Totò di notte n.1
Ninì
Inizio riprese: giugno 1962, Stabilimenti INCIR - De Paolis, Roma
Autorizzazione censura e distribuzione: 19 ottobre 1962 - Incasso lire 456.407.000 - Spettatori 2.267.298
Titolo originale Totò di notte n. 1
Lingua originale Italiano - Paese Italia - Anno 1962 - Durata 100 min - Colore - Audio sonoro - Genere Comico - Regia Mario Amendola - Soggetto Giovanni Grimaldi, Bruno Corbucci, Castellano & Pipolo - Sceneggiatura Giovanni Grimaldi, Bruno Corbucci - Produttore Mario Mariani - Casa di produzione Cinex - Distribuzione (Italia) Incei Film - Fotografia Bitto Albertini - Montaggio Jolanda Benvenuti - Musiche Armando Trovajoli - Scenografia Giorgio Giovannini - Costumi Marcella De Marchis
Totò: Ninì Cantachiaro, il professore - Erminio Macario: Mimì Makò, assistente di Cantachiaro - Gianni Agus: l'impresario di Parigi - Nando Bruno: il padrone della trattoria - Lando Buzzanca: il signore sull'aereo - Mario Castellani: Felipe - Giulio Marchetti: Manuel - Alfredo Rizzo: L'uomo che presta la penna - Carlo Rizzo: il turista fotografo - Linda Sini: la hostess - Nino Terzo: il siciliano a Hong Kong - Margaret Rose Keil: la ragazza sul risciò - Mac Ronay: se stesso - Mao Tahi: se stesso - Helmut Zacharias: se stesso - Dori Dorika - Caroline Cherie - Madame Arthur - Dodò D'Ambourg - Blue Bells - Don Lurio - Pascaline
Soggetto
Ninì (Totò) e Mimì (Macario) sono due suonatori ambulanti che si esibiscono senza alcun successo nelle strade di città. Quando il compagno d'arte ottiene una cospicua eredità, Ninì lo convince ad investirla tutta per girare i più importanti nightclub del mondo per potersi a loro volta fare un nome nell'ambiente degli artisti. In realtà i due finiranno solo con lo sperperare tutto il denaro per assistere a spettacoli osée nei vari locali notturni.
Critica e curiosità
🎭 Totò di notte n.1 – Cronaca tragicomica di un tentativo (quasi) notturno di sedurre il pubblico con piume, tromboni e penne stilografiche 🎭
Ah, Totò di notte n.1. Già il titolo pare promettere una saga in più puntate, una specie di cine-seriale à la James Bond con piume di struzzo e spogliarelli da rivista. Ma no: è un numero unico, una boutade cinematografica che nasce sull’onda lunga (e affannata) dei mondo movie, quelle pellicole semidocumentaristiche che tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta si divertivano a mostrare al pubblico occidentale le “curiosità” del globo: tribù, danze esotiche, usanze “strane” e, soprattutto, una dose calibrata di nudità esotica, trasgressione turistica e morbosità domestica. L’equazione era semplice: se c'è “di notte” nel titolo, c'è pelle nuda sullo schermo.
🎬 Il contesto: tra Mondo Cane e Mondo Buffone
Tutto parte dal successo di “Europa di notte” e dei suoi derivati: “Mondo di notte 1, 2 e 3”, “Universo di notte”… insomma, l’Italia cinematografica dell’epoca aveva scoperto che bastava una scusa esotica, qualche scena in tabarin e un paio di déshabillés per tirare a casa l’incasso. Ma i produttori si chiesero: e se ci mettiamo Totò e Macario, i due clown per eccellenza, come reagisce il pubblico?
Risposta: maluccio. Il film incassa poco, e viene ricordato dai critici come uno strano ibrido, una chimera notturna che cerca di fondere la comicità circense della vecchia scuola con l’erotismo da cartolina posticcia. E qui entra in scena Mario Amendola, regista e artigiano del cinema di consumo, che cuce insieme una pellicola sgangherata come una valigia di cartone, piena di gag sfilacciate, spogliarelli stiracchiati e inserti semi-documentaristici appiccicati con lo sputo.
🎷 La “trama”: sassofonisti allo sbaraglio e galline nel contrabbasso
Che dire del soggetto? Esile come una calza a rete. Due improbabili sassofonisti – Totò e Macario – vagano per locali notturni, alla ricerca di lavoro, successo, forse anche di una raison d’être tra un topless e un cancan. Non suonano quasi mai (fortunatamente), ma collezionano figuracce, equivoci e sketch. La struttura è quella di un cabaret filmato, o meglio di un pot-pourri di numeri scollegati da un filo narrativo. Però attenzione: la comicità non è assente, anzi.
💥 Le gag: quando Totò si contorce in un twist da manuale
Ci sono momenti in cui il genio emerge come un furetto da un cilindro. Totò si produce in una serie di numeri clowneschi da antologia: balla il twist contorcendosi come un burattino disarticolato, lancia la mitica “svolta a sinistra” con piglio quasi politico, si presenta a un’audizione con galline nascoste nel contrabbasso e una bacchetta che si incastra nelle bretelle, regalando forse uno dei massimi esempi di comicità slapstick di tutta la sua carriera. Qui siamo nell’olimpo della comicità fisica, del gesto puro che non ha bisogno di dialogo.
🎭 Augusto e Bianco: l’alchimia tra Totò e Macario
Un aspetto tutt’altro che trascurabile è la simmetria clownesca tra Totò (clown Augusto) e Macario (clown Bianco). Il primo è sovversivo, confusionario, verboso e vitalistico; il secondo è etereo, laterale, distaccato. Insieme formano una coppia che – pur nelle difficoltà del copione – riesce a trovare momenti di vera armonia scenica, e a rievocare lo spirito dei palcoscenici del varietà più che quello del cinema narrativo.
✈️ Sketch riciclati, aerei e indostani
Come ogni film di Totò post-1955 che si rispetti, c’è il classico riuso di sketch già collaudati: il tormentone dell’aereo, già visto in “Totò a Parigi”, e ancora prima nel leggendario wagon-lit di “Totò a colori”, riappare con variazioni sul tema e con vittima eccellente (il presidente del Festival di Edimburgo!). Ma c’è anche una deliziosa sagra dell’equivoco linguistico: comprend pas diventa “non compra pane”, George Bacon si trasforma in “Giorgio il becco”, e il noto I don’t understand viene tramutato in “c’è un Indostano”. Roba da linguisti ubriachi e doppiatori dislessici.
