Totò e Cleopatra
Totonno/Marco Antonio
Inizio riprese: marzo 1963, Stabilimenti INCIR - De Paolis, Roma
Autorizzazione censura e distribuzione: 14 agosto 1963 - Incasso lire 507.962.000 - Spettatori 2.302.013
Titolo originale Totò e Cleopatra
Paese Italia - Anno 1963 - Durata 95 min - Colore Audio sonoro - Genere commedia - Regia Fernando Cerchio - Soggetto Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Fernando Cerchio - Sceneggiatura Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Fernando Cerchio - Produttore Ottavio Scotti - Produttore esecutivo Nino Battiferri - Casa di produzione Liber Film - Euro International Film - Distribuzione (Italia) Euro International Film - Fotografia Alvaro Mancori - Montaggio Antonietta Zita - Musiche Carlo Rustichelli - Scenografia Andrea Melone
Totò: Totonno / Marco Antonio - Magali Noël: Cleopatra - Franco Sportelli: Enobarbo - Carlo Delle Piane: Cesarione - Moira Orfei: Ottavia - Lia Zoppelli: Fulvia - Toni Ucci: Senatore Publio Nasone - Nadine Sanders: Ancella di Cleopatra - Mario Castellani: Chirurgo cranico reale - Gianni Agus: Senatore Ottavio - Adriana Facchetti: Publia
Soggetto
Si narrano le vicende di Marco Antonio e del suo fratellastro-sosia Totonno: perso d'amore per Cleopatra il primo, losco trafficante di schiavi il secondo, che sostituisce segretamente il condottiero nei momenti più delicati. La continua apparizione ora del vero ora del falso Marco Antonio genera lo scompiglio: la regina d'Egitto non sa più cosa pensare del contraddittorio comportamento dell'uomo che credeva di avere in sua balia, mentre il Senato romano si trova alle prese con repentini mutamenti di intenti. Poi scoppia la guerra fra Roma e l'Egitto: Ottavio vince gli egiziani sul campo di battaglia e, come promesso, concede la propria sorella Ottavia in sposa a Totonno (oramai nelle vesti di Marco Antonio).
Critica e curiosità
Girato nella primavera del '63, la pellicola venne distribuita nelle sale cinematografiche italiane il 14 agosto 1963 dalla Euro International Film. Totò è protagonista di un altra parodia del peplum, sdoppiandosi tra Marco Antonio e Totonno. La diva che affianca Totò nel film è la bellissima Magali Noel, famosa dal suo successo ne La dolce vita di Federico Fellini. A dispetto della banale e scontata trama, nel film troviamo battute e sketch davvero esilaranti che costellano il film rendendolo davvero godibile. Totò si ispira ai classici giorchi di parole, all'attualità, alle gag senza tempo caratteristiche del bagaglio artistico del comico.
Della colonna sonora, composta da Carlo Rustichelli, è stata distribuita una versione del brano Tango di Cleopatra, con testo del regista Fernando Cerchio, eseguita da Riz Samaritano con Pino Piacentino e il suo Sestetto nel 1964, su un 45 giri Combo Record, con numero di catalogo 360.
Vengono fatte allusioni alla censura, imperversante a quei tempi:
"Sei troppo vestita, è questione di censura?"
La moda nascente dei culturisti:
"Vestito con il tralcio di vite, io modestamente faccio la mia figura, sono un fusto".
La politica degli interventi statali:
"Nazionalizziamo".
Le preferenze gastronomico-sessuali :
"Sempre baccanale alla egiziana, mai baccanale alla livornese".
I riferimenti alle autovetture, applicati alle schiave vendute al mercato:
"La Flavia va su di giri e picchia in testa".
Via via, fino all' apoteosi:
"Viva la biga!", "Ti do la Grecia, la Tracia e la Cappadocia... spengo la Lòcia?"
Ritroviamo come detto, la tecnica di sdoppiamento dei gemelli diversi e contrapposti, già altre volte utilizzata da Totò.
