Mio padre Totò

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Liliana De Curtis, l’unica figlia, ricorda il celebre attore scomparso 25 anni fa. «In famiglia tutti hanno ereditato qualcosa da lui», dice «dalla somiglianza fisica alla filosofia di vita».

Roma, aprile

Chissà che cosa direbbe oggi mio padre Totò se sapesse di essere bisnonno», dice Liliana De Curtis, figlia unica dell’indimenticabile "principe della risata» scomparso venticinque anni fa, il 15 aprile del 1967, parlando dei suoi tre nipoti, Simon Pietro, 18 anni, Alexandra, 14, e Giulia, 12, nati dai due passati matrimoni del suo primogenito, Antonello, che Liliana ebbe, insieme all'altra figlia Diana, dal primo marito Gianni Buffardi.

«A papà veramente già piaceva poco il ruolo di nonno, non perché non amasse i miei figli, per carità, ma perché, la parola nonno gli faceva impressione, e proprio non gli andava giù. "Nonnino”, diceva ”mi fa venire in mente un vecchiarello che si appoggia al bastone, mentre io sono un uomo nel pieno delle forze”. Oggi, però, probabilmente sarebbe diverso. Se fosse vivo, papà avrebbe 96 anni, sicuramente non avrebbe perso il suo spiritaccio, ma certe vanità forse si sarebbero sopite.

1946 Liliana de Curtis 065 Diana Rogliani LLiliana de Curtis con la madre Diana Rogliani, fotografate da Totò a Capri negli anni '30

«Sì, credo proprio che papà oggi sarebbe fiero della sua grande famiglia», continua Liliana, autrice insieme a Matilde Amorosi due anni fa del libro Totò mio padre, che visto il grande successo di pubblico sarà presto tradotto anche in russo, e ora del nuovo volume Totò a prescindere, in uscita a maggio, con la prefazione di Fellini. «Lui avrebbe voluto una famiglia numerosa, altri figli che purtroppo non sono venuti, per cui sarebbe felice di vedere quanto siano aumentati i De Curtis, e come la famiglia sia rimasta unita.

«Antonello, mio figlio, che ha 40 anni e che dopo essersi occupato di molte cose, tra cui cinema e antiquariato, oggi si interessa di arredamento e ristrutturazioni di interni, si è per esempio sposato due volte. La prima, giovanissimo, a 21 anni (tanto per seguire la "follia” di famiglia, che ha visto anche me sposa a 18 anni, e mia madre, Diana Rogliani, sedicenne quando si legò a Totò), con una ragazza carina e altrettanto giovane da cui ha avuto Simon Pietro, un bambino bellissimo, bruno, con gli occhi scuri e i tratti tipicamente partenopei. La seconda moglie è stata invece Ester, una nota fotomodella, da cui ha avuto le figlie Alexandra e Giulia.

«Diana, invece, aveva scelto la strada del nonno, il cinema», dice della sua secondogenita Liliana, che fu moglie di Gianni Buffardi dal 1951, quando si-sposò contro il volere paterno, al 1963, anno della separazione. «Mia figlia ha lavorato a lungo con Gigi Proietti in teatro, è apparsa in Tv nel varietà di Boncompagni Sotto le stelle e nella Signora delle camelie. A un certo punto della sua vita poi si è sposata e, seguendo la "tradizione” di famiglia, ben presto si è divisa. Ha attraversato un periodo di depressione, non aveva più voglia di niente, ha lasciato tutto, anche il lavoro, ed è venuta per un po’ da me in Sudafrica, il Paese dove ho vissuto per vent'anni con il mio secondo marito, Sergio Anticoli, occupandomi dei ristoranti di cucina italiana che lì avevamo aperto. Speriamo di convincerla a tornare sulle scene.

«Quanto a Elena, la mia terza figlia, che è nata 22 anni fa in Sudafrica dal mio secondo matrimonio e che somiglia come me a Totò in maniera incredibile», continua Liliana «lei è più timida dei fratelli. Ha studiato al liceo francese e ora, insieme ad alcuni cugini, ha aperto nel quartiere Vigna Clara di Roma, a piazza Carli, un negozio di articoli da regalo che guarda caso si chiama "Bisanzio": proprio come il Paese da cui pare siano originari i De Curtis.

«L'araldica, ecco una delle grandi passioni di papà», ricorda la figlia di Totò, seduta nel salotto della sua bella casa romana, pieno di foto di tutta la famiglia, quadri antichi, pietre dure di tutte le forme, che Liliana colleziona, premi, libri, e ritratti del padre. «Lui era ferratissimo in questo campo, aveva tanti libri, faceva ricerche, e non solo sulla storia della sua famiglia. In un nostro quadro del '600, per esempio, appare un nostro antenato, Johanes Andrea Carlos conte di Ferrazzano, che abbiamo ritrovato in un paese vicino a Napoli, Ferrazzano, appunto. Questo è uno dei tanti predicati che fanno parte del cognome di papà, e dunque del mio.

