Totò e Cleopatra
Totonno/Marco Antonio
Inizio riprese: marzo 1963, Stabilimenti INCIR - De Paolis, Roma
Autorizzazione censura e distribuzione: 14 agosto 1963 - Incasso lire 507.962.000 - Spettatori 2.302.013
Titolo originale Totò e Cleopatra
Paese Italia - Anno 1963 - Durata 95 min - Colore Audio sonoro - Genere commedia - Regia Fernando Cerchio - Soggetto Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Fernando Cerchio - Sceneggiatura Bruno Corbucci, Giovanni Grimaldi, Fernando Cerchio - Produttore Ottavio Scotti - Produttore esecutivo Nino Battiferri - Casa di produzione Liber Film - Euro International Film - Distribuzione (Italia) Euro International Film - Fotografia Alvaro Mancori - Montaggio Antonietta Zita - Musiche Carlo Rustichelli - Scenografia Andrea Melone
Totò: Totonno / Marco Antonio - Magali Noël: Cleopatra - Franco Sportelli: Enobarbo - Carlo Delle Piane: Cesarione - Moira Orfei: Ottavia - Lia Zoppelli: Fulvia - Toni Ucci: Senatore Publio Nasone - Nadine Sanders: Ancella di Cleopatra - Mario Castellani: Chirurgo cranico reale - Gianni Agus: Senatore Ottavio - Adriana Facchetti: Publia
Soggetto
Si narrano le vicende di Marco Antonio e del suo fratellastro-sosia Totonno: perso d'amore per Cleopatra il primo, losco trafficante di schiavi il secondo, che sostituisce segretamente il condottiero nei momenti più delicati. La continua apparizione ora del vero ora del falso Marco Antonio genera lo scompiglio: la regina d'Egitto non sa più cosa pensare del contraddittorio comportamento dell'uomo che credeva di avere in sua balia, mentre il Senato romano si trova alle prese con repentini mutamenti di intenti. Poi scoppia la guerra fra Roma e l'Egitto: Ottavio vince gli egiziani sul campo di battaglia e, come promesso, concede la propria sorella Ottavia in sposa a Totonno (oramai nelle vesti di Marco Antonio).
Critica e curiosità
🏛️ UN IMPERO DI CARTAPESTA E PERNACCHIE
Corre l’anno 1963. Mentre Liz Taylor si fa chiamare "Cleopatra" con un budget da crisi petrolifera e una scia di eyeliner da riempire il Nilo, Totò, il nostro Antonio nazionale, impugna scettro e bombetta e decide di regalarci la sua versione dell’epopea egizia. Nasce così "Totò e Cleopatra", che più che un film è una sfida all’archeologia, alla logica narrativa e alla pazienza dello spettatore. Ma attenzione: non è un fallimento totale, è un bizzarro e sgangherato carro allegorico della comicità decadente, con intermittenze geniali e momenti di cabaret in costume.
🧿 TOTÒ & TOTONNO: DOPPIA DOSE DI CONFUSIONE
Il vero motore della trama (chiamiamola così per convenzione) è l’eterno e glorioso sdoppiamento del protagonista. Totò è sia Marco Antonio, condottiero romano amato da Cleopatra, sia Totonno, suo gemello povero e popolano, con l’accento napoletano in luogo dell’armatura. Si alternano in scena, si scambiano di posto, si fraintendono, si imitano, si odiano, si vogliono bene, si mettono il reggiseno di Cleopatra per scherzo e se lo dimenticano addosso.
L'espediente del doppio personaggio è uno dei classici trucchi da repertorio di Totò, già visto (e meglio sfruttato) in opere come "Totò terzo uomo", "Totò a Parigi" e soprattutto nell’immortale scena dello specchio invisibile di "Animali pazzi", qui riproposta in una versione stanca, sfiatata, quasi in slow motion. È come se si volesse rievocare il mito... con la batteria scarica.
📺 CLEOPATRA? MAGALI NOEL IN COSTUME E CARTON-GESSO
La Cleopatra di turno, la bella Magali Noël, non ha nulla da spartire con la regina d’Egitto se non il trucco pesante e un paio di scenografie color sabbia. Famosa per le sue performance felliniane e per la sua fotogenia, qui è ridotta al ruolo di partner visiva: non è né comica né tragica, ma “presente”, come i cactus nelle cartoline del Nevada.
Il set? Cinecittà in svendita: tutto gira in interni, con fondali da recita scolastica e colonne che sembrano gonfiabili. Le scene all’esterno? Rubacchiate da altri film e infilate in un album sbagliato.
💬 UNA VALANGA DI BARZELLETTE E DOPPI SENSI... SPUNTATI
Il film è un’orgia di battute a sfondo sessuale, di barzellette sgangherate che sembrano uscite da un dopolavoro ferroviario, di giochi di parole strappati a forza da un calendario del salumiere. Eppure — e qui va detto — ogni tanto fanno ridere davvero. Perché Totò, pur appesantito, stanco, e persino prigioniero della propria caricatura, riesce comunque ad affondare il colpo con una smorfia, una pausa, una pernacchia piazzata al momento giusto.
Non mancano i classici marchi di fabbrica del Principe:
- la camminata a gambe larghe da marionetta snodata,
- le faccine laterali che oscillano tra le spalle,
- le linguacce e le pernacchie come armi non convenzionali,
- il famoso "discorso alla plebe", citazione di Petrolini travestita da monologo senatoriale — che per altro è uno dei momenti più riusciti.
🎶 'A LUNA ROSSA, IL RITORNO!
Non sarebbe un vero film di Totò se non ci fosse almeno una canzone interpretata a modo suo. E infatti, come da copione, il Nostro si lancia in due struggenti (si fa per dire) esecuzioni di “’A luna rossa me parla ’e te”, che sembrano volerci ricordare: “Lo so che questa è una barzelletta in costume, ma lasciatemi almeno cantare come ai vecchi tempi!”
Nel frattempo, si lancia anche in vocalizzi deformati, come faceva in “Signori si nasce”, altro segnale che ci troviamo in una sorta di Greatest Hits involontario, un auto-omaggio da parte di un artista che sa di non avere più script adeguati, ma una voglia matta di restare Totò.
📉 TOTÒ CONTRO MACISTE: IL CONFRONTO È IMPITOSO
A voler essere spietati — e ogni tanto bisogna — "Totò contro Maciste" era già un film debole, ma qui siamo proprio al reboot senza carburante. Mancano:
- una vera spalla comica (e quanto ci manca Nino Taranto!),
- una regia che sappia sfruttare i tempi comici (Cerchio sembra girare in apnea),
- una struttura narrativa, anche esile.
