Sketch Serafino

Serafino


La saga dell’innocente perduto: Totò e la castità itinerante

Siamo nel 1932, anno aureo per l’ironia ardita e la comicità da palcoscenico, in un'Italia che si divertiva a dimenticare i problemi ridendo nel buio delle sale teatrali. Ed ecco che, in questa nebbia lieve di cipria e luci al carbonio, si staglia Totò, non ancora Principe ma già Gran Sacerdote dell’assurdo, che firma (insieme a Fiorita e Carbone) una rivista dal titolo che sembra un intercalare da sceneggiata napoletana: "Era lei, sì... sì..., Era lei, no... no..., Era lei che lo voleva".

Un titolo che è un balletto di negazioni e affermazioni, di desiderio e censura, di tentazioni e freni a mano tirati troppo tardi. Ma il tema, il cuore pulsante di questo e di altri sketch cugini (e zii, e cognati), è uno solo: la discesa agli inferi — o forse ai tropici — del Vergine Inconsapevole, cioè Totò in versione Serafino/Gelsomino/Totò medesimo, un giovane “bene”, figlio di buona famiglia, fresco, pettinato e casto come una camicia inamidita... finché la notte non lo travolge.

💋 Un bacio e via (con la reputazione)

Il nostro protagonista — esangue, stupefatto e probabilmente ancora col pigiama a righe — si risveglia con in bocca il gusto del peccato: un bacio dal sapore indecifrabile, che varia, a seconda della versione, tra fragola, cedro-menta o fico secco (ma sempre roba da farmacia o da fruttivendolo esotico). Chi è stata la donna fatale che ha osato turbare il sonno casto del Nostro? Nessuno lo sa. Neanche lui.

Quel che è certo è che la famiglia, indignata dalla perdita di purezza, lo caccia di casa come se fosse un prosciutto scaduto. E così il povero Totò si mette in marcia, bacio dopo bacio, ragazza dopo ragazza, come un sommelier del peccato, cercando la misteriosa baciatrice notturna attraverso le labbra del mondo.

🗺️ Viaggio ai confini della verosimiglianza

Ma questa ricerca, ovviamente, non può restare nei confini ristretti della città, del teatro, o del raziocinio. Totò prende il volo — figurato e a volte letterale — e viaggia. E dove va un eroe del desiderio represso, se non dove l’immaginario coloniale dell’epoca suggerisce che ci sia l’erotismo esotico, la perdizione e il mistero? Esatto: India, Africa, Arabia. La geografia in questi sketch è un mazzo di cartoline illustrate dall’ignoranza e dalla fantasia: è sufficiente un fez in testa, un turbante in cartapesta e uno sfondo disegnato con le palme, e siamo nel cuore delle tenebre.

E lì, finalmente, dopo chilometri di faticosi preliminari, Totò trova lei: la Regina, la Baciatrice Primordiale, l’Anima della Tentazione. In alcune versioni è una Regina dei Selvaggi (con tanto di lancia e abito piumato), in altre è Antracite, la fanciulla nera dello sketch “Il vergine folle”. Un nome che gronda cliché e carbone, forse scelta perché “Carbone” era anche uno degli autori, o forse perché evocava l’esotismo più da miniera che da cortigiana. Ma tant’è.

👑 L’Impero del Desiderio (e della satira)

Inutile dire che queste regine non sono altro che Totò al femminile, cioè proiezioni farsesche del desiderio e della paura borghese. L’uomo sedotto si ritrova davanti la Donna-Terribile, che in realtà è solo la parodia della virilità che teme la donna emancipata. Totò, con la sua maschera smarrita e l’occhio che trema come gelatina, è il maschio piccolo piccolo che, pur cercando l’ignoto, si rintana nel conosciuto della battuta, nel siparietto, nella fuga finale.

E in tutto ciò, non manca il rituale dell’assaggio, il momento in cui Totò, nel dubbio, bacia chiunque. La sua ricerca è un pretesto per trasformare il palco in un campo di battaglia amoroso, dove le labbra sono termometri della verità e ogni donna è un possibile indizio. Bacio come prova del nove, bacio come test del DNA ante-litteram. Bacio, insomma, come scusa.