Così la stampa dell'epoca
La rentree di Totò nel cinema non è stata molto felice: una serie di filmetti squallidi, volgari, inintelligenti, in fondo ancora più arretrati e meno veri di quelli che vedevamo dieci anni fa[...] Tutto questo lo ritroviamo oggi, identico, non più rispondente al nostro gusto, stancamente ripetuto con la speranza che pubblici sottosviluppati e provinciali possano far quadrare il bilancio di produttori improvvisati [...] I capelli grigi di Totò, questo autentico attore che per ragioni di cassetta si confina in ruoli di avanspettacolo, sono un pò patetici, in simile situazione.
Franco Nicolini, «La Nazione», 1963
Girato nel 1963, è una scassatissima parodia dei film storico-mitologici, un Totò contro Maciste ambientato addirittura nell'antico Egitto, con Samson Burke, penultimo Tarzan hollywoodiano, nel ruolo di Maciste. Il secondo, Totò e Cleopatra, viene girato nella primavera del '63 ed è il più divertente: merito della verve dell'interprete, ben servito da un cast in cui si fanno notare Lia Zoppelli, Gianni Agus, Carlo Delle Piane, Moira Orfei e la francese Magari Noël, lanciata dalla Dolce vita di Fellini.
Alberto Anile
Totò interpreta Marc'Antonio/Totonno. Marc'Antonio, insediatosi ad Alessandria insieme al suo luogotenente Enobarbo, si invaghisce di Cleopatra, la fatale regina d'Egitto. Il senato decide di richiamarlo a Roma, dove Ottavio, in vista del futuro triumvirato, vorrebbe fargli sposare la sorella Ottavia. Ma Fulvia, la legittima consorte di Marc'Antonio, va su tutte le furie, sequestra il marito in cantina e lo sostituisce con il fratellastro Totonno, che gli rassomiglia come una goccia d'acqua. Totonno va in Egitto e maltratta Cleopatra, la quale non sa spiegarsi l'improvviso cambiamento di colui che ritiene essere Marc'Antonio.
Matilde Amorosi
Dopo l'uccisione di Cesare, si formò a Roma un triumvirato. Il prode Marc’Antonio, invitto e coraggioso generale, il giovane Ottavio, freddo, abile calcolatore, e il buon Lepido furono i triumviri e si divisero tra loro i territori sotto II dominio o la protezione di Roma. Abilmente, Ottavio tenne per se Roma e l'Italia, e Lepido toccò l'Africa e a Marc'Antonio, vennero assegnate le terre d'Oriente, le più ricche, che solo un uomo come lui poteva coscienziosamente spogliare a vantaggio di Roma.
Marcantonio partì sicuro del suo successo. Coprendosi di nuove glorie avrebbe potuto facilmente eliminare i suoi colleghi e divenire Re e Imperatore. Mire analoghe avevano però anche gli altri triumviri o particolarmente Ottavio, e, per disgrazia di Antonio, nelle terre d’Oriente; vi era l'Egitto e in Egitto vi era una regina, Cleopatra, che già aveva affascinato prima Pompeo e poi Cesare, che non erano antichi romani da nulla.
Il nobile Marc'Antonio, attende che Cleopatra si presenti a lui in atto di sottomissione e pronta a rispondere a molte accuse. Ma la regina fa sapere che lo attende nel proprio palazzo in Alessandria, per poterlo ricevere con tutti gli onori che spettano ad un uomo del suo rango, del suo valore. Stuzzicato nell'amor proprio, e forse anche da certe voci che dicono la bellissima regina si presenti, in cerimonie importanti, vestita come Venere — ossia, non vestita affatto — Marc'Antonio accetta di recarsi da lei. La donna subito lo colpisce presentandosi in un gioco sapiente di luci, adagiata in una grande conchiglia e ricoperta di soli veli, che lasciano vedere quel tanto che basta per metter voglia di vedere di più. Cosi, poco tempo dopo questo incontro, il Senato di Roma è in subbuglio. Antonio invece di punire e sottomettere Cleopatra, le ha regalato alcune importanti provincie e sembra si sia messo a fare II Re d’Egitto a fianco di lei, infischiandosene apertamente di Roma.