"Totò e Cleopatra" è un film fatto di sketch incollati male, come un collage di vinili graffiati. L’ispirazione viene meno e il risultato è che Totò sembra perdersi nei suoi stessi gesti, come un prestigiatore che continua a ripetere lo stesso trucco davanti a una platea stanca.
🗓️ PRODUZIONE, USCITA E STRANEZZA DISCOGRAFICA
Girato nella primavera del 1963, il film viene distribuito il 14 agosto di quell’anno, nella canicola di Ferragosto, quando gli spettatori italiani erano più inclini a cercare refrigerio al cinema che qualità narrativa. A sorpresa, dalla colonna sonora — firmata da Carlo Rustichelli — viene estratto un 45 giri nel 1964: “Tango di Cleopatra”, cantato da Riz Samaritano (voce graffiata da bar notturno) e arrangiato con il Sestetto di Pino Piacentino.
Un pezzo kitschissimo, ma in fondo coerente con l’estetica del film: un tango per una regina che balla sul Titanic dell’umorismo farsesco.
🎭 IL BILANCIO: UNA PERNACCHIA FINALE TRA LE PIRAMIDI
"Totò e Cleopatra" è un film parodia senza parodia, una commedia senza commedia, un costume movie senza stoffa. Ma è anche un documento affettuoso di un attore che, pur privo di copione degno e circondato da fondali traballanti, combatte fino all’ultimo ciak con la sua arte, la sua mimica, la sua esperienza e un carico di gag che è ormai parte del nostro DNA culturale.
Non è un film da ridere a crepapelle, ma da guardare con tenerezza, nostalgia e una certa indulgenza da ammiratori irriducibili. Perché alla fine, anche se Totò stavolta è prigioniero della cartapesta, resta sempre imperatore del cuore del pubblico.
Vengono fatte allusioni alla censura, imperversante a quei tempi:
"Sei troppo vestita, è questione di censura?"
La moda nascente dei culturisti:
"Vestito con il tralcio di vite, io modestamente faccio la mia figura, sono un fusto".
La politica degli interventi statali:
"Nazionalizziamo".
Le preferenze gastronomico-sessuali :
"Sempre baccanale alla egiziana, mai baccanale alla livornese".
I riferimenti alle autovetture, applicati alle schiave vendute al mercato:
"La Flavia va su di giri e picchia in testa".
Via via, fino all' apoteosi:
"Viva la biga!", "Ti do la Grecia, la Tracia e la Cappadocia... spengo la Lòcia?"
Presenti i soliti giochi linguistici con chiari riferimenti all’attualità o al mondo moderno come: "potresti andare meno svestita. E' forse questione di censura?"; "nazionalizziamo!"; "speditemela subito a Roma, come campione senza valore"; "Cleopatra è una girl frend, l’ho conosciuta in un night"; "tu te la faresti la giaguara?"; "modestamente, me la cavicchio"; "viva la biga" (con chiara assonanza oscena); e poi ancora "veterinari" per veterani; "mi mangio la parola. Sono un magiaro"; "l’ho fatta grossa... io in mezzo ai generali l’ho fatta grossa"; "stiamo perdendo come Romani, come Egiziani o come fregnoni?"
🎞️ Approfondimento dettagliato sulle scene più famose e memorabili di Totò e Cleopatra
Benché Totò e Cleopatra non sia unanimemente considerato un capolavoro della comicità, nel suo guazzabuglio di scenette, costumi improponibili e fondali vacillanti, alcune scene sono diventate memorabili, vuoi per l’abilità mimica di Totò, vuoi per la loro assurdità talmente clamorosa da diventare cult. Di seguito, un’analisi dettagliata delle sequenze più iconiche.
1. Lo specchio inesistente: Totò e Totonno si confrontano
Una delle scene più attese dai fan di vecchia data è la ripresa del celebre sketch dello specchio finto, una gag visiva che Totò aveva già esplorato in "Animali pazzi". Qui viene rielaborata nel contesto dell’incontro tra Marco Antonio e il suo sosia Totonno, in una stanza pseudo-romana con specchiere dorate e atmosfere da teatrino di periferia.
L’idea è semplice quanto efficace: Totò interpreta entrambi i personaggi, che si osservano “attraverso” lo specchio che in realtà non esiste. Il gioco si regge tutto sulla mimica perfetta e sul tempo comico chirurgico, anche se – va detto – in questa versione manca la freschezza delle origini. Il pubblico sa già dove si andrà a parare, e il trucco del montaggio non è sempre impeccabile. Tuttavia, vedere il Principe cimentarsi ancora una volta nel duello muto con se stesso è un piacere che non delude mai del tutto.
👑 2. Il discorso alla plebe: Totò nei panni di un Nerone “in gonnella”
In una delle sequenze più teatrali del film, Totò-Marco Antonio si affaccia a un balcone e arringa la folla romana con un monologo che è un calco grottesco del celebre “Nerone” di Petrolini. È un momento alto (e basso insieme) di metateatro: l’attore che parodia il personaggio che già era una parodia di un personaggio storico.
Con una corona di lauro che sembra fatta con la plastica dei fiori da cimitero, e un manto regale che pare rubato a un mago del circo, Totò pronuncia frasi solenni che deragliano subito nel nonsense. L’effetto comico deriva dalla sproporzione tra la pomposità della forma e la trivialità del contenuto, una cifra tipica del miglior Totò. Lo sketch termina con l’inevitabile rivolta della plebe, che non si capisce se sia indignata per il discorso o per il film in sé.
💃 3. Cleopatra seduce Marco Antonio... o era Totonno?
In una scena volutamente (e sfacciatamente) sexy, Cleopatra-Magali Noël tenta di sedurre Marco Antonio, ma — colpo di scena! — in camera sua entra Totonno, il gemello scambiato. E qui parte una delle gag più sensuali e grottesche del film.
Cleopatra, ignara dell’equivoco, si avvicina con fare felino e lancia sguardi da tigre in calore. Totonno, invece, non capisce nulla ma finge di saperla lunga. Il risultato è un tango surreale fatto di allusioni sessuali e scambi verbali da farsa teatrale, con battute tipo:
Regina, non so se sono degno del tuo trono, ma almeno fammi sedere!
Il picco si raggiunge quando Totonno, ormai nel panico, tira fuori un fazzoletto per asciugarsi il sudore e lo agita come bandiera bianca, mentre Cleopatra pensa che sia una danza esotica. La sequenza è uno dei pochi momenti in cui la chimica tra i due attori funziona davvero.
🕺 4. Il balletto in costume: tra cabaret e farsa
C'è una sequenza completamente folle — e per questo indimenticabile — in cui Marco Antonio e Totonno si trovano a dover eseguire un numero di danza "alla egizia", durante un ricevimento a corte.
