MILLE E UNA DONNA

(1927-1928)

1920 Mille e una donna

Scheda dell'opera

Titolo originale Mille e una donna

  • Testo: Ripp (Luigi Miaglia), Bel Ami (Anacleto Francini), rivista in 3 atti e 16 quadri
  • Interpreti: Totò, Isa Bluette, Angela Ippaviz, Anita Orizona, Renata Altieri, Minnie Lises, Mario Castellani, Anna Castellani, Alfredo Orsini, Elsa Ferri, Galliano, Alba De Rubeis, Dino Lugara, Corrado Baldini, Carlo Ciprandi, Luigi Consalvo, Adriano Marchetti, Umberto Fronzi, Antonio De Rubeis, Lea Dafnis, Eugenio Testa, Braccony, Rigol's
  • Musica: Maestri Luigi Rizzola, Umberto Fasano e Armando Fragna
  • Compagnia: Compagnia di Isa Bluette

Sketch, quadri e notizie

Vicolo (parodia della canzone Vipera), Il bel Ciccillo, Paraguay, Se fossi ricco, Cane e gatto, Il gagà, Biondo corsaro, Otello, l'Asino, Capostazione, Il Futurista, Bajadera, Principessa Czarda, Il tango delle Mammole, Le Canzoni, Il piacere dell'amore, Si chiamava Astridi, Il charleston, Babilonese, Rumenia, Funerale del Tabarin, Salammbò, La giarrettiera.


La rivista, a differenza delle altre, non è una novità ma è una ripresa di un’edizione precedente: vi compaiono insieme a Totò, il "ballerino" Mario Castellani e Anna Castellani, oltre naturalmente a Isa Bluette. Viene segnalato lo sketch «Otello», già nel repertorio di Petrolini e De Marco.

Verso la fine dell’estate del 1927 si trova a Milano anche il torinese Erminio Macario, quattro anni più giovane di Totò e leggermente più avanti di lui nella carriera; è impegnato nelle repliche della rivista «Madama Follia» di Ripp e Bel Ami, recitata in coppia con Teresa Ferrero in arte Isa Bluette, ma medita di lasciare la compagnia per andare a formarne una con Titina (che non è la sorella di Eduardo e Peppino De Filippo ma una ex bambina prodigio, allora molto famosa, all’anagrafe Tina Cocchia). Macario viene quindi sostituito con Riento e successivamente con Totò.

il 25 gennaio 1928, Totò venne chiamato a sostituire l’attore Eugenio Testa - che si era improvvisamente ammalato - e debuttò alla Sala Umberto di Roma con la Compagnia Isa Bluette, diretta da Achille Maresca, in «Madama Follia» di Luigi Miaglia (in arte Ripp) e Anacleto Francini (in arte Bel Ami), nella quale recitavano appunto Isa Bluette e Mario Castellani, che sarà poi la spalla di Totò in cinquantasette film. Bisogna rilevare che era stato Macario a fare il nome di Totò, proponendolo alla compagnia Maresca n. 2.


Così la stampa dell'epoca

"Mille e una... donna" rivista di Ripp e Bel Amì al Del Verme

L’esordio della Compagnia d'operette e riviste Maresca non è stato, ieri sera, molto fortunato. Un ritardo nell’arrivo dei materiali scenici ha costretto la Compagnia ad iniziare lo spettacolo un’ora dopo quella consueta. A mezzanotte finiva il secondo atto e gran parte del pubblico ha rinunciato ad ascoltare il terzo.

L’ora tarda e il saggio offerto dai primi due atti consigliavano il ritorno a casa. Nella vasta sala del Dal Verme lo spirito della rivista non raggiungeva il suo effetto e gli sforzi degli autori e degli esecutori per suscitare una continua ilarità riuscivano raramente nel loro intento. I quadri che si sono susseguiti non hanno offerto vivacità di trovate e sorprese d’invenzioni. Né in special modo lodevoli ci sono parse lo scene e i costumi. La Compagnia numerosa e sicura ha ballato, cantato, recitato con brio. La Ippaviz, la Gloria e l'Orsini sono stati applauditi spesso. La cronaca nota tre chiamate al primo atto e altrettante agli altri, ma con contrasti. Anche parecchi quadri hanno suscitato applausi.

«Corriere della Sera», 4 marzo 1927


1927 07 02 Il Popolo di Trieste Mille e una donna intro

Dunque stasera, alle 21, la Compagnia del cav. Achille .Moresca inizia le sue rappresentazioni con la grandiosa rivista: «Mille... e una donna», 3 atti e 16 quadri di Ripp e Bel Ami. Leggendo il programma, apprendiamo che Angela Ippaviz, la meravigliosa «soubrette» fatta di fuoco e di elettricità, attraverso i sedici quadri della rivista ci farà conoscere una serie di interessantissime creature : la stella di Hollywood, Dora, Ileana, la violetta di Parma, l’educanda, Cristiano, Clitennestra o Dolly...». Lia Orsini apparirà in altrettante svariate creazioni: «La stella di Los Angeles, la portatrice d’acqua, la mammola, la marchesa Gigolette, Salambò, la Giarettiera, il ventaglio e la regina della moda...».

