Totò divo del cinema

Toto_divo_del_cinema


🎬 “Totò Charlot per amore” (1932) & “Questo non è sonoro” (1933): una sinfonia di gag mute e maschere sonore 🎬

Preparatevi, cari lettori di ventura, a indossare il cilindro dell’assurdo e il bastone da passeggio dell’ironia: stiamo per attraversare le pellicole mentali di due sketch teatrali – o sarebbe meglio dire due “proiezioni da ribalta” – che rivelano l’anima cinefila e clownesca del nostro Principe della risata, Antonio de Curtis in arte Totò. Una cavalcata grottesca in due atti e una metamorfosi, dal mimo Chapliniano al cow-boy di celluloide con il cuore tenero e i pantaloni larghi.

🎥 Atto I: “Totò Charlot per amore” – ovvero: il cinefilo sgrammaticato e l'amore al bacio di celluloide 🎥

Siamo nel 1932. L’Italia respira ancora odore di lustrini e naftalina, mentre il varietà combatte la sua battaglia a colpi di gag e canzoni. E Totò? Totò si innamora. Ma mica di una signorina incontrata al bar! Lui si invaghisce, come un adolescente in overdose di pellicola, di una diva del cinema. Una creatura irreale, fatta di fotogrammi, sogni e rossetti scarlatti. Una star intangibile e irraggiungibile, che vive su uno schermo più grande della vita e più muto di un segreto d’amore.

Totò, com’è ovvio, non si limita a sospirare. Lui, come sempre, agisce. Ma nel farlo inciampa, barcolla, si disarticola, si inventa. Per amore, decide di fingersi un celebre attore, un imitatore di Charlie Chaplin, altrimenti detto “Charlot”, l’omino con bombetta, baffetto e bastone, l’uomo che cammina come se fosse ubriaco e scivola come se il pavimento fosse di burro.

Ed ecco il nostro Totò trasformarsi in una parodia della parodia. Una maschera che indossa un’altra maschera. Charlot al cubo. Ma attenzione: se l’originale era muto, Totò lo è... troppo. Così muto che i suoni gli esplodono dentro come popcorn nel cervello: si agita, si contorce, si sforza di far ridere senza dire una parola, mentre tutto attorno a lui sembra sonoro, squillante, chiacchierone. La realtà parla, Totò no. Ma che importa? Lui si muove, si piega, inciampa e conquista. È un amore muto, ma molto espressivo. E molto, molto ridicolo.

E naturalmente, come in tutte le farse sentimentali che si rispettino, la diva lo crede davvero un attore famoso, lo idolatra, lo prende sul serio – e qui il pubblico scoppia in una risata lunga quanto una pellicola d’annata: Totò, il bugiardo maldestro, è scambiato per un genio!

🤠 Atto II: “Questo non è sonoro” – ovvero: il West secondo Totò, dove i cavalli nitrano e i pistoleri starnutiscono 🤠

Anno domini 1933. Il fascismo trionfa in camicia nera, ma nei teatri la risata è ancora libera e anarchica. Totò torna sul palco, stavolta al Teatro Eliseo, e ricicla – o meglio, ricompone alchemicamente – lo sketch precedente, come farebbe un prestigiatore con una carta usata.

Cambiano i nomi, cambiano gli ambienti, ma l’assurdo resta. Al posto della diva da inseguire, Totò si ritrova a dover sostituire il “grande attore comico acrobatico Max Singer”. E chi è costui? Un eroe del western, un mito della celluloide, un giustiziere in calzamaglia con le pistole più veloci del ridicolo.

E Totò, il nostro napoletano tutto nervi e tic, deve prendere il suo posto in scena. Immaginate la scena: una prateria di cartapesta, cavalli di legno con le ruote, indiani vestiti da maggiordomi, e Totò travestito da pistolero con la faccia da chi ha perso il treno e trovato un’arena. Spara a salve, inciampa nei cactus, si inginocchia davanti ai banditi per pietà e sbaglia pure il tiro al lazo, prendendo per errore una vecchia signora nel pubblico.

