Grace e Ranieri visti da Carlo Dapporto
La rivista che vedrete. Il "matrimonio del secolo" ha offerto lo spunto per la nuova rivista di Garinei e Giovannini, i quali però hanno dovuto effettuare grossi tagli per evitare incidenti diplomatici.
Roma, settembre
Dodici anni fa, accingendosi a mettere in scena la loro rivista satirica Cantachiaro Garinei e Giovannini ebbero, all'ultimo momento, una spiacevolissima sorpresa: la censura americana aveva esaminato il copione e lo aveva bocciato per intero. Mentre l’impresario si metteva le mani nei capelli e gli attori, già fiaccati dalle prove, cadevano in uno stato di definitiva prostrazione, i due umoristi romani si precipitavano negli uffici della commissione alleata per perorare la propria causa. Tanto dissero, che convinsero i funzionari americani a seguirli in teatro per assistere a una prova generale della rappresentazione. E poiché le parole scritte assumono un valore completamente diverso quando vengono recitate, Cantachiaro non solo potè andare regolarmente in scena ma non subì nemmeno il taglio di una battuta.
La settimana scorsa, per la nuova rivista di Dapporto Carlo non farlo, che prende amabilmente in giro le nozze monegasche di Ranieri in e Grace Kelly, Garinei e Giovannini si trovarono, alla vigilia del debutto, ancora una volta avversati dai censori del Ministero i quali temevano addirittura un incidente diplomatico. Memori del successo ottenuto anni fa, i due autori tentarono la stessa mossa ma i funzionari della Presidenza del Consiglio (ricordando forse la resa incondizionata del '44) rifiutarono di assistere ad una prova generale. Di qui la necessità di riscrivere molte pagine del copione e l’inevitabile ritardo di una settimana sulla data fissata per il debutto.
Mai, crediamo, uno spettacolo di rivista arrivò alla prova del fuoco in una atmosfera di tensione, nervosismo, eccitazione e incertezza, come questo Carlo non farlo, ma le calorose accoglienze del pubblico hanno riscattato, in breve, qualsiasi dubbio. Garinei e Giovannini hanno creato, ancora una volta uno spettacolo divertente, gradevole, scoppiettante, pieno di trovate e di buon gusto cui hanno dato il loro valido e sapiente apporto Giulio Coltellacci, autore delle scene e dei costumi, e il coreografo Sherman. La rivista, che narra le rocambolesche peripezie di un godereccio buontempone (siamo nell’anno 1927) assunto al trono di un ipotetico principato di San Remo per servire gli scopi pubblicitari di un miliardario greco padrone del Casinò, si avvale della interpretazione di Carlo Dapporto (nei doppio ruolo di Carlo V e di suo zio Agostino), di Lauretta Masiero (nel doppio ruolo dell'attrice Ketty Grace e della sua controfigura), della scatenata Lisetta Nava (in quello di una nichilista russa), di Carlo Rizzo, del Quartetto Cetra e di un eccezionale corpo di ballo (il Charley Ballet) cui si devono riconoscere oltre che classe e ritmo anche doti mimiche di prim’ordine. Mai, ci sembra, uno spettacolo di rivista ci aveva riportato con tanta misura e tanto buon gusto alla romantica epoca: del charleston e dello jo-jo.
LE SUE STORIELLE
- «Lei ha una grande ava» dice Carlo Rizzo a Carlo Dapporto (nei panni di novello Carlo V). «Guardi che lei ha sbagliato comico», risponde Dapporto cercando tra la folla Walter Chiari.
- Un tale ha una moglie irascibile, cattiva, litigiosa e si lamenta con un amico di non saper risolvere la propria situazione coniugale. Ogni volta che torna a casa è un inferno. L’amico lo ascolta, poi gli propone di armarsi di una rivoltella, di fare la voce grossa e di sparare qualche colpo a salve per intimorirla. Il povero marito decide di dargli retta e mette in atto il suo piano. Qualche giorno dopo l'amico lo ritrova nuovamente affranto. «Ho fatto come dicevi tu» gli dice «ho comperato una rivoltella, ho fatto la voce grossa, ho sparato qualche colpo a salve: mia moglie è svenuta e dall'armadio è venuto fuori un uomo con le mani in alto.»
- Un tale si sente poco bene e va dal medico che gli ordina una dieta a base di riso, pesce lesso e verdura cotta. Niente sughi, niente liquori, niente vino e non più di un sigaro al giorno. Rincuorato, il poveretto torna a casa sua deciso a seguire alla lettera la prescrizione. Qualche mese dopo, tuttavia, torna dal medico più affranto e malridotto che mai. Tutto va bene, dice, finché non fuma il sigaro: allora un senso di nausea lo prende alla gola e il sollievo procuratogli dalla dieta è annullato. Il medico appare preoccupato. «Quanti sigari fumava prima della dieta?» si informa. «Nessuno» risponde l'altro.
«Epoca», anno VII, n.313, 30 settembre 1956 - Foto di Carlo Bavagnoli
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«Epoca», anno VII, n.313, 30 settembre 1956 - Foto di Carlo Bavagnoli |