Approfondimenti e rassegna stampa - Anna Maria Ferrero
Anna Maria Ferrero, raccolta di articoli di stampa
Profilo di Anna Maria Ferrero
Anna Maria Ferrero insidiata dalle due Americhe
Gassman - Ferrero: innamorati, quasi fidanzati, separati dagli impegni
Anna Maria Ferrero: «vorrei diventare brava come Ingrid Bergman»
Il nuovo amore di Anna Maria Ferrero
Anna Maria Ferrero, la ragazza che prende gli schiaffi
Anna Maria Ferrero, la ragazza che ha messo le ali
Anna Maria Ferrero non vuole un matrimonio messicano
Jean Sorel ha asciugato le lacrime di Annamaria Ferrero
Anna Maria Ferrero parla di destino
Con Jean Sorel Anna Maria Ferrero si sente protetta
Anna Maria Ferrero pugnalerà chi le tocca Jean Sorel
«Mantenere la faccia fresca», come dicono i truccatori, non è una cosa facile, quando si lavora nel cinema dalla mattina alla sera. Eppure è il caso di Anna Maria Ferrero. Guardatela: un volto semplice e sereno, un sorriso che non lascia dubbi sulla sua spontaneità, nonostante ore ed ore di lavoro continuo, sotto i proiettori del teatro di posa. In virtù di quel sorriso, ma sopratutto di un mestiere, conquistato giorno per giorno con una passione da novizia. Anna Maria ha fatto molta strada in breve tempo. Il '52 è stato per lei particolarmente fruttuoso, anche se assai severo come collaudo.
Ce ne descrive sommariamente le tappe ed è da restare sbalorditi per la diversità e complessità dei personaggi che questa nostra giovane attrice volta a volta ha affrontato in un vertiginoso rincorrersi di impegni. contratti, date.
Da «Tempo di Cherleston». nel quale Anna Maria è una ingenua ragazza del popolo che le circostanze gettano nell'ingranaggio disordinato di un ambiente non suo «quello della più corrotta borghesia) la ritroviamo in ( Fanciulle di lusso». nientedimeno che in un collegio svizzero per aristocratiche figlie di papà. Di qui passiamo alla più modesta studentessa di «Lo sai che i papaveri», timidamente innamorata del giovane professore Walter Chiari, per incontrarla poi a Capri in «Ragazze da marito».
E' appunto a Capri che papà Eduardo De Filippo, che la predilige alle altre due figliole (rispettivamente interpretate da Lianella Carrel e Delia Scala) l'ha trasportata sotto le petulanti pressioni della moglie Titina, allo scopo di trovarle un buon «partito». Ma a sceglierselo da sè, e meglio di quel che potrebbe fare sua madre, avida di sistemare le figlie con ricchi giovanotti del bel mondo, è proprio lei. Anna Maria, che sposerà un ragazzo povero ma che le vuol bene.
A questi personaggi, che dai toni umoristici scendono spesso nel patetico. Anna Maria ha aggiunto recentemente due nuove interpretazioni, di un carattere drammatico inusitato. Nelle «Infedeli». diretto da Monicelli. vedremo infatti Anna Maria negli umili panni di una donna di servizio in una famiglia «per bene». accusata di un furto che non ha commesso, e che è stato invece consumato dall'amante della «signora». La giovane ragazza non regge al peso delle ingiustizie che gravano su di lei e si uccide. Ne «I nostri figli» infine, recentemente girato da Michelangelo Antonioni e dedicato ad illustrare con acume i caratteri ed i sentimenti della «generazione bruciata». quella del nostro dopoguerra. Anna Maria è una ragazza della borghesia romana innamorata di un ventenne (Franco Interlenghi) agitato da problemi assai più grandi di lui.