In un mondo dove tutto è artificiale e ogni battuta è un cartello da cinema muto, Totò emerge come l’unico vero, l’unico sinceramente sbagliato. È un Chaplin con l’accento di Napoli, un Buster Keaton con la mimica di una marionetta smagnetizzata. E il pubblico lo adora proprio per questo. Perché sotto la maschera del cow-boy c’è ancora il Charlot innamorato, il mimo che inciampa nei sogni, l’uomo che finge per amore e sbaglia per arte.

🎭 Riflessione finale: l’arte della trasformazione o il sublime riciclo teatrale 🎭

Questi due sketch – “Totò Charlot per amore” e “Questo non è sonoro” – rappresentano una delle prime e più brillanti incarnazioni della poetica dell’equivoco firmata Totò. Il tema è ricorrente e caro all’attore: l’uomo che finge per necessità, che recita per sopravvivere, che inganna per essere amato. Ma dietro ogni maschera c’è sempre lui: Antonio de Curtis, il saltimbanco tragico, il funambolo dell’identità, il clown che ride mentre cade.

E la metamorfosi da Charlot a Max Singer, da mimo urbano a cow-boy farsesco, non è solo un passaggio comico: è un atto di sopravvivenza artistica. Totò prende un’idea, la cuoce a fuoco lento, la impiatta con spezie diverse, e la serve a un pubblico che non sa mai se sta guardando una commedia o un capolavoro travestito da parodia.

E in fondo, che sia in bombetta o con lo stetson, Totò è sempre Totò: un comico che ride del silenzio, un attore che imita gli attori, e un poeta che trova nel fraintendimento la sua più alta forma d’arte.

Fine dello sketch? Macché. Totò è appena entrato in scena.



Entrata Totò - Musica del Bel Ciccillo

Sono del cinema appassionatissimo son della film un devotissimo corro sovente corro spessissimo alle premiér dei cinema... Son delle dive affezionatissimo per i lor vezzi son zelantissimo son quasi sempre sul direttissimo per veder cinema di qua e di là. Le più gran celebrità del trionfante cinemà conosciute ho ben si sà con un po’ di volontà Cinemà Cinema Arte nuova senza par tu trionfi a tutto spian. Viva dunque il cinemà.

(Danza e falsa uscita)


CARATTERISTA (scorgendo Totò) Toh. Un signore con un mazzo!
TOTÒ Tóh! Un autobus sconquassato...
CARATTERISTA Signore!
TOTÒ Signora!
CARATTERISTA Prego, signorina!
TOTÒ Chi?
CARATTERISTA Io!
TOTÒ Da quanto tempo?
CARATTERISTA Da quando sono nata... (con fare lascivo) Seducente!
TOTÒ (fra sé) Mi fà la corte...
CARATTERISTA Ebbene dite, mio giovane apollo...
TOTÒ O Dio, una volta sì... ero veramente un Apollo... ma adesso col 12% di ribasso sono diventato un Apollino...
CARATTERISTA Sì... Sì... mio Apollino... E ditemi, perché siete venuto fin quà?
TOTÒ Sono venuto perché sono stato attratto dal fascino e dalla seduzione di una donna maliarda... e più che maliarda... maliardiaria.., e questa donna magnifica è la più bella che io abbia mai visto sulla faccia della terra...
CARATTERISTA Buongustaio... O Dio, à tanto udir io più non reggo... le mie gambe fanno giacomo giacomo.
TOTÒ E perché, vecchia zimarra, le vostre gambe fanno giacomo giacomo?
CARATTERISTA Perché dalle vostre appassionate parole comprendo quale sia il vostro amore per me... Prendimi, sono tua... (sì getta nelle sue braccia)
TOTÒ Signora!... Signora!... Dio Dio, mi sembra di essere cascato sotto un armadio a due luci... Facchino! Facchino!...
CARATTERISTA (socchiudendo gli occhi) Perché mi hai rapita?...
TOTÒ Che cosa?... Io rapita?... Ma cosa avete capito?...
CARATTERISTA Che mi ami!
TOTÒ (2) (nauseato) Ma signora, non facciamo scherzi! Qui c’è un equivoco... Io non amo voi, non vi vedete nello specchio?... non vedete che siete una purga di sale inglese? Io son venuto qua per la DIVA, perché sono innamorato di lei,... anzi, signora, ditemi qual’è il suo camerino?
CARATTERISTA Allora tutte quelle parole appassionate...
TOTÒ Per la Diva...
CARATTERISTA E quel mazzo?
TOTÒ Per la DIVA... Per voi avrei portato un mazzo di papaveri, non di mammole...
CARATTERISTA Imbecille!... quello è il suo camerino (via a soggettò)
TOTÒ Ecco il suo camerino... Il cuore mi si spezza. Tremo... e perché tremo?... Io che non ho mai tremato... Sù, coraggio... adesso busserò piano piano con le nocche delle dita, (esegue) Ho noccheggiato!
DIVA (di dentro) Chi è?
TOTÒ Sono io!
DIVA Io chi?
TOTÒ II giovine apollo...
DIVA Cosa volete?...
TOTÒ Io vi amo, o Diva, e disperato è l’amore mio...
DIVA (uscendo) Ma signore, siete pazzo?... Io non vi conosco...
TOTÒ Si, sono pezzo da un pozzo... (correggendosi) sono pizzo da un puzzo... sono pozzo da un pizzo... sono pazzo da un pezzo... La prima volta che vi vidi nella «Febbre del bronzo»... poi nei «Quattro cavoli dell’Apocalisse», infine nell’«Incendio di Troia»... Ah, come facevate bene la parte in quell’incendio... Da quel giorno vi amo e non posso più vivere senza il vostro amore...

