttosto ripetitiva. Vale in ogni caso una visione.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: La carta bianca...
I gusti di Pessoa (Gangster - Poliziesco - Western)


Uno Steno d'annata con un Totò al meglio della forma. Il regista sceglie con cura una cifra stilistica tra la farsa e la satira bonaria ma fa attenzione a non uscire dal perimetro realistico di fondo tenendo conto dell’argomento molto delicato del film. Totò, dal canto suo, tiene la cifra del suo personaggio su un registro caricaturale molto accentuato con una gestualità veramente marionettistica che fa sembrare il suo colonnello quasi irreale se non addirittura fatuo ed inattendibile. Una micidiale critica dall'interno del militarismo dell'epoca.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: La scena del riscatto umano e morale del Colonnello Totò di fronte all'ottusa arroganza dell'ufficiale nazista: nessuna parolaccia fu più calzante.
I gusti di Graf (Commedia - Poliziesco - Thriller)


Non particolarmente riuscito. Al finale "nobile" ed eroico ci si arriva con una sceneggiatura eccessivamente farsesca, con un Totò eccessivamente esagitato (in relazione al ruolo che deve interpretare) a cui si contrappone un Pidgeon pacato e incolore. A tratti ci si annoia. Esempio di film che alla lunga si ricorda solo per una battuta, ovvero quella della "carta bianca"...
I gusti di Roger (Comico - Commedia - Drammatico)


Foto di scena, video e immagini dal set


Foto Archivio Istituto luce



Le incongruenze

  1. In una delle ultime scene si vedono i mortai schierati e pronti a fare fuoco... ma non sono montati troppo vicini fra di loro?
  2. Così come accaduto in altri film (ad es. in "I due marescialli"), la situazione a ridosso dell'8 settembre 1943 viene vista in maniera fortemente "riassuntiva" e "ricorretta"): i tedeschi che diventato subito i nuovi nemici, gli italiani che passano subito dalla parte del giusto, i nemici di ieri pronti ad accoglierci a braccia aperte... Nella realtà il Paese (e tutti gli scenari di guerra che ci vedevano protagonisti) attraversò momenti di caos e di panico, la situazione non fu chiara per tutti, e i vecchi nemici pensarono bene di non venirci subito ad abbracciare come fratelli...
  3. Totò indossa in varie scene l'elmetto al contrario, con il foro d'areazione in fronte anzichè dietro la testa
  4. Sull'insegna della Taverna Helios (Sole in greco) c'è un evidente errore di ortografia
  5. Durante la bicchierata fra i due colonnelli, Pidgeon confida a Totò che la sua ex fidanzata aveva sposato un ecclesiastico anglicano. Totò cade dalle nuvole, facendo capire addirittura in maniera esplicita di non sapere che esistono le confessioni cristiane riformate. Tutto ciò è impossibile in un colonnello (che come livello di ammissione all'Accademia deve avere almeno il diploma...).
  6. Fra la prima e la seconda parte del film, i galloni con i gradi da colonnello sulle maniche dell'uniforme di Totò cambiano dimensioni: nel primo tempo sono molto grandi e appariscenti, nel secondo invece sono "in miniatura"
  7. L'ambientazione del film è nel fittizio paesino di Montegreco (?) situato, come detto in apertura, in Macedonia. Ma se tanto mi dà tanto in Macedonia (repubblica ex jugoslava, dove sono stato due volte per lavoro...) si usano i caratteri cirillici. Invece le scritte dei cartelli sono in greco...
  8. Nei Balcani, dove è ambientato il film, le chiese ortodosse hanno campanili dall'architettura completamente diversa dalla tipologia di quelle cattoliche, come invece si vede in due - tre inquadrature. Appare fin troppo evidente che gli esterni del film sono stati girati in qualche paesino montano del centro-sud...
  9. Inizio secondo tempo. Quando Totò dice a Nino Taranto di mettere "fuori cuffia" l'ascolto dell'annuncio che stanno facendo alla radio, questa si sente già un attimo prima che Nino Taranto tocchi qualcosa alla radio stessa
  10. Il maggiore Kruger (quello della "carta bianca") indossa l'uniforme della Wehrmacht. Però quando si presenta al Col. Di Maggio (Totò), anzichè salutare alla visiera, come previsto per gli ufficiali della Wehrmacht, effettua il saluto a braccio teso pronunciando "Heil Hitler" (come fosse un appartenente alle SS)
  11. In diverse scene Totò indossa l'elmetto italiano m33 al contrario con il foro d'aereazione frontalmente anzichè posteriormente
  12. Quando il colonello di Maggio e i suoi uomini sono davanti al plotone di esecuzione è (come detto nella scena precedente) l'alba. poi arrivano gli inglesi a fermare i tedeschi e il colonnello Henderson dice che Badoglio ha annunciato alla radio che l'Italia ha firmato il famoso armistizio. Ma come faceva a saperlo? Badoglio lo ha annunciato solo verso le sette di sera!
  13. Siamo alla fine del film, il Colonnello Antonio Di Maggio (Totò) ed i suoi uomini sono appena stati salvati dalla fucilazione dal Colonnello inglese Timothy Henderson (Walter Pidgeon). Sul terreno dovrebbero esserci 12 fucili del plotone d’esecuzione italiano e 10 mitra di quello tedesco appena catturato. Viene ordinato agli italiani di riprendere le armi ma una volta fatto oltre ai 10 mitra tedeschi restano sul terreno 3 fucili italiani
  14. Il Colonnello Henderson torna nella notte a Montegreco per recuperare la sua pipa, si arrampica sulla finestra di Iride ed alle sue spalle si vede molto vicino un muro come se si trovasse all’interno di un vicolo. Quando il soldato La Padula chiamerà il Colonnello Di Maggio la finestra sembrerà invece essere rivolta verso uno spiazzo

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Tutte le immagini e i testi presenti qui di seguito ci sono stati gentilmente concessi a titolo gratuito dal sito www.davinotti.com e sono presenti a questo indirizzo.

1962-I due colonnelli 1

Il paesino greco di Montegreco, conquistato a “turno” dalle truppe britanniche del colonnello Timothy Henderson (Pidgeon) e da quelle italiane comandante dal colonnello Antonio Di Maggio (Totò), è in realtà, come segnalato su wikipedia, Civita di Bagnoregio (Viterbo): 42.627731,12.113477

I due colonnelli (1962) - Biografie e articoli correlati

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Riferimenti e bibliografie:

  • "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
  • "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
  • "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998