Bluette Isa (Ferrero Teresa)
Nome d'arte di Teresa Ferrero (Torino, 10 settembre 1898 – Torino, 11 novembre 1939), è stata un'attrice teatrale, cantante e soubrette italiana del teatro di rivista degli anni venti e trenta del novecento.
Comincia fin da giovanissima a calcare le scene del café-chantant come sciantosa, facendosi notare in particolare per la sua avvenenza e la sua forte carica sensuale sul palcoscenico.
Diventa rapidamente una vedette e primadonna di una serie di riviste ed operette di successo in tutta Italia. Importa da Parigi la famosa "passerella"; è lei inoltre a presentare per prima la scena della soubrette circondata da un folto numero di uomini eleganti.
Negli anni venti i suoi spettacoli, caratterizzati da grande sfarzo e sensualità, hanno un notevole successo in tutta Italia; con la sua compagnia, Isa Bluette lancia in quel periodo quelli che poi diverranno i comici più importanti del teatro italiano: su tutti Erminio Macario (dal 1925) e Totò (dal 1928). Gatte di lusso, Donne, ventagli e fiori, Madama Follia, Il Paradiso delle donne, Mille e una donna, sono alcuni dei titoli di questo periodo.
Nel 1926 porta ad un notevole successo la canzone Creola di Ripp (Luigi Miaglia), tra l'altro a lei dedicata.
A partire dagli anni trenta si dedicherà sempre più all'operetta, continuando ad avere sempre un buon successo di pubblico. Poesia senza veli, Il ratto delle cubane, continuano a registrare il tutto esaurito in tutta Italia.
Nel 1939, poco prima di morire, sposa l'attore Nuto Navarrini. È sepolta al Cimitero monumentale di Torino
Finito il suo tempo e ormai tramontato il genere di cui fu regina indiscussa, la rivista, Isa Bluette è stata dimenticata, anche dalla sua città, Torino, che non le ha mai dedicato un teatro, un monumento, una via. Eppure, nella prima metà del Novecento fu una delle donne più ammirate e desiderate d'Italia, grazie alle sue tournée e al successo dei suoi spettacoli di rivista. Nata nel 1898 come Teresa Ferrero, iniziò a lavorare giovanissima in quella che era la principale fabbrica d'occupazione femminile torinese, la Manifattura Tabacchi di Regio Parco. Ma essere operaia non era il suo sogno e Teresa aveva chiaro che avrebbe vissuto per realizzare il suo sogno: essere una diva dei teatri. Essere una diva e non un'attrice. C'è differenza: la prima è un sogno, un modello irraggiungibile, l'eterno femmenino inafferrabile.
Gli inizi di Teresa non furono facili. Piccolina, bruna e di carnagione chiara, dotata di una sensualità innegabile, esordì nei café-chantant torinesi e solo più tardi riuscì ad arrivare ai teatri cittadini. Nel frattempo aveva già capito che doveva usare un nome d'arte e ispirarsi a Parigi, tempio del varietà che la affascinava. Portò a Torino le piume e le paillettes, che avrebbero poi caratterizzato le riviste dei decenni successivi, e, soprattutto la rivista, in cui la soubrette era accompagnata da uomini in smoking, perduti per lei. Insieme a uno spettacolo sfarzoso e luminoso per costumi e trovate, c'era Isa Bluette, il nome d'arte definitivo, scelto da Teresa: bella e sensuale, sorridente e civettuola, con una voce elegante e melodiosa, faceva sospirare gli spettatori e affascinava le spettatrici. Ma non solo.
Sempre più affermata, in spettacoli che alternavano i numeri di danza e canto a intermezzi comici, Isa lanciò il concittadino Erminio Macario e un giovanissimo Totò, due dei maestri della comicità italiana dei decenni successivi. La rivista che li vide debuttare è Madama Follia, uno dei suoi numerosi spettacoli di successo. Arrivata al vertice dello spettacolo italiano, la soubrette torinese non si stancava di innovare e di proporre novità sempre sorprendenti: fu la prima a portare in Italia la passerella, che permetteva al pubblico di vedere da vicino ballerini e bellissime sul palcoscenico. Era spumeggiante e irraggiungibile, una giovane donna che aveva realizzato il sogno impossibile di un'adolescente della periferia operaia torinese. Le sorrideva anche l'amore, che aveva la forma di Nuto Navarrini, attore di rivista con cui aveva fatto compagnia per tutti gli anni '30, portando in scena operette diventate cult come Poesia senza veli o Il ratto delle cubane. A separarli arrivò, inaspettata, la morte di Isa, nel 1939: sempre bellissima e popolare, la soubrette aveva solo 41 anni. Nei giorni dell'agonia, sposò il compagno, quasi per mettersi in regola con gli uomini e con gli dei, realizzando l'ultimo sogno.