🎭 Lo sketch eterno: variazioni su un tema (e un trauma)

Il meccanismo è talmente efficace da diventare seriale. Lo stesso spunto viene clonato, remixato, ricolorato:

  • In La Vergine di Budda, la donna è ancora un miraggio ma assume toni pseudo-religiosi, come se il desiderio potesse essere purificato dall’incenso.
  • In Il Vergine folle, la componente razziale viene messa in gioco (con gli stereotipi dell’epoca, si capisce), mentre Totò resta lì, sospeso tra la castità perduta e l’epilessia della libido.
  • In Accadde una notte che... (1938), la vicenda assume i contorni del romanzo noir, col titolo che fa il verso al cinema americano ma resta immerso nel varietà all’italiana, in un brodo di parrucche, intermezzi cantati e risate registrate in diretta.
🍓 Conclusione: un bacio, mille mondi

Questi sketch non sono solo pretesti comici, ma anche (nel loro modo comicamente disfunzionale) satira dei costumi, riflessi deformati del perbenismo piccolo-borghese, della paura del desiderio, dell’ossessione per la purezza virile. Totò interpreta l’uomo moderno col cuore antico: casto e travolto, ridicolo e tragico, sempre in ritardo sul proprio destino, con la giacca stropicciata e il bacio ancora stampato in fronte.

E alla fine, che la colpevole sia stata Antracite o una sconosciuta con la voce di Wanda Osiris, poco importa: è la ricerca stessa ad essere l’anima comica del viaggio, tra un sipario che cala e un bacio che resta in bocca come una caramella dimenticata. 


1932 10 01 La Stampa Era lei si si 2 L


CARATTERISTA Dio mio, che abbia trovato effettivamente qualche bruta... o, non voglio neanche pensarci. Ma dove sarà andato, dove sarà andato? (chiama ad alta voce)
SERAFINO... cocco di mamma tua, figlio mio, dove sei?...
SERAFINO (da dentro) Mammà...
CARATTERISTA Oh, eccolo... Figlio mio...
SERAFINO Mammina mia, ciao...
CARATTERISTA Dove sei stato tutto questo tempo, parla a mamma tua, dimmi: ti è successo qualche cosa? hai incontrato qualche ragazza?
SERAFINO Eh, per la strada ce ne sono tante, mammà!...
CARATTERISTA Tante?... E come lo sai? Allora vuol dire che le guardi?...
SERAFINO Sì, qualche volta, con la coda dell’occhio...
CARATTERISTA E non ti vergogni?...
SERAFINO Cosa debbo fare... mi guardano... mi fanno la corte...
CARATTERISTA Ti fanno la corte?... E tu te la lasci fare?... Cosa ti dicono?...
SERAFINO Che sono carino, che sono un bocconcino tenero, guarda che belle gambette, come dev’essere fatto bene? Dio che bel minorenne!...
CARATTERISTA E tu?...
SERAFINO Io, arrossisco, abbasso gli occhi, faccio finta di non sentire, qualche volta rispondo: stupida, imbecille, te ne approfitti perché sono solo...
CARATTERISTA Brutta, sfacciata...
SERAFINO Brutta, no, ve n’è qualcuna carina...
CARATTERISTA Taci, svergognato...
SERAFINO Già, svergognato, l’altra notte...
CARATTERISTA L’altra notte?!...
SERAFINO Mammaaa...
CARATTERISTA L’altra notte?... Parla, cosa ti è successo?...
SERAFINO Mammaaa...
CARATTERISTA Parla ti dico...
SERAFINO L’altra notte ho incontrato una ragazza, giù nel giardino...
CARATTERISTA Bene, cosa ti ha fatto?...
SERAFINO Mammaaaa...