Alfredo Orsini, per questa volta, in mezzo a tanta varietà, si accontenterà di essere... «Gaetano il conquistatore», mentre Erminio Macario (l’artista destinato a diventare l’idolo del pubblico triestino), come prima dimostrazione del suo vivo ingegno e della sua multiforme personalità artistica, tanto per non essere da meno degli altri, si presenterà sotto i più... complicati aspetti : all’inizio dello spettacolo, lo vedremo nelle sembianze di Petrolini, poi (ma chi si vede!?) si trasformerà nello «sposo della Tetrazzini; un passo più avanti, lo incontreremo... come un'illibata modistina di Bucarest; successivamente, tanto per cambiare genere, egli assumerà le sembianze di... un pescecane delle guerre puniche, del famoso cassiere Zerbini, dello Tzigano del tabarin e... chi più ne ha, più ne metta!. Ma non solo gli «assi» della' Compagnia avranno... un così mutevole aspetto: pure Alba de Riibeis (chi non la ricorda in «Clo-Clo»?) ci presenterà i tipi più strani di questo e di quell'altro mondo; e così il rubicondo De Rubeis, il comicissimo Lugara, l’inesauribile Marchetti e tutti gli altri. Fra i vari personaggi più o meno illustri, vedremo agitarsi al proscenio... Pitagora, Gandusio, Esope, Valentino, Girardengo, Musco, Rachele....

Uno spettacolo allegro, insomma, e un umorismo puro, classicamente italiano, così che tutto il pubblico, questa volta, potrà ridere di gusto, non per... spirito di emulazione, che gli artisti tutti parlano il più sonante italiano.

Ancora due parole : per questa rivista, la Compagnia presenterà cinquecento costumi originalissimi, un vero tesoro di «bijoutteries» (qui ci vuole il francese), scenari e velari ricchissimi e... una batteria di cinquanta tornitissime caviglie. Direttore d’orchestra, uno specialista della rivista: il m.o Armando Fragna.

«Il Popolo di Trieste», 2 luglio 1927


Quando Achille Marasca, col suo fino intuito d’uomo nato e vissuto sul teatro, avvertì una certa stanchezza nei pubblici per gli spettacoli d’operetta ed un paleso orientamento del gusto verso, quelle forme nuove, più varie, più brillanti che si riassumono nella «rivista», dette un deciso colpo di timone alla sua brava barca piena di ottimi artisti, di graziose donnine, di bellissimi costumi e di ricchi scenari... ed anziché navigare nello acque solite dell'operetta, si lanciò arditamente su quelle più mosse « più spumeggianti della rivista. Nel fare il gran passo, tentando per primo in Italia la «rivista» in grande stile, egli si disse però che non conveniva imitare quel che nello stesso campo si faceva in altri paesi, reclamando il gusto del pubblico nostro qualche cosa di diverso: la parte coreografica e scenica, la festa degli occhi insomma, in prima linea, sì: ma anche un filo pur tenue che legasse fra loro, nella vertiginosa successione i quadri, e una certa azione e un po’ di dialogo e soprattutto molta comicità. 

In «Mille e una... donna» di Ripp e Bel Ami — che sono i più quotati creatori del genere in Italia — abbiamo veduto iersera una felice realizzazione di questo tipo simpatico, brillante e quanto mai divertente, di rivista italiana. E lo spettacolo — tutto brio, musiche vivacissime, costumi sfarzosi, giochi di luce, velari pittoreschi e folleggiare di suggestive femminilità — ha avuto il successo più completo, manifestatosi in continui calorosi applausi e in molte richieste di bis, fra cui quelli di tutti e tre i riuscitissimi finali. 

La Compagnia Marasca, presentandosi in «Mille e una... donna», si è riconfermata quell’eccellente complesso che, ormai ogni estate il nostro pubblico è abituato a risalutare con tanta simpatia sulle sceno della Fenice. E infatti anche ieri, salutando con fervidi applausi il ritorno di Angela Ippaviz, Lia Corsini, Alfredo Orsini od altre care conoscenze, al loro primo apparire, gli spettatori hanno dimostrato il loro particolare gradimento. Un’ottima Compagnia d’operette non poteva non riuscire anche un’ottima Compagnia di riviste, e non solo per la ricchezza degli allestimenti e l’affiatamento, ma anche por il valore dei singoli interpreti. 

Angola Ippaviz si è rivelata una vivacissima «vedetta» della rivista italiana ed ha avuto il successo personale più brillante. Aggraziata nel canto, piena di brio e di eleganza, danzatrice eccezionale, questa giovane artista nostra — che abbiamo seguita nella sua costante ascensione sempre più spigliata e più matura —ci è apparsa ora nella piena forma di tutte le sue non comuni qualità di «soubrette» di primo ordine. Ammirata o festeggiata in tutte le suo graziose creazioni o nelle sue scapigliate danze, ella ha sfoggiato superbe «toilettes» ed è stata un’animatrice preziosa della scena. Vivo successo è arriso pure a Lia Corsini, altra briosissima artista nostra, elio in tutte le sue eleganti apparizioni ha portato una nota di brillante e suggestiva personalità. Una caratterista, come ve ne son poche, s'è riconfermata Alba De Rubeis, che della «Tetrazzini» ha schizzato una caricatura godibilissima e che ha sollevato in tutte le scene la piu schietta ilarità. 

