Anna Maria Ferrero insidiata dalle due Americhe

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E' forse l'attrice più contesa del momento, ma gli elogi, notorietà e favolose promesse non hanno sconvolto la sua pacata serenità

Diciassette anni, qualche cosa di fragile nella figuretta acerba, un tenue vagolare di capelli biondi abbandonati sulle spalle da fanciulla, due occhi grandissimi che occupano tutto il visetto sottile ed a volte incantato, una voce secca e penetrante - direi: senza confidenza - che ti obbliga a stare attento come fosse un perenne richiamo: ecco Anna Maria Ferrero, la grande speranza del cinema italiano.

Che sia qualche cosa di più di una semplice speranza, tuttavia, potrebbero dirvelo i programmi di produzione che a getto continuo vengono annunziati in quel "grande Barnum’’ del cinema nazionale che e via Veneto: non c'è. infatti, aspirante produttore che non pensi di arricchire il "cast” del suo immancabilmente prossimo film con il nome di Anna Maria Ferrero; non c’è allievo regista che non si senta in grado di estrarre, dalle infinite possibilità interpretative dj questa brava attrice, il capolavori). «Dopo — hanno tutti l’aria di dire — il cinema di tutto il mondo verrebbe ad inginocchiarsi davanti a questa ragazza per farne una nuova Greta, una nuova Ingrid. una nuova Bette». E giù progetti, proposte, programmi; ai quali tuttavia Anna Maria Ferrero, guidata dalla saggezza di una madre che non l’abbandona un momento e non l'allontana di un metro da sè, sembra indifferente, passando con tranquillità e serenità fra gli elogi e le promesse, tutta tesa soltanto a fare bene, a fare sempre meglio.

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Ma intanto il cinema l’assedia. persino in maniera pericolosa per una ragazza come lei e il 486.410, il suo numero di telefono, lavora a ritmo folle. «Pronto, signorina: sono il produttore Bomba. Noi mettiamo in cantiere il film «Ragazzino lasciami lavorare» e vorremmo che lei ne fosse la protagonista...». E Anna Maria dice di si. «Pronto, Anna Maria! Sono Ruffilli: guarda, ho fatto una formidabile riduzione cinematografica de «La cieca di Sorrento». E’ la parte per te. Il conte Giannuzzi, che mi prega di cedergli il soggetto, vorrebbe averti...». E Anna Maria dice di sì, «Pronto? Ah, la madre! Senta signora : presto Puccini farà un film...». E la signora Ferrero dice di sì a nome della figlia. Così ogni giorno, due, tre, cinque, dieci volte al giorno: e Anna Maria o la madre vengono al telefono, e gentilmente dicono di si a tutti; tanto sanno benissimo che dei cento, dei mille progetti annunciati soltanto una infima minuzza andranno a buon fine. Ma intanto escono gli annunci di produzione: e tutti vantano la priorità sull’impiego di Anna Maria Ferrero, qualcuno persino si accapiglia come se il cinema italiano in questo momento fosse soltanto racchiuso nel volto multanime di questa giovanissima ragazza.

Intanto, a divenire una nuova Greta, una nuova Ingrid, una nuova Bette, la giovanissima attrice sta pensando da sola, per quel dono immenso che la natura le ha dato di poter esprimere sentimenti e gioie e pene con un semplice gesto, con un’occhiata, con un atteggiamento. E che essa abbia, forse non ancora affinate ma irrompenti, queste possibilità se ne sono accorti anche fuori d’Italia, se è vero come è vero che in questi giorni anche le due Americhe sono andate a bussare al numero ottantuno di via Lamarmora. alla dimora dell’attrice, per sottoporle concreti progetti di produzione.

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Le possibilità immediate sono favorevoli al Brasile: nel mese di maggio, se tutto andrà per il suo verso migliore come ormai sembra accertato, Anna Maria Ferrero si recherà in Brasile per prendere parte ad un grande film internazionale. Ma intanto matureranno anche i progetti hollywoodiani, che tanno molto gola ad una grande casa, la Paramount. E’ quindi molto probabile che presto, purtroppo, anche Anna Maria Ferrero lascerà Cinecittà per Hollywood seguendo l’esempio di altre nostre attrici. E francamente questo ci dispiacerebbe, proprio per un senso egoistico.

«Ma lei non aveva escluso ogni possibilità di varcare l’Atlantico?». rinfacciamo all’attrice. Sorride: sì, aveva sempre negato di avere intenzione di lasciare l’Italia, e soprattutto Roma, ma si sa come le cose evolvano, alle volte, anche senza la nostra volontà, e come sia difficile opporsi al maturarsi degli eventi. «Veda, nel caso del Brasile si tratta pratica-mente di staccare il biglietto di andata e ritorno perchè dovrò fare un solo film; ma nel caso di Hollywood ci sono quelle benedette clausole vincolative che mi lasciano ancora molto incerta. Tuttavia se anche i miei genitori giudicheranno che questo sia un passo indispensabile alla mia definitiva affermazione, ebbene — e qui sospira — andrò anche ad Hollywood. In fondo sette anni, alla mia età non sono poi molti. Tornerò a ventiquattro, e allora...».