La stampa dell'epoca
Scriviamo con gran giubilo uno dei nostri più sinceri corsivi, in laude di Isa Bluette. È una vera manna per il croniqueur, attestare il merito di Isa Bluette. Non bisogna mettersi alla ricerca delle qualità di lei, nè di sensazioni rare nè di aggettivi risonanti! Le qualità artistiche balzano evidenti, sono positive e non occorre più scovrirle. Le sensazioni risultano gaie, profonde, durature e comuni a migliaia di spettatori ammiranti. Gli aggettivi, in conseguenza, perdono efficacia, impallidiscono tutti in blocco - al cospetto della personalità autorevolissima di Isa Bluette.
Fra le maggiori étoiles che vanti la rivista, in Italia, questa giovine sirena incontestabilmente domina: reginetta bionda di un regno di fate! Ella riassume in sè la quintessenza di tutte le rare e preziose doti, indispensabili alla grande soubrette. Nelle sue numerosissime personificazioni e creazioni, che abbiamo da tempo ascoltate tutte con letificante gaudio, ci è apparsa varia e molteplice : mordente, birichina, appassionata, audace, casta, agilissima, languida, moto - perpetuo : una frenesia di espressioni e di atteggiamenti ; un miracolo di studio e di spontaneità ; un fuoco di gioia ed uno scaccia-pensieri ideale.
È Isa Bluette, insomma, e non altri: poiché tutti gli stili più brillanti e più originali sono il suo proprio stile : il suo cachet inconfondibile!
Bisogna inoltre riconoscere a questa personalissima attrice italiana di rivista, il dono della sempiterna grazia sorridente, in virtù della quale, il suo ascendente su tutti i publici è sicuro ed immediato.
Lo provano, ad esuberanza, l'interesse e la curiosità, sempre ascendenti, che ovunque destano le rappresentazioni di lei; non solo a Torino o a Milano, ove la sua fama è consolidata da tempo ; ma pure nella capitale, a cui ella deve, nel Salone Margherita, le più recenti manifestazioni di entusiasmo trionfale.
Se Isa Bluette è la prima étoile italiana da rivista, la compagnia che l'impresa Fiandra ha composto per lei e fregiato del suo nome, indubbiamente raccoglie attrici belle e brave ; attori eccezionali specializzati nel genere; ed un corpo di ballo magnifico, capitanato dalla valentissima Subok.
L' inesauribile fantasia della deliziosa capo-comica e direttrice, con la zelante assidua cooperazione di elementi cosi preziosi, non poteva che realizzare risultati mirabili.
E di ciò siamo lieti sopratutto, benaugurando alla maggior voga della revue, in Italia, nel nome suggestivo di Isa Bluette!
«Café Chantant», 10 marzo 1926
La serata d'onore di Isa Bluette alla Sala Umberto
Stasera alla Sala Umberto Isa Bluette darà la sua serata d’onore con l’applaudita rivista di Ripp e Bel Ami «Girotondo». Basterebbero queste parole per considerare finito il nostro compito di fedeli cronisti e potremmo benissimo non aggiungere altro sicuri che stasera alla elegante sala di via della Mercede moltissimo persone avranno il dispiacere di sentirsi rispondere ai botteghino la parola d'ordine della Compagnia Bluette-Totò : «esaurito».
Ma sabato sera al veglione della Stampa, forse fra i fumi dello champagne e i fragori dello «jazz», ho promesso (a chi non si dice) di dire quali sono i difetti della Bluette e da uomo di parola mantengo senz'altro la mia promessa: i difetti principali, trascurando i difettucci di secondo ordine, sono i seguenti :
1. Troppo... graziosa
2. troppo... simpatica
3. troppo... affascinante
4. troppo... applaudita
5. troppo.... .
E potrei continuare per un paio di colonne ma sono generoso e buono, chi non credesse poi alla mia magnanimità vada a sentire «Girotondo» e mi darà ragione.
«L'Impero», 21 febbraio 1928
Rappresentazione vietata a Bologna
Bologna, 24 marzo, notte.
Stasera, all'Arena del Sole, Isa Bluette doveva ripetere la rivista «Baraonda», che, ieri sera, in occasione della sua serata d’onore, aveva dato luogo a una chiassata da parte di un numeroso gruppo di studenti. Lo spettacolo, anzi, era stato interrotto un po' prima della fine, Isa Bluette era persino svenuta per il grande baccano, e poiché la chiassata minacciava di ripetersi questa sera, l'autorità prefettizia ha vietato senz’altro la rappresentazione.
