Tuttototò: in dieci personaggi il meglio di Totò
La scenetta più bella, dicono non si vedrà. Un fuoritesto che il comico-principe ha recitato, alla fine del suo lungo lavoro per la TV. La «troupe» si stava sciogliendo; i soliti «grazie», «addio», «ci rivedremo»: un intrico di mani che si stringevano. Alla fine, lui, s’è fatto in mezzo al gruppo; s’è accostato al regista, Daniele D'Anza. Ha recitato un discorsetto di commiato. E quel che ha detto non è che abbia molta importanza. Ma, per l'occasione, ha tirato fuori una maschera inedita, più intensa che mai.
«Sono commosso... ecco, sono commosso...». Spingeva le sopracciglia verso l'alto, a V rovesciata, sgranava gli occhietti umidi; e un agitarsi di mascella, a comando, da destra a sinistra, da sinistra a destra. E avanti a parlare. Un discorso patetico, se vogliamo, ma detto da un comico sottile: «E' stato, per me, come percorrere a ritroso, in uno spazio di tempo brevissimo, l'intero arco della mia carriera, dalle prime esperienze della giovinezza, dell’avanspettacolo, ai primi film, ai primi successi e dopo, molto dopo, alla celebrità. Continui ricordi che affioravano alla mia mente... E’ diffìcile spiegare». Il ristretto, qualificatissimo uditorio, ascoltava attento: guardavano la maschera e scoppiavano le risate; mentre, le parole commuovevano: a qualcuno facevan venire le lacrime.
Forse, è stata per davvero la sua più succosa esperienza professionale. Ha presentato un «digest», un'antologia, il meglio di quanto ha fatto in una vita d'attore, al grande pubblico della TV. Tuttototò è proprio questo. Sei puntate di un’ora ciascuna. Si intitolano «Don Giovannino», «Il tuttofare», «Il Premio Nobel», «Il grande maestro», «Il lottatore» e «La scommessa». Le prime quattro prendono le mosse da storie famose del grande comico: i classici del suo teatro. «Premio Nobel», per esempio, non è altro che la scenetta del «vagone letto», opportunamente riveduta e corretta: le esperienze, le avventure di un professore italiano che va a Oslo, in «wagon-lit», per ritirare l'ambito riconoscimento internazionale. Gli ultimi due atti unici sono «originali», scritti apposta per l’occasione da Mario Corbucci.
Seguiranno, poi, altri quattro «numeri unici». I titoli ne suggeriscono il contenuto: «Totò a Natale»; «Totò a Napoli»; «Totò-Ciak»; «Totò-yé-yé». Avranno un carattere comico-satirico-musicale e consentiranno all’attore di sfruttare tutte le sue qualità di grande personaggio dello spettacolo, eclettico, poliedrico, che ha fatto ridere almeno due generazioni d'italiani e fa ridere ancora.
«Radiocorriere TV», anno XLIII, n.41, 9-15 ottobre 1966
«Radiocorriere TV», anno XLIII, n.41, 9-15 ottobre 1966 |