Nel separé

Il_separe


Lo scketch «Nel separé» fu portato in scena da Totò per la prima volta negli anni '30 all'interno dell'avanspettacolo "Colori nuovi" di A. de Curtis e Guglielmo Inglese (1932). Il canovaccio racconta le avventure di Cesarino Bolletta che invita a cena la moglie del suo principale, e deve risolvere la lotta fra il desiderio di possedere la donna e la mancanza di danaro.

Goffredo Fofi

 

Un Totò insolito, ma sempre geniale

Immaginate un impiegatuccio modello, onesto come un chierichetto e ingenuo come un agnellino al pascolo. Ora immaginatelo con bombetta, baffetto e frac da pinguino da cerimonia: ecco a voi Oberdan Lo Cascio, il protagonista dell’episodio "La scommessa" tratto dalla serie televisiva "Tutto Totò" del 1967. Totò è qui non solo interprete, ma anche autore della sceneggiatura, che trae origine dalla sua stessa farsa teatrale "Nel Separé". Quando si dice riciclare con stile. Un Totò quasi beckettiano, dentro un gioco teatrale claustrofobico, in cui ogni battuta è una trappola e ogni sguardo una confessione involontaria.

🎭 La Genesi della Trappola: Quando la Moglie del Capo Diventa Arma di Seduzione di Massa

La trama, già da sola, puzza di farsa a tre chilometri: un imprenditore (interpretato con perfida eleganza da Mario Pisu) e sua moglie (la charmante Luisella Boni) decidono di scommettere sull'integrità morale del loro dipendente modello, Oberdan. Ma la posta in gioco è molto più infida di quanto sembri: la moglie tenterà il poveretto con una cenetta romantica a due, nel tentativo di corromperlo nel più classico dei modi. Un test d’infedeltà etica più che coniugale, un quiz di morale in salsa erotico-borghese. Sotto l'apparenza di un giochetto da salotto si nasconde una riflessione beffarda sulla manipolazione sociale, sul potere che si traveste da scherzo e sull'onestà come spettacolo da mettere in vetrina.

🍝 La Cena dell'Inganno: Spaghetti, Champagne e Suggestioni

La scena clou è ovviamente la famigerata cena, dove Oberdan viene accolto in un appartamento fin troppo elegante, fra luci soffuse, poltrone imbottite e un menu che mescola foie gras e tentazioni. La moglie del capo gioca con abilissima civetteria il ruolo di femme fatale da manuale: sguardi languidi, frasi sdolcinate, e un accappatoio che minaccia di dichiarare l'indipendenza da ogni velleità di decoro. Totò/Oberdan, invece, si dibatte come una trota nel cestello, cercando di restare fedele all'ideale d'onestà incarnato dalla sua giacca lustrata e dalle sue convinzioni piccolo borghesi. L’equilibrio fragile fra lusinga e panico si riflette nei suoi gesti impacciati, nei tentativi di cambiare discorso e nei brindisi improvvisati che sembrano implorare: “facciamo finta di niente?”

📷 Primi Piani Psichedelici: Lo Zoom Sull'Anima del Comico

Un tocco raffinato arriva dalla regia che, benché ridotta all'osso (riprese in studio, scenografie semoventi e pochi movimenti di macchina), sfrutta in modo ossessivo i primissimi piani di Totò. Il volto dell’attore diventa un palcoscenico a sé: sgranate d’occhi, pieghe del viso, tic nervosi e battiti di ciglia trasformano la scena in un surreale teatro della tensione buffonesca. Un uso quasi felliniano del volto, a metà strada tra la maschera tragica e quella di Pulcinella. Totò riesce a trasmettere mondi interiori con una sola palpebra, e nei suoi silenzi parlanti si cela l’amarezza di un uomo che capisce tutto troppo tardi.

🔀 Oberdan Lo Cascio: L'Uomo di Mezzo (Nord e Sud, Virtù e Tentazione)

Il nome stesso del protagonista è un piccolo capolavoro d’ironia geografica e sociologica: Oberdan Lo Cascio, dove l’estremo settentrionale e quello meridionale del Belpaese si incontrano nella stessa persona, che diventa così una specie di metafora ambulante della penisola italica in lotta con se stessa. L'onestà di Lo Cascio non è solo virtù individuale, ma rappresenta anche la fragile speranza di un'Italia che cerca di restare a galla nel mare tempestoso del compromesso morale. E come ogni italiano medio, Lo Cascio vive un dualismo perenne: tra il desiderio di compiacere il capo e quello di non tradire la propria coscienza, tra il bisogno di sopravvivere e l’ansia di non fare brutta figura. Il tutto sotto il costante sguardo accusatore della macchina da presa.