📺 Una comicità che si nutre d’esperienza teatrale
L’assenza di una vera trama consente a Totò di esprimersi in totale libertà, come se fosse sul palco di un teatro o tra le quinte di un circo. Il film ha infatti il sapore della comicità da varietà, con inserti visivi e teatrali che richiamano l’arte della rue, del cafè chantant, dei tabarin da dopoguerra. Totò qui non è costretto in un personaggio: è puro Totò, energia mimica, destrutturazione linguistica, invenzione visiva.
🎞️ Un patchwork di pellicole, tra “Totò sexy” e “La dolce vita”
Il film, come suggerisce anche il titolo, sarà riciclato parzialmente in “Totò sexy” (1963), altro esperimento fallimentare con la stessa formula: comicità + pseudo-erotismo = poco pubblico. In entrambi i casi, la formula non attecchisce. Il pubblico, semplicemente, non vuole vedere Totò associato a spogliarelli (finti peraltro, e quasi grotteschi). Vuole vederlo fare il principe, il ciarlatano, il finto morto, il povero di spirito con lo spirito alle stelle.
In più, il riferimento a “La dolce vita” è dichiarato: Totò nomina i “paparazzi”, si muove nella “Roma by night”, danza e si contorce in maniera che Fellini avrebbe sicuramente apprezzato, ma da cui sarebbe anche fuggito a gambe levate.
🙅♂️ Censura e crolli internazionali
Il progetto iniziale prevedeva la partecipazione di Caterina Valente e una coproduzione tedesca, che sfuma all’istante appena la diva si ritira. La censura italiana, neanche troppo scandalizzata, vieta comunque la visione ai minori di 14 anni per alcune scene giudicate "velatamente erotiche" (ci fosse stato altro!). Ma per la morale dell’epoca era sufficiente un reggicalze illuminato male.
📼 Esiti, rimpianti e home video
Il film, dopo la tiepida uscita in sala, viene riscoperto solo in tempi moderni, grazie alle edizioni home video. Oggi lo si guarda con l’occhio del cultore: non per la sua coerenza narrativa o il ritmo, ma per le perle clownesche che si nascondono tra una ballerina svogliata e l’altra. Resta uno degli antesignani (fallimentari) della futura commedia erotica all’italiana, e nel contempo uno scrigno sgangherato ma prezioso della comicità fisica di Totò.
🎩 Conclusione: Totò al crepuscolo, ma non al tramonto
“Totò di notte n.1” è uno di quei film in cui Totò non recita: è Totò, e basta. Lo si guarda oggi come si guarderebbe un filmato d’epoca del circo Barnum: luci sbiadite, ma talento immortale. Non tutto è da salvare, anzi… Ma le scene comiche con Macario, i giochi linguistici assurdi, la bacchetta tra le bretelle, e la gallina nel contrabbasso, valgono da sole il prezzo del biglietto. O almeno, quello del DVD da collezione.
Le scene più famose e memorabili di Totò di notte n.1, esplorate con cura chirurgica e un pizzico di ironia, proprio come piace a Totò... e a noi!
🐔 La gallina nel contrabbasso – Sinfonia in sol... indigestione maggiore
Una delle scene più esilaranti dell’intero film è quella dell’audizione musicale, in cui Totò e Macario si presentano come improbabili sassofonisti. Totò, per l’occasione, sfoggia un contrabbasso dall’apparenza innocente ma dal contenuto sorprendente: una gallina viva (!). Il tutto avviene davanti a un Gianni Agus basito, nei panni del severo impresario, che osserva con crescente sgomento questo spettacolo surreale.
Il culmine è raggiunto quando Totò tenta di estrarre una bacchetta da direttore d’orchestra che, in un numero da clown puro, gli si incastra nelle bretelle, generando un crescendo di confusione, strepiti e comiche acrobazie. È comicità fisica allo stato puro, alla Chaplin ma con un gusto tutto partenopeo: il gesto che implode nel disastro, la musica che si fa rumore, la professionalità che si trasforma in pagliacciata.
💃 La sfilata dei tabarin – piume, seni e Totò che osserva
In un altro segmento ricorrente, il film ci conduce tra i locali notturni europei – o meglio, ricostruiti in studio con piume, lustrini e fumo da sigaretta. In questi ambienti da cabaret da seconda mano, si assiste a numeri di varietà e spogliarelli appena velati, che servono da sfondo alle osservazioni e alle reazioni attonite di Totò e Macario.
Totò commenta tutto con sguardi ironici, battute al vetriolo e facce da “uomo di mondo”, come se fosse Pinocchio catapultato nel Paese dei Balocchi. In realtà, lo spettatore moderno intuisce che questa sezione serve a creare una contrapposizione grottesca tra l'erotismo patinato e la comicità fantozziana dei due protagonisti. C’è qualcosa di Beckettiano nel loro essere sempre fuori luogo, in attesa di un’occasione che non arriva mai.
🕺 Il twist alla Totò – contorsioni da palcoscenico
In una scena che ha quasi del manifesto artistico, Totò si lancia in un ballo twist improvvisato, con una partner svogliata e un'orchestra che lo guarda perplessa. Ma Totò no, lui non balla: si contorce, deride, deforma il corpo come fosse di gomma. È un numero teatrale prestato al cinema, un momento in cui la maschera diventa carne e ritmo, metafora del corpo grottesco e del clown moderno.
La coreografia è inesistente, il passo è sbilenco, ma l’effetto è irresistibile: è la negazione parodistica del ballo di moda, che si trasforma in una risata universale. Qui emerge il Totò-burattino, quello di “Totò a colori”, ma anche l’anticipazione di quell’uomo svitato che Pasolini porterà fino alle estreme conseguenze.
🧳 La valigia volante e lo sketch dell’aereo – Altitudine e altisonanza
Altro momento di alto tasso comico è la scena dell’aereo, parodia evidente dello sketch del wagon-lit già visto in “Totò a colori” e “Totò a Parigi”. Qui la gabbia è un aereo, e la vittima è il povero presidente del festival di Edimburgo, ignaro compagno di viaggio di un Totò in pieno furore gestuale.
La valigia di Totò pare un oggetto magico, da cui escono strumenti musicali, piume, bretelle, forse anche galline (non si esclude). Ma il punto forte sono i movimenti del corpo, lo spazio claustrofobico e il crescendo di nonsense verbale e situazionale. Un esercizio di stile che mostra come anche in un contenitore narrativo vuoto, Totò sappia riempire la scena da solo.
