ERAVAMO SETTE SORELLE

(1946)

Scheda dell'opera

Titolo originale Eravamo sette sorelle (1946)

  • Testo: Michele Galdieri e Aldo De Benedetti, commedia con musica
  • Regia: Oreste Bacoli
  • Coreografie: Bela Schuman
  • Interpreti: Totò, Mario Castellani, Tecla Scarano, Ermanno Roveri, Luisa Poselli, Mario Siletti, Delia Lodi, Maria Marchi, Gino Ravazzini, Magda Forlensa, Renée Danzi, Leonarda Bettarini, Conchita Meromonte, Mara Lopez, Lilo Davidnson, 4 Villi, Enzo De Felice, Umberto Spadolini, Federico Catoni, Carlo Sammartin, Giovanni Dolfini, Giulio Calò
  • Compagnia: Compagnìa Totò di Romagnoli
  • Prima rappresentazione: Roma, Teatro Quattro Fontane, 1 gennaio 1946

Sketch, quadri e notizie

Spunto narrativo: un gruppo di ballerine in un teatro di provincia si trova improvvisamente senza lavoro. In seguito ai racconti dell’anziana costumista Amalia, Lisa, una delle ballerine, rintraccia un ricco conte amato dalla donna in gioventù e con uno stratagemma riesce a farsi credere sua figlia.
Il conte Leone, uomo allegro e dal passato vivace, accoglie la giovane e con lei anche le sue sei compagne che sfruttando la stessa idea di Lisa, si fanno passare per sue figlie. Il figlio legittimo del Conte, il severo e serioso Leonardo, entomologo, sulle prime dubita della onestà delle ragazze poi innamoratosi di Lisa le accoglie come “sorelle”. Totò è il conte Leone. Legato a un personaggio e a una trama, peraltro del commediografo più famoso del genere “telefoni bianchi”, sembra perdere in vis comica.


Lo spartito musicale

"Buonanotte papà" (Galdieri-Bixio) dalla rivista teatrale Eravamo sette sorelle (1946)


Subito dopo aver girato Il ratto delle Sabine, Totò non si sente in grado di continuare con lo stesso tipo di spettacolo teatrale che ha portato in scena per cinque anni. Durante la guerra le riviste di Galdieri erano una sicurezza ma ora sono un campo minato di incertezze. Non più sicuro dei propri passi, Totò si rifugia nella più tradizionale commedia musicale.

Tratta dalla sceneggiatura di De Benedetti per il film omonimo, realizzato nel 1938, per l’interpretazione di Antonio Gandusio, in teatro la commedia viene presentata per la prima volta il primo gennaio 1946 al Teatro Quattro Fontane di Roma e quindi a Milano nel marzo dello stesso anno; non riscuote il successo sperato, in parte perché già nota a causa del film e in parte a causa dei teatri poco adatti. Totò, che la interpreta con Tecla Scarano e Mario Castellani, lamenta le maldicenze con cui il pubblico e l’ambiente teatrale accolgono la commedia, che, a suo dire, rendono difficile persino reperire la prima attrice. Mettere un piede nella prosa risponderà anche alle nuove esigenze di realismo ma la virulenza della maschera ne esce anestetizzata. Lo stesso giorno della prima, come già aveva fatto Galdieri, anche Aldo De Benedetti chiede all’avvocato della Compagnia di Totò, Renato Cogliati Dezza, di togliere il proprio nome dal cartellone, sostenendo che l’opera non è ben compiuta e sconsigliandone la sua presentazione.

Durante una replica di questo spettacolo, accadde che un bersagliere del Terzo Reggimento buttò dal loggione un piumetto; Totò fu lesto a raccoglierlo e a infilarlo nella bombetta, partendo poi alla carica sulla passerella inseguito dal resto del cast, sbigottito e ansimante; “la mia più felice e sfrenata improvvisazione”, come la definirà lui, diventerà il numero fisso di chiusura di tutti i suoi spettacoli. Ma è forse l’unico motivo per ricordare lo spettacolo: per Antonio de Curtis la tournée di Eravamo sette sorelle fu uno dei momenti meno felici della sua carriera teatrale. Nella foto, il piumetto applicato ad una delle tante bombette (conservato nel suo baule di scena).


