Io in guepière, Totò che fa smorfie. Recitare è un gioco!

Isa-Barzizza


Figlia di un severo direttore d'orchestra fino alla maggiore età recita controllata a vista da una tata. Una tortura per uno spirito libero come lei. Vitale e ironica, diviene la partner di scena perfetta del principe della risata. E riesce a superare la tragedia: a soli 31 anni perde l'amore della sua vita.

La sua bellezza - secondo un intenditore come Umberto Eco - avrebbe avuto la forza di risvegliare anche i morti. O almeno la memoria di uno sventurato appena uscito dal coma. Così nella mente perduta di Yambo, l’insegnante di lettere protagonista del romanzo La misteriosa fiamma della regina Loana, la foto di una conturbante Isa Barzizza che fa la passerella in una rivista e ha il potere di rianimare il quattordicenne che fu, di resuscitare l’imberbe ottenebrato dalla vedette “in puntino”, come era maliziosamente definito per la sua essenzialità, lo slip di scena: «La guardo e, come si sa, a tutto si può resistere tranne che alle tentazioni. Entro furtivo al cinema di primo pomeriggio, sperando di non incontrare nessuno che mi conosca», si rivede Yambo, ragazzino con il batticuore. «In I due orfanelli (con Totò e Campanini) Isa Barzizza, con altre educande, in spregio alle esortazioni della madre superiora, va a fare la doccia nuda». Non proprio: s'i travedono solo le ombre, gli ormoni adolescenziali non si sarebbero placati neppure se avvertiti die, dietro le quinte, ad attendere con piede fermo e probabilmente un ampio accappatoio quella meravigliosa creatura bruna c' era un'incorruttibile governante.

1950 Le Sei Mogli Di Barbablu 005 L

Papà non la mandava sola.

Già, perché Pippo Barzizza, famoso compositore, direttore d'orchestra e avveduto genitore di cotanto fascino, aveva messo in chiaro le condizioni d'ingaggio fin dall’inizio, perfino con un impresario di comprovata serietà quale era Erminio Macario, che aveva adocchiato il talento della sedicenne nel salotto della famiglia: «D’accordo», aveva finito per cedere alle insistenze, il maestro Barzizza. «Ma papi non ti manda sola!». E lei aveva accettato, controvoglia, la riserva. Almeno fino alla maggiore età, che all'epoca scoccava soltanto con il ventunesimo compleanno, sarebbe stata l'unica soubrette al mondo sotto stretta sorveglianza della sua tata: «Non la sopportavo», avrebbe poi confessato, divertita, molto tempo dopo. «Controllava qualunque cosa facessi. Si andava a cena dopo il teatro e io avevo sempre il gendarme al seguito. Avrei voluto strozzarla. E, beffa delle beffe, dovevo pure pagarla di tasca mia». Fu comunque un buon investimento.

L’attrice in libertà vigilata attirò l’attenzione di uno dei registi più popolari e prolifici della commedia nazionale, Mario Mattoli, che la mandò a chiamare per proporle il suo primo film accanto a un comico napoletano già baciato dal successo, soprattutto nei teatri meridionali.

Il colpo di fulmine che le cambia la vita.

A vent'anni, con o senza scorta, Isa incontrava il suo principe, anche se non fu precisamente un colpo di fulmine, e anche se lui sembrava interessato alle sue grazie soltanto davanti alla cinepresa, per obblighi di copione: «Pensare che quando l'ho conosciuto non sapevo nemmeno chi fosse. Ero molto più giovane e lui mi sembrava un vecchio», ha ricordato, quasi stupita del proprio giudizio, «fino a cui non avevo niente da dire; e fuori dal set non mi degnava neppure di uno sguardo. Mai un gesto, mai una frase o un'avance. La sua fama di dongiovanni, a me personalmente, non risulta». Ma quell'incontro avrebbe cambiato per sempre la vita della figlia del musicista, destinata a diventare la più celebre “spalla" femminile di Antonio Griffo Focas Flavio Ducas Commeno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio. In arte Totò. Principe della risata, ma anche di diritto, dopo che nel 1946, proprio l'anno del debutto di Isa, un tribunale gli aveva finalmente riconosciuto un lungo elenco di titoli nobiliari: altezza imperiale, conte palatino, cavaliere del Sacro Romano Impero, esarca di Ravenna, duca di Macedonia e di llliria, principe di Costantinopoli, di Cilicia, di Tessaglia, di Ponte di Moldavia, di Dardania, del Peloponneso, conte di Cipro e di Epiro, conte e duca di Drivasto e Durazzo.