🌍 Totò traduttore simultaneo – Equivoci e follia linguistica
Una delle specialità della casa: Totò alle prese con le lingue straniere. In questo film, assistiamo a una raffica di equivoci linguistici che fanno il verso al poliglottismo di maniera. Ecco qualche perla:
- “Comprend pas” → “Non compra pane”
- “George Bacon” → “Giorgio il becco”
- “I don’t understand” → “C’è un Indostano”
Totò destruttura le lingue con la logica del rione, applicando un metodo para-logico e surreale, in cui il suono vale più del senso. Questa sequenza, disseminata a più riprese nel film, è un esempio fulgido del suo personalissimo “grammelot comico”, e del suo talento nel togliere autorità alla lingua per restituirla al popolo.
📸 “Paparazzi!” e l’eco di Fellini – Omaggio o sfottò?
Nel mezzo della pellicola, Totò esclama con tono sornione “paparazzi!”, alludendo chiaramente a “La dolce vita” e all’immaginario felliniano che tanto aveva colpito l’Italia del boom. Ma qui non siamo a Via Veneto, siamo in un’imitazione da luna park: un mondo notturno fatto di finzioni, dove la vita è ben poco dolce e molto più grottesca.
La scena, che per i contemporanei poteva sembrare solo una battuta, oggi si carica di metacinema: è Totò che parla al pubblico, che commenta l’industria dello spettacolo, che si fa autore e clown, critico e bersaglio. Fellini osserva dal suo obiettivo, Totò risponde con la smorfia.
🔇 Macario, spalla bianca e maschera riflessa
Una menzione particolare va a Macario, che pur restando defilato, riesce a dare una misura perfetta al caos di Totò. È l’equilibrio, il “normale”, il bianco che fa risaltare l’Augusto. I momenti in cui Macario rimane immobile, in silenzio, con lo sguardo perso, sono in realtà formidabili controcanti visivi, quasi pittorici.
La scena in cui Macario tenta di parlare con una danzatrice francese, senza capirsi mai, è un piccolo gioiello di commedia dell’incomunicabilità, alla Ionesco, ma con risate garantite.
📺 Conclusione: il teatro nel cinema, tra gag e vetrinette
Tutte queste scene, sparse come perle in un mare di piume, non riescono a salvare il film nel suo insieme, ma conservano un valore comico assoluto, quasi indipendente dal contesto. Sono frammenti da antologia, da gustare uno per uno, remontabili in un montaggio ideale (come auspicato da molti studiosi) che isoli Totò e Macario dal rumore di fondo degli stacchetti sexy.
Se “Totò di notte n.1” è una coppa gelato servita con la senape, queste scene sono le ciliegine dolci al gusto d’arancia anarchica, sapientemente messe da due giganti del palcoscenico in una cornice sgangherata, ma a suo modo indimenticabile.
Così la stampa dell'epoca
L’accoglienza di Totò di notte n.1 da parte di critica, pubblico e censura dell’epoca, con i giusti distinguo tra giudizi frettolosi, indignazioni moralistiche e l’eterna miopia nei confronti dell’arte comica travestita da buffoneria.
📰 Critica cinematografica: tra sufficienza e disorientamento
Nel 1962, Totò di notte n.1 venne accolto dalla critica italiana con una buona dose di sarcasmo, irritazione e perplessità, quando non con sdegnata sufficienza. I recensori dell’epoca, soprattutto quelli legati al versante “alto” della cultura cinematografica (in primis “Cinema Nuovo” o “Bianco e Nero”), non gradirono affatto la commistione tra la comicità farsesca e l’erotismo posticcio, che in quel momento sembrava contaminare il sacro fuoco della risata popolare con elementi “bassi”, “commerciali”, “facili”.
I giudizi si concentravano su:
- L’assoluta inconsistenza della trama, definita spesso “inesistente” o “da baraccone”.
- La regia dozzinale di Mario Amendola, accusata di cucire insieme numeri come un sarto ubriaco con gli occhi bendati.
- Il riciclo di sketch già visti (come quello del wagon-lit, l’aereo, i giochi linguistici), interpretato non come omaggio alla maschera ma come pigrizia autoriale.
- L’uso di balletti, spogliarelli e numeri da varietà giudicati “fuori luogo”, “volgari” o “gratuiti”.
Non mancarono nemmeno i paragoni (perlopiù impietosi) con la comicità nobile di Chaplin o Keaton, suggerendo che Totò stesse “svendendo il suo talento per quattro risate da avanspettacolo”.
Ma – come spesso accadde nella sua carriera – i critici colti non colsero: la maschera di Totò non si giudica solo sulla base del contenitore filmico, ma sull’energia che sprigiona nonostante esso.
🎟️ Pubblico: poche risate, pochi incassi, ma fedeltà affettuosa
Sul piano commerciale, Totò di notte n.1 fu un parziale insuccesso al botteghino, almeno rispetto agli standard dell’epoca. Il film, pur beneficiando del richiamo del nome di Totò (e in parte di Macario), non attirò il grande pubblico, risultando spiazzante nella sua proposta ibrida: non era abbastanza comico per i fan della commedia, né abbastanza osé per chi cercava il brivido notturno.
L’incasso, per quanto non disastroso, fu nettamente inferiore alle aspettative e segnò un primo campanello d’allarme per il filone “erotico-comico” che si tentava di inaugurare. Le ragioni principali del tiepido riscontro furono:
- Una platea poco pronta a mescolare comicità e nudità, specialmente se la comicità era quella iconica, familiare e quasi sacrale di Totò.
- Una distribuzione limitata e poco spinta, anche a causa del divieto ai minori (di cui parleremo sotto).
- Il contesto cinematografico mutevole, in cui già si affacciavano nuove correnti (dal neorealismo residuale al cinema d’autore sperimentale) che rendevano questa proposta vecchia prima ancora di nascere.
Eppure, nelle sale di provincia, nei cineforum alternativi e nei cinema estivi, il film fu comunque amato da una fetta di pubblico popolare, che sapeva riconoscere la grandezza di Totò anche nel caos. I bambini ridacchiavano, gli adulti si scandalizzavano un po’ meno del previsto, e i fan più accaniti archiviavano la pellicola come “minore”, ma degna di visione per qualche scena esilarante.
🔞 Censura: minigonne e moralismi all’assalto
Il film non passò inosservato alla Commissione di Revisione Cinematografica, che all’epoca aveva ancora un occhio molto attento a tutto ciò che odorava di pelle, gambe, décolleté o trasgressione da rotocalco. La censura impose il divieto ai minori di 14 anni, motivando la decisione con formule burocratiche ma rivelatrici:
“Per la presenza di numerosi numeri di varietà a contenuto allusivo o potenzialmente turbativo della sensibilità giovanile.”
Tra gli elementi sotto accusa:
- I balletti di soubrette con costumi succinti (che oggi sembrerebbero più castigati di una pubblicità della Calzedonia).