Il piumetto da bersagliere

Nacque tutto il 1° gennaio 1946, durante la rappresentazione della rivista "Eravamo sette sorelle", di Galdieri e De Benedetti. Fu un bersagliere infatti che, preso da un entusiasmo incontenibile, al momento dell'uscita degli attori al termine dello spettacolo, lanciò sul palcoscenico il suo copricapo piumato. Facendo un cenno d'intesa con l'orchestra e raccogliendo e indossando il copricapo, Totò improvvisò la famosa marcia, introducendo così una novità che sarebbe durata per tutto il periodo in cui fece teatro: la sfilata finale al ritmo della marcia dei bersaglieri. Oggi il piumetto con relativa bombetta, è conservato da Federico Clemente nel baule di scena di Totò.


Il programma di sala


Così la stampa dell'epoca

Eravamo sette sorelle (1946) - Rassegna stampa

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«Il Popolo», 20 dicembre 1945

«Il Giornale del Mattino», 23 dicembre 1945

«Il Tempo», 22 dicembre 1945

«Il Giornale del Mattino», 23 dicembre 1945


Da qualche tempo la rivista -  autori ed interpreti - è andata accentuando il suo tono scurrile e sconcio da farci constatare che il penultimo gradino, quello che precede puramente è semplicemente il lupanare, è stato raggiunto. Gli autori non hanno più da mettere in moto estro e fantasia perché basta il carname delle ballerine a riempire i tradizionali due tempi: tutto il resto è superfluo. Ora constatare che degli autori abbiano ancora del buon gusto e della “politesse” e che affidino al loro ingegno anziché alle ballerine il successo di un copione è tale cosa «albo signanda lapillo», da dover citare per questa rivista, prima di ogni altro, Galdieri e De Benedetti. 

Il tono della rivista è in crescendo: incomincia a prendere quota un po' tardi, verso la fine del primo tempo, è il massimo si raggiunge con una poesia garbata e amarognola, indubbiamente di Galdieri, scritta con Grazia da una Tecla Scarano, a cui le prove hanno rubato tre quarti di voce, e che Ciò nonostante ha avuto la sua richiesta di bis in tutta la rivista. E questo ci sembra significativo. «Vino vinello - nacque una volta un bambinello - e nacque per redimere la gente - bimbo innocente»  e la gente, quella della platea della galleria, ad applaudire senza fine.

La seconda parte è quella più riuscita, e gli ultimi quadri si succedono spigliati, coloriti, vivaci. Totò e la Scarano - veramente brava - si dividono le maggiori fatiche. La Poselli è stata una piacevole sorpresa per le sue doti di danzatrice e la voce gradevole. Siletti, Castellani, Roveri, i “ fantasisti”  completano con un corpo di agili ballerine lo spettacolo che ha avuto applausi e ancora più ne avrà se sarà sfrondato qua e là. Tre ore e mezza sono troppe: si devono amputare almeno 45 minuti e mettere un tantino di... attenzione a Totò. 

Carlo Trabucco, «Il Popolo», 2 gennaio 1946


«Eravamo quattro sorelle» al Quattro Fontane

Galdieri può essere definito orma il "classico" del teatro vario italiano. Tutti i lavori di questo autore, infatti, sempre più belli nei dialoghi che nelle donne; sempre più ricchi di humor che di costumi; più vari per le loro massime che per le stesse scenografie; a lungo andare hanno costituito una specie di "prima linea" della rivista e della commedia musicale nostrana.

Totò, anche stavolta, è il suo fedele interprete e ancora una volta bisogna registrare il pieno successo di questo collaudato binomio. Tecla Scarano è nella parte di una "sarta qualunque", parte che crediamo scritta per altra attrice; e, a dispetto della bionda titnura del belletto, se la cava con molto successo.

I ruoli di fianco sono bravamente sostenuti da sette pepate ragazze, a cui è da aggiungere un'ottava, Laura Poselli, che ci ha veramente sorpreso per la sua completezza. Le coreografie, di grande effetto, sono di Bela Schuman. Buono il corpo di ballo. Teatro esaurito.