CARATTERISTA Vuoi parlare, sì o no?... Cosa ti ha fatto!... (minacciosa)
SERAFINO Mi ha fatto l’occhietto...
CARATTERISTA Ti ha fatto l’occhietto?... Come ti ha fatto!...
SERAFINO Mi ha fatto... psss... giovanotto... (cenno con l’occhio)
CARATTERISTA E poi?...
SERAFINO E poi... non te lo posso dire...
CARATTERISTA E poi ti dico...
SERAFINO E poi m’ha detto... ti piacciono le caramelle?... Vieni con me che te le compero... ad un tratto mi ha baciato ed abbracciato... dietro l’orecchio...
CARATTERISTA Ma tu dovevi fuggire...
SERAFINO Non potevo... mi stringeva... era più forte di me...
CARATTERISTA Oh, povero figlio mio!... E poi?...
SERAFINO Mi ha fatto lo sgambetto e m’ha fatto cascare per terra...
CARATTERISTA E poi?... Parla, dimmi, in nome del Cielo... cosa t’ha fatto?...
SERAFINO Maaamma...
CARATTERISTA Dimmi...
SERAFINO Poi... mi ha sedotto...
CARATTERISTA Oh, disgraziato... hai disonorato la mia casa... ma perché... perché non hai invocato il mio aiuto?...
SERAFINO Sì, io ho gridato... Mamma... Mamma... ma tu non hai sentito... ed io ho lasciato che il mio destino si compisse...

(musica)

CARATTERISTA Povero figlio mio, racconta a mamma tua, com’è andato?...
SERAFINO Eh... è andato bene...
CARATTERISTA (adirata) Eh?... Tu non sei neanche pentito dell’onta subita?... Dimmi subito chi è questa donna, acciò io possa riparare col matrimonio...
SERAFINO Nonioso...
CARATTERISTA Come non lo sai...
SERAFINO Era buio...
CARATTERISTA Buio?... Ricorderai se era grassa, se era magra...
SERAFINO Mammà... era bona...
CARATTERISTA Taci, sciagurato, e cerca di ricordarti qualche particolare di essa, almeno...
SERAFINO Aspetta... ricordo... che la sua bocca quando mi ha baciato aveva ir profumo del cedro menta... e poi indosso aveva una specie di odore... di fico secco...
CARATTERISTA Fico secco?.,. Cedro menta, e cos’era questa, una bibita?... Vergognati, ti scaccio, tu non metterai più piede in casa... mia... finché non avrai trovato la donna che ha macchiato il tuo nome... capisci?... ti scaccio... disonesto!...
SERAFINO Mi scacci?... Mammina... Mammona mia... dove vuoi che io vada a finire?... vuoi che io diventi un uomo perduto?... vuoi che io vada a battere il marciapiede?... Mamma...
CARATTERISTA Taci, non hai più mamma, ed io non ho più figlio, da oggi in poi, a chi mi domanderà di te... risponderò: chi, Serafino?... Mio figlio?... poveretto, è morto!...
SERAFINO No, sono vivo... Sì... No... è morto...
CARATTERISTA Non ho più figlio... Vattene, figlio d’un porco... Vattene... Sii maledetto!... (via)
SERAFINO Ed eccomi gettato sul lastrico, solo, abbandonato, per colpa di chi?... di una vile don Giovanna da strapazzo... cosa faccio?... dove vado?... Trovare la donna che approfittò della mia innocenza?... E’ una parola... chi lo sà chi è? Era notte... che era una donna femmina ne sono sicuro... Ma chi fosse chi lo sa... Beh!... coraggio, andiamo a fare l’inchiesta... Bacerò tutte le donne che incontro... e appena sentirò fico secco e cedro menta, mi getterò ai suoi piedi e le dirò:... ripara... sciagurata!... Pensa che sei la madre di mio figlio!... (via)

(Camera rustica. Una culla, una sedia)