- Le ambientazioni in locali notturni, con atmosfere giudicate “equivoche”.
- Alcuni doppi sensi nei dialoghi, peraltro moderatissimi, ma comunque sospetti per la censura di allora.
Curiosamente, Totò stesso non fu mai contestato come figura offensiva o scabrosa: anzi, venne considerato come “attenuante comica” nei confronti di certe immagini. Ma questo non bastò a evitare il bollino rosso, che in un’Italia ancora bacchettona era sufficiente a pregiudicare il successo commerciale del film, specie nei circuiti più conservatori.
📼 Riscoperta tardiva: da fiasco a oggetto di culto
Con il passare degli anni, come spesso accade a Totò, anche Totò di notte n.1 ha conosciuto una rivalutazione postuma. Grazie alle edizioni home video (soprattutto quella in DVD degli anni 2000), il film ha ritrovato un pubblico di appassionati, studiosi e cinefili che hanno imparato a leggerlo sotto una nuova luce:
- Come tentativo pionieristico di mescolare varietà, cinema e metacommedia.
- Come documento antropologico dell’Italia notturna pre-sessantottina, tra siparietti sexy e gag da palco.
- Come vetrina grezza ma straordinaria per due maschere teatrali sopravvissute all’avvento della modernità: Totò e Macario.
Oggi, anche i critici che un tempo lo snobbarono riconoscono il valore di alcune sequenze (come quella della gallina nel contrabbasso o il twist clownesco), ammettendo che il film, pur zoppicando nella forma, nasconde pepite d’oro nella sostanza.
🎩 Conclusione: il rifiuto di allora, l’abbraccio di oggi
Totò di notte n.1 fu accolto da critica e pubblico con freddezza, da censura con severità, ma dalla maschera comica con abbandono totale. È il classico esempio di film in cui l’anima dell’attore giganteggia sul corpo cinematografico traballante, e in cui l’arte resiste, nonostante la confezione, i giudizi frettolosi e la morale del tempo.
E oggi, chi lo guarda senza pregiudizi, trova ancora qualcosa per cui ridere, riflettere e – perché no – commuoversi un po’.
Dopo l’esperimento de Lo smemorato di Collegno, Totò viene accoppiato a Macario anche in Totò di notte n. 1 e Totosexy, girati da Mario Amendola e prodotti da Mario Mariani, il gradino più basso mai toccato da Totò in campo cinematografico. Totò di notte n. 1 vorrebbe rifare il verso a Europa di notte e al filone che ha provocato (Mondo di notte n. 1, 2 e 3, Tropico di notte, Universo di notte), il réportage documentario sulla vita notturna delle metropoli europee, immediatamente degenerato verso il sexy.
Alberto Anile
Totò e Macario
I due più popolari comici del cinema e del teatro italiano, Totò e Macario, faranno coppia sul set di un nuovo film che i due big della risata interpreteranno insieme: Totò di notte numero 1, di Mario Russo. A mettere insieme i due comici è stata la coppia di autori di riviste e sceneggiatori cinematografici Giovanni Grimaldi e Bruno Corbucci.
Corbucci e Grimaldi hanno scritto per Macario la rivista Chiamate Arturo 777, la commedia musicale Una storia in blue-jeans e le otto puntate televisive dei gialli comici de L’inafferrabile Arturo. Per Totò hanno curato le sceneggiature degli ultimi suoi film: Totò, Peppino e la dolce vita, I due marescialli, Tototruffa '62, Totò contro Maciste e Lo smemorato. La pellicola che li vedrà protagonisti comincerà in piazza Navona.
Totò e Macario saranno due sfaticati suonatori di contrabbasso che ne combinano di tutti i colori. Cominciano la loro carriera nelle caratteristiche trattorie romane, ma da suonatori ambulanti diventano ben presto elegantissimi viaggiatori che vanno alla ricerca delle gioie più raffinate del mondo, perchè ad un tratto Totò scopre che Macario tiene segretamente nascosta tuia grossa eredità lasciatagli dalla nonna. Riesce a convincere il compagno che i denari, restando nel nascondiglio, finirebbero per allietare qualche nipote sconosciuto, mentre potrebbero costituire la loro felicità negli ultimi anni della loro esistenza.
Appena in possesso della somma i due suonatori decidono di spenderla nelle più belle. città del mondo. Parigi, Londra, il festival di Edimburgo, le corride spagnole, i kimono giapponesi, sono i loro primi obiettivi. Senonchè ad Hong Kong i soldi finiscono e i due sono costretti a mettere mano nuovamente al loro strumenti. Ma dopo i primi insuccessi, provocati soprattutto dai tentati furti di Totò, i due sono costretti a rifugiarsi negli Stati Uniti, dove comincia per loro una nuova vita. Inaspettatamente incontrano successo e vengono persino scritturati per una importante tournée.
U. N., «Corriere della Sera», 19 giugno 1962
«Noi donne», 22 luglio 1962
«Noi donne», 29 luglio 1962
MARIO MARIANI il produttore della Cinex che sta attualmente completando il suo ultimo film «Totò di notte n. 1 » ha definito i contratti del «cast» che apparirà in questo suo film: Helmut Zacharias e 1 suol 40 violini, Don Lurio e il suo complesso coreografico, le stelle del ghiaccio di «Hollday on Jce», la «strip-tease» francese Pascaline, gli assi del jazz «The temperance 7», il comico Chaz Chase, Margaret Lee, nota come controfigura di Marylin Monroe, la danzatrice hawayana Moa Tahy. Come è noto, il film racconta una storia, interpretata da Totò e Macario, che fa da « trait-d'union» ai numerosi spettacoli del mondo di notte che vengono presentati nel film.
«Il Messaggero», 4 agosto 1962
Circondato, come al solito, da bellissime ragazze
Totò finisce nel fango (e non è un modo di dire)
E' accaduto durante la ripresa di una scena di lotta femminile nel film «Totò di notte» -Il comico si lamenta che lo fanno troppo lavorare, ma, in fondo, è soddisfatto
Roma, sabato sera.
«Eh, si — commenta il dinamico Totò durante una pausa di lavorazione — la vita diventa sempre più difficile. Lavori, lavori e quando sei già avanti con gli anni, e magari in questi giorni di canicola vorresti guastare in mare per rinfrescarti un po' anche le idee, ecco che ti stanno sempre alle costole registi e produttori. Non ti danno pace! Ti scovano anche se ti nascondi in capo al mondo. Sono anni che mi perseguitano... A suo tempo quando furoreggiavano i film di Lex Barber o di Weismuller, ho fatto Totò-Tarzan, poi venne fuori la crisi di Berlino ed eccomi alle prese con Totò e Peppino a Berlino. Ora che sono di moda i film tipo Europa di notte, cosa dovevo fare! Non avevo da scegliere: Totò di notte.