Dalla generale indifferenza dei suoi coetanei verso le questioni che scuotono il mondo, dalla anacronistica esibizione in loro di atteggiamenti snobistici che gli ripugnano, Franco è tratto ad affrontare su di sè. con una decisione apparentemente inspiegabile, tutte le responsabilità che gravano sull'oscuro avvenire della sua generazione: farà saltare in aria quello che per lui rappresenta il simbolo dei mali dell'umanità: una fabbrica d'armi, rimanendo mortalmente ferito. Ed Anna Maria, che lo trasporta verso l'ospedale, comprende il significato di quel gesto.
Rinaldo Ricci, «Noi donne», 1952
UNA ORIGINALE RIVISTA IN GIRO PER L’ITALIA
Il "Dito nell'occhio» ha affascinalo Totò
Successo dello spettacolo a Torino — Il «principe» raffreddato circola in veste di poliziotto per il Valentino — Anna Maria Ferrero divisa tra il teatro e il cinema
Più raffreddato che mai, ancor con i brividi addosso per il bagno involontario nell'Aniene, Totò, vestito da agente della «Celere» circola per i viali del Valentino. «Sa che, l’altro giorno, una coppietta m'ha preso per un agente ” vero ”? ci dice stringendosi in un ampio cappotto di pelo che Franca Faldini gli ha gettato sulle spalle. — Cose da pazzi: tutte a me capitano! Sta' a vedere che qualcuno mi farà fare un bagno nel Po!...» Il principe è arrivato a Torino qualche giorno fa ed ha subito cominciato a lavorare nel teatro di posa allestito a «Torino Esposizioni», sul palcoscenico del Nuovo.
«Ci siamo spostati per "forza maggiore", da Cinecittà a Torino: qui c'è Anna Maria Ferrero, torinese per qualche giorno, sino a quando, cioè, l' Amleto di Gassmann resterà al Teatro Alfieri. Che diavolo è saltato in testa ad Anna Maria di mettersi a far 'Ofelia...!»
La frase è una battuta, poiché Totò, da buon compagno di lavoro, specifica subito che la "piccirilla" è un'Ofelia magnifica, una vera rivelazione, una «cannonata». «Però, aggiunge a mo' di commento, ciò non toglie che io debba sopportare per causa sua il freddo del nord, dopo una bronco-polmonite buscata nel centro-sud...»
Bagno imprevisto
Totò e la Ferrero saranno gli interpreti d'un nuovo film di Monicelli. un film la cui lavorazione si era iniziata parecchi mesi fa, e che poi, per motivi di salute, venne interrotto: fu proprio durante la lavorazione di Totò e Carolina che il "principe" cadde nelle acque dell'Aniene.
E' lo stesso Monicelli che, in quattro parole, ci racconta la trama del suo nuovo film.
«E' una storia patetica, una di quelle vicende che commuovono il pubblico, che provocano lacrime dalla platea alla galleria "maschere" comprese. Dunque: Totò è un brigadiere di P. S., della squadra del buon costume uno di quei tipi terribili, sempre pronti a "schiaffar dentro" le coppie più o meno regolari. Una sera, passeggiando per Villa Borghese, Totò scorge Carolina, ovvero Anna Maria Ferrero, che passeggia con aria sospetta per i viali del parco.
Il solerte brigadiere, manco a dirlo, la scambia per "una di quelle", l’afferra per un braccio e la trascina al commissariato. Carolina, poveretta, è invece una brava ragazza, una servetta d’un paesino del Lazio, che, a Roma, s'è innamorata di un fiero mascalzone. A Villa Borghese, Carolina era andata per cercar la morte: nella sua borsa, infatti, vengono trovati due o tre tubetti dei classici barbiturici. Il cuore del brigadiere di P. S., sotto la scorza professionale, è tenero come quello d’un agnellino. Totò si interessa di Carolina, spiana tutte le difficoltà, regola la partita con l'amante cattivo e, infine. accoglie nella casa la ragazza. sposandola».