(Duetto d’amore)

LUI Eri bella su quel magico lenzuolo quando al cinema ti vidi lavorar ma non era proprio quello, quello solo il lenzuol ove volevoti mirar.
LEI Sono inutil queste vostre paroline mio signore sconosciuto e scocciator non vedrete certamente mai le trine della biancheria che ricopre questo cuor.
LUI Nella film che bruciava tutta Troia quell’incendio pure il cuore mi bruciò mi passò sull’istante anche la noia di seder vicino a un grosso zappartor.
LEI Meglio assai sarebbe stato che l’incendio fosse stato un disastro in realtà e bruciato avesse insieme al tuo stipendio quel cervel che avete tutto sconquassat.

(Ripresa del refrain e danza).

DIVA Ed ora signore, vi prego, andatevene... Io sono maritata.
TOTÒ E perché siete maritata?...
DIVA O bella, perché sono maritata!
TOTÒ Non dovevate maritarvi... Dovevate pensare che un giorno vi sareste incontrata con me.
DIVA Signore, vi prego, andatevene,.. A momenti potrebbe essere qui mio marito il quale è di una gelosia feroce... Se vi trova qui, mette la mano in tasca, caccia la rivoltella e pim! pim! due palle, una a me e una a voi...
TOTÒ E perché, pim! pim! due palle, una a me è una a voi... Non potrebbe fare pim! pim! e tutte e due le palle a voi?
DIVA Vi ringrazio... Siete molto coraggioso... Via, via non scherzate... andate via...
TOTÒ Ma amore mio, io ti amo... voglio abbracciarti... baciarti così... Che venga tuo marito con la rivoltella, io non lo temo... Non lo temo nemmeno col cannone...

(Entra il marito che a quella vista va su tutte le furie. Totò fa un urlo di spavento, quindi scappa impaurito per la scena, un plorando pietà. L’operatore e la caratterista entrano con il direttore e lo fermeranno. La diva spaventata atich’essa dalla piega degli eventi, si avvicina a Totò e sottovoce gli dice:)

DIVA Assecondatemi... Dite sempre sì! (forte) Ma sì... ma sì... ora va bene... prima non mi siete affatto piaciuto... (al marito) Non hai dunque capito che il signore è Pirolini... l’artista che tu aspettavi?...
TOTÒ (urlando felice) Sicuro! Sono Pirolini... Sono Pirolini!...
DIVA (piano all’orecchio) Siete un vigliacco.


(2) Variante della battuta nella rivista "Questo non è sonoro":
«Ah, signora, non facciamo scherzi! Io con le minorenni non mi ci metto... Qui c’è un equivoco. Io non amo voi. Io sono venuto qui per la Diva, per Greta del Dolores!...»


Riferimenti e bibliografie:

  • "Quisquiglie e Pinzellacchere" (Goffredo Fofi) - Savelli Editori, 1976, pp. 48-51