«Ammappete! — continua l'attore tergendosi il sudore della fronte con un ampio fazzoletto a colori — E poi dicono che gli attori, specie quelli comici, conducono una esistenza comoda ed allegra. Vorrei vederli io quelli che si sganasciano dalle risate assistendo a certi film, se fossero al mio posto, costretti a lavorare sotto quegli infernali "padelloni" e riflettori...».
Totò è fatto cosi. Brontola, «mugugna», tanto per darsi un tono, ma si capisce subito che è ben contento e soddisfatto di avere sempre — come egli dice — il vento in poppa. Passano gli anni, appaiono e si alternano nuovi divi, ma lui è sempre lui, unico e insostituibile.
In questi giorni, il principe De Curtis è caduto nel fango e non per metafora. C'è caduto realmente, ma per esigenze di lavorazione. Una delle scene madri del film che sta girando è costituita appunto dal numero della lotta nel fango di due formosissime ragazze. Capita cosi che Totò venga coinvolto suo malgrado nel singolare combattimento e coperto fino al collo di melma grigia, terribilmente appiccicosa. Nel film c'è un po' di tutto, ma abbondano soprattutto ragazze bellissime: brune, rosse, bionde, per tutti i gusti, insomma.
Totò di notte diretto da Mario Mariani, narra le peripezie di due suonatori di contrabbasso (Totò e Macario), i quali improvvisamente ricevono un'eredità. Usi a fare i salti mortali per campare, trovarsi tra le mani tutti quei soldi li fa rinascere letteralmente. Perciò decidono senza esitazioni di spassarsela, andando a zonzo per il mondo. Vogliono soprattutto centellinare le più divertenti e piccanti attrazioni che la vita notturna e «tentacolare» delle varie metropoli può offrire loro. Finiti i quattrini essi dovranno continuare a girare il mondo, ma in cerca di lavoro, di qualche scrittura che dia loro la possibilità di metter insieme il pane con il companatico. Attraverso le loro vicende si snoda quindi di fronte alla macchina da presa tutta una sequela di spettacoli a carattere internazionale.
Di recente, Totò e Macario hanno girato una scena a Piazza Navona. Il primo suonava il clarino, l'altro il contrabbasso. Con loro c'era un cane che tendeva inutilmente un cappello in cerca d'elemosina. La scena era già stata ripetuta alcune volte per via di una comparsa che entrava in campo in ritardo o per qualche altro piccolo contrattempo, non ultimo quello dovuto al cane che sembrava non avesse intenzione di stare fermo. Finalmente alla nona ripetizione della scena tutto si è svolto a perfezione e l'operatore rivolgendosi alla bestiola ha detto: «Bene, questa volta sei stato proprio bravo». E' subito intervenuto Totò con un commento non privo di una certa morale che in molti casi si può applicare anche agli uomini. «Ecco, vedete: era un cane e tutto sommato lavorava abbastanza bene. Ora però gli hanno fatto capire che è un attore e tornerà cane».
Totò è convinto che c'è sempre da imparare e che anche nell'arte comica un interprete non si può mai considerare veramente soddisfatto. Basta l'intonazione di una battuta, una smorfia, uno sguardo dato in un modo anziché in un altro, per non raggiungere completamente l'effetto migliore. Totò non ha preferenze specifiche per qualcuno dei numerosissimi ruoli che ha interpretato. Guarda sempre al futuro, costantemente preoccupato di rinnovarsi e fare meglio.
g. b., «Stampa Sera», 18-19 agosto 1962
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«Epoca» 1960: inchiesta sulla vita notturna nelle principali città del mondo |
Totò questa volta è insieme a Macario
Totò e Macario (al quale i produttori, dopo anni di trascuraggine, tornano a guardare con meritevole interesse) sono i protagonisti della novità cinematografica d'oggi, che lega con una trametta la solita sfilata, in scope a colori, di numeri, di attrazioni, di complessi coreografici o musicali, di fantasisti, di stripteaseuses ecc. Nel calderone spettacolare c'è infatti un po' di tutto: da Pascaline del parigino «Lido» a Dodo d'Hamburg meglio nota come «vedova nera», da Mac Ronay a Caroline Chérìe, dalle «donne che se le danno» (non su un comune quadrato ma invece su d'un fangoso plateau; alle Bluebell, da Helmut Zacharias ai «Travestiti», dai cani sapienti alle gemelle cinesi, da Don Lurio a Moa Thai danzatrice delle Hawaii, e via elencando.
Totò e Macario, che fanno, si potrebbe dire, da compères alla sfilata, per l'occasione si sono finti suonatori di contrabbasso, e prima come danarosi turisti, poi (finiti i soldi dell'eredità toccata a uno dei due) come musicanti, girano tutto il mondo, concludendo la loro vagabonda vicenda in maniera imprevedibile. Oltre alle già nominate, tra le belle che pimentano la pellicola c'è Margaret Lee, sosia di Marilyn Monroe.
«Stampa Sera», 7-8 novembre 1962
Un cinema conscio che cosa non potrebbe ricavare da una maschera come quella di Totò, irripetibile, unica al mondo? Purtroppo l'attore è sempre stato adoperato, salvo rare eccezioni, come personaggio di punta in farse raccogliticce; né è lecito sperare che proprio adesso, alle ultime battute della sua carriera, i produttori mutino rotta. Infatti Totò di notte n. 1, a colori, diretto da Mario Amendola è sulla scia dei soliti filmetti; anzi non ha nemmeno la sia pur modesta ossatura di una farsa. Non vanno di moda i film-inchiesta sulla vita notturna delle capitali? Ed ecco la occasione per imbastirne un altro, in cui il popolare comico, qui amabilmente affiancato da Macario, faccia da filo conduttore.
Non c'è da sbagliare, si tratta di due tapini dell'Urbe, due contrabbassisti ambulanti, che sullo slancio di una piccola eredità intraprendono un viaggio per il mondo in cerca di scritture. Prima tappa d'obbligo Parigi; poi Madrid, Londra, Edimburgo; quindi Hong-Kong e finalmente New York, dove i due, rimediate le ultime pedate riprenderanno malinconicamente la via del ritorno.