I due, vestiti con improbabili gonnellini e sandali piumati, vengono scambiati ancora una volta. Il risultato è un numero comico-musicale in pieno stile avanspettacolo, con movimenti sincopati, torsioni impossibili e l’immancabile "camminata a gambe larghe" che Totò rende unica.
Questa scena è una chicca per gli appassionati del varietà televisivo anni '50, poiché anticipa la commistione tra sketch comico e numero danzante che diventerà poi prassi nel cabaret italiano televisivo.
🎙️ 5. Totò canta “’A luna rossa”: malinconia sotto le piramidi
Due volte durante il film, Totò (sia come Totonno che come Marco Antonio) intona a modo suo "’A luna rossa", uno dei brani napoletani più celebri. E qui accade qualcosa di misterioso: per un attimo il film si ferma. Il ritmo slapstick si dissolve, la scenografia resta kitsch, ma Totò canta. E lo fa con un filo di voce, leggermente deformata, come in “Signori si nasce”, ma con un’intensità inattesa.
In queste due brevi interruzioni musicali, affiora la malinconia del grande attore prigioniero di una pellicola mediocre, e il canto diventa quasi un gesto di resistenza, un’invocazione poetica in mezzo a un carnevale scomposto. Il pubblico che guarda oggi non può fare a meno di cogliere il contrasto: Totò è lì, stanco, ma ancora Totò.
🎭 6. Il finale con scambio di persona: la farsa totale
Il gran finale del film è una specie di orgia di equivoci, con Marco Antonio, Totonno, Cleopatra, le guardie, i dignitari e pure un paio di comparse smarrite che corrono avanti e indietro da una stanza all’altra, scambiandosi identità, vestiti, intenzioni e dichiarazioni d’amore.
Il punto più alto (o basso) è quando Totonno viene incoronato imperatore per errore, mentre cerca solo un’uscita di sicurezza per scappare da Cleopatra. Mentre viene portato in trionfo, la sua espressione dice tutto: “Ma chi me l’ha fatto fare?”
L’ultima battuta, detta quasi fuori campo, è una freddura alla Rascel con tanto di occhiolino rivolto al pubblico — e chiude il film con una complicità antica, da commedia dell’arte.
🏛️ Conclusione: la maestosità fragile della memoria comica
Queste scene, pur immerse in un film oggettivamente disordinato e riciclato, rimangono impressi per la forza visiva e la professionalità comica di Totò, che riesce — tra fondali cadenti, attrici spaesate e battute da dopolavoro — a cesellare momenti che ancora oggi resistono nella memoria collettiva.
Non saranno sketch perfetti, ma sono frammenti di grande arte travestiti da carnevale, e in fondo è proprio lì che Totò ha sempre brillato: nel rendere maestoso anche il ridicolo.
Così la stampa dell'epoca
🗞️ "Totò e Cleopatra": accoglienza di critica, pubblico e censura nel 1963
Nel fitto calendario del cinema italiano del 1963, Totò e Cleopatra non fu certo un evento epocale, ma la sua uscita — il 14 agosto, in pieno clima vacanziero — suscitò comunque reazioni, non sempre entusiaste, da parte della critica, del pubblico popolare e persino della sempre vigile censura italiana. Analizziamo in dettaglio come fu accolto questo film parodico tanto modesto quanto curioso.
🎭 La critica: tra ironia trattenuta e sbadigli in penna
La critica cinematografica dell’epoca si dimostrò, nella migliore delle ipotesi, condiscendente; nella peggiore, apertamente infastidita. Se si dovesse sintetizzare l’impressione generale, potremmo dire che Totò e Cleopatra fu giudicato un film "di riciclo, stanco, inutile", una parodia senza parodia, una sequenza di sketch pasticciati sorretti solo dall’inesauribile talento di Totò, che pure appariva "invecchiato e stanco".
Ecco alcuni tratti comuni riscontrabili nei giornali e riviste dell’epoca:
- Il soggetto fu bollato come "pretestuoso" e "trascurato": la satira storica era giudicata debole e priva di bersagli credibili, specie se confrontata con la satira brillante di quegli anni (pensiamo a Monicelli o Scola).
- La regia di Fernando Cerchio fu considerata "meccanica" e "senza guizzi", incapace di valorizzare il protagonista e ancor meno i comprimari.
- Totò ricevette invece qualche nota positiva, pur all’interno di una cornice svalutativa: “la maschera funziona, ma il copione non la sostiene”.
- Alcuni recensori scrissero, con ironia, che il film sembrava un sogno girato in uno scantinato romano sotto effetto di sonniferi.
Va detto che nel 1963 Totò stava già affrontando gravi problemi di salute (quasi cieco) e la sua produzione artistica si era spostata sempre più verso i ruoli secondari, il teatro e gli sketch televisivi. Il film fu visto, quindi, come un episodio di transizione, più che come una pietra miliare.
🎟️ Il pubblico: fedeltà affettuosa, ma senza entusiasmo
Se la critica lo accolse con freddezza, il pubblico reagì in maniera più variegata. Il film non fu un flop, ma nemmeno un successo eclatante. I dati d’incasso rivelano una tenitura media, con buona affluenza nelle sale del sud Italia e nelle arene estive, dove il nome Totò bastava a riempire qualche centinaio di sedie pieghevoli sotto le stelle.
Le reazioni del pubblico si possono classificare in due grandi categorie:
- I fan irriducibili di Totò, per cui ogni sua apparizione — anche in una parodia slabbrata come questa — era un evento. Per loro, il film era un’occasione per ritrovare i tic, le smorfie, le pernacchie, i giochi di parole. Poco importava che il contesto fosse raffazzonato.
- Gli spettatori occasionali, attratti dal titolo esotico o magari dalla figura di Cleopatra, rimasero delusi. Il confronto con il colossal americano “Cleopatra” di Mankiewicz, che stava facendo parlare di sé per scandali amorosi e budget da record, era impietoso. Qui, non c’erano barche d’oro, solo cartapesta e doppi sensi.
Va anche detto che la comicità del film risultava già datata nel '63, con barzellette e sketch che sembravano più adatti al palcoscenico del varietà che alla nuova sensibilità del cinema italiano. Non c’erano riferimenti politici forti, né uno sguardo veramente critico: una farsa leggera per un pubblico che iniziava a chiedere altro.
🛡️ La censura: “scherza pure, ma non esagerare”
La censura italiana dell’epoca, sempre pronta a colpire i film ritenuti scabrosi o offensivi, non proibì il film, ma pose alcune limitazioni e richieste di taglio.
I principali rilievi furono:
- I doppi sensi a sfondo sessuale, numerosi e insistiti, soprattutto nella scena in cui Cleopatra cerca di sedurre Totonno, furono giudicati “inopportuni” per un film destinato al grande pubblico.