1937 Diana Liliana de Curtis 2030 pubPrimi anni '30. Liliana de Curtis con la madre Diana Bandini Rogliani

«Totò, poi, non avendo avuto figli maschi, per far sì che il suo nome non finisse con lui, chiese ed ottenne dall'allora Presidente della Repubblica Gronchi che fosse concessa ai miei due figli l'aggiunta del cognome De Curtis a quello loro paterno, Buffardi. Quindi, con una donazione a San Marino, fece in modo che ad Antonello fosse dato il titolo di "conte di Ferrazzano”, e a Diana quello di "nobile dei conti". Dunque i miei due figli sono conti, mentre il titolo di "principe" di papà, che ha origine bizantina, è potuto passare solo a me, sua figlia, che sono "Sua Altezza Imperiale principessa De Curtis, Focas, Flavio Ducas, ecc...". Ho una sfilza di nomi e di titoli che non finisce più e che nemmeno ricordo. In questo sono stata molto cattiva con papà, perché non l’ho seguito in questa passione per l'araldica. Ma confesso che l'idea di essere "altezza imperiale" mi fa anche un po' ridere.

«Le tradizioni, la famiglia unita, le ricorrenze festeggiate tutti insieme, a questo Totò teneva molto», sottolinea Liliana. «E io ho fatto tutto il possibile perché certe abitudini rimanessero nonostante le separazioni e i divorzi. Sono rimasta amica degli "ex” dei miei figli, della ex moglie di mio marito, che mi considera quasi una sorella, e dei suoi quattro figli, che adoro. E ai compleanni, a Pasqua o quando c'è qualcosa da festeggiare, ci ritroviamo qui da me, figli, nipoti, bisnipoti, fidanzati, ex mogli e fratelli acquisiti, tutti insieme».

1959 Antonio Liliana 1010 pubLiliana e Antonio de Curtis nel 1959

Che immagine hanno i tuoi figli, e i tuoi nipoti che non l'hanno conosciuto, del celebre nonno?

Antonello e Diana lo ricordano come un nonno molto generoso che elargiva a piene mani. Di solito Totò veniva a trovarli sempre la domenica, e appena suonava alla porta i miei figli facevano a gara per prendergli il cappotto e il cappello. Totò aveva sempre un pensiero per loro. Gli piaceva comprare vestitini o giocattoli e ogni volta che partiva tornava sempre con un regalo.

Ma se amava viziare i nipoti, Totò era anche un nonno severo dal punto di vista educativo, che aveva per loro progetti precisi. Antonello sarebbe dovuto andare alla "Nunziatella" di Napoli, uno dei collegi più duri d'Italia, e Diana in un esclusivo e severo istituto per signorine a Firenze. Purtroppo, però, papà è scomparso troppo presto per realizzare i suoi piani, e le cose sono poi andate diversamente. Quanto ai miei nipoti, per loro Totò è un bisnonno "fantastico". Spesso mi domandano di lui, ne sono orgogliosi, fieri e stanno sempre davanti alla Tv a vedere i suoi film.

E tua figlia Elena, che hai avuto nel '70 in Sudafrica, che cosa pensa del nonno?

Elena ha una venerazione e un grande rispetto per Totò. Ed è incredibile come, pur essendo chiara di occhi e di carnagione, abbia l'identico viso lungo e lo stesso sguardo di papà.

Ma, fisionomia a parte, nei tuoi figli e nipoti trovi qualcosa che ti ricorda Totò?

Rivedo mio padre soprattutto nei loro gesti, in una certa espressione del viso. E in certi aspetti del carattere. Giulia, per esempio, ha preso proprio l’umorismo di papà, quello profondo. fatto non di battute facili. Mentre mio figlio Antonello ha una personalità spiccata e un certo fascino sugli altri, come papà, che emanava un magnetismo che conquistava. E questo, insieme alla generosità, era il segreto del suo successo sulla gente, che ancora oggi, a distanza di 25 anni dalla sua scomparsa, continua a volergli bene.

Come verrà celebrato questo anniversario?

Con moltissime iniziative a cui sto lavorando da tempo. E' stato costituito un Comitato d'onore per le manifestazioni: ne fanno parte, tra gli altri, Andreotti, Fellini, Renzo Arbore, De Crescenzo, Sofìa Loren, Bevilacqua e Giulietta Masina. La Zecca di Stato ha preparato, e appena messo in circolazione, una moneta commemorativa molto bella realizzata in tre versioni, oro, argento e argento dorato, sulle cui facce sono riprodotti da un lato il viso di Totò con il suo vero nome, Antonio De Curtis, e dall'altra la celebre bombetta con la sua firma, Totò. Un avvenimento molto importante, questo, perché è la prima volta che una moneta viene dedicata a un attore. A giugno poi in Tv, condotte da Renzo Arbore, vi saranno due serate dedicate a papà per ricordarlo in modo festoso, come a lui sarebbe piaciuto. Ai primi di maggio al Teatro Sistina di Roma si terrà invece la seconda edizione del Premio De Curtis, che quest'anno verrà assegnato tra gli altri ad Alberto Sordi e Federico Fellini. Inoltre le Poste emetteranno una cartolina con uno speciale annullo postale. E poi uscirà il mio secondo libro, scritto con Matilde Amorosi, Totò a prescindere. Un ritratto di papà fatto attraverso una serie di interviste a personaggi che lo hanno conosciuto bene.

Elena Oddino, «Gioia», anno LV, n.17, 27 aprile 1992


Gioia
Elena Oddino, «Gioia», anno LV, n.17, 27 aprile 1992

Riferimenti e bibliografie:
  • Foto © Archivio Famiglia Clemente