Alberto Sordi, mafioso involontario

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Alberto Sordi, il più comico dei nostri attori, in un “thriller” umoristico imperniato su un personaggio vile e scaltro, incosciente ed evoluto, autore suo malgrado di un delitto perfetto

Roma, ottobre

«Tutto fortunati! fusti, Ninu», dice un personaggio del film Il mafioso ad Alberto Sordi allorché l’ex-siciliano (ormai milanesizzato nel modo di vestire, nell’umore e nel portafogli), ritorna a Calenzano, il suo paese natale, al fianco della bella e disinvolta moglie settentrionale; e se questa frase, che nel copione originale non esisteva, è stata scritta su misura per l’attrice che poi ha ricoperto il ruolo della moglie di Sordi, l’irrequieta e affascinante Norma Benguell, essa si adatta perfettamente anche ad Alberto, al suo attuale momento, alla sorte benigna che sembra assisterlo. E’ stato infatti durante la lavorazione dell’ultimo film di Alberto Lat-tuada (i due Alberti si erano incontrati sul ”set” l’ultima volta quindici anni fa), che Albertone ha stretto i tempi con la ragazza: la milanese Giovanna Manfredi, che sembra destinata ad interrompere il suo involontario e deluso celibato; sarà con Il mafioso che l’attore, ormai sazio di glorie nazionali, inizierà la sua privata "conquista dell’America’’ girato in parte a Milano in parte in Sicilia; non per nulla il film termina a Nuova York.

1962 10 20 Tempo Alberto Sordi f1Il cronometrista Antonio Badalamenti, impersonato da un nuovissimo Alberto Sordi, siciliano trapiantato a Milano da molti anni, ha deciso di condurre Marta, bella moglie settentrionale (Norma Benguell) e le due bambine (Cinzia Bruno e Katiuscia Piretti, nella fotografia in automobile coi genitori durante l’ultimo tratto del viaggio) a conoscere i suoi parenti e il paese natale, Calenzano, non lontano da Palermo. B viaggio è tanto lungo che pare non debba finire mai. Prima di partire il cronometrista Badalamenti è stato "pregato” dal direttore generale della fabbrica dove lavora, un suo antico compaesano enormemente arricchito, di un favore personalissimo e segreto: consegnare un oggetto di grande valore a don Vincenzo, un capomafia di Calenzano: «E’ un dono di alcuni amici americani - aggiunge. - Lo custodisca con la massima cura». Vedere don Vincenzo e fargli la commissione diventa il pensiero costante di Alberto Sordi.

E se come ispirazione (il titolo lo suggerisce), si riallaccia a quel recente filone del cinema italiano, che ha trasferito la sua ”couche’’ in Sicilia (filone da cui è uscito il baffuto e fortunatissimo barone Cefalù, il robusto e drammatico film su Giuliano e presto uscirà Il Gattopardo di Visconti), d’altro canto Il mafioso si bagna tempestivamente nella cronaca più attuale. Al congresso internazionale dell’ Interpol, svoltosi due settimane fa, gli Sherlock Holmes di un centinaio di paesi hanno discusso infatti proprio il finale del film di Sordi.

E cioè il delitto per aereo, il caso Fenaroli su scala e dimensioni internazionali. Tornato al paesello spinto dalla tipica vanagloria del meridionale che ha fatto fortuna nel Nord, Antonio Badalamenti (e cioè Sordi) si trova inaspettatamente impaniato negli antichi legami d’interessi e di omertà. Sul paese di Cadenzano grava l’ombra della mafia, che un giorno lo riacciuffa, lo impacchetta, lo carica su un aereo, e al suo arrivo a Nuova York, dove l’aspettano alcuni "amici” italo-americani, gli mettono nelle mani una rivoltella e poche ma precise istruzioni. «Lui sta dal barbiere: devi entrare, sparare e subito: a 100 metri c’è un Dodge con il motore acceso, via di corsa e via fino all'aereo».

E’ la nuova tecnica usata dalla malavita internazionale contro la quale i tradizionali metodi della polizia sono disarmati e pressoché impotenti. Anche il delitto ha oggi il suo Mec, il suo mercato comune: e la difficoltà di rintracciare il responsabile (notavano giustamente gli Sherlock Holmes) deriva dal fatto che ancor prima che un fattaccio sia scoperto, il suo autore si trova già dall’altra parte del mondo. Se termina in questo modo Il mafioso non è però, come potrebbe sembrare, un ''thrilling”; è un film dove l’humour fa da correttivo alla paura, e la polemica passa attraverso il personaggio Sordi. «Il quale (dice Lattuada), credo che riuscirà ancora una volta a sorprendere... davvero inesauribile, questo attore: nel corso della sua carriera non solo ha creato una galleria di tipi, e di caratteri, ma si è via via aggiornato, evoluto. E se il primo Sordi era l’emblema dell’italiano gretto, arrangione, conformista, il quale elevava a regola morale e sociale la meschineria e la vigliaccheria, negli ultimi film (come è stato notato), «dietro la sua ossessione di essere "incastrato” albeggia una coscienza». Con Il mafioso, Sordi fa un passo indietro e due avanti (Una vita difficile, ecc.).