Ottavio propone di richiamare Antonio a Roma decretandogli gli onori del trionfo. La proposta appare scandalosa, ma non basta: Ottavio ha deciso di dare in moglie ad Antonio la propria sorella Ottavia, molto bella e che dovrà fargli dimenticare Cleopatra. Il progetto di Ottavio appare astuto; evitando una guerra civile si potrà recuperare l'uomo Antonio, prezioso per Roma. Il Senato quindi approva, ma chi non approva è la moglie di Antonio, Fulvia, donna di forte temperamento che rivuole il marito per se e non è donna da darsi per vinta tanto
facìlmenlc. Dice di si ad Ottavio, ma intanto escogita un suo piano.
Vive a Capua un disgraziato, fratellastro di Marc'Antonio, di nome Totonno, detto anche Totò, che campa la vita facendo il mercante di schiavi sulla pubblica piazza. Data la sua eccezionale somiglianza col triumviro gli è proibito avvicinarsi a Roma.
Fulvia capita al mercato di Capua quando stanno arrestando Totonno in seguito ad uno dei suoi tanti pasticci. Le è facile farlo rilasciare e costringevo a prestarsi all'audace piano che ella ha studiato, sostituirlo con il vero Antonio, col quale la donna sogna di partire, dove vivere segretamente una vita calma e felice.
Così, quando Marc'Antonio sbarca, proveniente dall'Egitto, viene immediatamente sequestrato dalla terribile moglie, che lo tiene prigioniero e lo spaesato Totonno viene inviato, in vece sua, a ricevere gli onori del trionfo.
La faccenda però ha un suo lato dolcissimo: la bella Ottavia, moglie tenera ed affettuosa, vero bocconcino da re. La vita con lei è talmente dolce, che Totonno vi si abbandona con tutto piacere. L'astuto Ottavio è fiero della sua buona riuscita del proprio piano. Antonio pare davvero cambiato e non pensa più alla regina Cleopatra. Ottavio comincia a pensare di avere forse esagerato: quello che egli crede Antonio non pensa più all'Egitto e a Cleopatra al punto di rifiutarsi di tornare in Oriente a compiere il proprio dovere. Ma Ottavio trova buoni ergo menti — minacce e ricatti — per convincere il riluttante cognato a tornare in Egitto, ove dovrà finalmente sottomettere il paese e la sua regina con metodi energici. Totonno deve obbedire anche se a malincuore: in cambio della riuscita dell'impresa si fa solo promettere una forte somma perchè è sua intenzione ritirarsi a vita privata. Ottavio non chiede di meglio — è un triumviro che si elimina da se — e il patto è concluso.
In Egitto la maliarda Cleopatra attende con ansia il ritorno di Antonio, timorosa che il trionfo a Roma e il matrimonio con Ottavia possano aver spento in lui l'amore di un tempo. Ma, non immagina quale nuovo Antonio si troverà di fronte. Infatti Totonno, strafottente e villano, rimane insensibile al suo fascino e spadroneggia a palazzo con ogni sorta di prepotenze. Cleopatra vede sfumare il proprio sogno di potenza e non fa che invocare la dea della lussuria e dell'amore.
Ed ecco il miracolo sembra avverarsi. Una notte, nei propri appartamenti Cleopatra ritrova l'Antonio di un tempo, il suo Tony, che l'ama pazzamente ed è disposto a regalarle anche tutto l'impero... Ma si tratta del vero Antonio, sfuggito alla prigionia della moglie e sbarcato clandestinamente in Egitto. L'Illusione di Cleopatra dura poco, che subito si ritrova davanti Totonno, che la tratta peggio che mai. Cleopatra ordina di ucciderlo: ma i sicari si sono appena mossi che ricompare il vero Antonio, più innamoralo che mai e prodigo di promesse. Contrordine immediato ai sicari, ancora contrordine, e nuovamente An-tonio che si comporta ancora peggio, arriva al punto di fare delle irrispettose allusioni al ben noto naso di lei, un tantinello lungo. La povera Cleopatra sta per diventare pazza.