🎲 La Morale della Favola: E Se Fosse Tutto un Grande Scherzo?

Naturalmente, come in ogni farsa che si rispetti, tutto finisce con una risata amara. Il povero Oberdan esce, ancora una volta, più confuso che persuaso: forse l'ha scampata, forse ha ceduto a metà, o forse non ha capito niente di quello che è successo. La verità, dopotutto, non interessa a nessuno. Quello che conta è l'effetto comico e il retrogusto acre che ci resta in bocca, come un limoncello andato a male. E mentre lo spettatore ride, si domanda se questa risata non sia, in fondo, una forma di autodifesa. Forse la vera scommessa è sempre stata sulla nostra capacità di ridere del peggio senza rendercene conto.

📺 Il Televisore come Sipario: Totò e il Teatro Rinchiuso in Uno Studio

"La scommessa" è anche un microcosmo di ciò che fu "Tutto Totò": un progetto che, seppur modesto nei mezzi, ha permesso al grande attore di riproporre il meglio del suo repertorio in una veste nuova, televisiva ma teatrale, intima ma esagerata. Il teatro di varietà chiuso in uno studio TV: una scatola cinese di comicità che funziona solo se ci credi. In questo episodio in particolare, si respira l’aria rarefatta di un palcoscenico mai dimenticato, un set che somiglia più a una ribalta, e dove il pubblico è chiamato a partecipare con occhi e coscienza. Il televisore diventa così lo specchio magico in cui si rifrange il sogno infranto di una comicità che voleva cambiare il mondo.

🎬 Conclusione: Una Trappola Morale in Frac

In definitiva, "La scommessa" non è solo un episodio comico: è un esercizio di stile, un apologo morale vestito da vaudeville, un Totò diverso ma sempre magistrale. La sua maschera, che di solito gioca con l'assurdo e il surreale, qui diventa lente di ingrandimento dell'ambiguità borghese. E mentre ridiamo, sotto sotto, ci chiediamo: ma io, al posto suo, che avrei fatto? Una domanda che resta sospesa, come l’ultima nota di una canzone malinconica. E intanto, Totò saluta con un mezzo inchino, e scompare dietro una tenda immaginaria. Sipario.


(Ambientazione: saletta riservata d’un Tabarin)