- Alcuni gesti allusivi (la lingua fuori, il colpo di mano sul viso, le battute su “armi nascoste nelle toghe”) furono oggetto di richiesta di attenuazione.
- Il celebre discorso alla plebe, con le sue battute grevi e la satira populista, fu letto con una certa preoccupazione. Non tanto per il contenuto politico, quanto per il tono eversivo e volgare, poco consono — secondo i censori — alla figura storica di Marco Antonio (come se il problema fosse la coerenza storica, e non il copione).
La pellicola venne approvata con il visto di censura di I istanza n. 42555 solo dopo piccoli tagli e modifiche sonore, e fu vietata ai minori di 14 anni. Un divieto che oggi potrebbe sembrare esagerato, ma che all’epoca era un modo per "salvare la faccia" istituzionale. In sede di revisione di II grado, il divieto fu revocato.
🧾 Sintesi dell’accoglienza: un film dimenticabile, ma non dimenticato
In sintesi:
Aspetto | Reazione |
---|---|
Critica | Fredda, talvolta ironica. Totò lodato, film no. |
Pubblico | Diviso. I fan affezionati lo accolsero, gli altri meno. |
Censura | Lieve intervento. Vietato ai minori di 14 anni. |
Risultato commerciale | Incasso medio, successo circoscritto. |
Oggi, Totò e Cleopatra viene rivisto con uno sguardo più tenero che severo. Non è considerato uno dei capolavori dell’attore, anzi, spesso viene elencato tra i suoi film minori, ma è pur sempre parte integrante della sua mitologia. E come ogni mito, anche quello della Cleopatra in cartapesta ha il suo spazio nel cuore di chi ama Totò, nonostante tutto.
La rentree di Totò nel cinema non è stata molto felice: una serie di filmetti squallidi, volgari, inintelligenti, in fondo ancora più arretrati e meno veri di quelli che vedevamo dieci anni fa[...] Tutto questo lo ritroviamo oggi, identico, non più rispondente al nostro gusto, stancamente ripetuto con la speranza che pubblici sottosviluppati e provinciali possano far quadrare il bilancio di produttori improvvisati [...] I capelli grigi di Totò, questo autentico attore che per ragioni di cassetta si confina in ruoli di avanspettacolo, sono un pò patetici, in simile situazione.
Franco Nicolini, «La Nazione», 1963
Girato nel 1963, è una scassatissima parodia dei film storico-mitologici, un Totò contro Maciste ambientato addirittura nell'antico Egitto, con Samson Burke, penultimo Tarzan hollywoodiano, nel ruolo di Maciste. Il secondo, Totò e Cleopatra, viene girato nella primavera del '63 ed è il più divertente: merito della verve dell'interprete, ben servito da un cast in cui si fanno notare Lia Zoppelli, Gianni Agus, Carlo Delle Piane, Moira Orfei e la francese Magari Noël, lanciata dalla Dolce vita di Fellini.
Alberto Anile
Totò interpreta Marc'Antonio/Totonno. Marc'Antonio, insediatosi ad Alessandria insieme al suo luogotenente Enobarbo, si invaghisce di Cleopatra, la fatale regina d'Egitto. Il senato decide di richiamarlo a Roma, dove Ottavio, in vista del futuro triumvirato, vorrebbe fargli sposare la sorella Ottavia. Ma Fulvia, la legittima consorte di Marc'Antonio, va su tutte le furie, sequestra il marito in cantina e lo sostituisce con il fratellastro Totonno, che gli rassomiglia come una goccia d'acqua. Totonno va in Egitto e maltratta Cleopatra, la quale non sa spiegarsi l'improvviso cambiamento di colui che ritiene essere Marc'Antonio.
Matilde Amorosi
Dopo l'uccisione di Cesare, si formò a Roma un triumvirato. Il prode Marc’Antonio, invitto e coraggioso generale, il giovane Ottavio, freddo, abile calcolatore, e il buon Lepido furono i triumviri e si divisero tra loro i territori sotto II dominio o la protezione di Roma. Abilmente, Ottavio tenne per se Roma e l'Italia, e Lepido toccò l'Africa e a Marc'Antonio, vennero assegnate le terre d'Oriente, le più ricche, che solo un uomo come lui poteva coscienziosamente spogliare a vantaggio di Roma.
Marcantonio partì sicuro del suo successo. Coprendosi di nuove glorie avrebbe potuto facilmente eliminare i suoi colleghi e divenire Re e Imperatore. Mire analoghe avevano però anche gli altri triumviri o particolarmente Ottavio, e, per disgrazia di Antonio, nelle terre d’Oriente; vi era l'Egitto e in Egitto vi era una regina, Cleopatra, che già aveva affascinato prima Pompeo e poi Cesare, che non erano antichi romani da nulla.
Il nobile Marc'Antonio, attende che Cleopatra si presenti a lui in atto di sottomissione e pronta a rispondere a molte accuse. Ma la regina fa sapere che lo attende nel proprio palazzo in Alessandria, per poterlo ricevere con tutti gli onori che spettano ad un uomo del suo rango, del suo valore. Stuzzicato nell'amor proprio, e forse anche da certe voci che dicono la bellissima regina si presenti, in cerimonie importanti, vestita come Venere — ossia, non vestita affatto — Marc'Antonio accetta di recarsi da lei. La donna subito lo colpisce presentandosi in un gioco sapiente di luci, adagiata in una grande conchiglia e ricoperta di soli veli, che lasciano vedere quel tanto che basta per metter voglia di vedere di più. Cosi, poco tempo dopo questo incontro, il Senato di Roma è in subbuglio. Antonio invece di punire e sottomettere Cleopatra, le ha regalato alcune importanti provincie e sembra si sia messo a fare II Re d’Egitto a fianco di lei, infischiandosene apertamente di Roma.
Ottavio propone di richiamare Antonio a Roma decretandogli gli onori del trionfo. La proposta appare scandalosa, ma non basta: Ottavio ha deciso di dare in moglie ad Antonio la propria sorella Ottavia, molto bella e che dovrà fargli dimenticare Cleopatra. Il progetto di Ottavio appare astuto; evitando una guerra civile si potrà recuperare l'uomo Antonio, prezioso per Roma. Il Senato quindi approva, ma chi non approva è la moglie di Antonio, Fulvia, donna di forte temperamento che rivuole il marito per se e non è donna da darsi per vinta tanto
facìlmenlc. Dice di si ad Ottavio, ma intanto escogita un suo piano.