Che dire di Alfredo Orsini, comico tra i prediletti del pubblico nostro? Nella rivista egli si è rivelato perfettamente a posto e durante tutto lo spettacolo, conquistatore... di 1001 donne, ha avuto campo di mettere in rilievo lo sue doti di comicità finissima, ma non perciò meno irresistibile. Immediato, calorosissimo è stato il successo di Erminio Macario, il comico-grottesco per eccellenza, geniale creatore di macchiette, suscitatore continuo di ondate d’ilarità. Ma faremmo torto anche agli altri se non li ricordassimo: l’inesauribile Lugara, il comico De Rubeis, l’ottimo Marchetti, il Furlai, il Barzacchi. 

Fa corona agli interpreti principali tutto uno sciame di giovani e graziose danzatrici — una trentina — che nei magnifici costumi (oltre cinquecento) della rivista, danzando armoniosamente in scena o sgambettando gaiamente sulla passerella che corre intorno all’orchestra, si sono fatte ripetutamente ammirare e applaudire. E vivo consenso d’approvazione ha avuto anche l'ottima orchestra che, sotto la vivida e brillante direzione del maestro Umberto Fragna, ha riempito l’atmosfera della rivista di musiche gaie, moderne, piacevolissime. 

«Mille e una... donna» si replica oggi tanto alle 16 che alle 21. E dopo il successo di ieri, avrà certamente molte repliche. 

«Il Popolo di Trieste», 3 luglio 1927


Nelle due rappresentazioni di ieri «Mille e una... donna» — la brillantissima rivista messa in scena con tanto sfarzo e tanto brio dalla Compagnia del cav. Achille Maresca — ha avuto pienamente confermato il vivo successo di sabato. Infatti scrosci di applausi hanno accolto i quadri più ricchi, più eleganti e suggestivi, mentre risate fragorose hanno sottolineato le scene comicissime, di cui la spiritosa rivista di Ripp e Bel Ami è così ricca. Fra i quadri più ammirati ricorderemo ; le «toilettes» della donna elegante, la bellezza dei costumi nella divertentissima scena di «Salammbò», il suggestivo finale del primo atto, quello attraentissimo del secondo e lo sfarzoso quadro di chiusura della rivista. Belle scene comiche piacquero soprattutto la caricatura dello sposino della Tetrazzini e l’originalissimo Funerale di Tabarino.

Angela Ippaviz, spigliata ed elegante come sempre, l’attraente Lia Corsini, la comicissima Alba De Rubens, Palma de Santi, nonché Alfredo Orsini, festeggiatissimo, il Macario, che ormai ha tutte le simpatie del pubblico, De Rubeis, Bogara, Marchetti, Furlai e gli altri tutti recitarono, cantarono e danzarono con quel buon umore e quella vivacità die sono le caratteristiche indispensabili della rivista e che appunto rendono così gaia e dilettosa «Mille e una... donna». E vivissime feste s’ebbero tutti, insieme al maestro Fragna, animatore brillante quanto mai dell’orchestra. Ammiratissimi gli originali costumi e molto applaudite le «girls» e le ballerine nelle loro continue attraenti trasformazioni.

Anche oggi replica di «Mille e una... donna», alle 21.

«Il Popolo di Trieste», 4 luglio 1927


1927 07 05 Il Popolo di Trieste Mille e una donna intro

«Il Popolo di Trieste», 5 luglio 1927


1927 07 06 Il Popolo di Trieste Mille e una donna intro

«Il Popolo di Trieste», 6 luglio 1927


Le repliche di «Mille e una... donna» al Fenice.

Vivissimo successo anche ieri al Fenice deila brillante rivista di Ripp e Bel Amì «Mille e una... donna».

Numeroso pubblico applaudì con viva simpatia tutti gli interpreti principali e gustò l’esecuzione piena di slancio. Applauditi in particolar modo Angela Ippaviz, Lia Corsini, Alba De Rubeis, Alfredo Orsini, il Lugara, il Macario, il maestro Fragna e tutti gli altri. Oggi lo spettacolo si ripete.

«Il Popolo di Trieste», 8 luglio 1927


1927 07 09 Il Popolo di Trieste Mille e una donna intro

Siamo alle ultime repliche della brillante e spiritosa rivista «Mille e una... donna» di Ripp e Bel Ami, che seralmente ottiene così caloroso successo nella elegante, ricca e divertentissima esecuzione della Compagnia Maresca. Anello ieri applausi vivissimi a tutti gli eccellenti interpreti e gaie risate alle scene comicissime di cui l’indovinato lavoro è così ricco. Molte approvazioni incontrarono le nuove spigliate danze del ballerino negro... e delle bianche.

Oggi e domani «Mille e una... donna» «avrà le sue ultime repliche. Per lunedì è preannunciata una attraente novità: la vistissima «Madama Follia» in tre atti e 26 quadri di Bel Ami, la più allegra e più brillante creazione del genere che sia stata data finora in Italia. Vi agiranno in tutta una sequela di scene gustosissime Angela Ippaviz, Alfredo Orsini ed Erminio Macario, i tre beniamini del pubblico e tutti gli altri valorosi artisti della Compagnia. Le numeroso e graziose danzatrici vi avranno pure parte importantissima. Quanto all’allestimento scenico, esso sarà di primissimo ordine, comprendente fra altro 400 costumi dovuti a quel geniale artista che è Luciano Ramo.