Tutto ciò è occasione a piccanti numeri di strip-tease, di orchestra e di ballo; a esibizioni di «travestiti», cani sapienti e altra robetta. Gli sketches affidati ai due compari sono piuttosto logori, ma talvolta strappano il sorriso (Totò che balla il twist, rivelandosi un precursore del medesimo) per l'affiatata bravura degli esecutori e gli estri mimici e verbali del protagonista. Nello spettacolino a singhiozzo, volutamente slegato, il contorno dilaga; per gli amatori segnaliamo la presenza di esimie spogliarelliste come Caroline Chérie e Dodo D'Amburgo, di Pascaline del «Lido» di Parigi e di Margaret Lee, controfigura di Marilyn Monroe.
l.p. (Leo Pestelli), «La Stampa», 8 novembre 1962
I produttori si sono ricordati di Macario, un lontano benemerito del film comico italiano, e ne hanno fatto la saporita «spalla» di un Totò che pur recitando a singhiozzo e su una materia quasi tutta scontata, non delude neppure questa volta i suoi ammiratori. La vicenduola è appena un pretesto per dare un qualunque nesso alla solita sfilata, di «attrazioni» raccapezzate da alcune delle principali capitali del divertimento notturno: Parigi, Madrid, Londra, Hong-Kong e New York; con prevalenza di autorevoli «spogliarelli» e ricchi numeri coreografici.
Totò e Macario sono due contrabassisti ambulanti di Roma, famelici e allegroni, che avendo ereditato un milioncino da una nonna lo impiegano in un viaggio di conquista attraverso quelle metropoli del piacere. Inseguendo una inafferrabile « scrittura ». rimediano topiche e guai, e alla fine, speso il milione, li rivediamo prendere malinconicamente la via del ritorno coi loro inseparabili strumentoni. Il film si regge su qualche azzeccato numero spettacolare, sull'abilità con cui il vecchio Totò sa ancora togliere occasioni di riso da logore situazioni, e sulla garbata discrezione del suo compagno. Molte le vedettes di contorno.
l.p. (Leo Pestelli), «Stampa Sera», 8-9 novembre 1962
Dopo tanti film "di notte", dovevamo aspettarci anche un "Totò di notte". Nella pellicola diretta da Mario Amendola, il principe de Curtis e Macario sono due sfortunati suonatori attorniati da belle ragazze più o meno vestite. Nè migliore nè peggiore di tanti altri, questo Totò di notte n.1 strappa più di una risata. Che non è poco per un film comico.
Vice, «Il Popolo», 18 novembre 1962
La cosa più allarmante, in "Totò di notte n. 1", è il titolo, che lascia prevedere una lunga serie di film come questo. Perchè il tentativo di innestare il genere comico su quello tabarinistico ci sembra miseramente caduto. Nè si sa bene per colpa di chi, giacché la pellicola, figlia di onesti ma non pochi genitori, inizia il suo ciclo di programmazioni con tali e tante infermità (nella sceneggiatura, nella regia, nel montaggio, nel sonoro) che sarebbe davvero arduo individuare il talidomide che ha prodotto questo mostriciattolo.
L'idea non era nemmeno cattiva: due suonatori ambulanti di contrabbasso, privi di ogni qualità ma convinti di essere geni Incompresi, vanno per il mondo In cerca di impresari. Totò, che si autodefinisce professore, ha costretto facilmente il suo «secondo», un succubo Macario, a spendere il milione avuto in eredità dalla nonna: ma alla fine del viaggio a Parigi, a Madrid, a Edimburgo, a Hongkong, a Nuova York, i poveracci si ritrovano senza un soldo e con una collezione di brutte figure. Non gli resta che tornarsene, a piedi, dall'America a Roma.
Il guaio è che le loro avventure, girate quasi sempre in interni malamente connessi con pezzi di documentario, sono senza sale, e privi di pepe sono gli spettacoli di varietà: nemmeno gli spogliarelli commuovono il pubblico, figurarsi i violini di Helmuth Zacharlas. Nonostante tutto, quando i due comici sono in scena il tempo passa Totò ha sempre una tale carica di comicità, e Macario è così tonto, che i loro « numeri » accendono talvolta una fiammella di ilarità.
G. Gr., «Corriere della Sera», 18 novembre 1962
Una coppia di suonatori di contrabbasso senza arte nè parte, avvalendosi di un'eredità, abbandona l'Italia in cerca di fortuna. Le tappe della strana tournee, caratterizzata ovviamente da una vera a propria teoria di insuccessi, sono Parigi, Londra, Hong Kong e due località, una spagnola e l'altra americana, non ben identificate. Una simile costruzione non é in funzione narrativa, ma solo un pretesto per mostrare vari numeri di varietà ivi compresi, naturalmente, alcuni spogliarelli.
La vicenda più che esile è addirittura inesistente: tutto é affidato alla mimica degli interpreti — Totò a Macario — che mal serviti da un copione insulso e privo di trovate guatose a divertenti riescono a strappare qualche risata solo in un paio di occasioni. Il filone sulla « notte » è ormai al tramonto, vittima dell'inflazlone, e simili tenutivi più che ravvivarlo lo affossano anzitempo. La regia, se di regia al può parlare, è di Mario Amendola. Colore. Schermo grande.
Vice, «Il Tempo», 18 novembre 1962
Totò contrabassiststa, accompagnato da Macario, musicante anch'egli, mercè il soccorro di una i piccola eredità, intraprende un viaggio per il mondo in cerca di scritture per sé e per l'amico, presentandosi di volta in volta nei vari cabarets di Parigi, Madrid, Londra, Edinburgo, Hong Kong, e così via, fino a New York, da dove accolti anche lì come cani in chiesa, i due riprendono sconsolati la via del ritorno.
Ecco la trovata mediante la quale il regista Mario Amendola ha cercato ha cercato di rinfrescare la ormai frustra formula di filmare numeri di varietà, la maggior parte dei quali il pubblico dei nostri cinema di periferia è abituato a vedere negli avanspettacolo del sabato e della domenica.
I migliori sketches di «Totò di notte n. 1» sono naturalmente quelli improvvisati dal sempre irresistibile Totò e dalla sua lepida «spalla» Macario: ma da soli non bastano a sostenere un film nel quale come numero di grande attrazione viene presentato - figuratevi! - il « complesso» coreografico di Don Lurio. Per il resto, i soliti «spogliarelli» troncati a metà di Caroline Chérie e Dodò d’Amburgo, alcune esibizioni de «I travestiti» di Madame Arthur, esercizi di cani sapienti e vari numeri di danze.
