Tuttototò - Il tuttofare
Scheda del film
Regia : Daniele D'Anza - Soggetto : Antonio de Curtis, Bruno Corbucci, Michele Galdieri - Sceneggiatura : Antonio de Curtis, Bruno Corbucci, Michele Galdieri - Fotografia : Marco Scarpelli - Scenografia : Giorgio Aragno - Musica : Gianni Ferrio - Montaggio : Sergio Muzzi - Produzione : Aldo Pace per la BL Vision, Roma Prima trasmissione Rai: Programma nazionale, 10 maggio 1967 - Durata: 50 minuti
Interpreti e personaggi: Totò (Rosario De Gennaro detto Lallo) - Mario Castellani (Camillo,il parrucchiere) - Cesare Gelli (l'impiegato all'ufficio di collocamento) - Corrado Olmi (l'impiegato all'ufficio di collocamento) - Antonella Steni (la signorina Mary) - Gisella Sofio (la contessa) - Giuseppe Anatrelli (il conte) - Dory Dorika (la grassona) - Gino Ravazzini (suo marito) - Altri interpreti : Annabella Cerliani, Vittoria De Silverio, Anna Maria Improta, Gualtiero Isnenghi.
Soggetto, Critica & Curiosità
E' uno degli special televisivi girati da Totò nel 1967, andato in onda su quello che allora si chiamava Programma Nazionale RAI il 10 maggio 1967, alle ore 21. Al soggetto e alla sceneggiatura di Sergio Corbucci e Michele Galdieri collaborò anche il comico, riproponendo lo sketch de Il parrucchiere per signora tratto dalla rivista Bada che ti mangio di Michele Galdieri, poi riproposto a colori ne Il più comico spettacolo del mondo. L'ascolto fu di 16 milioni di ascoltatori. Il tuttofare Rosario De Gennaro, detto Lallo (Totò), si presenta da un parrucchiere per signora (Mario Castellani) offrendosi come aiutante, pur non sapendo nulla di quel mestiere. Nascono così molteplici equivoci e situazioni comiche surreali, ma di gusto non del tutto deteriore. La recitazione è, per così dire, automatica e sintonizzata sul canale del puro e semplice recupero dell'antico sketch, che viene riproposto in bianco e nero al pubblico televisivo italiano con qualche sempliflcazione.
Totò è in grado di comunicare con persone che parlano le più varie lingue, anche extraeuropee, come l’arabo (Noi duri) e il cinese, (Totò di notte, quando non capisce, spiega: «Questo parla il dialetto, io ho studiato la lingua! Non ho capito una parola»). Nel Tuttofare, dopo aver dato cattiva prova della propria familiarità con il francese all’impiegato dell’ufficio collocamento, si riscatta asserendo di conoscere quattro lingue: il napoletano, il siciliano, il cinese e il giapponese.
L'incerto possesso delle lingue straniere - e in questo caso del dialetto - così come dei registri più formali dell’italiano, non è mai per Totò un buon motivo per astenersi dal loro uso. Con una buona dose di disinvoltura e un istinto al plurilinguismo che ha le sue radici nell’umorismo dell’avanspettacolo e della rivista, i suoi personaggi si lanciano nel dialogo poliglotta sia per motivi strettamente pratici, come la comunicazione con gli stranieri (o presunti tali) sia per accrescere il proprio prestigio. Quasi tutte le figure a cui dà vita amano fare sfoggio di espressioni straniere più o meno improprie, ma non riescono mai a dimostrare un’effettiva competenza nelle rispettive lingue.
Totò, all’ufficio collocamento, dichiara di saper parlare il francese e lo dimostra seduta stante:
[Totò] - Io a Parigi vago spiss, oui... Pas... pasco... pas... pa...
[Impiegato] - Parce-que.
[Totò] - Parce-que... parché je tengo una zia, zia Nicol, zia Nicolette, la vedove... oui, elle est vedove... pas... pasque le moro le mari, oui, le mari le moro, oui, le moro. Vous savez... vous voulez savoir pasco le mari le moro?
[Impiegato] - Parce-que!
[Totò] - Parce-que le mari le moro? Ve lo dico subìt, tout de suite! Un journe il er’ malat, se sentiva poco bben’. Andò in una farmacia e comprò un licu-id de lassative. N’est-ce pas? Andò à la maison e après mez’or si tranguiò le licu-id, se miz dans le lit e schioppo.
Secondo appuntamento, questa sera alle 21, con Totò, protagonista dell'episodio «Il tuttofare». Con Totò vedremo Mario Castellani, Antonella Steni e Gisella Sofio. La regia è di Daniele D'Anza. In questo telefilm viene sviluppato il famoso sketch «Il parrucchiere per signora» tratto dalla rivista «Bada che ti mangio» di Galdieri e dello stesso Totò. L'attore vestirà i panni di Piazza Ascoli Piceno: Piazza è il cognome, Ascoli Piceno è il curioso nome impostogli dal padre capo-stazione. Pur di lavorare Totò, alias Piazza Ascoli Piceno, è disposto a fare qualunque mestiere, e accetta di buon grado tutto quello che gli propone l'ufficio di collocamento. Lo vedremo perciò fare anche la balia asciutta. Alla fine viene assunto da un parrucchiere per signora, e si può bene immaginare le buffe cose che combina.
