Carlo Dapporto alpinista nel cuore
Il popolare comico è perseguitato da una misteriosa signora con una ciocca bianca nei capelli: la protagonista della sua canzone.
Sedici anni fa, Carlo Dapporto si annoiò. Faceva il cameriere e, a tempo perso, accompagnava nei vortici della danza le signore che frequentavano a San Remo il suo ristorante con dancing. Dapporto era un ragazzo che sapeva far ridere. Raccontava con malizia certe storielle piccanti che facevano gorgogliare le mature frequentatrici dei cenini del «dopo-Casinò». Il suo scherzo preferito era di far cadere un ombrello legato a un elastico e di tirarlo su appena qualcuno si chinava per raccoglierlo. Gli applausi degli amici e le occhiate languide delle ammiratrici non potevano soddisfare la. sua ambizione, giustissima, d’attore. Dapporto salì una mattina su un autocarro che trasportava a Milano i garofani della Riviera e partì in cerca di fortuna.
Dapporto è un marito esemplare e un padre affezionatissimo. Eccolo mentre gioca, senza fare il comico, con la moglie e il suo primo figlio.
Il 20 ottobre 1935 debuttò in un cinema della periferia milanese, in un avanspettacolo di Vivienne D’Arys. A parte la primadonna, che compariva in scena alla maniera di Isa Bluette, cosparsa di piume e lustrini, veli e ventagli, in quello spettacolo rimediato con vecchie scene, Carlo Dapporto si presentò con Carlo Campanini, che non aveva trovato ancora la via giusta per lasciare il suo nome in tutti i film del cinema italiano d’anteguerra. Il primo Carlo raccontava ai milanesi le sue storielle dei ristoranti di San Remo; il secondo Carlo cantava con intenzioni parodistiche le serie romanze del melodramma italiano.
I due Carli insieme mandavano in estasi il facile pubblico rionale leggendo avvisi economici tutti giocati sul filo del doppio senso, spesso piuttosto grosso. Da quei duetti nacquero anche le prime imitazioni di Dapporto: il suo Stanlio fu, probabilmente, il segreto di un successo che di anno in anno è aumentato con l’aiuto di altre caricature, da Mister Chips a Verdoux, da Fath a Napoleone, dal gagà a Gino Franzi.
La nuova rivista «Sul cucuzzolo del tuo cuore», scritta da Michele Galdieri, conferma la classe di Dapporto, entrato ormai nel gruppo dei «Grandi» del teatro minore. Lo spettacolo, anche se mescola molto ottone allo scintillio del poco oro, conferma che Dapporto ha grandissime capacità d’attore, tutto estro e invenzioni, pieno di «humor». La sua recitazione è rimasta scanzonata e ironica, liberata dalle scorie dei palcoscenici periferici. Si tiene sempre sul filo dell’eleganza e del buon gusto.
Carlo Dapporto si presenta in scena chiuso nella luccicante statua di un idolo indiano.
Nella sua nuova casa romana, Dapporto suona una piccola fisarmonica
La parodia di Franzi, cioè del «fine dicitore» che singhiozza sulla passione della «piccina» che vuole balocchi e non profumi, è tra le migliori creazioni di Dapporto, osservatore attento delle sfumature psicologiche. E, in questa sua nuova rivista, è buono anche il «numero personale» tutto fatto di storielline e di paradossi (ormai sta facendo il giro dell’Italia quella sua definizione della polenta e baccalà: «purè di mais e pesce veloce del Baltico». Quando alla prima romana è cominciato il grande finale, una signora, con una ciocca bianca nei capelli, ha gridato fortissimo: «Tirate fuori l’autore».
Nella parodia di Napoleone insieme a una soubrette
Gli applausi scrosciavano fortissimi, ma quella signora voleva l’autore che - dicono - era a Napoli, costretto a letto da una influenza. Dapporto, con sorrisi al lampo di magnesio, tentava di arginare l’impeto della spettatrice; poi si è inginocchiato e le ha detto all’orecchio : «Zitta, per carità, non insista...». Che cosa volesse, però, la signora con la ciocca bianca, è rimasto un mistero. Dapporto, nella rivista, canta una canzoncina nella quale si racconta di una donna dalla ciocca bianca, da lui incontrata a Aixles-Bains. Ne nasce un idillio ferroviario, disturbato da una petulante beghina coi denti gialli. La misteriosa straniera poggia, indifesa, la testa sulla spalla di Dapporto. Ma alla frontiera esplode la delusione. La bella straniera è arrestata. Aveva ucciso una intera e numerosa famiglia. L’amore, prima ancora di nascere, è finito. Ammanettato. La storiella, al grosso pubblico, pare senz’altro un’invenzione, ma ora che la signora con la ciocca bianca si è rivelata alla «prima», Dapporto ha qualche dubbio. Anche a Milano, alla fine del primo tempo, ha chiesto ansiosamente se si era vista in platea la misteriosa signora. Non c’era. Allora Dapporto si è messo tranquillo e ha continuato la scalata sentimentale per sedersi infine sul cucuzzolo del cuore di ogni spettatrice.
«Epoca», anno III, n.78, 8 marzo 1952
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«Epoca», anno III, n.78, 8 marzo 1952 |