«Il Popolo di Trieste», 9 luglio 1927


1927 07 10 Il Popolo di Trieste Mille e una donna intro

«Mille e una... donna», la prima dilettosa rivista che la Compagnia Maresca ci ha fatto conoscere, si replica oggi per l’ultimo giorno. Nel caso che il tempo dovesse essere cattivo o minaccioso se ne darà anche una rappresentazione diurna sempre a prezzi popolari alle ore 16; di sera poi spettacolo normale alle ore 21.

Domani lunedì la tanto attesa «première» di «Madama Follìa», la rivistissima in 3 atti e 26 quadri di Ripp e Bel Ami che è stata giudicata il più originale e divertente lavoro del genere finora messo in scena in Italia. Pur predominandovi le scene di irresistibile comicità, la nuova rivista è presentata con eccezionale sfarzo di scenari e di costumi dovuti alla fantasia di quel mago del palcoscenico che è Luciano Ramo. Vi agirà tutta la Compagnia con particolare risalto per Angela Ippaviz, Alfredo Orsini ed Erminio Macario: tre ore di continua ilarità e al tempo stesso d’una continua festa gli occhi.

«Il Popolo di Trieste», 10 luglio 1927


1927 12 16 Gazzetta di Parma Mille e una donna Alfredo Orsini intro

Una sera, alla rappresentazione di «Santarellina», uno diceva che, parlando sul noioso argomento dei prezzi, era felicissimo di aver pagato soltanto per vedere Orsini scendere dal muro nel cortile del convento di «Santarellina».Basterebbe questo episodio di simpatia per presentare al pubblico un artista: ma non c'è bisogno neanche ii farlo, chè Orsini è ben conosciuto a Parma, dove tutte le volte che recitò si ebbe una gran dose di applausi.

1927 12 16 Gazzetta di Parma Mille e una donna Alfredo Orsini f1

Egli è indubbiamente uno dei migliori comici d’operetta e ancor oggi, benché nella rivista, quella sua fino e garbata comicità ha modo di risaltare. Si vede allora l'artista distinto, il non dimenticato brillante, in tante operette, sullo stesso palcoscenico del Reinach, o la delicatezza della sua arte affiora, anche se nella rivista l'arte non trovi troppo posto.

Con questo, finiamo, dicendo che siano felicissimi di poterlo cordialmente applaudire ogni sera.

Ieri sera: «Mille e... una donna», una rivista... naturalmente di Ripp e Bel Ami. La messa in scena è stata come, per la prima rappresentazione, eccezionale. Il cav. Marasca allestisce spettacoli che non hanno nulla da invidiare, per eleganza e per sfarzo, a quelli delle altre compagnie italiane, e neanche, crediamo, alle estere.

Pubblico non troppo numeroso; il nostro pubblico non lo si può indovinare. Mettiamo che ieri sera ci fosse la ragione della neve caduta ; certo però che non deve neanche aver troppo capito cosa sia la rivista, e la rivista, lo abbiam già detto, non ha troppo arte, ma à fatta per ridere o divertirsi, spensieratamente e inintellettualmente.

Inoltre è un piacere dell'occhio, a vedere gli scenari di Maresca, e... anche quelle belle ragazze che recitano. Le quali ieri sera si sono prese tanti applausi, mentre all'Ippaviz, all'Orsini, al Riento, alla Corsini e alla De Rubeis, sono andate approvazioni particolari. E diciamo un «bene» per il maestro Fragna.

«Corriere Emiliano», 16 dicembre 1927


ALL'UMBERTO. — Come è già annunciato questa sena alle ore 21,15 ha luogo la prima ripresa della grandiosa rivista in 3 atti e 16 quadri di Ripp e Del Ami «Mille e una donna». Le parti principali saranno sostenute da Isa Bluette, Totò, Mario Castellani, Minnie Lises, Anna Castellani ecc. Vi agirà l’intera Compagnia e il corpo di ballo al completo capitanato dalle famose ballerine Stellina e Pucci Toschi.

«L'Impero», 11 febbraio 1928


1928-02-12-L-Impero-Mille-e-una-donna

Ieri sera col più lusinghiero esito è stata ripresa, alla Sala Umberto dalla Compagnia di riviste Biuette-Totò la rivista in tre atti e 10 quadri « Mille e una donna ». Non ci stanchiamo di ripetere che oramai le ditta Ripp e Bel Ami ha fatto il suo tempo e a causa della grande feconda produzione è costretta a ripetersi, abusando un po' di vecchi motivi e di risorse e trovate che potevano sembrare originali una diecina d'anni fa. Se ieri sera gli applausi sono stati sinceri e calorosi lo si deve unicamente alla simpatica o nuova comicità di Totò e al brio biricchino e ai sorriso affascinante di Isa Bluette.
Solamente per merito loro il pubblico che affollava ieri sera l’elegante sala di Via della Mercede ha potuto passare allegramente di fronte alla monotonia un po’ troppo melodica e passatista delia « rivistissima » « Mille e una donna ».