«Il Messaggero», 10 maggio 1967
«L'Unità», 10 maggio 1967
Secondo appuntamento con Totò protagonista del telefilm Il tuttofare dove viene sviluppato un famoso sketch, quello del parrucchiere per signora, tratto dalla rivista di Michele Galdieri e dello stesso Totò «Bada che ti mangio», rappresentata nel 1949. Per circa sette anni Galdieri, scomparso anche lui di recente, scrisse una serie di copioni di successo per l'attore napoletano, tra i quali ricordiamo Volumineide, Che ti sei messo in testa, Orlando curioso, e la prolifica collaborazione tra i due segnò un notevole rilancio del teatro leggero negli anni immediatamente seguenti alla fine della guerra.
Lo stile garbato di Michele Galdieri, il tono farsesco e satirico delle sue riviste, in una con il suo spiccato senso dello spettacolo concepito come un tutto armonico, funzionale e coordinato. legavano a meraviglia con la comicità straripante e aggressiva di Totò, sicché si può dire che raramente un binomio autore attore ebbe vita tanfo lunga e fortunata e seppe cogliere le più vaste simpatie della platea. Il telefilm di ieri sera, culminato nella esilarante trasformazione di Totò in parrucchiere per signora (benché siano stati tolti alcuni risvolti e talune improvvisazioni mimiche dell'attore piuttosto piccanti, la famosa scenetta era ancora abbastanza valida e saporita), ha del resto confermato il felice matrimonio scenico tra i due illustri personaggi.
Il regista Daniele D’Anza, anche questa volta, come nell'episodio della settimana scorsa, ha assecondato l’estro impareggiabile di Totò, seguendolo nelle evoluzioni, talvolta impreviste, della sua pirotecnica comicità.
«Il Messaggero», 11 maggio 1967
Farsa e dramma, iersera, alla «TV». Nel primo canale c'era infatti l’omaggio a Totò, cui viene dedicata un’intera serie, e nel secondo i due tempi di Gian Francesco Luzi: «Pollice alzato? Pollice verso?». Di Totò si è veduto «Tuttofare», uno sketch tratto dalla rivista «Bada che ti mangio», scritta da Michele Galdieri nel lontano 1949 in collaborazione con lo stesso attore, e rimanipolata poi per lo spettacolo televisivo. Un’oretta — è quasi superfluo precisarlo — di continue peripezie comiche, lungo il cui percorso Totò, messosi alla ricerca di un lavoro qualsiasi, dà un piccolo saggio delle sue virtù. Tuttavia, se il ricordo dell’attore napoletano da poco scomparso ha da continuare di questo passo, esso rischia di non fare un gran servizio alla sua memoria.
«Il Piccolo di Trieste», 11 maggio 1967
La seconda puntata di Tutto Totò, antologia ideale del grande attore comico, ha dimostrato. con una certa brutalità, che le dimensioni, i tempi del palcoscenico e del piccolo schermo possono essere inconciliabili e che tale inconciliabilità si manifesta più forte in quello che è generalmente considerato un genere minore, il varietà. Spiace che a fame le spese sia stato stavolta un interprete, anzi un inventore irresistibile come Totò, il cui talento non è ovviamente in gioco, tanto il Totò sfuocato che abbiamo visto ieri sera sui teleschermi era lontano dal vero Totò. che esplodeva alla ribalta nello stesso sketch dell'improvvisato coiffeur pour dames, presentato nella rivista di Galdieri «Bada che ti mangio» e per l'occasione dilatato (e diluito) ne Il tuttofare, versione TV di De Curtis, Galdieri e Corbucci.
Per quanto ricordiamo, tipico del comico napoletano era di riempire tutto lo spazio della rappresentazione, senza lasciare il più piccolo vuoto o interstizio, rammagliando con la sua energia espressiva anche i testi e le situazioni più frusti. Ieri sera in TV avveniva il contrario: Totò si sperdeva continuamente nei «buchi» dello sketch, che aveva allargato troppo le sue maglie: tanto è vero che i tempi» teatrali sono altra cosa da quelli televisivi e che una scenetta perfetta sulla distanza della mezz’ora, si spappola se tirata a forza fino all’ora. Nemmeno qualche timida trovata di regia Daniele D’Anza poteva nascondere questa verità
«Corriere della Sera», 11 maggio 1967
Riferimenti e bibliografie:
- "Totò, un napoletano europeo" (Valentina Ruffin), Ed. Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1996
- Raiplay.it
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- L'Unità
- Il Piccolo di Trieste
- Il Messaggero
- Corriere della Sera
- Corriere d'Informazione