Vice, «Il Messaggero», 18 novembre 1962
L'idea di sbloccare l'ormai consunto meccanismo dei film dedicati agli svaghi, più o meno audaci, dei mondo di notte, introducendovi una vena comica, alternando numeri di ballo e di strip-tease con gags, non era malvagia. Ma i molti collaboratori di Amendola, tutti di estrazione rivistaiola, avrebbero dovuto impegnarsi un pochino di più, aiutando coi testi le risorse comiche di un Totò in gran forma, e di un Macario colto in uno stato di intontimento lunare. [...] Il film è salvato dall’interpretazione del due contrabbassisti (che non conoscono la «nona» di Beethoven, ma la zia): l'esibizione davanti all'impresario parigino; Totò che balla il twist, sono due sequenze dalla risata sicura. Che più? Totò di notte, cosi numerato, avrà un seguito. Certo: perseverare è diabolico. Ma, si dice anche che, sbagliando, s’impara.
Alberico Sala, «Corriere dell'Informazione», 19 novembre 1962
Forse i produttori del film, preoccupati dell'inflazione di questi film notturni (mai quanto noi!) hanno pensato di chiedere a Totò e Macario di dar loro una mano per realizzare qualcosa di nuovo in questo genere di spettacoli. Generosa idea che ci consente, tra uno spogliarello e una esibizione di orchestra jazz, tra un cantante ed un Patachou, tra un pezzo di Helmut Zacharias e una visione di pattinatori su ghiaccio, di farci quattro salutari risate. Anche perchè, come era prevedibile, i due comici finiscono per costituire la parte principale dello spettacolo mentre il resto viene gentilmente relegato nello sfondo. [...] Naturalmente più che di avventure si tratta di disavventure, che li ricondurranno a piedi in patria, non prima di averci elargito una nutrita sene di gags, alcune spassosissime (il twist) altre meno felici ma comunque tali che si può ridere di gusto. Siamo invero un po' preoccupati per quel "No. 1" che figura nel titolo, ma per ora questo non ha turbato il facile divertimento. Speriamo bene!
«Momento Sera», 20 novembre 1962
Totò di notte n. 1
Regia: Mario Amendola Interpreti: Totò e Macario
Dopo l'ormai folta legione dei vari mondi di notte, la parodia all'italiana non poteva tardare. Per farla si sono rivolti a Totò, declassando poi un comico di primo piano — Macario — a semplice spalla. I due, suonatori di contrabbasso, vanno in giro per il mondo a cercare la fama che in patria non trovano; ed è questo vagabondaggio il pretesto per far vedere alcuni numeri di varietà, legati tra di loro dalle immaginabili disavventure che capitano ai due musicanti.
Questi siparietti hanno insomma la funzione di collegamento che nelle altre antologie notturne avevano le spiritosaggini — spesso melense e fastidiose, o addirittura inutili — dello speaker.
Siamo comunque sul piano della parodia, perciò numeri eccezionali o travolgenti non ce ne sono; in compenso c’è Totò che un paio di volte fa numero a se (il Totò-twist ad esempio e il ristorante dei cani). Da notare che il produttore ha messo le mani avanti; questo è «Totò di notte n. 1». Altri, sicuramente, ne seguiranno tra poche lune.
ma., «Il Piccolo di Trieste», 7 dicembre 1962
I documenti
Le uscite in home video di Totò di notte n.1, con tutte le edizioni, gli anni e i contenuti extra disponibili — in modo da offrire un quadro completo per collezionisti e appassionati.
📼 VHS (film in cassetta)
- Unideo/Panarecord (codice VZB15952) – la prima edizione VHS è uscita probabilmente tra la fine anni ’90 e i primi 2000, prodotta da Univideo e distribuita da Panarecord. Anche se priva di dettagli ufficiali sul packaging, la copertina recava l'immagine di Totò e Macario. Oggi è un pezzo da collezione, sigillato.
- Collana “Il Grande Cinema di Totò” (Fabbri Editori/Corriere della Sera) – a inizio 2000 la serie in VHS includeva Totò di notte n.1 in una raccolta dedicata ai classici del principe della risata. Confezione semplice, privo di extra video ma corredato da un fascicolo illustrato.
💿 DVD
- Prima edizione (6 novembre 2007) – distribuita da Cecchi Gori/CG Entertainment, in Area 2, confezione Amaray. Inclusa nei cataloghi di IBS e Feltrinelli a 10,99 €, con unica traccia in italiano. Nessun contenuto speciale segnalato
- Ristampa e-commerce (maggio 2025) – nuova edizione CG Entertainment, medesimo formato e prezzo indicativo (circa 10,50–11 €). Non sono segnalati extra aggiuntivi rispetto all’edizione del 2007 .
- Collana “Il Grande Cinema di Totò – Collezione Oro” – sebbene non specificatamente confermato per Totò di notte n.1, questa serie premium accompagnava ogni DVD da un libretto illustrato di 16 pagine con saggi critici e materiali inediti, come avvenuto per altri film analoghi (it.wikipedia.org). Non è certa la presenza del film in questa collana, pertanto da verificare.
🎞️ Blu‑ray e altri supporti
- Nessuna edizione Blu‑ray (luglio 2025) o in formati ad alta risoluzione risulta essere accreditata per questo film. Le uniche edizioni digitali note sono i DVD sopra elencati, in versione standard.
🎁 Contenuti speciali e extra
- Le edizioni VHS e la prima edizione DVD (2007) non includono alcun contenuto extra video (making‑of, interviste, commenti audio, trailer). Il focus è esclusivamente sulla pellicola.
- Un’eventuale inclusione nella “Collezione Oro” avrebbe portato il libretto allegato, ma non è accertata per Totò di notte n.1.
- Le ristampe del 2025 mantengono il packaging base, senza aggiungere ulteriori funzionalità.
📊 Riepilogo edizioni home video
Supporto | Data uscita | Editore | Extra |
---|---|---|---|
VHS Univideo/Panarecord | fine ’90/prime 2000 | Univideo | Nessuno |
VHS “Il Grande Cinema di Totò” | inizio 2000 | Fabbri/Corriere S. | Fascicolo illustrato |
DVD (Amaray) | 6 nov 2007 | Cecchi Gori/CG | Nessuno |
DVD ristampa | maggio 2025 | Cecchi Gori/CG | Nessuno |
Possibile DVD “Coll. Oro” | – | Fabbri/Corriere | Libretto 16 pagine (da confermare) |
📝 Conclusione
Totò di notte n.1 ha avuto una lunga ma modesta carriera in home video: dalla prima VHS vintage a una riedizione DVD ufficiale resistente nel tempo, con ristampe ancor oggi disponibili. Purtroppo manca una versione Blu-ray o un’edizione ricca di extra – ad oggi, chi cerca appetitosi contenuti speciali dovrà accontentarsi di eventuali libretti nelle collane, quando disponibili.