SABATO (sta accomodando la tavola) Tutto è fatto, pare che non manchi niente. Eh! un gabinetto riservato è sempre un gabinetto riservato. (guarda l’orologio) A momenti la coppia che ha prenotato questo gabinetto sarà qua.
CESARINO (Totò) Permesso?
SABATO Accomatevi.
CESARINO Io sono venuto...
SABATO Lo vedo!
CESARINO E’ questo il gabinetto?
SABATO . Voi siete il Signore della prenotazione...
CESARINO Per l’appunto! Permette, Cesarino Bolletta. E voi come vi chiamate? Sabato Sabato!
CESARINO Ecco... mi posso fidare?... La signora che io aspetto è una maritata.
SABATO E non è forse questo un ambiente elegante e fine?...
CESARINO E’ proprio questo che volevo dirti... Io vorrei sapere in questo locale ci fossero dei gabinetti... così... così...
SABATO Voi scherzate? Gabinetti così così... in un locale di prim’ordine come questo!...
CESARINO Giacché siamo al gabinetto dammi la carta... (guardandola) però mancano i prezzi...
SABATO I prezzi non si mettono mai... Il prezzo è l’ultima cosa.
CESARINO Veramente per me è la prima... Senti Sabatino... siedi qua un momento vicino a me.
SABATO Vicino a voi?... Io, un modesto cameriere?...
CESARINO Macché cameriere!... qui non ci sono né signori né camerieri, ma solo due buoni amici di vecchia data... cresciuti insieme come fratelli...
SABATO No! voi, signore, mi confondete!... Sedere vicino a voi! Ma voi mi mortificate!...
CESARINO No! il mortificato sono io! Senti un po’ Sabatino... Ho bisogno di una confidenza, (soggetto finocchio) Su per giù, quanto viene a costare un pranzettino per due personcine in questo gabinetto separativo?...
SABATO Pochino... Un 100, 200 lire.
CESARINO Soli?
SABATO Che cretino!... Senza poi i vini... e lo champagne...
CESARINO Che champagne?... A noi, una gazzosa...
SABATO II signore è in vena di scherzare... In tutti i modi aspettiamo che venga la signora, ordinerà lei il menù.
CESARINO No no, no, ordino io!...
SABATO Aspettiamo la signora, è meglio (via).
CESARINO Santa Eufrasia... vergine!... Mi sono messo in un bell’impiccio, e come me la spiccio? (estrae il portafogli e ne conta i denari) Mi sta bene, svergognato che non sono altro... In una posizione come la mia non ci si mette a corteggiare la moglie del proprio principale... Ordinare... e che ordino? Come si fa ad ordinare se non sono segnati sulla carta neppure i prezzi?... Sant’Antonio, tu che fai tredici grazie al giorno, fammene una... fai che ella non venga...
GIUSEPPINA (entrando a tempo) Eccomi qua!...
CESARINO (fra sé) Sant’Antonio, grazie tante!... Voi?... Siete... voi?...
GIUSEPPINA Si! Proprio io, vi ho fatto piacere?...
CESARINO Sì, tanto piacere... (fra sé) adesso mi piglia un accidenti!
GIUSEPPINA Credevate che non sarei venuta?
CESARINO Proprio!
GIUSEPPINA Non vi nascondo che ho una terribile paura... se qualcuno mi ha visto... siamo fritti.
CESARINO Ma adesso siete qua, è inutile a pensarci più.
GIUSEPPINA Mi volete proprio bene?...
CESARINO (freddo) Assai!
GIUSEPPINA E allora che fate... non mi date un bacio?... Da quando sono venuta non mi avete ancora baciata...
CESARINO Scusatemi... sono troppo commosso...
GIUSEPPINA E’ la prima volta che pranzo in un gabinetto riservato (guardandosi attorno) E’ carino però!
CESARINO (fra sé) Questo è il guaio!
GIUSEPPINA Io ho un po’ di appetito. E voi?
CESARINO Io no, pensando a voi m’è andato via!...
SABATO (entra col menù e lo presenta a Giuseppina) Se la signora vuol comandare...
GIUSEPPINA C’è tanta roba sopra che uno si confonde...
SABATO Allora se credete faccio io...
CESARINO Ecco bravo, fai tu...
SABATO Delle ostriche, va bene?
CESARINO Ostriche?... Ma scherzate?... Fanno male assai!... un amico mio è stato male assai, è stato per morire...
SABATO Chissà che qualità saranno state... Allora facciamo due dozzine di ostriche?...
CESARINO No! Una basta...
SABATO Se ne ordinano sempre due per averne una... Poi del caviale russo... Una zuppa di pesce?... Il pesce per la signora...
GIUSEPPINA No! Pesce no!
CESARINO Scassa!... Cameriere senza pesce... porta un po’ di baccalà fritto e la frutta...
GIUSEPPINA Baccalà?... No!!!
SABATO Baccalà? Oh! Adesso vi porto una nostra specialità... Pollo alla regina.
CESARINO Se non la finisci ti do’ un calcio all’imperatore! Beh! Porta... una coscettina di pollastrino piccolino...
SABATO II pollo si serve intero... E poi?...
CESARINO E poi che?... quando hai portato tutta questa roba!...