Tutti gli altri bravi compagni della Bluette e di Totò, e primo fra questi il Castellani, hanno cercato con tutte le loro forze e con il maggior entusiasmo di sostenere il pesante « mattone » e ci sono magnificamente riusciti. Il pubblico si è divertito immensamente e i critici si sa, oramai si sono abituali a dir male degli autori e continuano a fare gli scontenti.

Un successo schiettamente personale poi è stato quello di Totò nella riuscita ed originale creazione di «Otello», macchietta di non indifferente valore, tutta basata nella comicità dell’artista, perchè, quest’ultimo non ha ricorso affatto al « trucco » grossolano e pagliaccesco.

Bene ancora una volta Isa Bluette, che anche lei ha saputo incatenare l'« orbetto » con graziose canzoni e ancora più graziosi balletti. Bene come sempre le « maschiette » vivacissime e perfette di ordine. Stasera nella « mattinèe » e alle 21 replica di « Mille e una donna ».

«L'Impero», 12 febbraio 1928


1928 02 14 L Impero Serata in onore di Toto intro

1928 02 14 L Impero Serata in onore di Toto f1

Totò: la parola sembra un sorriso di fanciullo e ricorda instintivamente o qualche cosa di molto infantile o un colpo di grancassa da fiera in un barraccone da fiera paesan. No, non è cosi, non appena si vede Totò vien fatto di esclamare; « Ma come è serio! »

La comicità di questo nuovo « astro » del Teatro di Rivista italiano è spontanea, naturale e soprattutto originale. Cercare di descriverla, di studiarne le parti e di criticarne i difetti è cosa troppo lunga d anche se lo spazio tiranno me io concedesse potrebbe forse riuscire, e perchè no, anche troppo diffìcile per un modesto critico. Mi contenterò di dire che Totò, nelle sue « macchiette » tutte indovinatissime e ricolme di uno spirito fine e simpaticamente signorile, non ha imitato nessuno dei comici, sia dell’operetta che della Rivista, che fino a ieri passavano per la maggiore.

Parliamo un po’ anche dei difetti di Totò, poiché questa « spennellata dai vero » non è un sofiletto reclamistico compiacente più o meno disinteressato come potrebbe sussurrare qualche lingua troppo pagana. Abbiamo detto che Totò è un « astro » nuovo (difatti sono passati appena pochi mesi dal suo debutto nella rivista) e questo è il primo dei suoi difetti, che del resto scomparirà sicuramente col tempo, quando egli avrà anche imparato a non uniformare un po’ troppo, soprattutto in ciò che costituisce la dinamica azione delle sue « macchiette », i suoi personaggi che sono una prova continua dell’arte comica pura, scesvra da istrionismi e da pagliacciate, e della sbrigliata fantasia di quello che abbiamo chiamato il « comico di domani ».

«L'Impero», 14 febbraio 1928


1928 08 Cafe Chantant Madama follia Paradiso delle donne Santarellina Girotondo intro

All’Eldorado Lucia, grande folla ogni sera per le rappresentazioni della compagnia Maresca. Sono state fino ad ora presentate varie suggestive riviste accolte dal pubblico con grande favore ed insistenti richieste di bis. Fra gli elementi di maggiore rilievo, balza imponente la figura del Totò, il dinamico, l'elastico l'inesauribile comico che nel campo della rivista moderna ha conquistato oggi uno dei posti migliori. Con lui vibrano di tutte le suggestioni la deliziosa soubrette Angela Ippaviz e le sorelle Ferri, due autentiche promesse che uniscono ad un'arte birichina e scintillante di grazia, una bellezza non comune.

Il trio Romigioli ha ritrovato tutte le vecchie simpatie, che lo hanno sinceramente applaudito per la perfetta esecuzione delle danze e per le spiritosissime canzoni del Romigioli che si è ancora dimostrato un attore di linea. Le mille e una donna, Girotondo, Madama Follia, Santarellina, Clò Clò ed altri sceneggiati con gusto e ricchezza di particolari hanno francamente divertito gli spettatori per merito dei principali esecutori, coadiuvati efficacemente dalle seconde parti e da uno stuolo di belle ragazze, bene inquadrate e molto carine.

Vive approvazioni per la mise en scéne, per il giuoco delle luci che predomina in ogni lavoro e pieni consensi anche per l'affiatamento generale, dovuto ad una mente direttiva molto esperta in materia. Ottima la orchestra diretta dal m. Bazan.

La compagnia Maresca terminerà il pross. 2 settembre ed il 3 riprenderanno gli spettacoli di arte varia con la rentrée di Evelyn Dove, Gil and Blas, Clely Fiamma e le sue 6 girls, e Fiamette Hildegarde con le 12 girls.

«Café Chantant», agosto 1928


1928 09 04 L Impero Madama Follia intro

Venerdì prossimo, 7 settembre, avrà luogo al Teatro Adriano l'atteso debutto della primaria compagnia italiana operette e riviste dei cav. Achille Maresca, ben nota al pubblico di Roma per averla spesso ammirala per la ricchezza delie sue messinscena ed il brio indiavolato delle sue interpretazioni.

