Bada che ti mangio 50 milioni
Immaginiamo un pomeriggio qualunque dell’estate 1950. Remigio Paone, accompagnando pei viali della sua villa alcuni ospiti, arriverà un certo momento a una grande vasca, zampillante al cielo spruzzate di dieci colori diversi: la stessa che da alcuni giorni gli spettatori del Teatro Nuovo possono vedere in un quadro della rivista di Totò. Che farà in quel momento Paone ? Un sorriso - poiché i cinquanta milioni che la rivista gli è costata saranno nel frattempo rientrati in cassa - non mancherà certamente. Ma non crediamo che sarà disgiunto da un brivido. Inevitabilmente, Paone si rivedrà ad una qualunque delle numerosissime prove generali (la rivista ha avuto un numero eccezionale di rinvii), e ne rivivrà tutta l’angoscia: ballerinette pallide, dai volti disfatti, aggrappate a un thermos di caffè, sigarette legate una all’altra e sempre più amare, urli dal palcoscenico alla platea e viceversa, fughe e rincorrersi di fondali, fondalini spezzati, siparietti contro la presenza stabile della barba e dei capelli di Gianni Ratto, sempre più desolati e più lunghi di notte in notte, musica irrompente o flebile, più a seconda della stanchezza dell'orchestra che delle esigenze del copione. E cosi via.
TOTÒ HA VESTITO, con fantasia alla Wells, i panni dell’uomo atomico; però non ha rinunciato alla bombetta
Perchè, effettivamente, «Bada che ti mangio», rivista di Michele Galdieri per Totò, ha avuto una nascita complicata: non se ne ricorda una uguale. E alla prima rappresentazione se ne son capite le ragioni. Nonostante le prove e le riprove, la rivista non filava ancora: di quelle cinque ore ai spettacolo, almeno una andava tagliata.
Lo è stata: e, rimesso quindi il giudizio a platee plaudenti, l'elogio numero uno va allo scenografo Gianni Ratto, fantasiosissimo, inventore di scene che hanno superato quelle che lui stesso fece per la Wandissima, e ai costumisti Costanzi e Soldati. Senza dimenticare la coreografa Gisa Geert che quei costumi, in quelle scene, mosse e colorò variamente in modo veramente superbo tanto che il pubblico, ha preferito questo lato dello spettacolo alle pur pregevoli gambe del balletto.
LE SHOW GIRLS sono state la novità di punta della nuova rivista che Galdieri ancora una volta ha scritto per il suo estrosissimo mimo. Totò ne ha fatto il rimedio dei terrori atomici e degli incubi dell’età moderna.
Quanto a Totò, inutile dire del suo successo, naturalmente. Tuttavia, l’abbiamo sentito in momenti migliori. La stanchezza per le molte prove ? Può darsi. Ma è più probabile che certa sua fiacchezza derivasse da una scarsa fiducia nel testo: il punto nero dello spettacolo, diciamolo francamente. A posteriori, abbiamo capito i motivi per cui Galdieri ha impedito recisamente a tutti i critici di assistere alle prove: prudenziale e giustificata misura. Da un autore come Galdieri certe battute, certi interi sketch, certi rimpolpettamenti di cose risapute, non ci si sarebbero mai aspettati.
ADRIANA SERRA, Diana Dei, Isa Barzizza e Elena Giusti hanno diviso il successo di Totò. Isa Barzizza era tutta camuffata in una castissima agghindatura ottocentesca, che nulla però le toglieva del suo fascino.
Ora dovremmo nominare tutti gli altri e altre che a molto più di una citazione avrebbero diritto. Ma come si fa ? In una rivista 1949 ci sono troppe cose: da Isa Barzizza a Elena Giusti a Flora Torrigiani a Leight Williams a Ginger Stuart a Franchini Cerchiai ad Adriana Serra e a tutte le altre bellezze, italiane e no, danzanti o cantanti o recitanti. Dal virtuoso Charlie Beal al coriaceo Riva, al Castellani, al Bruni ecc. ecc.
Per chiudere, un dato importante che riguarda il servizio Celere, dalla cui entità agli ingressi - è noto - si misura a Milano il successo di una grande rivista: Totò ha battuto la Wanda e Macario con otto agenti e un maresciallo di vantaggio.
Ivo Chiesa, «Settimana Incom Illustrata», anno II, n. 11, 12 maggio 1949
Ivo Chiesa, «Settimana Incom Illustrata», anno II, n. 11, 12 maggio 1949 |
Riferimenti e bibliografie:
Immagine tratta dal sito liaorigoni.it