Anna Maria Ferrerò è piuttosto taciturna: si dice che la prosa l'abbia affascinata ed abbia portato via buona parte della spensieratezza dei suoi diciott'anni. «Ogni volta che salgo sul palcoscenico per lavorare a fianco di Gassmann, sono preoccupata — ci dice con grande modestia —. Il ruolo di Ofelia mi sembra superiore alle mie forze. Soltanto quando si apre il sipario, mi sento più tranquilla, e i versi di Shakespeare mi tornano alla niente: ho sempre l'impressione di aver dimenticato d'improvviso la parte».
Tre autori - attori
Un altro avvenimento teatrale degno di rilievo a Torino è stato il debutto dei Dito nell’occhio, la rivista di tipo nuovo che Franco Parenti, Dario Fo (due attori già simpaticamente noti agli ascoltatori delle radiotrasmissioni) e Giustino Durano hanno presentato con vivissimo successo in alcuni dei maggiori palcoscenici italiani, e che prossimamente sarà a Roma.
I tre giovanissimi autori-attori hanno parlato del loro "genere" di teatro durante una conferenza all'Unione culturale:
«Vogliamo demolire, con le nostre scenette polemiche, tutto ciò che c’è d'oleografico nella vita del nostro tempo: lo sciovinismo stupido, l'eroismo tipo "faccetta nera", la burocrazia, le nostalgie insensate del passato regime. Insomma, la nostra conclusione è un invito agli spettatori: cerchiamo d'essere più intelligenti e di comprendere dove sta la verità e dove stanno invece i sentimenti fasulli. creati apposta per mascherare ben alile cose...»
Ed il loro spettacolo si conclude con una garbata quanto acuta satira contro la guerra, che nasce dal volere dei capitalisti, dei mercanti di cannoni. Con Fo, Durano e Parenti, v'è un gruppo di ottime attrici, tra cui Franca Rame, una nota "pin-up" della rivista.
Abbiamo chiesto alla graziosissima Franca perchè avesse divorziato dalla rivista classica per passare allo spettacolo dei giovani attori milanesi: «Ecco... Ero stufa di percorrere passerelle senza mai aprire bocca... Quest'ingenua frase costituisce, in fondo, una precisa critica al teatro di rivista, chiuso da trentanni nei suoi logori schemi. legato più alle "gambe" che al cervello».
Un critico teatrale torinese ha riferito la frase della Rame a Totò ed il principe De Curtis ha commentato: «Ha ragione la ragazza. Forse è per questo che io ho smesso la mia attività rivistaiola ed è anche per questo che l'anno prossimo tornerò in teatro con uno spettacolo di Paone... Ma sarà una cosa intelligente: il cervello batterà le gambe... Lo prometto»!
Piero Novelli, «L'Unità», 20 dicembre 1953
Fanciulla in fiore Anna Maria Ferrero: ha ricevuto gli auguri degli amici e dell'amico Lupo, il 18 febbraio scorso, per il suo diciannovesimo compleanno. Mentre riposa della sua interpretazione di Ofelia in palcoscenico accanto a Vittorio Gassman-Amleto, è in via di programmazione il suo ultimo-non-ultimo film: «Cronache di poveri amanti», dal romanzo di Pratolini.