SABATO Va bene... Non vi arrabbiate... Porterò dolce eccetera... caffè e champagne...
CESARINO Che champagne? Porta mezzo litro!...
SABATO Ho capito... datemi carta bianca, penso io a tutto... (via)
CESARINO Già mi vedo in questura...
GIUSEPPINA Cos’avete, amico mio, siete così cambiato!...
CESARINO Quel cameriere ce l’ho sullo stomaco...
GIUSEPPINA Eppure qui si sta molto bene, verremo tutte le settimane...
CESARINO Si capisce... meglio tutti i giorni...
SABATO (con la zuppiera) Ecco serviti i signori... Adesso porterò il vino... Capri bianco... (via)
GIUSEPPINA Dunque, dicevamo, tutti i martedì verremo qua... Mio marito deve andare a Milano per affari professionali e io verrò con voi.
SABATO Ecco il vino... Capri bianco e rosso. Totò Se c’era il verde lo portava anche verde.. Perché due bottiglie?
SABATO Lasciate fare a me. (via)
(soggetto)
GIUSEPPINA E voi non mangiate?...
CESARINO Più tardi...
GIUSEPPINA Questo potete assaggiarlo...
CESARINO Non ho appetito... mi sento tutto sconvolto...
GIUSEPPINA Ma cosa vi è successo?
CESARINO Ebbene, lo volete sapere?... Sto pensando a vostro marito...
GIUSEPPINA A mio marito?...
CESARINO Perché, vostro marito non è forse un mio benefattore?... Non debbo a lui se fra qualche anno potrò farmi un nome, una carriera? Ed è bello forse quello che adesso sto facendo? No... Sono un ingrato.
GIUSEPPINA Ma dal momento che a mio marito non ci penso io, non Ci pensate neppure voi...
CESARINO Non è soltanto questo... (si alza) Eppoi io sono un semplice impiegatuccio... mentre voi siete una signora...
GIUSEPPINA Ma io non vi ho cercato, è la provvidenza che vi ha mandato in casa mia come un...
SABATO Salame affettato!
GIUSEPPINA Angelo consolatore. M’è passato tutto l’appetito!...
CESARINO Portalo via...
SABATO Portalo via?... Ma che dite?...
CESARINO Sì... Sì... Portarlo via... La signora non ha più appetito, inutile insistere... Tu fai il cameriere ed obbedisci e non ti pigliare tante confidenze con chi non ti conosce.
SABATO (piano) Prima eravamo fratelli...
CESARINO Fai silenzio!... E porta subito la frutta e il conto.
SABATO Abbiamo solo le banane.
CESARINO Porta una banana!
(SABATO via) Siete in collera con me?...
GIUSEPPINA No! Ma se avessi saputo!... Mi sono messa al rischio di essere vista da qualcuno... per venire qui ho preso un’automobile chiusa e voi mi ricordate di mio marito?... Vuol dire che non mi amate!... (piange)
CESARINO Quand’è così... Non vi trattengo più... e tornatevene pure a casa... Così rifletterete che ho agito da vero galantuomo... e nei momenti di sconforto... usate...
SABATO Banane e il conto...
(GIUSEPPINA fa per uscire)
CESARINO (legge raggiante) 65 lire?...
SABATO Sì signore, 65 lire...
CESARINO Eccotene 70, il resto è per te...
(via SABATO)
GIUSEPPINA (che si sarà vestita) Me ne vado!
CESARINO Ve ne andate, e perché?...
GIUSEPPINA Come perché? Se voi prima l’avete detto!...
CESARINO Io? No, signora mia! (s’inginocchia) Restate qui, sedetevi!...
GIUSEPPINA Sedermi? Neanche per sogno!... mi avete scacciata e io me ne vado!...
CESARINO E volete lasciare tutta questa roba qua?... Io ho un appetito formidabile... Adesso il mio amore è tornato forte come prima... Andiamo, sedetevi vicino a me!...
GIUSEPPINA Siete diventato proprio un’altro uomo!... E gli scrupoli che avevate per mio marito?
CESARINO Vostro marito?... E cosa m’importa di vostro marito?... Esso m’è sempre stato così antipatico!... Io vi amo, voi mi amate... noi ci amiamo... Cosa pretendere di più?... Datemi un bacio...
GIUSEPPINA Quanto fuoco!... (si bussa)
SABATO Scusate, signori... Fuori c’è lo chauffeur con l’automobile che ha chiamato la signora, sono due ore che è fermo... il tassametro segna già 45 lire!...
CESARINO Cosa?...
GIUSEPPINA Ah, già, è vero, l’avevo dimenticato!... Pagatelo!...
CESARINO Io?... signora, salite in quell’automobile che. vi ha condotto qui e tornate a casa, da vostro marito.,. La mia coscienza non mi permette un simile affronto!... Obbedite senza domandarmi nulla!... A casa, signora... e... presto! (l’aiutà a mettere il soprabito)
SABATO Signore, non vi preoccupate... Lo chauffer lo pagherò io... (via)
CESARINO (fa per toglierle il soprabito)
GIUSEPPINA Che fate?... Io me ne debbo andare...
CESARINO No! Spogliatevi, e vi, assicuro che questa volta per vestirvi ci vorrà molto tempo!...


Riferimenti e bibliografie:

  • Quisquiglie e Pinzellacchere, Goffredo Fofi - Savelli Editori, 1976, pagg.19-23