Vive a Capua un disgraziato, fratellastro di Marc'Antonio, di nome Totonno, detto anche Totò, che campa la vita facendo il mercante di schiavi sulla pubblica piazza. Data la sua eccezionale somiglianza col triumviro gli è proibito avvicinarsi a Roma.
Fulvia capita al mercato di Capua quando stanno arrestando Totonno in seguito ad uno dei suoi tanti pasticci. Le è facile farlo rilasciare e costringevo a prestarsi all'audace piano che ella ha studiato, sostituirlo con il vero Antonio, col quale la donna sogna di partire, dove vivere segretamente una vita calma e felice.
Così, quando Marc'Antonio sbarca, proveniente dall'Egitto, viene immediatamente sequestrato dalla terribile moglie, che lo tiene prigioniero e lo spaesato Totonno viene inviato, in vece sua, a ricevere gli onori del trionfo.
La faccenda però ha un suo lato dolcissimo: la bella Ottavia, moglie tenera ed affettuosa, vero bocconcino da re. La vita con lei è talmente dolce, che Totonno vi si abbandona con tutto piacere. L'astuto Ottavio è fiero della sua buona riuscita del proprio piano. Antonio pare davvero cambiato e non pensa più alla regina Cleopatra. Ottavio comincia a pensare di avere forse esagerato: quello che egli crede Antonio non pensa più all'Egitto e a Cleopatra al punto di rifiutarsi di tornare in Oriente a compiere il proprio dovere. Ma Ottavio trova buoni ergo menti — minacce e ricatti — per convincere il riluttante cognato a tornare in Egitto, ove dovrà finalmente sottomettere il paese e la sua regina con metodi energici. Totonno deve obbedire anche se a malincuore: in cambio della riuscita dell'impresa si fa solo promettere una forte somma perchè è sua intenzione ritirarsi a vita privata. Ottavio non chiede di meglio — è un triumviro che si elimina da se — e il patto è concluso.
In Egitto la maliarda Cleopatra attende con ansia il ritorno di Antonio, timorosa che il trionfo a Roma e il matrimonio con Ottavia possano aver spento in lui l'amore di un tempo. Ma, non immagina quale nuovo Antonio si troverà di fronte. Infatti Totonno, strafottente e villano, rimane insensibile al suo fascino e spadroneggia a palazzo con ogni sorta di prepotenze. Cleopatra vede sfumare il proprio sogno di potenza e non fa che invocare la dea della lussuria e dell'amore.
Ed ecco il miracolo sembra avverarsi. Una notte, nei propri appartamenti Cleopatra ritrova l'Antonio di un tempo, il suo Tony, che l'ama pazzamente ed è disposto a regalarle anche tutto l'impero... Ma si tratta del vero Antonio, sfuggito alla prigionia della moglie e sbarcato clandestinamente in Egitto. L'Illusione di Cleopatra dura poco, che subito si ritrova davanti Totonno, che la tratta peggio che mai. Cleopatra ordina di ucciderlo: ma i sicari si sono appena mossi che ricompare il vero Antonio, più innamoralo che mai e prodigo di promesse. Contrordine immediato ai sicari, ancora contrordine, e nuovamente An-tonio che si comporta ancora peggio, arriva al punto di fare delle irrispettose allusioni al ben noto naso di lei, un tantinello lungo. La povera Cleopatra sta per diventare pazza.
Ma Enobarbo, il luogotenente di Antonio, innamorato pure lei della regina, scopre l'esistenza di Totonno, che sentendo aria di grossi guai vorrebbe fuggire, ma il subdolo Enobarbo lo costringe, minacciandolo e ricattandolo, a restare,- dovrà continuare a recitare la sua parte, trattando Cleopatra sempre peggio, umiliandola sempre peggio, allo scopo di rendere Antonio odioso agli occhi della donna e di condurlo alla pazzia. Penserà Enobarbo a dirigere il gioco.
Quando la regina chiede ad Antonio spiegazioni del suo comportamento, delle villanie, dei torli tatti a lei da Totonno, e il povero Antonio giura che non è vero, Enobarbo presente testimonia invece che è vero di tutto quello che gli si rimprovera, Antonio comincia davvero a dubitare di essere pazzo e tutti cominciano a crederlo tale: tra l'altro una strana forma di ossessione, ogni tanto vede se stesso. Viene cosi consultato il chirurgo reale, specialista in trapanazioni del cranio, il quale afferma che occorre intervenire d'urgenza. Enobarbo gongola: difficilmente un uomo si salva dalle esperti mani del chirurgo reale.
Intanto il contraddittorio comportamento di Antonio provoca nuove discussioni e tumulti in Senato a Roma. Chi dice che Antonio è nuovamente ricaduto sotto la nefasta influenza di Cleopatra, chi sostiene l'opposto. Noi però sappiamo che tutte e due le parti hanno ragione. Ottavio taglia corto ogni discussione: muoverà guerra all'Egitto e così sarà chiaro da quale parte è Antonio.
Intanto la trapanazione del cranio di Antonio è rinviata. Pazzo o no dovrà scendere in campo contro le legioni di Ottavio per salvare il trono di Cleopatra: così dice ufficialmente la regina, la quale però ha ormai pochissima fiducia in lui. Non c'è neppure bisogno che Enobarbo faccia presente che II vincitore non potrà essere altro che Ottavio e Cleopatra ha già fatto il suo piano: abbandonare Antonio e dare ad Ottavio una facile vittoria, sperando di averne riconoscenza e di riuscire poi a conquistarlo, faccenda nella quale ormai Cleopatra ti crede, e con buone ragioni, una specialista.
Antonio ritorna sconfitto, e Cleopatra fingendosi disperata, lo trascina con se dicendogli di fuggire insieme e lo fa cadere in un trabocchetto. Si prepara quindi a ricevere Ottavio, prossimo ad essere il grande imperatore Cesare Ottaviano Augusto.
Ma Ottavio, freddo e calcolatore, nonostante le festose accoglienze di Cleopatra, degna la donna di appena uno sguardo, apprezzandola soltanto come un bell'ornamento esotico del suo prossimo corteo trionfale a Roma. Inutilmente Cleopatra si vanta di averlo aiutato a vincere e di aver ucciso Antonio.
Macché ucciso! Ecco infatti Antonio (e non quello innamorato di lei, ma quello che l'ha sempre disprezzata e maltrattata) saltare fuori più vivo e arzillo che mal ad abbracciare il suo amico e cognato Ottavio e a chiedergli i molti milioni di sesterzi pattuiti, prima di ritirarsi a vita privata. A Cleopatra a questo punto non rimane che porre sul proprio storico seno l’altrettanto storico aspide.