Fanno parte della Compagnia nomi molto cari ai romani, come Angela Ippaviz, Elsa Ferri, Minnile Lises, Alba de Rubeis, l'inarrivabile Totò, Alfredo Orsini, Galliano Salvatori, Dino Lugara e Antonio De Rubois, e un complesso di 12 girls, 12 ballerine, 10 generiche. L'orchestra sarà diretta dal maestro cav. uff. Luigi Rizzola.

Vario e attraente è il repertorio, fra cui sono comprese interessanti novità. Di Ripp e Bel Ami saranno date : «Girotondo», «Madama Follia», «Mille e una donna», «Paradiso delle donne», «Si, si Susette», «La nuova Boheme»; di Massera sarà data «Peccati e poi virtudi»; di Franz Lehar «Clò clò»; di Gilbert «Katia la ballerina» e di Daralbo «Marger».

Il debutto avverrà con «Madama Follia» rivista in 3 atti e 21 quadri di Ripp Bel Ami. Al cav. Achille Maresca i nostri migliori auguri.

«L'Impero», 4 settembre 1928


"Mille e una... donna" all'Adriano

Ieri sera ebbe luogo all'Adrlano la ripresa della rivista «Mille e una... donna», che — com'era da prevedere — riuscì graditissima, trattandosi di un lavoro molto brillante, composto di numerosi quadri, in cui gli autori Ripp e Bel Ami hanno fatto sfoggio della loro fervida fantasia. Le attrazioni più bizzarre, le scene comiche, le macchiette, i ballabili si succedettero sempre nel modo più felice suscitando il maggiore divertimento nel pubblico — accorso foltissimo — che proruppe spesso in calorosi, prolungati applausi. E gli applausi furono diretti anche alla Compagnia, che — secondo il suo costume — allestì la granosa rivista con ricchezza e buon gusto, e che ne diede un'esecuzione vivacissima.

Tulli gli artisti infatti gareggiarono in brio e comicità, e fra essi si distinsero Angela Ippaviz, che cantò felicemente e danzò con grande entrain fra il vivo entusiasmo del pubblico; l'Orsini, presentatosi nelle spoglie di vari personaggi con la maggiore efficacia; il Galliano, che sostituì ottimamente il Totò indisposto ed ebbe grandi feste; le brillantissime artiste Fini, Lises, i bravi coniugi De Rubeis e il Lanzara.

Benissimo tutto il corpo di balloe l'orchestra diretta dal maestro Rizzola. Stasera prima replica.

«Il Messaggero», 18 settembre 1928


1942 06 17 Stampa Sera Ripp Bel Ami

— Ci sono — annunzia il fattorino — due francesi... — Avanti. Ma chi sono? — Non ho capito bene. Ma due nomi che si sentono spesso. Dicono che vengono da Torino... — Fai entrare.
E vediamoli, questi due francesi che vengono da Torino. Ma è tutto il contrario: sono due torinesi che vengono dalla Francia. Ripp e Bel Ami.

Isa Bluette l'ha scampata...

Giovanni Miaglia ed Anacleto Francini sono, a quei giorni, i superstiti rappresentanti dell'ultimo Ottocento letterario, ultimo in ordine cronologico voglio dire, quello rimasto attaccato alla tradizione dello pseudonimo forestiero: Yorick, Gandolin, Tartarin, Bergenet, Yambo, triplcpattc, Gil Blas... Tutti fior di fiorentini genovesi abruzzesi napoletani illustri, come sapete, nella Repubblica delle lettere e delle arti nostrane. — Ciao, ciao. Sicché venite da Parigi? — Ma già. Vi abbiamo accompagnato la Bluette a misurarsi i costumi che s'è fatti per la nostra rivista. — L'ha scampata bella, sai, povera Isa. — Che le è successo ? — Niente le è successo. Ma poteva capitarle quello che è capitato, proprio l'ultimo giorno della nostra permanenza a Parigi, alla signorina... Mi fanno il nome della celebratissima attrice drammatica italiana, anche lei lassù, per ritirare e portarsi in Italia i costumi che s'era fatti per la Signora dalle Camelie. Questa nostra attrice illustre, per malaugurato consiglio d'un nostro connazionale, vecchio amico patrono guida accompagnatore e prezioso cavalier servente d'attrici ed attori nostri in gita alla città-luce d'un tempo, a chi si era rivolta, la signorina X, per ottenere una facilitazione di ordine doganale, all'atto che avrebbe ripassato i confini per tornare in Italia. Nientemeno che al nostro Ambasciatore. L'Ambasciatore d'Italia s'intende che accolse la nostra primadonna con tutta la diplomazia riservata al suo grado: stette a sentirla, poi le offrì un tè e le consegnò una lettera che l'attrice — lei disse — avrebbe potuto esibire alle autorità italiane di frontiera. Scende le scale dell'Ambasciata, la signorina X, e, colta da compr-ensibile curiosità, vuol leggere che cosa ha scritto Sua Eccellenza. Ha scritto presso a poco: «...per cui sarei grato se le autorità doganali italiane volessero applicare il massimo della tariffa, per la signorina latrice della presente, la quale è venuta in Francia per farsi confezionare il suo vestiario... ». Parigi, maggio 1921.