«Il Tempo», 2 gennaio 1946


Dopo i soliti rinvii di rito ha debuttato ieri la compagnia Totò in modo veramente trionfale. Infatti abbiamo finalmente potuto assistere ad uno spettacolo completo nel vero senso della parola: intelligenza, buon guato, eleganza comicità e sfarzo, il tutto fuso ed armonizzato in modo veramente encomiabile. Non sappiamo perciò da chi cominciare le lodi, se dagli autori Gaidieri e De Benedetti che sono riusciti a creare un copione completamente diverso dai soliti zibaldoni di quadri sconnessi, o dal regista Biancoli che vi ha profuso il suo ben noto buon gusto, oppure dalla fitta schiera di bravissimi attori capeggiati da Totò, che ancora una volta si è dimostrato Il miglior comico che noi possediamo, e da Tecla Scarano attrice anche lei tra le più sensibili che il teatro di rivista possegga. Vanno inoltre ricordati la Porelli, La Lodi, la Davidson, il Raveri, il Castellani, il Clienti e tutti gli altri compresi il maestro Fragna, lo scenografo e il bozzettista che hanno sensibilmente contribuito al accesso dello spettacolo le cui repliche si annunciano numerose.

«Il Momento», 3 gennaio 1946


Finalmente è stata varata questa bella commedia musicale in due tempi, preannunclata da oltre dieci giorni. Ancora una volta Michele Galdierl, Ziegflld, partenopeo e parigino, ha riportato, in collaborazione di Aldo De Benedetti, un calorosissimo e meritato successo. Vi ha disperso naturalmente il frutto del suoi vagabondaggi poetici e tutta la sua inesauribile vena di comicità lacrimosa. 

Un pubblico numeroso ha salutato entusiasticamente Totò ed il ritorno di Tecla Scarano, sempre ottima attrice. Fra tutti gli altri bravi attori della compagnia particolarmente festeggiata la vivace Luisa Poselli. Intelligente ed attenta la regia di Biancoli. I motivi del maestri Barberia e Danzi hanno completato il grosso successo. Si replica da oggi. 

Vice, «Italia Nuova», 3 gennaio 1946


 

Anche questa volta, come per quasi tutte le riviste, « tanto tuonò che piovve ». E fu, quella di ieri sera, dopo una brevissima sfuriata di temporale, una pioggerellina mite mite, di metro un po' monotono forse, ma garbata, discreta, rallegrata perfino da un’ala d'arcobaleno in forma d'alcuni quadri di disegno fiabesco. 

Tutto lo spettacolo del resto, ha un andamento di fiaba: fiaba per adulti, quasi musicale, con inutili appendici di rivista. Il pubblico gli ha fatto le più liete accoglienze, applaudendo con acceso entusiasmo le evoluzioni marionettistiche di Totò, Tecla Scarano, Luisa Poselli, Della Lodi, Ermanno Roveri e gli altri, tutti assai bravi. Da questa sera lo repliche. 

«La Tribuna del Popolo», 3 gennaio 1946


Tratta da un vecchio film che, se non sbaglio, ebbe a protagonista Gandusio, questa commedia musicale ha il difetto di dilungarsi troppo in scene dialogate senza brio né inventiva, per raccontare l'avventura di sette ballerine le quali, rimaste senza lavoro, si fanno passare per figlie naturali di un conte che in gioventù ebbe molte avventure e che non esita ad accoglierle nella propria villa. La storia di per sé piuttosto incolore si svolge lenta e lineare, senza altre trovate da quelle che Totò riesce ad aggiungere qua e là con le sue risorse comiche. Ma non appena abbandona il dialogo per sfruttare gli ingredienti propri della rivista (canzoni, balletti, cori, coreografie), lo spettacolo si ravviva, si colorisce, si fa piacevole e leggiadro. Totò è un protagonista spesso esilarante: ma la sua vena buffonesca, legata alle esigenze di una trama e di un personaggio, s'impoverisce; cosicché le irresistibili lepidezze con cui sa di solito divertire il suo pubblico, perdono alquanto di efficacia e di sapore, allo stesso modo di quanto accade nei film. Comunque è lui che tiene su lo spettacolo stando in scena quasi ininterrottamente dal principio alla fine [...]

e.c., (Ermanno Contini), «Il Giornale del Mattino», 3 gennaio 1946


Col treno degli ambasciatori è arrivata la Compagnia di Totò

Per quanto ordinario, il treno da Roma atteso per questa mattina alle 8.51. ed arrivato con una ventina di minuti di ritardo, era un treno speciale. Speciale per la sua composizione e per la qualità del passeggeri, che non poteva essere più eterogenea. Dalle quattro vetture di testa, ristorante e vagoni letto, non è sceso quasi nessuno; le tendine sono rimaste quasi tutte chiuse, e solo dietro i cristalli di alcuni finestrini è apparso qualche viso assonnato e grave; la sezione del treno è poi stata staccata per la manovra di agganciamento all'Oriente Espresso, in partenza più tardi. Gli sportelli delle, altre vetture si sono invece spalancate d'impeto, e una piccola folla di viaggiatori ne è scesa, gaia e rumorosa, in maggioranza di belle figliuole impellicciate, con seguito di cagnolini abbaianti e copioso carico di valigie.