«Corriere della Sera», 25 marzo 1928
E’ noto già che nel marzo scorso Isa Bluette, firmava col comm. Umberto Fiandra un contratto in virtù del quale era scritturata con il ruolo di prima attrice nella Compagnia di riviste a lei intitolata e che avrebbe dovuto chiamarsi precisamente « Primaria Compagnia di Riviste Isa Bluette ». Durata del contratto anni tre, e cioè sino alla fine del Carnevale 1930. La convenzione includeva la clausola che, in caso di scioglimento anticipato del contratto, la parte inadempiente avrebbe dovuto pagare all’altra parte una penale di 50.000 lire.
Se la parte inadempiente però fosse stata Isa Bluette questi avrebbe dovuto astenersi dall’usare il suo nome d’arte, il quale sarebbe stato di proprietà del comm. Fiandra per tutta la durata del contratto. Nell’agosto successivo avveniva la rottura dei buoni rapporti fra l’impresario e l’artista ed il comm. Fiandra ricorreva al Presidente del Tribunale chiedendo ed ottenendo un se piestro conservativo su somme e gioielli depositati dalla soubrette presso una Banca cittadina. In giudizio poi il comm. Fiandra chiedeva che il Tribunale confermasse il sequestro e dichiarasse risolto il contratto interceduto fra le parti, con la inibitoria alla Bluette di usare il suo nome fino al carnevale 1930. Il Tribunale dava ragione all’ impresario. Contro questa sentenza Isa Bluette ricorreva in appello, lagnandosi fra l’altro di non poter usare del suo nome d’ arte fino al 1930, mentre il comm. Fiandra si trovava ad avere una Compagnia di riviste che portava il nome di lei... che non c’era più. 1 rispettivi patroni delle parti si sono acutamente industriati di dimostrare la bontà delle loro tesi, sostenendo quello della Bluette che questa aveva dovuto interrompere il contratto firmato con il Fiandra perchè essendo stata ammalata per una quindicina di giorni, si era vista sostituita da altra artista, una concorrente temibile, e una volta guarita aveva avuto assegnate parti secondarie. Narrava ancora che il contratto l'aveva firmato senza leggerlo, mentre non vi avrebbe apposta mai la sua firma se avesse saputo che conteneva clausole come quella della perdita del suo nome d’urte in caso di anticipato scioglimento del contratto.
La Corte d’Appello di Torino ha emesso la sentenza dando ragione ad Isa Bluette. Il magistrato osserva, in sostanza, essere assurdo che una Compagnia continui ad intitolarsi alla principale attrice... che non c'è più, perchè sarebbe sorprendere la buona fede del publico ; in secondo luogo si rasenterebbe l’assurdo col pretendere giuridicamente che l’artista, passata ad altra Compagnia, non possa più adottare il suo nome d’arte rimanendo priva del modo più adatto per esercitare la sua professione con profitto. La causa è stata quindi rimandata al Tribunale per l’ulteriore suo corso. Isa Bluette intanto potrà continuare a fare sfoggio del suo nome e della sua arte senza che il comm. Fiandra abbia a lagnarsene.
«Café Chantant», luglio 1928
Questa sera all'Apollo debutterà la nuova Compagnia di Riviste di Isa Bluette che rimarrà per sole poche rappresentazioni straordinarie. Avremo una magnifica successione di quadri bellissimi in uno sfolgorio di luci e di colori, in una superba visione di giovinezza e grazia. Isa Bluette, autentica arbitra di eleganza, ha fatto le cose da gran signora, ed ha profuso dovizia di stoffe e trine rarissime, gioie e piume di inestimabile valore.
«L'Impero», 21 giugno 1929
"Un fascio di fiori" con Isa Bluette all'Apollo
Isa Bluette ci ha presentato ieri sera uno spettacolo di cui il buon gusto raffinato e l'eleganza più signorile sono gli elementi predominante. Un succedersi di quadri sfarzosi, ricchi di signorilità e di buon gusto. Spettacolo veramente perfetto nel suo genere se si pensa poi che in soli otto giorni, Isa Bluette, che ha confermato ancora una volta le sue squisite doti di direttrice, ne ha portato l’organizzazione ottenendo dai più disparati elementi un insieme perfetto ed organico degno di sincera lode.
Isa Bluette, attrice, ha entusiasmato: il pubblico numeroso, finissimo, ha ripagato la trionfatrice della serata con i piu cordiali calorosi applausi.
Stella Tòschi, Sara Carminati, Bella Schumann, Titì O’ Ray, Olga e Vera Dossena, Chiara Ravotti, Eva Giordano, Nanette Bastien e le Bluette's girls; tutte perfette, graziosissime, deliziose. Ammirati applauditissimi i virtuosismi di Mario Castellani che ha al suo attivo buona parte del successo della serata.
Assai gustate le interpretazioni di Franco Dossena. Isa Bluette ha avuto mano felice nella scelta del repertorio e in quella più difficile dei collaboratori.