1962 10 20 Tempo Alberto Sordi f2La vita chiusa, la diffidenza e la miseria del paesino di Calenzano e quel gran numero di vecchie zie e cugine di suo marito, rendono a Marta difficile il primo contatto con la Sicilia. Ella vorrebbe addirittura ritornarsene subito a Milano; Antonio riesce a calmarla, ma la crisi si acutizza di nuovo quando i due sposi, appena addormentati, vengono svegliati bruscamente dagli starnazzamenti di una gallina che aveva il nido proprio sotto il loro letto. Una delle scene più divertenti del "Mafioso” è la lunga e impegnatissima caccia alla gallina che i due sposi sono costretti ad organizzare sotto il monumentale letto di ottone.

1962 10 20 Tempo Alberto Sordi f3Dopo le accoglienze ricevute, secondo la moda siciliana, dalle donne della sua famiglia (nella foto), Antonio corre a consegnare la scatolina e riceve un’altra piccola commissione: andare a portare una lettera in un luogo stabilito in aperta campagna. Antonio si ricorda di essere stato un tempo un "picciotto” agli ordini di don Vincenzo, e ubbidendo allo slogan della "onorata società": «Mamma comanda, picciotto va a fa», parte per il luogo indicatogli.

1962 10 20 Tempo Alberto Sordi f4Chiuso in una cassa imbottita, su un camion e poi in aereo, Antonio è invece trasportato a Nuova York (nella foto mostra i documenti a un poliziotto). Qui incontra strani "amici” che gli mettono in mano una rivoltella, gli descrivono un negozio di barbiere e un tipo con la faccia antipatica a cui deve fare "ben attenzione". Antonio "va e fa”: scarica cioè la sua rivoltella addosso a un cliente del barbiere, che è il tipo per l’appunto con la faccia antipatica.

E cioè è più "passivo” nei confronti dei prepotenti che non in tutti i suoi primi film, ma più amare e polemico di quanto non lo fosse nei suoi ultimi. Ciò dipende dal fatto che ha cambiato regione, da romano si è fatto siciliano, e siciliano di quella parte dell’isola (il celebre quadrilatero), dove ogni anno vengono uccise in media 200 persone. Lo scandalo è la mafia e la paura che essa incute è un po’ la protagonista del film. Ma procediamo con ordine. Antonio Badalamenti è un siciliano "nuovo". A Milano si è sistemato, fa il cronometrista di un grosso complesso industriale e cioè controlla i "tempi” degli operai. Le sue disavventure cominciano il giorno in cui decide di andare a passare le vacanze, con moglie e figli, in Sicilia. La terra del sole, degli agrumeti, dei ciclopi (come spensieratamente egli l’esalta alla sospettosa moglie settentrionale), gli spalanca sotto i piedi il baratro del suo passato. Prima d’andarsene dal paese, Antonio è stato picciotto, e «quando mamma comanda, picciotto va e fa».

1962 10 20 Tempo Alberto Sordi f5Un "Dodge” è pronto sul luogo del delitto per condurre il sicario Sordi all’aereo che lo riporterà a Palermo da dove era stato prelevato. Nessuno al suo ritorno in paese può sospettare cosa abbia fatto Antonio in quelle poche ore, nè come la sua vita sia stata sconvolta e profondamente mutata.

Antonio crede che queste leggi ormai non abbiano più valore per lui, e inizialmente recalcitra agli ordini della mafia. cerca di menare il can per l’aia; ma il cerchio gli si stringe intorno, Tornerà pesante del ricatto lo schiaccia, e così, suo malgrado, è costretto a diventare un "killer”. L’uomo che torna a riprendere il suo posto nella grande industria del Nord è un uomo dal cui volto è scomparsa la gioia, la vitalità, un siciliano ribadito (malgrado il miracolo economico), al suo destino di silenzi. d’omertà e di diffidenza. Finale amaro, duro, polemico; l’ha trovato "forte” anche Zavattini. Il quale, quanto a tendenze polemiche, non scherza: ma dove c’è Sordi cercateci l’Italia. Antonio Badalamenti è un po’ l’emblema dell’Italia di oggi, tirata di qua e di là dalle sue contraddizioni, con un Nord sviluppato e certe zone del Sud ancora immerse nel medioevo, proiettata da un lato verso il futuro e dall’altro trattenuta dalla palla al piede delle zone sottosviluppate. Sordi queste cose non le sa, le intuisce; e da attore intelligente, che si è proposto d’essere lo specchio dei suoi contemporanei, le rappresenta variando ogni volta la dose del riso e dell’amarezza.

Stelio Martini, «Tempo», anno XXIV, n.42, 20 ottobre 1962


Tempo
Stelio Martini, «Tempo», anno XXIV, n.42, 20 ottobre 1962