Ma Enobarbo, il luogotenente di Antonio, innamorato pure lei della regina, scopre l'esistenza di Totonno, che sentendo aria di grossi guai vorrebbe fuggire, ma il subdolo Enobarbo lo costringe, minacciandolo e ricattandolo, a restare,- dovrà continuare a recitare la sua parte, trattando Cleopatra sempre peggio, umiliandola sempre peggio, allo scopo di rendere Antonio odioso agli occhi della donna e di condurlo alla pazzia. Penserà Enobarbo a dirigere il gioco.
Quando la regina chiede ad Antonio spiegazioni del suo comportamento, delle villanie, dei torli tatti a lei da Totonno, e il povero Antonio giura che non è vero, Enobarbo presente testimonia invece che è vero di tutto quello che gli si rimprovera, Antonio comincia davvero a dubitare di essere pazzo e tutti cominciano a crederlo tale: tra l'altro una strana forma di ossessione, ogni tanto vede se stesso. Viene cosi consultato il chirurgo reale, specialista in trapanazioni del cranio, il quale afferma che occorre intervenire d'urgenza. Enobarbo gongola: difficilmente un uomo si salva dalle esperti mani del chirurgo reale.
Intanto il contraddittorio comportamento di Antonio provoca nuove discussioni e tumulti in Senato a Roma. Chi dice che Antonio è nuovamente ricaduto sotto la nefasta influenza di Cleopatra, chi sostiene l'opposto. Noi però sappiamo che tutte e due le parti hanno ragione. Ottavio taglia corto ogni discussione: muoverà guerra all'Egitto e così sarà chiaro da quale parte è Antonio.
Intanto la trapanazione del cranio di Antonio è rinviata. Pazzo o no dovrà scendere in campo contro le legioni di Ottavio per salvare il trono di Cleopatra: così dice ufficialmente la regina, la quale però ha ormai pochissima fiducia in lui. Non c'è neppure bisogno che Enobarbo faccia presente che II vincitore non potrà essere altro che Ottavio e Cleopatra ha già fatto il suo piano: abbandonare Antonio e dare ad Ottavio una facile vittoria, sperando di averne riconoscenza e di riuscire poi a conquistarlo, faccenda nella quale ormai Cleopatra ti crede, e con buone ragioni, una specialista.
Antonio ritorna sconfitto, e Cleopatra fingendosi disperata, lo trascina con se dicendogli di fuggire insieme e lo fa cadere in un trabocchetto. Si prepara quindi a ricevere Ottavio, prossimo ad essere il grande imperatore Cesare Ottaviano Augusto.
Ma Ottavio, freddo e calcolatore, nonostante le festose accoglienze di Cleopatra, degna la donna di appena uno sguardo, apprezzandola soltanto come un bell'ornamento esotico del suo prossimo corteo trionfale a Roma. Inutilmente Cleopatra si vanta di averlo aiutato a vincere e di aver ucciso Antonio.
Macché ucciso! Ecco infatti Antonio (e non quello innamorato di lei, ma quello che l'ha sempre disprezzata e maltrattata) saltare fuori più vivo e arzillo che mal ad abbracciare il suo amico e cognato Ottavio e a chiedergli i molti milioni di sesterzi pattuiti, prima di ritirarsi a vita privata. A Cleopatra a questo punto non rimane che porre sul proprio storico seno l’altrettanto storico aspide.
Il nostro Totonno trascorre ora la vita in piacevoli ozi in una villa lontana da Roma. Accanto a lui è la bella Ottavia e li serve una schiava che è precisa Identica a Cleopatra; infatti è Cleopatra in persona. Ma non l'aveva morsa il velenosissimo aspide? Certamente! Ma quello che molti ignorano, è che morì l'aspide, poverino!
Elio Agostini, «Ercole», luglio 1963
Che si facesse — come ormai è d'uso — la parodia di un film intorno al quale, volontariamente o meno, si è fatto gran clamore di pubblicità, c'era da aspettarselo, ma che il fiim-parodia precedesse negli schermi il film cui rifà il verso non era certo immaginabile. Come pure — nonostante si sapesse che il grande Totò e la bella Magali Noel ne erano gli interpreti — non era prevedibile che la parodia stessa riuscisse così gustosa, azzeccata e divertente come in questo «Totò e Cleopatra» di Ferdinando Cerchio. La chiave di volta del successo di pubblico che il film è destinato ad avere è ancora una volta Totò, irresistibile come sempre, nella duplice parte di Marcantonio e del suo fratello gemello mercante di schiavi inviato dalla mogie del triumviro in Egitto per sostituire presso l'affascinante Cleopatra il marito che essa cerca di trattenere prigioniero a Roma guardato a vista da un gattopardo.
