Caro Cathia
(Rouen, 17 dicembre 1943) è una ex attrice francese, attiva particolarmente in Italia a cavallo degli anni cinquanta e sessanta. Recitò in pellicole con i grandi Totò, Peppino De Filippo ed Aldo Fabrizi.
Biografia
Attrice francese di delicata bellezza, Cathia Caro apparve per la prima volta sul grande schermo nel 1957, nella pellicola Isabelle a peur des hommes, diretta da Jean Gourguet.
Negli anni seguenti fu particolarmente attiva in Italia, avendo modo di apparire in film tutt'oggi molto noti come Arrangiatevi!, (1959), di Mauro Bolognini ma soprattutto I tartassati, (1959), di Steno.
Nel 1959 il suo nome salì agli onori della cronaca in quanto tentò il suicidio[senza fonte] per amore del pugile Tiberio Mitri, con cui, negli anni successivi, visse una tormentata relazione.
La sua carriera si sviluppò poi agli inizi del decennio successivo, soprattutto in film peplum come I giganti della Tessaglia, (1960), di Riccardo Freda, per scemare negli anni immediatamente seguenti.
Abbandonda le scene all'inizio degli anni Sessanta.
Filmografia
Isabelle a peur des hommes, (1957)
Agli ordini del re, (1958)
Un drôle de dimanche, (1958)
Un uomo facile, (1958)
Arrangiatevi!, regia di Mauro Bolognini (1959)
Estate violenta, (1959)
I tartassati, (1959)
Il padrone delle ferriere, (1959)
Simpatico mascalzone, (1959)
Genitori in blue-jeans, (1960)
I giganti della Tessaglia, (1960)
Il principe fusto, regia di Maurizio Arena (1960)
Il trionfo di Maciste, regia di Tanio Boccia (1961)
Galleria fotografica e stampa dell'epoca
In pochi mesi l'attore Maurizio Arena ha conquistato fama di dongiovanni facendosi fotografare con Linda Christian, poi con la principessa Fawzia e, ora, con la stellina Cathia Caro.
Roma, ottobre
Anita Ekberg è partita per Belgrado e Linda Christian per Vienna. Sono partiti Franciosa e la Winters, la Gardner è scomparsa. Addio scenate, addio battibecchi, addio ceffoni. Con la guazza autunnale, scende su via Veneto un velo di tristezza. «Chi animerà le nostre notti?» brontolano i nottambuli girando intorno uno sguardo sfiduciato. Allo stato dei fatti, l’unica speranza è Maurizio Arena. I suoi amici, aprendo i giornali al mattino, dicono: «Vediamo che cosa ha combinato Maurizio». Sere fa si lanciò con la sua rombante Pantera dietro una Giulietta a bordo della quale c’era una ragazza che gli parve non volesse farsi riconoscere. A pazza velocità infilarono semafori rossi e direzioni vietate, finché la Giulietta si schiantò contro una casa. H guidatore fuggì, la ragazza rimase accasciata sui cuscini, grondando sangue.
Premuroso Arena la soccorse e scoprì che era un uomo travestito; più tardi seppe dalla polizia che la Giulietta era stata rubata. In precedenti occasioni, c’erano stati scambi di pugni con giovinastri che gli avevano rivolto parole sgarbate. A Capri, quando Yvonne Monlaur rimase ustionata in un incidente, si lasciò fotografare come l’eroe del suo periglioso salvataggio, cui non aveva partecipato.
Tutta roba di quest’anno, come le sue più famose avventure femminili. Fino all'inverno scorso era un giovanotto solitario che alle ore piccole s’impadroniva del microfono di un noto locale notturno e modulava patetiche canzoni. All’improvviso Linda Christian Io fece diventare un «uomo della cronaca». Il «bullo» di quartiere gradasso e bonaccione, il conquistato-re delle ragazzette del vicinato, l’eroe del neorealismo tipo poveri ma belli, balza nell’Olimpo dei grandi conquistatori internazionali, si guadagna un posto a fianco di Porfirio Rubirosa e di Baby Pignatari. I suoi incontri con la Christian danno esca ai fotografi, come quelli di Townsend con Margaret o quelli di Lars Schmidt con Ingrid Bergman. Maurizio è lusingato. «Voglio fare un film insieme a te», gli sussurra Linda.