Le canzoni della Casa C. A. Bixio con musiche di Armando Fragna, C. A. Bixio, di Lazzano ecc., sono state accolte col miglior favore dal pubblico.
«L'Impero», 22 giugno 1929
Isa Bluette in gravi condizioni
L'artista sentendosi prossima alla fine ha voluto celebrare le nozze con il suo compagno d'Arte Navarrini
Isa Bluette, nota attrice di rivista è da qualche tempo ricoverata all'ospedale di San Giovanni in condizioni gravissime. I medici già all'atto del suo ricovero l'avevano giudicata inguaribile. Oggi, poco prima di mezzogiorno, essa è entrata in coma ed è andata peggiorando di ora in ora, tanto che si dispera di salvarla
Al suo capezzale è assiduamente il suo compagno di lavoro Nuto Navarrini, che fin dal 1927 è stato suo fedele collaboratore. In questi giorni, in quella camera d'ospedale, sono state celebrate le nozze fra i due artisti. Mesi or sono l’artista aveva subito un difficile intervento operatorio e si era notato poco dopo un miglioramento che però non ebbe lunga durata. Fu appunto la ricaduta di questi giorni che decise l’artista a suggellare col matrimonio con il Navarrini un suo sogno da tempo caldeggiato e protratto soltanto a causa dei male sopravvenuto.
Vivo interessamento destano le condizioni della Bluette si che numerose sono le richieste fatte all'ospedale sulle sue condizioni da persone di teatro e da suoi ammiratori di Torino e di altre città.
La Bluette è una delle figure piu note e più tipiche del teatro leggero italiano. Iniziò col varietà più popolare ed è giunta alla rivista acquistandosi uno dei posti piu in vista. Debuttò al caffè Franco di Torino, che era un po' una palestra di dilettanti; poi via via giunse al Maffei che era il teatro di varietà che ospitava gli artisti più in voga. Passò poi al ruolo di soubrette con Eugenio Testa. I lunghi girl artistici che fece in Italia le diedero una discreta fortuna. Artista completa nel suo genere, personalmente curava la messa in scena del lavori, i costumi e tutto ciò che interessava il suo teatro.
«Corriere della Sera», 10 novembre 1939
La notizia della morte di Isa Bluette, la popolare artista del teatro della rivista, ha provocato largo senso dì rimpianto anche nella nostra città, ove era conosciuta per le sue frequenti apparizioni sulle ecene del Politeama e della Fenice. Il vero nomo di Isa Bluette era Teresina Ferrero, torinese autentica, anzi nata in una delle regioni più popolari da poveri genitori oriundi da San Germano Vercellese. Nata nel 1898 in via San Domenico, da giovanetta fece la tabaccaia alla Manifattura tabacchi. Ma, avendo il teatro nel sangue, lasciò il faticoso mestiere,
Isa Bluette conobbe così della vita le ombre e le luci. Esordì giovanissima, ignota, e male in arnese, sul palcoscenico di un modestissimo varietà: il Caffè Franco, in via Viotti, ora scomparso; ma poi passò all'Iris, dove trovò nel canzonettista Biliani un amoroso e paziente maestro e compagno, col quale studiò canto e danza e si preparò a dare l’assalto a palcoscenici maggiori, come il Maffei, allora fra i primi teatri di varietà in Italia. Al Franco le davano 3 liro al giorno di paga; all’Iris gliene dettero quattro e mezza; ma però con l’aggiunta del caffè e latte da consumarsi all'ora della prova. Naturalmente, con la paga doveva pensare anche ai vestiti da palcoscenico, e allora, per non spendere troppo, adottò quel tipo di costume elegantissimo ed economico cho alla sua età lo stava i tanto bene, costume che mal abbandonò, ed era costituito — com’è noto — da un leggero quadrato di seta e da alcuni metri di nastro o di pizzo; costume che ha variato nel tempo di colore e che è stato arricchito di frango e di lustrini secondo la moda, ma che non è aumentato mai di dimensioni.
Teresina Ferrero si chiamò in principio Gina Biliani, avendo preso al suo maestro il nomo, e solo più tardi divenne Isa Bluette.
Isa che debuttò presto perchè dotata, come si dice, della vocazione, volle diventare una stella del teatro di varietà in quanto volontà e forza non le fecero mal difetto. A Torino conobbe uno del comici del varietà piu intelligenti (è laureato), un comico di razza, Eugenio Testa, il quale la persuaso a lasciare il caffè-concerto e a darsi alla rivista, dove infatti si prodigò e riuscì con quella sua vivacità, instancabilità e brio che furono le sue grandi ricchezze; poi si avviò verso lo paghe vistose. Fu suo impresario per quattordici anni Umberto Fiandra.