Per supporti con extra – come interviste o saggi critici – ti consiglierei di verificare le collane celebri come “Collezione Oro” o future edizioni restaurate: potrebbero essere produzioni limitate, curate e impreziosite da gadget, fascicoli e materiali critici.
© Archivio Famiglia Clemente
Cosa ne pensa il pubblico...
I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com
Depurato dai noiosissimi numeri musicali, probabilmente assai poco piccanti pure per l'epoca, non è neppure malissimo. Qua e là il duo Totò-Macario funziona e invita al sorriso, col piemontese che si fa angariare dal compare, un po' come Stanlio con Ollio. Girato alla "buona la prima", benché Nando Bruno guardi in macchina, benché Totò s'impappini... Alla fin dei conti è guardabilissimo, magari con un po' di "avanti veloce". Largheggiando, vale **
I gusti di B. Legnani (Commedia - Giallo - Thriller)
Il regista è lo stesso di Totò Sexy, e così - in parte - il cast, rappresentato, nel nucleo portante, dal duo Macario-Totò: due sprovveduti lanciati in un viaggio che si vorrebbe (e per l'epoca forse lo era pure) piccante. Questo è però il primo capitolo, ispirato dai "fascinosi" mondo-movies, avviati dal Mondo Cane girato solo l'anno precedente. Da vedere, perché pur se poco significativo, offre un giovanissimo Buzzanca ed un irrestistibile Agus a fare da spalla al "Principe".
I gusti di Undying (Horror - Poliziesco - Thriller)
Non si può dare un pallino solo a Totò, ma qui siamo al punto più basso della carriera, e a tratti il Principe pareva rendersene conto, tanto son fiacchi e prevedibili gli scambi con un non meno spento Macario. Ci vuole un'oretta quasi perchè il filmucolo regali, prima col sabotaggio del tronfio madrigalista spagnolo e poi con l'incredibile twist che Totò balla con la Margaret Keil (mora), un po' di brio. Operazione deprimente e purtroppo non isolata.
I gusti di Il Gobbo (Gangster - Poliziesco - Western)
Totò di tutto ha fatto (tranne la parodia western); in questo caso è stato cacciato nell'ambiente "lounge" e kitsch del documentario-movie in voga nei sessanta. A dire il vero di documentario c'è pochissimo ed è appiccicato a sketch raffazzonati, in compagnia dell'amabile Macario. Un film abbastanza miserabile ma di quelli che fan sorridere per l'involontario gusto di "far cadere le braccia". E comunque l'icona dei due comici come contrabbassisti vive di vita propria, soprattutto quando si scatenano col twist "Rosa Morena".
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Quelle custodie di contrabbasso, che da rigide diventan morbide e poi rigide...; Macario in kilt dice di non avere le mutande ma... le ha.
I gusti di Matalo! (Commedia - Gangster - Western)
Lo spunto poteva dare vita a un divertente film con la coppia Totò e Macario in viaggio nelle più famose capitali europee (e non solo), peccato che nelle intenzioni del regista ci sia una parodia dei vari mondo movies. Comunque, se si tralasciano i noiosissimi numeri musicali, gli sketch tra Totò e Macario sono molto divertenti e il finale lascia persino spazio all'amarezza.
I gusti di Rambo90 (Azione - Musicale - Western)
Il principe della risata e il comico piemontese in una pellicola poco memorabile in cui si osservano situazioni più o meno riuscite in una miscellanea deludente. Gli intermezzi musicali annoiano non poco e la salvezza proviene dal solito Totò, che con qualche gioco di parole e un balletto salva la barca alla deriva.
I gusti di Nando (Commedia - Horror - Poliziesco)
Forse il peggior film di Totò, in cui l’indecenza del copione è talmente marcata da risultare fastidiosa. Ci sono i soliti giochi di parole e doppi sensi, oltre alle movenze da marionetta, ma questa volta nulla riesce e in alcuni contesti finisce col diventare triste e patetico. Gli intermezzi musicali buttati lì sono inutili e non fanno altro che evidenziare la pochezza della regia, che compie un giro completamente a vuoto. Macario fa quel che può mentre Agus è inguardabile, così come le altre spalle. Da dimenticare come una brutta esperienza.
I gusti di Minitina80 (Comico - Fantastico - Thriller)
Sulle tracce del successo di pubblico del film-documentario Europa di notte di Blasetti che era un reportage sulla dolce vita notturna che si consumava nei night club di diverse capitali europee, incontriamo Totò e Macario, due musicisti scalcagnati in cerca di un ingaggio, costretti dai produttori a "girare" per alcuni locali notturni dove si presentano ridicoli spogliarelli e bizzarri numeri di varietà. Favoriti dall'assoluta mancanza di una sceneggiatura, i due comici possono improvvisare anche più del solito alcune scene buffe e burattinesche.
I gusti di Graf (Commedia - Poliziesco - Thriller)
Le incongruenze
- Madrid, locale di flamenco. Totò e Macario di spalle, coi contrabassi, stanno passando da un ambiente ad un altro. Nuovo ciak, un fotogramma dopo, controcampo: in primo piano c'è un uomo che nello shot precedente non si vedeva, e Macario (in secondo piano) sta aprendo un'anta della porta che prima era già spalancata
- Edimburgo. Una targa su un palazzo: il Festival Internazionale di Edimburgo avrebbe per direttore un certo Sir Edwin Greenvod Bacon. Casomai, Greenwood
www.bloopers.it
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Riferimenti e bibliografie:
- "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
- "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
- "Totò: principe clown", Ennio Bìspuri - Guida Editori, 1997
- "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
- "Totò, un napoletano europeo" (Valentina Ruffin), Ed. Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1996
- Foto © Archivio Famiglia Clemente
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- U. N., «Corriere della Sera», 19 giugno 1962
- «Noi donne», 22 2e 29 luglio 1962
- «Il Messaggero», 4 agosto 1962
- g. b., «Stampa Sera», 18-19 agosto 1962
- «Epoca» 1960: inchiesta sulla vita notturna nelle principali città del mondo
- «Stampa Sera», 7-8 novembre 1962
- l.p. (Leo Pestelli), «La Stampa», 8 novembre 1962
- l.p. (Leo Pestelli), «Stampa Sera», 8-9 novembre 1962
- Vice, «Il Popolo», 18 novembre 1962
- G. Gr., «Corriere della Sera», 18 novembre 1962
- Vice, «Il Tempo», 18 novembre 1962
- Vice, «Il Messaggero», 18 novembre 1962
- Alberico Sala, «Corriere dell'Informazione», 19 novembre 1962
- «Momento Sera», 20 novembre 1962
- ma., «Il Piccolo di Trieste», 7 dicembre 1962