Il nostro Totonno trascorre ora la vita in piacevoli ozi in una villa lontana da Roma. Accanto a lui è la bella Ottavia e li serve una schiava che è precisa Identica a Cleopatra; infatti è Cleopatra in persona. Ma non l'aveva morsa il velenosissimo aspide? Certamente! Ma quello che molti ignorano, è che morì l'aspide, poverino!
Elio Agostini, «Ercole», luglio 1963
Che si facesse — come ormai è d'uso — la parodia di un film intorno al quale, volontariamente o meno, si è fatto gran clamore di pubblicità, c'era da aspettarselo, ma che il fiim-parodia precedesse negli schermi il film cui rifà il verso non era certo immaginabile. Come pure — nonostante si sapesse che il grande Totò e la bella Magali Noel ne erano gli interpreti — non era prevedibile che la parodia stessa riuscisse così gustosa, azzeccata e divertente come in questo «Totò e Cleopatra» di Ferdinando Cerchio. La chiave di volta del successo di pubblico che il film è destinato ad avere è ancora una volta Totò, irresistibile come sempre, nella duplice parte di Marcantonio e del suo fratello gemello mercante di schiavi inviato dalla mogie del triumviro in Egitto per sostituire presso l'affascinante Cleopatra il marito che essa cerca di trattenere prigioniero a Roma guardato a vista da un gattopardo.
Ma Marcantonio fugge, torna ad Alessandria ed è facile intuire quali disavventure ed ameni equivoci nascano dalla presenza dei due gemelli, ognuno intento nel suo gioco nel quale vengono coinvolti oltre a Cleopatra il Senato romano, Ottavio e la sua sorella. Il malfido aiutante Enobardo i legionari romani, le truppe egiziane, le ancelle, tutti insomma, compreso lo psichiatra di corte. Si ride di gusto alle battute dette da Totò e alle sue «trovate» e si ride addirittura senza ritegno visceralmente, in alcune scene nel quale il nostro grande attore comico, vero erede della «commedia dell’arte», supera se stesso come quella, ad esempio, della visita da parte dello psichiatra.
Bella ed intelligente Magali Noel e intorno ai due protagonisti bravi anche gli altri, dalla Lia Zoppelli a Franco Sportelli, da Mara Orfei a Gianni Agus. Buone anche molte scene d'insieme girate in Eastmancolor su Totalscope.
Vice, «Il Messaggero», 6 settembre 1963
I conflitti di Marcantonio, diviso fra due patrie e due donne, sono stati risolti sdoppiando materialmente il personaggio, cioè regalando a Marcantonio un fratello gemello che fa il mercante di schiavi lontano da Roma e che Fulvia scova per vendicarsi del ripudio di Marcantonio. Lanciato nella grande avventura che lo sostituisce, a comando, al grande fratello, il Marcantonio di riserva crea tutti gli equivoci che sorregono la storia e la movimentano e permettono a Totò di campeggiare come figura e di scatenare una mimica su due toni paralleli e combacianti talmente ben sfumata da giustificare tutti gli equivoci che il caso fa nascere.
Lo sdoppiamento di Marcantonio a sua volta trascina Cleopatra in un vortice di alternative, amata da uno e schernita dall’altro, simultaneamente, la regina d'Egitto passa il tempo fra una scena di seduzione e una di disperazione, innamorata e furibonda, inutilmente maliarda contro la potenza di Roma e il copione, entrambi congiurati per farla finire come schiava perché l'aspide non ha funzionato: poverino, per il morso a Cleopatra è morto lui, invece di lei. Il film è spettacolare. rutilante di colori e di costumi: il mondo romano ritratto senza infierire con i toni della caricatura o dell’umorismo fa assai bene da sfondo decorativo; Totò regge bere tutto lo spettacolo, come al solito, ma la sua bravura non riesce da sola a far ridere perché mancano le trovate e le battute e quelle che ci sono, pesanti e volgari, tutte a doppio senso scurrile, infastidiscono e fanno scadere Il film. Ha diretto Fernando Cerchio. A fianco di Totò, Magali Noel.
Vice, «Il Tempo», 6 settembre 1963
A Totò la commedia degli equivoci è sempre calzata a pennello e anche stavolta, col pretesto di ambientare la vicenda in riva al Nilo, il principe de Curtis si presta alla doppia parte [...] Battute trivialotte e tutto il gran mestiere rispolverato del gran Totò, cercano di farci fare quattro risate [...] Il crollo, se non ci fosse lui, sarebbe fragoroso. La chiave di volta del successo di pubblico che il film è destinato ad avere è ancora una volta Totò. Irresistibile come sempre, si ride di gusto alle sue battute e alle sue trovate e si ride addirittura senza ritegno, visceralmente in alcune scene dove il nostro comico supera se stesso.
Onorato Orsini, «La Notte», 18 settembre 1963
C’è un Antonio vero e uno fìnto nel film a colori Totò e Cleopatra diretto da Fernando Cerchio. Si assomigliano e, s'intende, sono entrambi raffigurati da Totò. Il sosia è da Roma inviato in Egitto per impedire alla regina di esercitare col successo che tutti sappiamo il suo fascino sul triumviro. Ne consegue che il falso Antonio si comporta come il Totò delle farse moderne abituali: dice «buon giorno a tutti» quando entra nella reggia, chiama «giovanotta» la fatalissima sovrana e la offende, denigrandone il naso famoso.
E’ comunque merito suo se Ottaviano vince la battaglia decisiva; in quanto a Cleopatra, non può naturalmente rinunciare al morso dell’aspide, ma è il serpente che muore avvelenato. La regina finisce schiava, a Roma, sposa del luogotenente di Antonio. La comicità di questa parodia è di grana più che grossa. Cleopatra è Magali Noel; coinvolti, inoltre, Franco Sportelli, Moira Orfei, Lia Zoppelli e Gianni Agus.
«Corriere della Sera», 18 ottobre 1963
Chi credeva che la storia nel supercolosso di cui tutto il mondo parla da un paio d'anni, cioè «Cleopatra», fosse stata travisata abbastanza, eccolo smentito. La storia qui è addirittura sbeffeggiata, ma se la comicità fosse stata intelligente, sottile, gradevole, avremmo fatto due risate e via. Invece slamo alle solite. Il film è solo un pretesto per sfruttare un titolo. La storia, difatti. racconta di un sosia di Antonio che va ad Alessandria per placare Cleopatra. Riesce nella missione, Ottaviano vince, la regina degli egizi si fa morsicare dall’aspide ma è il povero serpentello a morire e Cleopatra è trascinata a Roma per sposare un subalterno di Antonio.