Fu anche a Parigi, ove recitò, cantò e ballò con grande successo: vollero sul palcoscenico delle «Folies Bergères» per tenervela legata con un lungo contratto: rifiutò perchè amava l’Italia e il pubblico italiano.
Da sciantosa passò subretta e quindi capocomica. Diresse la sua Compagnia con buon gusto, con una straordinaria attività ed energia. Recentemente con Nuto Navarrini, con il quale aveva fatto viaggi all estero: a Parigi, a Londra, a Berlino, aveva costituito compagnie che attraverso i maggiori teatri ottennero successi considerevoli.
A Torino abitò lungo tempo in una bella villa di corso Francia, arredata con molto lusso.
Una volta al teatro Balbo Isa Bluette per la sua serata, d’onore ricevette trentacinque cesto di fiori. Il palcoscenico fu trasformato in una serra, in un giardino. Si calcolò che all’artista fossero stati inviati in quella sera per circa diecimila lire di fiori; il teatro quella sera, a prezzi anch’essi d’eccezione, fece un pienone che in quei tempi nessuna artista della scena riusciva a fare.
Dopo il teatro manifestò la passione por il gioco dello scopone e particolarmente per quello del calcio, e il suo impresario ricorda che una volta questo «tifo» ha perfino superato l'amore alla scopa. Ma era ancora l’attaccamento alla sua città. Durante una recita diurna al Modernissimo di Bologna, dimenticò lo spettacolo per assistere alla partita Juventus-Bologna. E il pubblico che stipava il teatro, naturalmente protestava. Corsero a strapparla dagli spalti dell’arena e quando fu in palcoscenico confessò il perchè del ritardo. Fu perdonata dal pubblico, facilmente, come sempre e altrettanto facilmente i pubblici di tutti i teatri l’applaudirono divertendosi.
Al marito comm. Nuto Navarrini le nostre commosse condoglianze.
«Il Piccolo delle ore diciotto», 10 novembre 1939
La morte di Isa Bluette
L'artista sentendosi prossima alla fine ha voluto celebrare le nozze con il suo compagno d'Arte Navarrini
Torino, 9 novembre.
All'ospedale di San Giovanni, dove era da qualche tempo ricoverata, è morta nelle prime ore di questa notte Isa Bluette, nota attrice di riviste. I medici già all’atto del suo ricovero l'avevano giudicata inguaribile.
Al suo capezzale è stato assiduamente il suo compagno di lavoro, Nuto Navarrini, che fin dal 1927 era suo fedele collaboratore. In questi giorni, in quella camera d'ospedale, erano state celebrate le nozze fra i due artisti. Mesi or sono l’artista aveva subito un difficile intervento operatorio e si era notato poco dopo un miglioramento che però non ebbe lunga durata. Fu appunto la ricaduta di questi giorni che decise l'artista a suggellare col matrimonio con il Navarrini un suo sogno da tempo caldeggiato e protratto soltanto a causa del mala sopravvenuto.
Vivo interessamento avevano destato le condizioni della Bluette si che numerose erano state le richieste fatte all’ospedale sulle sue condizioni da persone di teatro e da suoi ammiratori di Torino e di altre città.
La Bluette era una delle figure più note e più tipiche del teatro leggero italiano. Iniziava col varietà più popolare ed era giunta alla rivista acquistandosi uno dei posti più in vista. Debuttò al caffè Franco di Torino, che era un po' una palestra di dilettanti; poi via via giunse al Maffei, che era il teatro di varietà che ospitava gli artisti più in voga passò poi al ruolo di soubrette con Eugenio Testa. I lunghi giri artistici, che fece in Italia le avevano dato una discreta fortuna. Artista completa nel suo genere, personalmente curava la messa in scena dei lavori, i costumi e tutto ciò che Interessava il suo teatro. La salma dell'attrice, vestita di un abito completamente azzurro, è vegliata dai familiari e da compagne d’arte.
«Corriere della Sera», 10 novembre 1939
Macario sembra proprio deciso a lasciare la rivista per la prosa
[...] Macario rivede le sue donnine del passato, stelle e « soubrettine ». Quante? Chi lo può dire? Per molte c'è stata la gioia del successo, del nome grande così nelle « luminose », del favolosi contratti, ma molte altre, forse le più, erano ripiombate subito nel grigiore dal quale erano emerse grazie a un colpo di fortuna. Ma una, sopra tutte, Macario ricorda. con le lagrime agli oc-
chi, lagrime vere, beninteso, non lagrime «professionali » per la platea. E fa un nome mentre il riflettore insegue i suoi sogni, quello di Isa Bluette, la grande stella dell’altro dopoguerra.