BALIA Siamo intese, me lo terrai per due ore, così almeno potrò essere libera con il mio pompiereE...
AMICA Va bene, non dubitare, ho capito... Se non ci si aiuta tra di noi... Io vado... (via col bambino)
BALIA Ciao, grazie... Ti raccomando il pupo... (accompagnandola all'uscio) Adesso andiamo a prendere la solita bottiglia per il mio Eustacchio... (esegue), questo vino farebbe risuscitare un morto... figuriamoci il mio pompiere ch’è già tanto vivo... (campanello) Eccolo, è lui... Andiamo ad aprire... (esce)
BALIA II signore desidera?...
SERAFINO Nulla...
BALIA Come nulla, ed allora perché sei venuto qui?...
SERAFINO Vi dirò... Perché... perché... (annusa) ...perché... (è lei, è lei, sento l’odore del fico secco...).
BALIA Ma signore, dico... andate via...
SERAFINO Sì, vado... però voglio un bacio...
BALIA (indignata) Un bacio?...
SERAFINO Sì, per sentire il fico-secco ed il cedro-menta...
BALIA (fra sé) Poveretto, dev’essere uno scemo... Andiamo, sù, coraggio, dammi un bacio...
BALIA Vi prego Signore, andate via, da un momento all’altro potrebbe essere qui il mio Eustacchio...
SERAFINO E chi è Eustacchio?...
BALIA II mio amico... il pompiere...

(campanello)

BALIA (spaventata) Oh... Dio!... Eccolo... E’ lui!...
SERAFINO Lui chi?...
BALIA ...Il mio pompiere...
SERAFINO Oh... Dio... dove mi nascondo?... In camera vostra?...
BALIA No, per carità, egli vi vedrebbe...
SERAFINO (avvicinandosi alla culla) Il bambino non c’è?... Zitta... Ho trovato... Vado in culla...

(Serafino, si toglie la sua giacca e la depone sulla sedia. Balia, aiuta ad infilargli la camiciolina e la cuffia)

(soggetto)

BALIA (va ad aprire) Buon giorno signora, desiderava?
SIGNORA (miope) E’ in casa il Dottore Della Morte?...
BALIA No, signora, è uscito...
SIGNORA Che peccato, avrei avuto tanto piacere vederlo. Giacché ci sono, almeno avrò il piacere di vedere il suo grazioso bambino...
SERAFINO II piacere è suo, signora...
SIGNORA Come?...
BALIA No... Dicevo... Piacere è suo... suo di lui...
SIGNORA Dov’è la culla?...
SERAFINO Qua, qua...
SIGNORA Sà, sono un po’ miope...
BALIA (fra sé) Fortuna che è miope...
SIGNORA (miope) (si avvicina alla culla)
SERAFINO (fa imitazione del bambino; soggetto)
SIGNORA Come è bello!... Che bel pupone... ma mi sembra un po’ sviluppatello!...
SERAFINO Non c’è male...
SIGNORA Come?...
BALIA Dicevo, non c’è male, ringraziando Dio...
SIGNORA Bravo... quanto sei carino... pssss... angioletto d’oro...

(SERAFINO; soggetto)