Ma Marcantonio fugge, torna ad Alessandria ed è facile intuire quali disavventure ed ameni equivoci nascano dalla presenza dei due gemelli, ognuno intento nel suo gioco nel quale vengono coinvolti oltre a Cleopatra il Senato romano, Ottavio e la sua sorella. Il malfido aiutante Enobardo i legionari romani, le truppe egiziane, le ancelle, tutti insomma, compreso lo psichiatra di corte. Si ride di gusto alle battute dette da Totò e alle sue «trovate» e si ride addirittura senza ritegno visceralmente, in alcune scene nel quale il nostro grande attore comico, vero erede della «commedia dell’arte», supera se stesso come quella, ad esempio, della visita da parte dello psichiatra.
Bella ed intelligente Magali Noel e intorno ai due protagonisti bravi anche gli altri, dalla Lia Zoppelli a Franco Sportelli, da Mara Orfei a Gianni Agus. Buone anche molte scene d'insieme girate in Eastmancolor su Totalscope.
Vice, «Il Messaggero», 6 settembre 1963
I conflitti di Marcantonio, diviso fra due patrie e due donne, sono stati risolti sdoppiando materialmente il personaggio, cioè regalando a Marcantonio un fratello gemello che fa il mercante di schiavi lontano da Roma e che Fulvia scova per vendicarsi del ripudio di Marcantonio. Lanciato nella grande avventura che lo sostituisce, a comando, al grande fratello, il Marcantonio di riserva crea tutti gli equivoci che sorregono la storia e la movimentano e permettono a Totò di campeggiare come figura e di scatenare una mimica su due toni paralleli e combacianti talmente ben sfumata da giustificare tutti gli equivoci che il caso fa nascere.
Lo sdoppiamento di Marcantonio a sua volta trascina Cleopatra in un vortice di alternative, amata da uno e schernita dall’altro, simultaneamente, la regina d'Egitto passa il tempo fra una scena di seduzione e una di disperazione, innamorata e furibonda, inutilmente maliarda contro la potenza di Roma e il copione, entrambi congiurati per farla finire come schiava perché l'aspide non ha funzionato: poverino, per il morso a Cleopatra è morto lui, invece di lei. Il film è spettacolare. rutilante di colori e di costumi: il mondo romano ritratto senza infierire con i toni della caricatura o dell’umorismo fa assai bene da sfondo decorativo; Totò regge bere tutto lo spettacolo, come al solito, ma la sua bravura non riesce da sola a far ridere perché mancano le trovate e le battute e quelle che ci sono, pesanti e volgari, tutte a doppio senso scurrile, infastidiscono e fanno scadere Il film. Ha diretto Fernando Cerchio. A fianco di Totò, Magali Noel.
Vice, «Il Tempo», 6 settembre 1963
A Totò la commedia degli equivoci è sempre calzata a pennello e anche stavolta, col pretesto di ambientare la vicenda in riva al Nilo, il principe de Curtis si presta alla doppia parte [..,] Battute trivialotte e tutto il gran mestiere rispolverato del gran Totò, cercano di farci fare quattro risate [...] Il crollo, se non ci fosse lui, sarebbe fragoroso. La chiave di volta del successo di pubblico che il film è destinato ad avere è ancora una volta Totò. Irresistibile come sempre, si ride di gusto alle sue battute e alle sue trovate e si ride addirittura senza ritegno, visceralmente in alcune scene dove il nostro comico supera se stesso.