Macario non può dimenticare Isa Bluette, morta repentinamente nel 1939, perchè Isa Bluette significò il successo di Macario. Ecco, andò così. Si era nel 1924. Macario era all’Eden di Milano, nella compagnia Mazzucato Rota: non era un oscuro, ma ancora non aveva fatto, come suol dirsi, breccia. Il suo non era ancora un nome di richiamo. Una sera, in camerino, un «servo di scena » gli portò un telegramma. Macario, davanti allo specchio, stava ultimando il trucco : si era fissato la puntina rossa sul naso. stava arrossandosi i pomelli. Un telegramma era un avvenimento per lui. Allora ne riceveva pochi. Lo aperse e le mani gli tremavano. Intuiva che molto del suo avvenire di attore dipendeva dal contenuto di quel foglio giallo «Mi raggiunga immediatamente a Modena. Cordialità. Teresa Ferrero ».
L'invito della Bluette
Macario si sedette sullo sgabello, come fulminato. Teresa Ferrero, alias Isa Bluette, la più famosa diva della rivista, lo voleva con sé, nella sua compagnia, finì un sogno che nemmeno si era arrischiato a concepire. L’invito di Isa Bluette — che Nuto Navarrini sposò in punto di morte a Torino — ripagava Macario di tutta la vita grama, della miseria che l’aveva assillato, tormentato da quando aveva lasciato la casa patema a Torino per seguire una compagnia di guitti. La vocazione per il teatro gli era nata negli anni di collegio. [...] «Madama Follia» è la rivista che vide impegnato Macario nel 1927. Al Lirico, nel corso delle repliche, Macario fu costretto a cambiare compagnia. Disse all’impresario, preoccupatissimo: «All’Apollo c’è un giovanotto che fa delle macchiette divertenti. E’ l’unico che possa sostituirmi. E’ un attore che «sicuramente farà strada». Quel giovanotto era Totò.
Luigi Barbara, «Corriere della Sera», 14 dicembre 1954
Isa Bluette, una diva dimenticata
Fu una vera diva dello spettacolo prima che nascesse la televisione. La sua radiosa esistenza iniziò nello stesso modo in cui finì, all'improvviso, nella nebbiosa Torino dei primi decenni del Novecento, sbocciata e appassita prematuramente come un fiordaliso, il fiore che aveva scelto come nome d'arte.
Quella di Isa Bluette, alias Teresa Ferrero (classe 1898), è una storia sulla quale da troppo tempo si sono spenti i riflettori. Ignorata, o meglio dimenticata, da quella Torino madre e matrigna, non nuova alla smemoratezza quando si parla dei suoi figli migliori. Proveremo allora a farla rivivere noi in queste poche righe, una pretesa che non potrebbe essere soddisfatta senza la vostra fantasia, necessaria per tornare indietro nel tempo fino alla Belle Epoque degli anni '20. Anni ruggenti, almeno per chi sopravvissuto alla Prima Guerra Mondiale, illudendosi di aver conosciuto nelle trincee la peggiore barbarie umana, ora voleva solo godersi la vita festeggiando a ritmo di charleston e foxtrot.
Ma prima dobbiamo fare un ulteriore passo indietro di altri sette anni. Perché questa storia è un po' una fiaba e come tutte le fiabe conserva in sé un elemento fondamentale: comincia proprio dove non ti aspetti. Quella di Isa Bluette, inizia in un antico quartiere operaio torinese, Regio Parco. È qui che una brunetta che tutti chiamavano Teresina, una tota della Manifattura Tabacchi, piccola di età e di statura, decise un giorno di riporre per sempre la cuffietta e il camice da operaia per inseguire il suo sogno: diventare una soubrette ed esibirsi nei migliori teatri d'Italia. Non ci sono foto né testimonianze che documentino il suo ultimo saluto alle colleghe di lavoro, tuttavia molti anni dopo un articolo de La Stampa lo immaginò come «un addio semplice, senza rimpianto per chi se ne andava, senza dolore per chi restava ad infilzare il biondo trinciato nei tubetti di carta sottile».
Qualche tempo dopo debuttò in uno squallido café-chantant torinese una nuova divetta che nessuno conosceva. «Ma chi era? Da dove veniva? Qualcuno la riconobbe: è Teresina, la tabaccaia!», disse uno spettatore insolente cominciando a deriderla. C'era da metterlo in conto, tutti gli inizi sono difficili, e nei locali della “miseria artistica” lo sono ancora di più. Teresa tornò nel suo camerino con gli occhi pieni di lacrime ma ben determinata a proseguire il suo sogno. Come prima cosa capì che doveva cancellare il ricordo della tota di Regio Parco, adottando nuovi vestiti e un nome d'arte. Il primo fu Gina Biliani. “Ora non era più la scalcagnata cantante del Caffè Franco, dell'Iris o del Meridiana. Più tardi giunse all'agognato olimpo del varietà, che si chiamava Teatro Maffei. Nel cielo di quell'olimpo, al vaglio di un pubblico esigentissimo, severo e non meno turbolento di quello dei locali di second'ordine, apparve una sera una nuova stella. Indossò paillettes cucite su un abito di sartoria parigina, sfoggiò guanti ricamati e piume di struzzo: si fece chiamare Isa Bluette. Il fiordaliso era sbocciato.