— Sicché, scrivete una nuova rivista? — Sì, ma del nostro genere: niente politica, niente personalità. — Una rivista fantasia, solito nostro. — Vedo. Titolo? — Le Mille ed una Donna. Fantasia, come vedi subito. Le donne della Compagnia di Achille Maresca saranno si e no un paio di dozzine. Dovresti farci i costumi. Meno quelli della Bluette, che se li fa fare, comie sai, a Parigi. E mono quelli di Totò, che si porta i suoi dal Varietà. — Totò passa in rivista? — Apposta per noi. Saia una rivoluzione. Vedrai che rivista. — Ditemene qualche cosa. — Ecco: il primo quadro deve essere un ambiente di fantasia. Perciò Cuba, oppure il fondo del mare, come meglio credi. Forse starebbe meglio un giardino, dato che vi devono nascerle e crescere delle rose. — Direi anch'io. — Poi si passa ad una gelateria. O un negozio di barbiere. Per noi è indifferente, vero Ripp?, dato che Totò vi canta una macchietta di barbiere-gelatiere, mestiere abbinato, assai comune in Ispagna... — Perchè abbiamo dimenticato di dirti che siamo in Ispagna. —- Piccolezze. L'amaro tè di Margherita Gautier - Quel che c'era di veramente fantastico in certe fantasie - Perchè i cinesi non fischiano a teatro — Ci sono — annunzia il fattorino — due francesi... — Avanti. Ma chi sono ? — Non ho capito bene. Ma due nomi che si sentono spesso. Dicono che vengono da Torino... — Fai entrare. E vediamoli, questi due francesi che vengono da Torino. Ma è tutto il contrario: sono due torinesi che vengono dalla Francia. Ripp e Bel Ami. Isa Bluette l'ha scampata...

Nasce "Creola"

Subito dopo, occorrerebbe un quadro bizzarro assai. Di assoluta fantasia: non ci abbiamo ancora pensato. Vedi tu. Sta qui il bello delle riviste di fantasia, che uno può sbizzarrirsi come crede. Basta solo un po' di fantasia, vero Bel Ami? — Sicuro. Per esempio una scula luminosa. O un Tutto-blu. O una biblioteca. O una spiaggia del I8I1O. Io non ho preferenze. E tu Ripp ? — O per me, fai tu. L'importante è che ci sia questa grande scatola di cipria. — Come, come? — Oppuvs una gran pianta di banane. Sai, è per la nuova canzone nostra che deve lanciare la Isa: il ritornello è una parola sdrucciola. Pensavamo per questo a Cipria. Ma potrebbe essere benissimo Creola. O bumbola. O Forbice. O Briscola. Indifferente. Ma una foresta tropicale non mi dispiacerebbe affatto. Fu proprio così o in circostanze assai somiglianti, che nacque Creola, una delle più indovinate ed aggraziate cannoni di Ripp e Bel Ami, create quasi tutte dalla povera cara Isa Bluette. A parte Ripp e Bel Ami (che di fantasia avrebbero potuto aprire serie di negozi standardizzati) sta di fatto che codeste riviste « a grande spettacolo » succedute dal '24 in poi alle riviste politiche, avevano questo, di fantastico: che la parte fantasia era gentilmente riservala al figurinista ed allo scenografo.

L'autore, o gli autori, si riservavano solamente alcuni diritti: » diritti d'autore. Ecco perchè, mentre fin'allora questi spettacoli sono nati nel cervello dei giornalisti c dei poeti, con l'avvento della fantasia, il luogo di nascita si trasferisce nei laboratori di sartoria teatrale e nei saloni di scenografia. Uno, fra questi, ai proporzioni ciclopiche (in esatta corrispondenza con quelle del suo titolare, il pittore Guido Galli, è a Milano, negli anni che qui si rievocano, il cantiere, l'arsenale, il vulcano non solo di Mille ed una donna ma di mille ed una fantasia. E' qui che nascono le torri babilonesi di Terremoto (Ramo e Rota), gli emisferi rotanti del Mondo e sua moglie (Panconi e Francini), le follie di Madama Follia (Ripp e Bel Ami), la giostre viventi del Pupo Giallo (Mazzucato), le sarabande di Peccati e Virtudi (Rapetti e Marcitesela), le innumeri mirabilia di Straccinaria (Simoni e Fraccaroli). E' in questo salone milanese di Guido Galli che sono nati e cresciuti i sipari di piume, i sipari di specchi, i sipari di fosforo, i sipari, di pietre, i sipari di fiori, di pizzo, di merletto. E' qui che una mattina l'autore Guido di Napoli, il geniale creatore del Teatro della Girandola, papà di tutte le riviste d'avanspettacolo (quando le riviste erano uno spettacolo, sia pure davanti ad un film) è capitato una mattina con gli occhi fuori della testa, e pure con un'idea di sipario, assolutamente inedita. — Il sipario cinese... il sipario cinese... — egli riesce a dire affannosamente. — Che roba è? — Ecco qua. Distribuiremo alla porta, come si usa in parecchi centri della Cina, una pallina di piombo per ogni spettatore che entra. — Beh? — Usanza pratica e di buon gusto. Ogni spettatore, cui non piaccia qualche cosa dello spettacolo, lascia cadere la sua brava pallina in un apparecchio collocato di fronte a lui. — E allora? — Lasciate?!!!' dire. L'apparecchio conduce ad un sistema di leve sotterranee, in comunicazione col sipario, di piombo pure lui. Appena i voti di sfiducia avranno raggiunto un certo peso, il sipario cala automaticamente e non può risollevarsi che all'indomani, dopo la vuotatura del condotto sotterraneo.