«Novella», anno XXXV, n.11, 14 marzo 1954
«Otello» è una delle più note e più potenti tragedie del grande drammaturgo inglese William Shakespeare vissuto nel periodo d’oro del teatro inglese, il periodo detto «elisabettiano» dal nome della regina Elisabetta I, un periodo storico che vide anche la nascita dell’Impero coloniale britannico. «Otello», che viene comunemente definito il dramma della gelosia, ha colpito in ogni tempo la fantasia del pubblico. Com’è noto, il soggetto affascinò anche il massimo musicista italiano di opera lirica, Giuseppe Verdi; pensiamo ci siano pochi italiani che non conoscano questa meravigliosa opera, che Verdi scrisse a 74 anni e che è certo uno dei capolavori musicali di ogni tempo. Il vigore drammatico dell’opera di Shakespeare, la intensità del linguaggio e la caratterizzazione dei personaggi dell’«Otello», hanno sempre attratto i migliori attori di prosa a cimentarsi con questo immortale capolavoro; quest’anno in Italia esso viene rappresentato dalla compagnia di Vittorio Gassman, Salvo Rondone e Annamaria Ferreròo come curiosità, possiamo dire che Gassman e Rondone hanno esperimentato di alternarsi nelle parti principali di Otello e di Jago; la Ferrero interpreta il personaggio della .dolce Desdemona. Diamo qui, attraverso le immagini fotografiche dell’interpretazione della compagnia Gassman, le scene principali del dramma.
«Noi donne», 1957
Delia Scala e Anna Maria Ferrero hanno soppiantato le classiche "soubrettes"
Piacciono perchè non fanno le dive. Oggi il teatro leggero vive in semplicità: non più code di struzzo e “paillettes", ma visi lavati col sapone
Nel dopoguerra è tramontata la figura della «soubrette», la donna-tutto-fascino, che era l’erede immediata e non immemore delle sciantose-tutto-peccato del «café chantant». «Soubrette» era sinonimo di donna complicata, tortuosa, che dispensava a piene mani arcani seduzioni; che attirava, attorno a sè, come una lampada vividissima, mille e mille farfalloni. E c era chi della «soubrette», dal viso trasformato dal falso strato di cerone, regina delle penne di struzzo e delle scintillanti pail-lettes, stella della passerella rilucente non di luce propria (la luce era pur sempre quella dei riflettori) non doveva più perdere il ricordo, avesse campato anche cent’anni. Nel dopoguerra, c’è stata una radicale metamorfosi. Oggi la gente non cerca più, in palcoscenico, la donna complicata e fatale; ne cerca un’altra, tutta semplicità, dolce e birichina che si imponga soprattutto per la simpatia. E ai volti impiastricciati dal cerone preferiscono quelli che si intuiscono lavati col sapone.
A un’era ne è subentrata dunque un’altra. E come in ogni èra, oggi come ieri, non manca certamente il «divismo», che è una infatuazione collettiva più vecchia del mondo. Seminate per via le esponenti della «vecchia guardia», per ineluttabile legge naturale, si sono fatte avanti sul proscenio le «nuove leve». Oggi due attrici si dividono i favori dei «fanatici» della passerella (anche se la passerella è stata praticamente abolita) . Due attrici schiette, per nulla fataleggianti, che hanno bandito dal loro guardaroba paillet-tes e penne di struzzo. Sono Delia Scala e Anna Maria Ferrero. Il loro motto è semplicità.
La "suffragetta" andrà a Broadway?
Lo stato di grazia di Delia Scala dura oramai da cinque anni. Il teatro leggero, la commedia musicale le hanno permesso di uscire dalle fila delle attricette che, a Cinecittà, si logorano il fegato in attesa di realizzare i loro sogni. Con Delia Scala il cinema è stato ingrato; nessun regista ha dato prima molto credito alla ragazzina tutto pepe, che ha il viso costantemente sbarazzino, il diavolo in corpo e non riesce mai a starsene ferma. Garinei e Giovan-nini, che sono gli autori più in vista della «nuova èra», giocarono con Delia Scala una carta arrischiata, e non se ne sono pentiti. Inclini a rinnovare i quadri, puntarono tutto su di lei come prima attrice nella commedia musicale «Giove in doppiopetto». Questo avveniva cinque anni fa. Da allora Delia ha continuato a salire la scala del successo. E’ stata assieme a Dapporto, a Walter Chiari in spettacoli che il pubblico, dovunque, ha accolto con calorosi consensi. Se ripensa al cinema, Delia Scala fa spallucce. Ora il cinema la interessa molto meno; ha finito di rappresentare per lei il sogno-incubo di quando era attricetta e si era presentata a Cinecittà con la valigia piena di illusioni. La sua aria di ragazza birichina, la sua frangetta color carota, la sua carica di pepe hanno aperto un varco, oltre che nel pubblico, nella schiera degli impresari. Oggi sul suo tavolo, insieme con le lettere degli ammiratori, arrivano anche diecine di proposte di lavoro, tutte vantaggiose. Nel suo camerino, durante l’intervallo di «Un trapezio per Lisistrata» (la commedia musicale che interpreta in questa stagione) è un continuo affluire di uomini d’affari, che fanno offerte sfoderando il libretto degli assegni. Non c’è che firmare!