La sua fu un'ascesa strepitosa e inarrestabile, mentre il “varietà” era in declino a vantaggio di un altro genere teatrale, la “rivista”. Era uno spettacolo coreografico straordinariamente innovativo dove a scenette comiche e canzoni si alternavano balletti sensuali che prima di allora non si erano mai visti. D'altra parte i tempi erano maturi per provare a svecchiare i rigidi costumi italiani, così mentre Torino si espandeva verso borgo San Paolo, ai tavolini del Caffè Ligure qualche intellettuale osava persino mettere in discussione la monarchia. Fu in questo contesto che Isa Bluette divenne la regina della “rivista”, importando da Parigi la “passerella” e andando in scena per la prima volta circondata da un folto numero di uomini in smoking: «affascinante, con la delicatezza della sua voce, con la luminosità del suo sguardo e la gaiezza del suo sorriso. Aggraziata e civettuola, cesellava la canzone smorzando, come in un sospiro lieve, l'ultima strofa; ed era, anche in questo cantare a mezza voce, il segreto del suo successo artistico». Peccato che nessuno abbia mai inciso una registrazione delle sue canzoni a beneficio delle generazioni a venire le quali, anche senza saperlo, continuarono a godere dell'eccezionale contributo della Bluette come talent-scout dello spettacolo italiano. Dal 1925 al 1928 infatti è proprio lei a lanciare due volti indimenticabili della comicità come Erminio Macario e Totò. Il primo debuttò nella rivista “Madama Follia” di Ripp e Bel Amì, spuntando inatteso proprio affianco alla soubrette, che lo tenne con sé fino al 1930. Un'accoppiata indimenticabile.
Sempre “Madama Follia” messa in scena alla Sala Umberto di Roma vide la Bluette lanciare un giovane Totò nella caricatura di un gelataio. «Il comico Totò le si pose a fianco in primo piano per la sua fresca briosità e per l'intelligente varietà della sue numerose risorse», scrisse La Tribuna di Roma.
Ormai sulla cresta dell'onda, pellegrina tra i migliori teatri d'Italia e non solo, Isa Bluette trovò anche il tempo di portare al successo la canzone “Creola”, un motivo a ritmo di tango scritto da Ripp e a lei dedicato. «Sono convinto», scrisse un esperto di teatro dell'epoca, «che se ad Isa Bluette, la sola che in Italia abbia il gusto nella messinscena e della coreografia, fossero dati i mezzi necessari e il palcoscenico adatto a fare sfoggio della sua abilità, ella saprebbe offrirci spettacoli che nulla avrebbero da invidiare a quelli stranieri». Nominare Bluette significava in definitiva citare «il buon gusto, la modernità, la maggiore attrattiva della rivista».
Quando la “star” tornava a Torino, i più fortunati riuscivano a vederla uscire dal suo appartamento, in via Principi D'Acaia, con in testa l'immancabile basco sulle ventitré. Oppure sfrecciare in piazza Vittorio a bordo della sua vettura che «oltre che l'essere fuori serie, recava sulla carrozzeria una decorazione alquanto originale: una lunga fila di fiordalisi che si inseguivano azzurri sul fondo giallo-crema». Era bellissima e inavvicinabile anche per un anonimo commendatore, titolare di una delle più prestigiose ditte sulla via Roma vecchia, che si invaghì di lei al punto da far recapitare ogni sera un mazzo di fiori azzurri davanti al suo camerino.
Ah, l'amore! Non è forse questo l'unico ingrediente a mancare finora alla straordinaria favola di Teresa la tabacchina, divenuta diva di quell'Italia ormai in camicia nera? Ma Isa Bluette «non era come Carmen, e poiché alcuna complicata vicenda d'amore l'aveva a protagonista, nessuno scrittore avrebbe potuto creare attorno a questa creatura una fantasiosa e romantica storia». Almeno finché non conobbe il suo unico compagno di vita, Nuto Navarrini, anch'egli teatrante, con il quale si esibì negli ultimi anni di gloria.