La prima domenica dopo il loro incontro, Arena porta la Christian a colazione da sua madre. Se si trova a Roma, tutte le domeniche va da lei e, dopo mangiato, giocano a briscola e a tressette. Alla signora Di Lorenzo (Arena è nome d’arte) non piace di perdere e Maurizio ogni tanto la lascia vincere. Non le piace nemmeno che suo figlio faccia l’attore. Quando lui interpretò il primo film, Siamo tutti inquilini, e se lo vide comparire davanti con i capelli tinti in rosso, si mise a piangere. Accusa l’ambiente cinematografico d’essere frivolo e senza carattere. Né dà importanza al fatto che il figlio guadagni fior di milioni e le possa regalare vestiti e gioielli che finiscono negli armadi e nei cassetti. Sua unica ambizione è che Maurizio si sposi e la smetta di fare il «bullo» e di portarle donne insolite per casa.
Ma Maurizio la domenica è nei guai : o fa il suo dovere di conquistatore o fa il suo dovere di figlio. Risolve il problema salomonicamente, unendo i due doveri. Così anche Linda Christian va a santificare la festa in casa Di Lorenzo e gioca a tressette. Una domenica Maurizio non arriva più con la Christian. Si sono separati. «Non potevo fare altrimenti», spiega. «Di giorno, io, devo lavorare. Ho un lavoro, io. E se non lavoro oggi, come faccio a costruirmi un domani?» Prima di lasciarsi, si sono scambiati dei ricordi. Quello di Maurizio è un disco con due canzoni, Resta cu’ mme e Zitto, zitto, zitto..., cantate da lui. «Poveretta», egli commenta; «ogni volta che Linda s’è attaccata veramente a qualcuno, ha sempre perduto. È cascata male anche con me.»
Una domenica, dunque, mamma Di Lorenzo vede arrivare Maurizio con una signora un po’ esotica. L’ha conosciuta a Capri, a un cocktail di Edda Ciano, si sono rivisti a Roma. Ma stavolta non gli piace dare nell’occhio. Invece che con la sua conosciutissima Plymouth, esce con l'Alfa 1900. Al caffè non si siede con lei e fingono di non conoscersi. Un fotografo, però, riesce a sorprenderli a Ostia e l’ex re Faruk comincia a posare su Maurizio il suo sguardo privo d’espressione: la signora esotica è sua sorella Fawzia.
Mamma Di Lorenzo, quella domenica, non ha il coraggio di proporre alla prima moglie dello Scià dell’Iran la solita partita a tressette. E anche Maurizio è intimidito. «Tra noi», dice, «c’è un'ottima amicizia. Fawzia non è una donna come le altre, non cerca pubblicità facendosi vedere con me. É intelligente, dolce, comprensiva.» Un giornale definisce Maurizio «arrampicatore sociale» e lui se ne amareggia. Inoltre, Fawzia gli crea dei problemi, annienta la sua sicurezza. Per fortuna, parte. Dopo quest’esperienza egli conclude che «non è la compagnia di donne importanti che dà personalità all’uomo».
Ora Arena ha di nuovo tirato fuori la Plymouth e si fa vedere in giro con Cathia Caro, una stellina francese sua compagna di lavoro in Un uomo felice, il suo decimo film di quest'anno. La Caro è il tipo delia collegiale-vamp e la madre non vede di buon occhio che esca con lui. L’arrampicata è finita? Da qualche tempo Arena dice che vuole «evadere» dal tipo di «bullo» che è andato più o meno ripetendo nei suoi ventotto film. Ma tutto congiura a farglielo interpretare anche nella vita, tanto il tragicomico inseguimento notturno alla macchina rubata quanto le sue avventure sentimentali nel campo finora battuto dai miliardari sud-americani. E, in fondo, ora non è più sicuro che l’evasione gli convenga, se ci sono donne famose cui piace di farsi vedere, con lui. Dopotutto è un personaggio. Un personaggio così completo che Federico Fellini ha pensato di farglielo interpretare nel suo prossimo film, La dolce vita. Maurizio Arena nella parte di Maurizio Arena, «bullo» che ama far colpo sulle «pupe» e bravo figliolo che gioca a tressette con la mamma.
D.M., «Epoca», anno IX, n.397, 11 maggio 1958
Riferimenti e bibliografie:
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- D.M., «Epoca», anno IX, n.397, 11 maggio 1958