Buffone in scena, schivo nel privato

Per nulla impressionata dal pedigree del partner artistico, Isa non si è mai sentita offesa dal suo disinteresse personale: «Conoscevo la sua reputazione di sciupafemmine. All'epoca però era certamente molto innamorato della moglie, Diana Rogllani, e non sembrava interessato a nessun'altra». Percepì però che, di Totò, non ce nera uno solo. E che quello più vero era probabilmente l'uomo riservato e schivo che si isolava nei suo camerino, prima dello spettacolo, senza sprecare un sorriso o una facezia: «Poi, nel momento in cui metteva piede sul palcoscenico si accendeva, sembrava che esplodesse con tutto il suo umorismo, con la sua forza mimica, con le sue battute surreali », ha scritto Isa nel libro Totò a colorì di Steno, una carrellata di omaggi al protagonista del film, raccolti da Orio Caldiron per le Edizioni Interculturali Uno (2004).

1948 Fifa E Arena 005 L

Quel (ridicolo) flirt con Walter Chiari

Isa e Totò avevano lavorato insieme, per la prima di undici volte, nell estate del 1947 e, pochi mesi dopo, lui la rivolle accanto a sé nella rivista C'era una volta il mondo. Il pubblico non si stancava delle loro gag, tra le quali una delle più famose sarebbe stata riprodotta nel film di Steno: la scena del vagone letto occupato da Antonio Scannagatti (Totò) e da un deputato, l’onorevole Trombetta (Mario Castellani), che prima si contendono il monopolio dello scompartimento e poi quello dell’affascinante bionda in guépière (Isa Barzizza) che s’intrufola tra di loro chiedendo asilo per la notte. Sembrava destinato a durare a lungo il felice gemellaggio tra la giovane e promettente diva di Sanremo e il principe di Napoli che inanellavano un successo dopo l’altro, con Fifa e arena e I pompieri di Vìggiù, Le sei mogli di Barbablù e Un turco napoletano. La fantasia dell’uno s’intrecciava alla bellezza dell'altra. Un'alchimia perfetta. Come quella che si creò, soltanto per lo spazio di un flirt, con Walter Chiari, 24enne e scanzonato giornalista in Totò al giro d'Italia: «Ma la nostra storia è finita in una risata», non si rammaricherà Isa. «E una delle persone più spiritose che io abbia mai conosciuto. Con lui non ti annoiavi mai».

Un amore spezzato da un incidente

Con Carlo Alberto Chiesa, pioniere della tìvù italiana, invece fece sul serio. Si conobbero a metà degli Anni '50. Nel 1960 erano sposati e genitori felici di una bambina di tre anni. Cinema e teatro erano passati già in secondo piano: «Pur di stare con lui rinunciavo a ogni cosa. Era cosi lieto il tempo insieme», avrebbe rivelato poi a Giorgio Dell’Arti, in un raro momento di confidenza. La coppia viveva unita ed entusiasta gli anni del decollo della televisione, gli imprevisti della diretta, la magia degli spettacoli musicali di Garinei Se Giovannini. Sembrava non dovessero finire più quei giorni felici. Invece s’interruppero di colpo, il 3 giugno di quell’anno, sulla via Aurelia all’altezza di Forte dei Marmi, dove si schiantò l’auto del regista. Devastata dal dolore, Isa si ritirò dalle scene: «D’ora in poi voglio dedicarmi soltanto a mia figlia». Per essere autonoma, fondò e diresse una società di doppiaggio. E il pubblico si era già rassegnato a non vederla più, quando, nel 1974, Ettore Scola le propose una parte in un film per lei irresistibile: C'eravamo tanto amati. La vita le offriva una seconda occasione e Isa la colse: non era ancora troppo tardi, per ricominciare.

Elisabetta Rosaspina, «F», n. 27, 12 luglio 2017


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Elisabetta Rosaspina, «F», n. 27, 12 luglio 2017