Onorato Orsini, «La Notte», 18 settembre 1963
C’è un Antonio vero e uno fìnto nel film a colori Totò e Cleopatra diretto da Fernando Cerchio. Si assomigliano e, s'intende, sono entrambi raffigurati da Totò. Il sosia è da Roma inviato in Egitto per impedire alla regina di esercitare col successo che tutti sappiamo il suo fascino sul triumviro. Ne consegue che il falso Antonio si comporta come il Totò delle farse moderne abituali: dice «buon giorno a tutti» quando entra nella reggia, chiama «giovanotta» la fatalissima sovrana e la offende, denigrandone il naso famoso.
E’ comunque merito suo se Ottaviano vince la battaglia decisiva; in quanto a Cleopatra, non può naturalmente rinunciare al morso dell’aspide, ma è il serpente che muore avvelenato. La regina finisce schiava, a Roma, sposa del luogotenente di Antonio. La comicità di questa parodia è di grana più che grossa. Cleopatra è Magali Noel; coinvolti, inoltre, Franco Sportelli, Moira Orfei, Lia Zoppelli e Gianni Agus.
«Corriere della Sera», 18 ottobre 1963
Chi credeva che la storia nel supercolosso di cui tutto il mondo parla da un paio d'anni, cioè «Cleopatra», fosse stata travisata abbastanza, eccolo smentito. La storia qui è addirittura sbeffeggiata, ma se la comicità fosse stata intelligente, sottile, gradevole, avremmo fatto due risate e via. Invece slamo alle solite. Il film è solo un pretesto per sfruttare un titolo. La storia, difatti. racconta di un sosia di Antonio che va ad Alessandria per placare Cleopatra. Riesce nella missione, Ottaviano vince, la regina degli egizi si fa morsicare dall’aspide ma è il povero serpentello a morire e Cleopatra è trascinata a Roma per sposare un subalterno di Antonio.
«Corriere dell'Informazione», 19 ottobre 1963
Cleopatra schiava d'amore di Totò-Totonno
Settimo appuntamento con Sotto le stelle stasera alle 20.40 sulla Rete 1 con Gianni Boncompagnl, Mario Mareneo e gli altri. Seguirà, alle 21,45. per «Tototredici» Totò e Cleopatra, un film del ’63 diretto da Fernando Cerchio e interpretato oltre che da Totò da Magali Noel, Lia Zoppelli, Adriana Facchetti, Gianni Agus, Moira Orfei, Franco Sportelli. Ancora un «doppio Totò»: Marco Antonio, il triumviro romano travolto dalla passione per Cleopatra e il fratello Totonno, mercante di schiavi.
Alle prese con due sosia che non riesce a distinguere, uno innamorato pazzo, l’altro duro e sprezzante, la povera Cleopatra sta per perdere la testa. Chi la conserva lucida è invece To-
tonno: torna a Roma nei panni del fratello, sposa Ottavia c si tiene pure Cleopatra, che si e portato appresso come schiava. [...]
«Corriere della Sera», 17 ottobre 1981
La censura
Verbale della Commissione Revisione Cinematografica II grado in data 5 dicembre 1963
(Ministero dei Beni e per le Attività Culturali e per il Turismo - Direzione Generale per il cinema)
I documenti
Cosa ne pensa il pubblico...
I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com
In linea con molti film di Totò c'è il fatto che il primo tempo e ben superiore al secondo, ma qui la cosa è veramente sbilanciatissima, con un nomento (il duetto con Castellani) di un livello che era difficile pensare così basso (era meglio accorciare il film!). Sceneggiatura così così: il film regge quando o ci sono duetti serrati (quelli con Gianni Agus, bravissimo, hanno un ritmo - anche senza Totò - che spesso il film smarrisce) o bravi attori come la Zoppelli. Era lecito attendersi di più. Voce narrante iniziale di Nando Gazzolo.
I gusti di B. Legnani (Commedia - Giallo - Thriller)
Versione in chiave ovviamente parodistica dei peplum ambientati nell'antico egitto, Totò e Cleopatra è una commedia degli equivoci piuttosto classica basata sullo scambio di persona. La presenza del grande attore napoletano strappa qualche risata, ma occorre ammettere che il film è veramente scadente con una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti e dialoghi che in nome della sudetta risata troppo spesso ricorrono a momenti triviali di bassissima lega.