E allora che cosa farà? «Matrimonio?». Insorge, ed ha ragione: come si possono affrontare problemi cosi ardui e definitivi all’età di diciassette anni? «Senta, è questo un problema che proprio mi lascia tranquilla». «Nemmeno fidanzata?». «No, nemmeno fidanzata». E lo dice con una certa asprezza, come infastidita da quell’insistere su di un tasto che non è evidentemente di suo gradimento. In fondo ha ragione: quante cose c’è tempo di pensare quando si hanno soltanto diciassette anni! Non è il tempo, insomma, che manchi.

Chiederle ricordi, particolari curiosi, avventure occorsele è quasi inutile: torna, insistente quasi come un rimprovero per quei primi capelli bianchi che occhieggiano alle nostre tempie, ai suoi famosi diciassette anni: «Quali esperienze vuole che abbia?!». Già. E poi in fondo questi ultimi due anni, quelli del cinema, sono passati quasi senza che se ne accorgesse, tutta presa dal lavoro, senza nemmeno la possibilità di una distrazione, perchè ancora non era terminato l'ultimo giro di manovella di un film che già un altro richiedeva la presenza dell’attrice. «Stanca, allora ?». «Alla mia età?». Accidenti, è vero. Ma è anche un guaio per il giornalista che deve informare quel tiranno sconosciuto con il nome e il cognome di «Opinione Pubblica».

1952 03 15 Hollywood Anna Maria Ferrero f6In «Cristo proibito», l'audace tentativo dello scrittore Curzio Malaparte.

Bisognerà rassegnarsi a chiudere il libretto di appunti, desolata-mente vuoto. Si possono ancora tentare alcune domande di conforto: «Qual'è il regista che ha saputo meglio adattarsi alla sua personalità artistica e con il quale ha lavorato meglio?». «Beh. tutti, direi». C’era da aspettarselo. «E quale, allora, compagno di lavoro con il quale si è meglio affiatata?». Mi guarda piuttosto maliziosamente, e. sul momento non riesco a capire la ragione di quello sguardo filtrato tra le sopracciglia: poi risponde secca: «Se lei intende, con questo, riportare a galla la faccenda del fidanzamento, sbaglia». Giuro che non ci avevo proprio pensato, e la risposta mi imbarazza; ma Anna Maria continua: «Se invece mi ha fatto una domanda soltanto di ordine cinematografico, ebbene, scriva pure "tutti”». Ne avreste dubitato? Però, che bella cosa i diciassette anni, quando tutto sembra ancora bello, gentile, favorevole! Che bella cosa, santa pace! E allora, auguri Anna Maria! Non perchè tu possa conservare i tuoi impossibili diciassette anni, ma perchè, anche col passare del tempo, ti resti questo mirabile carattere da diciassettenne.


1952 03 15 Hollywood Anna Maria Ferrero scheda


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FRANCO BILLI - Torino. - Lei mi sembra un ufficiale di stato civile: le sue domande sono secche e precise come un interrogatorio. E allora le dirò: 1,60 di statura se dall'ultima volta in cui mi sono misurata, non sono cresciuta, cosa abbastanza probabile dato che ho soltanto diciassette anni e in famiglia siamo tutti alti; sono nata a Roma e ti mio primo film è stato «Il cielo è rosso» diretto da Claudio Gora. Il ragazzo «che faceva la parte del mio ragazzo» era Misha Auer Jr e cioè il figlio del comico americano. La ringrazio dei distinti saluti (i baci li metto da parte perchè per adesso non me ne servono) e dell'ammirazione.

CITRA RIGATO - Firenze. - Frequentavo il ginnasio quando fui sollecitata a fare del cinema; il film «Il cielo è rosso» fu girato d'estate e cosi non interruppi gli studi. Ora studio in casa, nei ritagli di tempo tra un film e l'altro ed ho la ferma volontà di fare esami da privatista almeno fino alla licenza liceale. Non è una fatica da nulla ma è una cosa a cui tengo molto perchè sono convinta che non ci sia nulla di peggio di un'attrice incolta e ignorante. Il mio autore francese preferito è anche un poeta: è Frédéric Mistral che ha scritto racconti deliziosi e una specie di breve poema campestre che prende il titolo dal nome della protagonista «Mirella». Il buffo è che «Mirelle» è scritto in dialetto provenzale sicché a furia di leggerlo io ora parlo francese con qualche frase dialettale.

ISA VILLANI - Ancona. - Non ho potuto partecipare a quella festa perchè, come al solito, ero impegnata nella lavorazione di un film. Del resto che importanza ha «vedermi personalmente»? lo credo che un’attrice debba ammirarsi per come rende i propri personaggi sullo schermo. E poi. le dirò che si provano grosse delusioni a conoscere personalmente i divi preferiti!

Franco Chiaramonte, «Hollywood», 15 marzo 1952


Hollywood
Franco Chiaramonte, «Hollywood», 15 marzo 1952