La stazione si è animata di colpo e si sono uditi anche applausi all'indirizzo di un signore che pareva a capo della strana comitiva. Il treno recava infatti nelle prime velature una trentina di diplomatici italiani, consoli generali e addetti consolari di diversi gradi recentemente nominati, e che l'Oriente Espresso recherà a Parigi, donde ciascuno ripartirà per la rispettiva destinazione ed uno raggiungerà addirittura l'Argentina. Il gaio sciame disceso a Milano era composto dalla Compagnia di riviste di Totò, che domani sera inizierà le sue rappresentazioni al Teatro Lirico. C'era la bazza del capocomico e c'erano Tecla Scarano, Delia Lodi, Luisa Poselli, Ermanno Roveri, Mario Castellani, Lino Davidson, il maestro d’orchestra Armando Fragna, nonché la schiera delle ballerine. C'era pure Oreste Blancoll il regista e presentatore. Ma non risulta che durante il viaggio egli abbia fatto le presentazioni della Compagnia ai viaggiatori delle vetture di testa i personaggi. della diplomazia.

«Corriere della Sera», 31 gennaio 1946


Al Lirico - Eravamo sette sorelle

A teatro esaurito ha iniziato le sue rappresentazioni la Compagnia di Totò con la commedia musicale «Eravamo sette sorelle» di Aldo De Benedetti e Michele Galdieri, regia di Oreste Biancoli. Lo spettacolo ad andamento di rivista ha ottenuto vivissimo successo specialmente nella prima parte; nella seconda qualche lungaggine e qualche motivo risaputo hanno sollevato qualche contrasto. Totò, festeggiatissimo, ha sfoggiato la sua caratteristica comicità in una parte di inguaribile conquistatore, dal cui passato emergono ben sette figlie, posticce, naturalmente, che tali si sono promosse altrettante ballerine di una compagnia di operette disciolta. Applausi vivissimi sono pure toccati a Tecla Scarano, Delia Lodi, Luisa Poselli, alla Davidson, al Ravazzini. La divertente commedia è accompagnata da piacevoli musiche.

«Corriere della Sera», 1 febbraio 1946


«La Stampa», 3 marzo 1946


MEDIOLANUM - La Compagnia di Totò ha iniziato ieri le sue rappresentazioni con la sua Compagnia con la rivista "Eravamo sette sorelle" di De Benedetti e Galdieri, musica di diversi autori, regia di O. Biancoli. Lo spettacolo ha rinnovato il suo successo e Totò è stato assai festeggiato assieme a Tecla Scarano, alla Porelli, al Ravazzini, alla coppia Brani-Valenti e agli altri esecutori.

«Corriere della Sera», 19 marzo 1946


«Il Lavoro», 22, 23 e 24 marzo 1946


La prima di Totò

A teatro esaurito si sono iniziate le rappresentazioni della Compagnia di Totò con la commedia musicale «Eravamo sette sorelle». Nello spettacolo. che ha un andamento di rivista, Totò con le sue risorse claunesche inesauribili, con il suo solito e incessante gettito di lazzi a di battute, fa la parte di un seduttore incorreggibile, che dai passati amori ha avuto ben sette sorelle, tutte ballerine in una compagnia di operette ormai fallita. Voi immaginate benissimo come in una storiella simile, il celebre comico abbia avuto modo di prodigarsi e quanti applausi abbia riscosso dal pubblico. Approvazioni vivissime sono anche toccate ai suol collaboratori.

«Il Lavoro», 25 marzo 1946


Questa, sera, alle ore 21, la Compagnia di Totò presenterà : Eravamo sette sorelle, commedia musicale in due tempi. Totò manca ormai da diverso tempo da Parma e l'attesa per questo suo spettacolo è veramente viva. Ci auguriamo che Eravamo sette sorelle venga presentata nell’edizione originale senza tagli e riduzioni «ad usum... provinciae».