Scoperta di Macario

L'annosa questione del fischio o del non fischio a teatro si sarebbe risolta fin d'allora, abbastanza brillantemente, caro Palmieri. Nossignori. Si oppose il Comando dei Pompieri, non s'è mai capito perchè. Sicché, mentre gli autori del tempo sudano mille ed una camicia a far lavorare la fantasia degli scenotecnici (forse risale a quei giorni l'iniziativa di Braguglia, d'offrire a questi poveri scenotecnici almeno un Sindacato, tanto per gradire) non meno fervidamente lavora la fantasia dei capicomici italiani del genere rivista. E' il tempo in cui l operetta inizia la sua parabola discendente, e qualche capomico operettajo pensa d'attaccarsi alla rivista. Sarà primo, come s'è raccontato, Achille Maresca. L'erede del nome illustre, lun bel giorno è percosso da un'idea luminosa. Non bisogna sottilizzare, su questa luminosità d'ùlea venuta ad Achille, industriale a quei giorni dì lampadine elettriche ed altri accessori. L'idea sua si chiama Macario. Illuminarsi (a filamento metallico) di codesta idea felicissima, prendere il treno e piombare a Torino, tutto è fatto elettricamente.

Ma a Torino lo attende una scossa. Non ci fa caso, la premiata ditta in materiali d'illuminazione: la scossa è costituita dagli impegni di Macario, impegnatissimo, fin dalla più tenera infamia. E non è cosa di breve durata, come ogni scossa che si rispetti: un impegno lunghissimo, una specie di impegno a vita, o qualche cosa di simile. — Ma io ti promuovo primo comico grottesco... — Sarebbe? — Ecco: io penso che in una compagnia di rivista occorrano due comici di primo piano: il comico stilè (— scrivo foneticamente, per economia generale) ed il comico grottesco: il comico stilè sarà con me Nato Navarrini: il grottesco sarai tu. Quello deve recitare, cantare, ballare, far V amoroso, il brillante, l'avventuroso... — Ed io allora? — Tu farai invece tutto quello che vuoi. Basterà che ti presenti. Non avrai una parte scritta appositamente: ti si dirà: «A questo punto entri tu...». — Entro io. E faccio quel che mi pare. — Nè più nè meno. — Comodo. E quanto mi dai? — Siccome farai quello che vuoi, io ti darò quel che vorrai tu, si capisóe, — Questo poi è comodissimo. E quando si comincia, quando si comincia? — C'è bisogno di dirlo? Quando vuoi tu. — Oh, per parte mia, faccio conto di aver già cominciato. Fammi un assegno cosi e così. E buon viaggio. Ci vediamo a Milano fra sette giorni. A proposito, la sai la differenza fra Cristoforo Colombo e me? — No. — Nemmeno io. Forse perchè non c'è nessuna differenza.

Luciano Ramo, «Stampa Sera», 17 giugno 1942


Ricostruzione delle rappresentazioni della rivista nelle varie città italiane


TITOLO DELL'OPERATAPPE

Mille e una donna

di Ripp & Bel Amì

Compagnia Maresca n.2 (Isa Bluette)

Venezia, Teatro Malibran, 15 - (?) gennaio 1927

Milano, Teatro dal Verme, 3-24 marzo 1927

Roma, Teatro Margherita, 1-10 giugno 1927

Genova, Politeama Genovese, 1-6 giugno 1927 (Con Macario)

Genova, Politeama Genovese, 17- 20 novembre 1927

Parma, Teatro Reinach, 14-22 dicembre 1927

Roma, Sala Umberto I, 29 gennaio - 15 febbraio 1928

Torino, Teatro Balbo, 18-19 febbraio 1928

Genova, Politeama Genovese, 19-20 giugno 1928

Genova, Politeama Genovese, 30 giugno - 1 luglio 1928

Napoli, Teatro Eldorado Lucia, agosto 1928

Roma, Teatro Adriano, 23 settembre 1928 (spettacolo serale)

Torino, Teatro Maffei, 13-14 gennaio 1930


Riferimenti e bibliografie:

Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:

  • «Corriere della Sera», 4 marzo 1927
  • «Il Popolo di Trieste», 2 - 6 luglio 1927
  • «Il Popolo di Trieste», 8 - 10 luglio 1927
  • «Corriere Emiliano», 16 dicembre 1927
  • «L'Impero», 11 febbraio 1928
  • «L'Impero», 12 febbraio 1928
  • «L'Impero», 14 febbraio 1928
  • «Café Chantant», agosto 1928
  • «L'Impero», 4 settembre 1928
  • «Il Messaggero», 18 settembre 1928
  • Luciano Ramo, «Stampa Sera», 17 giugno 1942