Ieri come Ofelia oggi come Irma
Diversa è stata la carriera di Anna Maria Ferrero, che è approdata alla commedia musicale dopo aver veleggiato nel gran mare della prosa austera con la P maiuscola. La Ferrero è stata Desde-mona in Otello, Ofelia in Amleto. Per parecchie sere, avvolta in un abito immacolato, è precipitata in un laghetto di ninfee, morendo dolcemente così com’era vissuta, essere angelico nel cupo castello di Elsinore. Per altrettante sere, si è accasciata, sul talamo non profanato, uccisa dalle mani enormi del suo Moro, innamorato, ingiusto geloso. Ora Anna Maria Ferrero interpreta ogni sera la favola musicale di «Irma la dolce», una donnetta che vive nel peccato e del peccato, ma che conserva tuttavia un’onestà «alla sua maniera». Per tutta l’estate Anna Maria Ferrero si è preparata per affrontare il «nuovo teatro». Non sapeva ballare. Sotto la guida di una coreografa severa, Gisa Geert, ha preso lezioni con profitto. Non aveva mai cantato. Il maestro Potenza, un ottimo istruttore di cori, l’ha presa sotto tutela e le ha insegnato a tirare fuori la voce, a riprendere fiato senza darlo a vedere. Vittorio Gassman, suo Amleto e suo Otello in prosa, le è stato vicino nella nuovissima avventura, prodigo di consigli e di incoraggiamenti. Gassman ha curato la regia di «Irma la dolce», una vicenda importata da Parigi, dove ha tenuto il cartello non si sa per quanti mesi consecutivi. Anna Maria Ferrero ha fatto molti film come protagonista, ma preferisce il teatro. L’anno venturo tornerà alla prosa, ancora al fianco di Vittorio Gassman. Non considera definitiva la sua esperienza con la commedia musicale. «Se troverò un altro personaggio come Irma, dolce ed umano, soltanto in questo caso ripeterò la prova».
Delia Scala e Anna Maria Ferrero, per concludere, sono due ragazze semplici sul palcoscenico come nella vita. Per strada passano spesso inosservate, perchè non amano mettersi in mostra. Pretendono una loro «vita privata». Tutt’al contrario delle «soubrettes» del passato che recitavano la parte della prima donna anche quando andavano in farmacia a comperare un «cachet» per vincere l’immancabile emicrania.
Luigi Barbara, «La Domenica del Corriere», anno LX, n.52, 28 dicembre 1958
Gino Barni, «Gazzetta di Mantova», 24 novembre 1960
Anna Maria Ferrero, la diva timida che sposò Jean Sorel
L'attrice è morta a 84 anni
Maurizio Porro, «Corriere della Sera», 22 maggio 2018
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- Rinaldo Ricci, «Noi donne», 1952
- Piero Novelli, «L'Unità», 20 dicembre 1953
- «Novella», anno XXXV, n.11, 14 marzo 1954
- «Noi donne», 1957
- Luigi Barbara, «La Domenica del Corriere», anno LX, n.52, 28 dicembre 1958
- Gino Barni, «Gazzetta di Mantova», 24 novembre 1960
- Maurizio Porro, «Corriere della Sera», 22 maggio 2018