Isa e Nuto: lui più giovane, lei più famosa e innamorata. Il sorriso di Bluette e le smorfie di Navarrini divennero in questo modo i tratti distintivi del «più simpatico binomio artistico» degli anni '30. Lo strabiliante successo del loro spettacolo “Strade” fu la dimostrazione di come a ben vedere la Bluette riuscì a trascinare al successo un Novarrini che La Stampa Sera dell'11 agosto 1932 descrisse come «ancora molto giovane, educato alla scuola dei migliori maestri dell'operetta». Un talento che la compagnia della Bluette fece maturare, valorizzando la sua «inesauribile verve», tra una battuta, un ballo e una canzone.
“Strade” sbancò i botteghini, dal teatro Arcimboldi di Milano al Michelotti di Torino, dove il pubblico di casa volle tributare «spontanei e scroscianti applausi» alla sua amata concittadina.
La coppia Bluette-Navarrini piaceva al punto da non poter più immaginare l'una senza l'altro. Nel 1931 bastò l'indiscrezione di un giornale sulla possibile fine del loro sodalizio sul palcoscenico per allarmare gli ammiratori sparsi per lo Stivale, costringendo La Stampa a pubblicare un'intervista ai due in cui questa possibilità venne seccamente smentita: «Meravigliati per questa spettacolosa notizia, e non sembrandoci verosimile il divorzio artistico del binomio Bluette-Navarrini, siamo accorsi alla fonte diretta, ed abbiamo trovato la brillante coppia più... binomio che mai».
Ma nulla è eterno, nel mondo dello spettacolo come nella vita. Anche la raggiante bellezza di un fiordaliso appassisce e persino le fiabe, per quanto assurdo ci possa sembrare, portano in loro la certezza di una fine. Così, scorrendo velocemente la sua esistenza fatta di trionfi e di ammirazione, fermiamo ora il nastro alla notte del 10 novembre 1939. C'è una donna adagiata su un letto dell'ospedale Molinette di Torino che si dibatte tra la vita e la morte. La riconoscete? È Isa Bluette che con «il volto pallido e smunto su cui si scioglievano scompigliati i lunghi capelli corvini» tornò ad assomigliare alla fragile tabacchina di Regio Parco che abbiamo conosciuto all'inizio di questa storia. Ma fu solo per un attimo, in uno dei suoi ultimi battiti di palpebre. Chi era presente infatti, «non vedeva quella povera creatura morente, ma vedeva Isa Bluette solare e festosa, vestita di piume e di merletti, sotto il fascio di luce di un riflettore troppo forte che le faceva ora chiudere gli occhi per sempre...».
Morì dunque, ma nulla ci vieta per lenire il dispiacere di una fiaba spezzata, di immaginarla felice nei suoi ultimi istanti di vita. La sua breve esistenza le riservò infatti l'ultima gioia, quella di sposare sul letto di morte il suo amatissimo Nuto.
Il giorno dopo la giornata grigia e la minaccia di pioggia non scoraggiò l'omaggio che «uomini, donne, fanciulle e compagni d'arte», vollero offrire a Isa Bluette durante il suo ultimo viaggio terreno. Nemmeno la notizia della sua morte, relegata in secondo piano sui giornali dell'epoca a causa della coincidenza con la solenne celebrazione del settantesimo compleanno del re, servì a evitare che il funerale della compianta soubrette diventasse uno dei più partecipati di sempre. In migliaia attesero la salma, vestita d'azzurro e cinta con una ghirlanda di fiordalisi, «invadendo via Principi D'Acaja e via Le Chiuse, il vicino tratto di via Cibrario e le vie adiacenti», seguendo il feretro verso la chiesa di San Donato.
Dopo la cerimonia la bara venne trasportata al Cimitero Monumentale di Regio Parco, poco distante dal vasto fabbricato industriale da dove la fiaba popolare della giovane Teresa Ferrero cominciò. Sulla sua tomba è stata posta una statua di marmo con le sembianze di donna: con le mani sopra la testa e gli occhi chiusi come in una posa plastica, sembra stia ballando.
Si racconta che per anni, anche quando tutti si scordarono di Isa Bluette, un elegantissimo commendatore venisse ogni giorno al cimitero a portarle un mazzo di fiordalisi, rimanendo lì immobile di fronte alla statua per un po'. Come se stesse ammirandola danzare in paradiso.
Massimiliano Ferraro
Riferimenti e bibliografie:
- "Isa Bluette, una diva dimenticata" di Massimiliano Ferraro - http://www.pagina.to.it/
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- «Café Chantant», 10 marzo 1926
- «L'Impero», 21 febbraio 1928
- «Corriere della Sera», 25 marzo 1928
- «Café Chantant», luglio 1928
- «L'Impero», 21 giugno 1929
- «L'Impero», 22 giugno 1929
- «Corriere della Sera», 10 novembre 1939
- «Il Piccolo delle ore diciotto», 10 novembre 1939
- «Corriere della Sera», 10 novembre 1939
- Luigi Barbara, «Corriere della Sera», 14 dicembre 1954