I gusti di Galbo (Commedia - Drammatico)
Come sarebbe andata tra Antonio e Cleopatra se di mezzo ci si fosse infilato l'infingardo gemello di lui? La parodia del kolossal Cleopatra prende la piega della commedia degli equivoci, con Totò uno e bino, ma l'equivoco vero sta nell'impianto generale: un film che non fa ridere, e che tutt'al più diverte un po' con maschera, gesti e sproloqui di un Totò che dove lo metti è una garanzia. La macchinosità della trama e della realizzazione, che ingabbia il protagonista pur quasi sempre presente, è un macigno che non porta a niente. Trascurabile.
I gusti di Pigro (Drammatico - Fantascienza - Musicale)
La storia dell'amore fra Antonio e Cleopatra è complicata dalle apparizioni improvvide di Totonno, gemello del primo al quale ogni tanto si sostituisce con esiti scombinatori... Fra le parodie a carattere storico interpretate da Totò, una delle meno riuscite a causa di una sceneggiatura fiacca e sgangherata oltre l'abituale. Qualche occasione per sorridere comunque c'è: a parte la solita straordinaria maschera del comico, qui doppia, il tapino Delle Piane nel ruolo di Cesarione ne busca tante, mentre il fido Castellani questa volta è un "chirurgo cranico reale" e Agus un impettito Ottavio.
I gusti di Daniela (Azione - Fantascienza - Thriller)
Non uno dei film di Totò più memorabili, ma sicuramente uno dei più divertenti dell'ultimo periodo e anche uno degli ultimi incassi da record. Nel doppio ruolo il protagonista può scatenarsi in irresistibili giochi verbali e in due o tre scene da antologia (quella dello specchio su tutte). Certo la trama a un certo punto comincia a mostrare tutta la sua pochezza, ma il divertimento c'è ed è di buon livello.
I gusti di Rambo90 (Azione - Musicale - Western)
Parodia di mercato fatta sull'onda del film con la Taylor e soprattutto sull'onda del successo di Totò. Dozzinale e senza particolari battute passate alla storia, lascia molto spazio all'improvvisazione. Si ridacchia pure con qualche gag tra Totò e Agus, ma siamo lontani anni luce dalle faville di film come Miseria e nobiltà o Totò Peppino e la malafemmina.
I gusti di Piero68 (Azione - Fantascienza - Poliziesco)
Ineguale farsa che riposa esclusivamente sulle possenti spalle di Totò. Il Principe (che cita Petrolini e i Fratelli Marx nella scena dello specchio) si aggrappa a ogni più minuta o triviale imbeccata della sceneggiatura per accendere continui tric trac verbali alternandoli, al solito, con gustosi sadismi (ai danni di Sportelli e Delle Piane). Esilarante il contrasto fra il molle Toni egizio, pazzo per la sua Cleo e il ruvido gemello che non vuol regalare province alla "nasona". Battuta clou: "Viva la biga!".
I gusti di Rufus68 (Drammatico - Fantascienza - Horror)
Piacevole storia ambientata nell’antico Egitto della regina Cleopatra, la cui sistematica infedeltà e bramosia di potere sono la scusa per dare vita a numerosi spunti di comicità. Totò, che qui interpreta ben due personaggi, è in grande forma e sforna battute a ripetizione che garantiscono la risata. Tutto il resto è contorno e, come è accaduto quasi sempre nella carriera dell'attore, il regista si limita a posizionare la macchina da presa.
I gusti di Minitina80 (Comico - Fantastico - Thriller)
Uno dei maggiori successi di pubblico nella carriera di Totò, che salva letteralmente il film con le sue doti di improvvisatore e con vecchi standard dell'avanspettacolo che riesce a rinnovare ogni volta (la parodia di Mussolini, la gag dello specchio, quella degli sgabelli). Idea interessante in parte rovinata da una storia piuttosto noiosa e una sceneggiatura poco incisiva, che le molte spalle di lusso (Agus, Ucci, Delle Piane, Castellani) fanno brillare di luce riflessa. Le molte scenette davvero irresistibili valgono comunque la visione.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Bene! Abbiamo la biga. Allora, viva la biga!" (Totò); I riferimenti alle vicende dell'epoca (Longo, le toghe rosse), oggi difficili da cogliere.