Lo spettacolo verrà ripetuto domani sera alle ore 21.

«Gazzetta di Parma», 3 aprile 1946


A Totò dobbiamo molto di più che non semplice ammirazione, per quanto profonda, a Totò dobbiamo della riconoscenza per averci risollevato, ed era ora, in attimo dal grigiore quasi tradizionale della rivista italiana d’oggi.

Sono bastati pochi gesti meccanici di un'eloquenza tutta meridionale, un sorriso cavallino aperto sopra il mento incredibilmente proteso, e un po' di quel suo umorismo che torna, direi, alle fonti dell’umorismo vero, alla irresistibile verve di Petrolini, all’umorismo, se così si può dire, classico, soffuso di malinconia nei tratti in contrapposto alle situazioni più comiche, per dare al pubblico la conferma di trovarsi di fronte a un grande attore comico.

Poi, via via che sul canovaccio di «Eravamo sette sorelle» (commedia che tutti ricorderanno nell’edizione cinematografica di non disastrosa memoria), Totò ha modo di spiegare i toni mute voli del suo repertorio di mimo finissimo e, soprattutto, intelligente si rivela il vero artista finito, convincente, e non il mestierante più o meno incallito, più o meno abile.

Per tre ore il filo invisibile del suo umorismo lega tutti gli spettatori al palcoscenico e alla passarella senza interruzioni, dal principio alla fine, in un crescendo di ammirazione culminante in instancabili applausi e numerosissime chiamate.

Intorno a Totò tutti gli altri sono perfettamente al loro posto, ballerine, ballerini e seconde parti, e tutti vanno lodati in blocco. Inutile aggiungere di più: lo spettacolo di ieri sera è stato senza dubbio il migliore del genere che si sia visto da molto tempo a questa parte e dio sa se al nostro Regio sono passati (e molte volte anche caduti) pochi attori di riviste che oggi vanno per la maggiore.

esse, «Gazzetta di Parma», 4 aprile 1946


«L'Espresso», 22 giugno 1946


«Cinesport», 26 giugno 1946


Galleria fotografica


Ricostruzione delle rappresentazioni della rivista nelle varie città italiane


TITOLO DELL'OPERA

TAPPE

Eravamo sette sorelle

Commedia musicale di Michele Galdieri e Aldo De Benedetti

Compagnìa Totò di Romagnoli

Roma, Teatro Quattro Fontane, 24 dicembre 1945 - 27 gennaio 1946

Milano, Teatro Lirico, 31 gennaio - 25 febbraio 1946

Torino, Teatro Carignano, 3-14 marzo 1946

Milano, Teatro Mediolanum, 18-24 marzo 1946

Genova, Teatro Augustus, 25-31 marzo 1946

Parma, Teatro Regio, 3-4 aprile 1946


Riferimenti e bibliografie:

  • "Quisquiglie e Pinzellacchere" (Goffredo Fofi) - Savelli Editori, 1976
  • "Tutto Totò" (Ruggero Guarini) - Gremese, 1991
  • "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
  • "I film di Totò, 1930-1945: l'estro funambolo e l'ameno spettro" (Alberto Anile), Le Mani-Microart'S, 1997
  • "Totò partenopeo e parte napoletano", (Associazione Antonio de Curtis), Marsilio Editore 1999
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
  • «Il Popolo», 20 dicembre 1945
  • «Il Tempo», 22 dicembre 1945
  • «Il Giornale del Mattino», 23 dicembre 1945
  • Carlo Trabucco, «Il Popolo», 2 gennaio 1946
  • «Il Tempo», 2 gennaio 1946
  • «Il Momento», 3 gennaio 1946
  • Vice, «Italia Nuova», 3 gennaio 1946
  • «La Tribuna del Popolo», 3 gennaio 1946
  • e.c., (Ermanno Contini), «Il Giornale del Mattino», 3 gennaio 1946
  • «Corriere della Sera», 31 gennaio 1946
  • «Corriere della Sera», 1 febbraio 1946
  • «La Stampa», 3 marzo 1946
  • «Corriere della Sera», 19 marzo 1946
  • «Il Lavoro», 22 - 24 marzo 1946
  • «Il Lavoro», 25 marzo 1946
  • «Gazzetta di Parma», 3 - 4 aprile 1946
  • «L'Espresso», 22 giugno 1946
  • «Cinesport», 26 giugno 1946