SIGNORA Pupo... Sono io... sono la tua zietta... sono la zia di campagna...
SERAFINO E chi se ne frega?...
SIGNORA Come?... Chi ha detto...
BALIA Oh, signora, non ci faccia caso, sa, sono i ragazzi qui nella corte...
SIGNORA Eh, volevo dire... E’ maschio?...
SERAFINO Ostrega, se sono maschio!... (ptrs...).
BALIA Ostrega, se è maschio... (ptrs...).
SERAFINO (ripete) Sono maschio... (ptrs...)
BALIA (ripete) (ptrs...)
SIGNORA Cosa avete?...
BALIA Sono un po’ raffreddata.
SIGNORA Curatevi...
BALIA Grazie, mi curerò signora...
SIGNORA Carino... Voglio proprio vedere se è maschio...
SERAFINO Vieni, vieni.
BALIA No, no, signora, per carità, non lo scopra... si potrebbe raffreddare, è tanto delicato...
SIGNORA Che occhioni... che ha... Ma cosa mi fa... mi fa le boccacce?...
BALIA No, no, mette fuori la lingua, perché ha i dentini...
SIGNORA Ah, i dentini?...
SERAFINO (piange)
SIGNORA Poverino, piange... par che dica: la poppa... la poppa...
SERAFINO Sì, sì, voglio la poppa...
BALIA Sì, vorrebbe la poppa, ma gli fa male...
SERAFINO No, no, mi fa bene...
BALIA No, no, non gli fa bene...
SIGNORA Ma lo sente che piange?... Ebbene, se non glielo volete dare voi, glielo darò io il latte...
SERAFINO Dammi, dammi...
BALIA No, signora, per carità, il medico glielo ha proibito...
SIGNORA (adirandosi) Ma che sgarbata che siete... Maleducata che non siete altro... Me ne vado, perché altrimenti vedreste... Zoticona, villanaccia... (via)
BALIA Mascalzone che non siete altro, andate via subito...
SERAFINO (fa per vestirsi; campanello)
BALIA Oh, Dio... questa volta è proprio lui, ho riconosciuto la bussata...
SERAFINO Zitta... Rivado in culla...
BALIA Cielo, aiutami tu... (va ad aprire)
POMPIERE (entrando) Tanto ci voleva per aprire?...
BALIA Ero di là, e non ho inteso... Amore, mi vuoi bene?...
POMPIERE Lo sai che per te ardo come tre incendi messi assieme...
BALIA Aspetta, che ti vado a prendere la bottiglia... (esegue)
POMPIERE (beve) (asciugandosi indi col dorso la bocca) Dammi, un bacio... (si baciano).
SERAFINO (tossisce)... Sehr!??
POMPIERE Chi è che tossisce?...
BALIA II bambino... E’ tanto raffreddato...
POMPIERE Bisognerà coprirlo... (e fa per avvicinarsi alla culla)
BALIA No, lo copro io...
POMPIERE Lo copro io... (e avvicinandosi alla culla tutti e due, lui scorge una giacca) Una giacca?... (la piglia). E di chi è?... Del tuo padrone non può essere, egli ha un pancione, così...
BALIA E’ tua...
SERAFINO E’ mia...
POMPIERE Mia?...
BALIA Sì, l’ho comperata per fartene un regalo...
SERAFINO Brutta vigliacca che non sei altro...
POMPIERE Vigliacca?...
BALIA Sì, sono una vigliacca... Perché non avevo il coraggio di dirtelo prima...
POMPIERE Me la provo subito... Ma che pensiero gentile che hai avuto!
SERAFINO (soggetto)
POMPIERE Eh?... Qui, cos’è questo duro?... (v’introduce la mano) Un portafogli?...
BALIA E’ tuo... Sono i miei risparmi e li regalo a te...
POMPIERE Quanto sei carina... Caruccia...
SERAFINO Carogna...
POMPIERE Oh... Ma qui manca un bottone...
BALIA Vieni di là, che te l’attacco subito... (via)
SERAFINO Mascalzoni, farabutti che non siete altro... Mi hanno rapinato... (si avvicina alla sedia, prende la giacca del pompiere) Vediamo un po’ se nelle sue tasche ci fosse qualche cosa, così pareggio... Nemmeno le tasche ha, questo vergognoso... Un’idea... (si toglie la camiqiuola da bambino e si mette la giacca del pompiere) (si avvicina, all’uscio e bussa)
POMPIERE... Collega... Qui c’è un incendio... Il Comandante vi cerca... (ripete ancora)
POMPIERE (uscendo) Che cosa c’è?...
SERAFINO Un incendio, un incendio, qui nei paraggi... Trentamila morti, mezzo milione di feriti... corri... il Comandante ti cerca...
POMPIERE Perdio, non trovo più la mia giacca...
SERAFINO Non preoccuparti, ti dò la mia... tieni... (qui scambiano le giacche).
SERAFINO Corri... Vai...
POMPIERE Sì, sì, vado... al fuoco!... al fuoco!... (via)
SERAFINO Al fuoco!... al fuoco!... (introduce la mano in tasca, apre il portafoglio, lo guarda ed esclama) Al fuoco!... t’ho fregato!... (pstr)...


Riferimenti e bibliografie:

  • "Quisquiglie e Pinzellacchere" (Goffredo Fofi) - Savelli Editori, 1976, pagg.34-40