«Corriere dell'Informazione», 19 ottobre 1963
Cleopatra schiava d'amore di Totò-Totonno
Settimo appuntamento con Sotto le stelle stasera alle 20.40 sulla Rete 1 con Gianni Boncompagnl, Mario Mareneo e gli altri. Seguirà, alle 21,45. per «Tototredici» Totò e Cleopatra, un film del ’63 diretto da Fernando Cerchio e interpretato oltre che da Totò da Magali Noel, Lia Zoppelli, Adriana Facchetti, Gianni Agus, Moira Orfei, Franco Sportelli. Ancora un «doppio Totò»: Marco Antonio, il triumviro romano travolto dalla passione per Cleopatra e il fratello Totonno, mercante di schiavi.
Alle prese con due sosia che non riesce a distinguere, uno innamorato pazzo, l’altro duro e sprezzante, la povera Cleopatra sta per perdere la testa. Chi la conserva lucida è invece To-
tonno: torna a Roma nei panni del fratello, sposa Ottavia c si tiene pure Cleopatra, che si e portato appresso come schiava. [...]
«Corriere della Sera», 17 ottobre 1981
La censura
Verbale della Commissione Revisione Cinematografica II grado in data 5 dicembre 1963
(Ministero dei Beni e per le Attività Culturali e per il Turismo - Direzione Generale per il cinema)
I documenti
Ecco un elenco dettagliato delle uscite home video di Totò e Cleopatra, con formati, annate, label, ed eventuali contenuti speciali:
🎬 VHS (anno sconosciuto – limitate informazioni)
- Edizione PAL by Rarov / eBay listing: indicata genericamente come “Toto' E Cleopatra (PAL Video)” senza anno specifico, con codice UPC 9788875840488
- Nessuna informazione disponibile su: eventuali tracce audio extra, sottotitoli o packaging particolari. Probabilmente una semplice edizione standard.
📀 DVD
- Edizione Minerva Classic – giugno 2013
- Casa editrice: Minerva Classic, EAN 8057092331446
- Formato: DVD Area 2 (PAL), rapporto 2.35:1 (panoramico)
- Audio: Italiano Dolby Digital 1.0, audio originale mono
- Durata: circa 95 minuti
- Contenuti speciali: include interviste (secondo descrizione Hoepli) (Hoepli). Nessuna traccia di making‑of, extra video o booklet allegato.
- Edizione Fabbri – collana “Il Grande Cinema di Totò”, n. 27
- Casa editrice: Fabbri/Mondadori (edizione da edicola), confezione blister con libretto illustrativo incluso
- Contenuti: probabilmente simili all’edizione Minerva (nessuna segnalazione di contenuti video aggiuntivi), con in più una pubblicazione cartacea allegata.
- Edizione generica venduta on‑line
- Presenti su Amazon.it, Feltrinelli, IBS etc., con caratteristiche analoghe alla versione Minerva: DVD singolo, audio italiano, formato PAL, prezzo intorno a 10 €. Nessun extra chiaramente identificato
📊 Riepilogo Home Video
Formato | Anno | Editore | Packaging & extra |
---|---|---|---|
VHS PAL | Non specifico | Rarov (generic listing) | Sconosciuti, edizione standard |
DVD | Giugno 2013 | Minerva Classic | DVD area 2, audio mono, interviste |
DVD | Anni 2000s? | Fabbri (edicola) | DVD + libretto illustrativo |
DVD | Vari | Amazon, Feltrinelli… | Identico a Minerva, senza extra note |
🔍 Note aggiuntive
- Formato audio/video: le edizioni DVD mantengono l’originale Dolby Digital mono e il formato cinematografico panoramico 2.35:1.
- Contenuti speciali: solo l’edizione Minerva include interviste (probabilmente con critici o esperti). L’edizione Fabbri aggiunge un libretto illustrativo, utile per approfondimenti, ma senza materiali video extra.
- Assenza di Blu‑ray o edizione restaurata: non risultano edizioni Blu‑ray, versioni rimasterizzate o con colonna sonora isolata. Non sono indicati commenti audio, scene tagliate o booklet di approfondimento in nessuna versione (luglio 2025).
- Disponibilità: tutte le edizioni sono usate o nuove reperibili su shop online, marketplace e librerie. Nessuna versione italiana destinata a collezionisti particolarmente prestigiosa.
✅ Conclusione
Un’edizione con interviste e un packaging curato, è l’edizione Minerva Classic (2013). Per un approfondimento cartaceo, Edicola Fabbri, che include un gradevole libretto illustrativo. Le altre versioni sono equivalenti dal punto di vista contenutistico.
Materiale raro come pubblicità d’epoca, making‑of inediti, commenti audio o restauri, attualmente non esistono edizioni speciali di Totò e Cleopatra in home video.
Cosa ne pensa il pubblico...
I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com
In linea con molti film di Totò c'è il fatto che il primo tempo e ben superiore al secondo, ma qui la cosa è veramente sbilanciatissima, con un nomento (il duetto con Castellani) di un livello che era difficile pensare così basso (era meglio accorciare il film!). Sceneggiatura così così: il film regge quando o ci sono duetti serrati (quelli con Gianni Agus, bravissimo, hanno un ritmo - anche senza Totò - che spesso il film smarrisce) o bravi attori come la Zoppelli. Era lecito attendersi di più. Voce narrante iniziale di Nando Gazzolo.
I gusti di B. Legnani (Commedia - Giallo - Thriller)
Versione in chiave ovviamente parodistica dei peplum ambientati nell'antico egitto, Totò e Cleopatra è una commedia degli equivoci piuttosto classica basata sullo scambio di persona. La presenza del grande attore napoletano strappa qualche risata, ma occorre ammettere che il film è veramente scadente con una sceneggiatura che fa acqua da tutte le parti e dialoghi che in nome della sudetta risata troppo spesso ricorrono a momenti triviali di bassissima lega.
I gusti di Galbo (Commedia - Drammatico)
Come sarebbe andata tra Antonio e Cleopatra se di mezzo ci si fosse infilato l'infingardo gemello di lui? La parodia del kolossal Cleopatra prende la piega della commedia degli equivoci, con Totò uno e bino, ma l'equivoco vero sta nell'impianto generale: un film che non fa ridere, e che tutt'al più diverte un po' con maschera, gesti e sproloqui di un Totò che dove lo metti è una garanzia. La macchinosità della trama e della realizzazione, che ingabbia il protagonista pur quasi sempre presente, è un macigno che non porta a niente. Trascurabile.
I gusti di Pigro (Drammatico - Fantascienza - Musicale)
La storia dell'amore fra Antonio e Cleopatra è complicata dalle apparizioni improvvide di Totonno, gemello del primo al quale ogni tanto si sostituisce con esiti scombinatori... Fra le parodie a carattere storico interpretate da Totò, una delle meno riuscite a causa di una sceneggiatura fiacca e sgangherata oltre l'abituale. Qualche occasione per sorridere comunque c'è: a parte la solita straordinaria maschera del comico, qui doppia, il tapino Delle Piane nel ruolo di Cesarione ne busca tante, mentre il fido Castellani questa volta è un "chirurgo cranico reale" e Agus un impettito Ottavio.