I gusti di Pessoa (Gangster - Poliziesco - Western)
Totò in un film dall'aura mediocrità che tende, però, verso il basso. Instant movie sul solco del kolossal Cleopatra, il film di Cerchio é privo di una regia di polso e di una sceneggiatura degna di questo nome. Rimane solo un Totò marionettistico prima maniera, ormai invecchiato e imbolsito, alle prese con una vera “miniera” di barzellette da caserma, giochi verbali piuttosto volgari e tanti doppi sensi allusivi alla cronaca politica dell’epoca. Però il magistero artistico di Totò, ben coadiuvato da Nino Taranto, brucia ancora qualche lingua di fuoco.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: La gag puramente visiva, da cinema muto, dei due sosia che credono di trovarsi davanti ad un inesistente spcchio.
I gusti di Graf (Commedia - Poliziesco - Thriller)
Le incongruenze
- Quando la mamma di Fulvia dà una botta in testa a Marcantonio (Toto'), in realta' si vede chiaramente che e' uno stuntman
- Toto' ad un certo punto incontra quattro neri e gli dice "Questi mori li conosco, sono i quattro mori di piazza grandi a Livorno" evidentemente ricordandosi della famosa statua livornese ma la citazione e' errata ,la statua non e' in piazza Grandi (piazza Grande per la precisione) in centro a Livorno ma è collocata in Piazza Micheli di fronte alla Darsena Vecchia ed a pochi metri dall’ingresso del Porto Mediceo: è il simbolo di Livorno
- Quando Enobarbo riceve per sbaglio lo schiaffo da Cleopatra e va a riferire il tutto a Totonno si vede giustamente la lividura del colpo subito ma stranamente dopo pochi secondi (dopo l'incontro fra Marc'Antonio e Totonno nello specchio) la lividura scompare
- In occasione del loro primo incontro, al minuto 7. 00 circa, Antonio muove verso Cleopatra che si è fatta trovare sdraiata all'interno di un trono a forma di ostrica in fondo ad una sala della Reggia. Mentre cammina, Antonio inizia col dire "Sono venuto qui a contestarti e ti con. . . " , fermandosi una volta che si rende conto dell'enorme avvenenza della Regina. A quel punto, si volta verso il proprio attendente esclamando "Ammazzala quanto è bona questa! E che gli contesto?", anziché il corretto "le contesto" trattandosi di una donna
- Al minuto 6. 00, quando Cleopatra sta per apparire ad Antonio ed al suo attendente, l'ostrica che la contiene viene condotta da due suoi schiavi i cui movimenti fanno però chiaramente capire che l'ostrica è vuota poiché, se davvero ci fosse Cleopatra come poi si vede nella scena successiva, sarebbero molto più lenti nel maneggiare l'ostrica per via del peso di Cleopatra
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Totò e Cleopatra (1963) - Biografie e articoli correlati
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Alchimede Diego
Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1963
Carloni Pietro
Castellani Mario
Cerchio Fernando
Corbucci Bruno
Delle Piane Carlo
Dolce Ignazio (Robinson Paul D.)
Facchetti Adriana
L'ultimo Tarzan (1939)
La filmografia virtuale
Mancori Sandro
Totò e... Bruno Corbucci
Totò e... la parodia
Totò e... Mario Castellani
Ukmar Giancarlo
Riferimenti e bibliografie:
- "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
- "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
- "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
- Verbale censura Ministero dei Beni e per le Attività Culturali e per il Turismo - Direzione Generale per il cinema
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- Franco Nicolini, «La Nazione», 1963
- Elio Agostini, «Ercole», luglio 1963
- Vice, «Il Messaggero», 6 settembre 1963
- Vice, «Il Tempo», 6 settembre 1963
- Onorato Orsini, «La Notte», 18 settembre 1963
- «Corriere della Sera», 18 ottobre 1963
- «Corriere dell'Informazione», 19 ottobre 1963
- «Corriere della Sera», 17 ottobre 1981