I gusti di Daniela (Azione - Fantascienza - Thriller)
Non uno dei film di Totò più memorabili, ma sicuramente uno dei più divertenti dell'ultimo periodo e anche uno degli ultimi incassi da record. Nel doppio ruolo il protagonista può scatenarsi in irresistibili giochi verbali e in due o tre scene da antologia (quella dello specchio su tutte). Certo la trama a un certo punto comincia a mostrare tutta la sua pochezza, ma il divertimento c'è ed è di buon livello.
I gusti di Rambo90 (Azione - Musicale - Western)
Parodia di mercato fatta sull'onda del film con la Taylor e soprattutto sull'onda del successo di Totò. Dozzinale e senza particolari battute passate alla storia, lascia molto spazio all'improvvisazione. Si ridacchia pure con qualche gag tra Totò e Agus, ma siamo lontani anni luce dalle faville di film come Miseria e nobiltà o Totò Peppino e la malafemmina.
I gusti di Piero68 (Azione - Fantascienza - Poliziesco)
Ineguale farsa che riposa esclusivamente sulle possenti spalle di Totò. Il Principe (che cita Petrolini e i Fratelli Marx nella scena dello specchio) si aggrappa a ogni più minuta o triviale imbeccata della sceneggiatura per accendere continui tric trac verbali alternandoli, al solito, con gustosi sadismi (ai danni di Sportelli e Delle Piane). Esilarante il contrasto fra il molle Toni egizio, pazzo per la sua Cleo e il ruvido gemello che non vuol regalare province alla "nasona". Battuta clou: "Viva la biga!".
I gusti di Rufus68 (Drammatico - Fantascienza - Horror)
Piacevole storia ambientata nell’antico Egitto della regina Cleopatra, la cui sistematica infedeltà e bramosia di potere sono la scusa per dare vita a numerosi spunti di comicità. Totò, che qui interpreta ben due personaggi, è in grande forma e sforna battute a ripetizione che garantiscono la risata. Tutto il resto è contorno e, come è accaduto quasi sempre nella carriera dell'attore, il regista si limita a posizionare la macchina da presa.
I gusti di Minitina80 (Comico - Fantastico - Thriller)
Uno dei maggiori successi di pubblico nella carriera di Totò, che salva letteralmente il film con le sue doti di improvvisatore e con vecchi standard dell'avanspettacolo che riesce a rinnovare ogni volta (la parodia di Mussolini, la gag dello specchio, quella degli sgabelli). Idea interessante in parte rovinata da una storia piuttosto noiosa e una sceneggiatura poco incisiva, che le molte spalle di lusso (Agus, Ucci, Delle Piane, Castellani) fanno brillare di luce riflessa. Le molte scenette davvero irresistibili valgono comunque la visione.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Bene! Abbiamo la biga. Allora, viva la biga!" (Totò); I riferimenti alle vicende dell'epoca (Longo, le toghe rosse), oggi difficili da cogliere.
I gusti di Pessoa (Gangster - Poliziesco - Western)
Totò in un film dall'aura mediocrità che tende, però, verso il basso. Instant movie sul solco del kolossal Cleopatra, il film di Cerchio é privo di una regia di polso e di una sceneggiatura degna di questo nome. Rimane solo un Totò marionettistico prima maniera, ormai invecchiato e imbolsito, alle prese con una vera “miniera” di barzellette da caserma, giochi verbali piuttosto volgari e tanti doppi sensi allusivi alla cronaca politica dell’epoca. Però il magistero artistico di Totò, ben coadiuvato da Nino Taranto, brucia ancora qualche lingua di fuoco.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: La gag puramente visiva, da cinema muto, dei due sosia che credono di trovarsi davanti ad un inesistente spcchio.
I gusti di Graf (Commedia - Poliziesco - Thriller)
Le incongruenze
- Quando la mamma di Fulvia dà una botta in testa a Marcantonio (Toto'), in realta' si vede chiaramente che e' uno stuntman
- Toto' ad un certo punto incontra quattro neri e gli dice "Questi mori li conosco, sono i quattro mori di piazza grandi a Livorno" evidentemente ricordandosi della famosa statua livornese ma la citazione e' errata ,la statua non e' in piazza Grandi (piazza Grande per la precisione) in centro a Livorno ma è collocata in Piazza Micheli di fronte alla Darsena Vecchia ed a pochi metri dall’ingresso del Porto Mediceo: è il simbolo di Livorno
- Quando Enobarbo riceve per sbaglio lo schiaffo da Cleopatra e va a riferire il tutto a Totonno si vede giustamente la lividura del colpo subito ma stranamente dopo pochi secondi (dopo l'incontro fra Marc'Antonio e Totonno nello specchio) la lividura scompare
- In occasione del loro primo incontro, al minuto 7. 00 circa, Antonio muove verso Cleopatra che si è fatta trovare sdraiata all'interno di un trono a forma di ostrica in fondo ad una sala della Reggia. Mentre cammina, Antonio inizia col dire "Sono venuto qui a contestarti e ti con. . . " , fermandosi una volta che si rende conto dell'enorme avvenenza della Regina. A quel punto, si volta verso il proprio attendente esclamando "Ammazzala quanto è bona questa! E che gli contesto?", anziché il corretto "le contesto" trattandosi di una donna
- Al minuto 6. 00, quando Cleopatra sta per apparire ad Antonio ed al suo attendente, l'ostrica che la contiene viene condotta da due suoi schiavi i cui movimenti fanno però chiaramente capire che l'ostrica è vuota poiché, se davvero ci fosse Cleopatra come poi si vede nella scena successiva, sarebbero molto più lenti nel maneggiare l'ostrica per via del peso di Cleopatra
www.bloopers.it
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Riferimenti e bibliografie:
- "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
- "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
- "Totò: principe clown", Ennio Bìspuri - Guida Editori, 1997
- "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
- Verbale censura Ministero dei Beni e per le Attività Culturali e per il Turismo - Direzione Generale per il cinema
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- Franco Nicolini, «La Nazione», 1963
- Elio Agostini, «Ercole», luglio 1963
- Vice, «Il Messaggero», 6 settembre 1963
- Vice, «Il Tempo», 6 settembre 1963
- Onorato Orsini, «La Notte», 18 settembre 1963
- «Corriere della Sera», 18 ottobre 1963
- «Corriere dell'Informazione», 19 ottobre 1963
- «Corriere della Sera», 17 ottobre 1981