Federico Fellini passa le acque

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Pare ormai certo che il nuovo film di Fellini sia ambientato in una stazione termale: quasi niente si sa però sulla trama. Conservando il segreto il regista intende difendere la propria libertà creativa

Roma, giugno

Fellini ci costringe a peccare. Di indiscrezione se non altro. Da anni cerchiamo di corrompere i suoi collaboratori più fidi, di addormentare le sue guardie del corpo, accettiamo inviti a pranzo, beviamo tre aperitivi imo dopo l’altro nella speranza di riuscire a trovare qualcuno che ci aiuti a rintracciare il bandolo della matassa. Cioè del suo nuovo film. «Perchè vi interessa tanto sapere che cosa sto facendo?» domanda lui. «Perchè lo fai in segreto» gli rispondiamo. «Ma credi veramente che ai lettori importi conoscere in anticipo la trama di un film?». «E chi lo sa? Forse sì, forse no. Ma una cosa è certa: a questo punto la tarantola della curiosità ha morsicato proprio noi giornalisti. E a noi interessa tutto ciò che cerca di sfuggire alla nostra attenzione. Abbi pazienza dunque». Lui alza le spalle larghe e tonde, si aggiusta con una manata da ex-contadino l’esile cappelluccio di paglia che gli copre i capelli ribelli e sbuffa. «Ma io non capisco...» dice con voce lamentosa. E invece capisce benissimo. «Perchè non vuoi credermi quando ti dico che non lo so di preciso nemmeno io che cosa farò?». «Ti credo, ma questo futuro pieno di incognite non vieta che tu abbia una linea da seguire, un tipo di storia da raccontare...». «Ma, ma, ma... ma certo che le l’ho».

«E allora? E’ proprio questo che vogliamo sapere». Il gioco potrebbe continuare all’infinito. Fellini è un mastino: s’è attaccato al silenzio e non molla la presa nemmeno morto. Scommetto che se un giorno venisse fuori su un giornale l’idea che sta veramente rimuginando, per la rabbia cambierebbe il film seduta stante. E’ fatto così, il romagnolo.

1962 06 23 Tempo Federico Fellini f1Gli esterni del film vengono girati a Roma all'EUR, in un boschetto appartato il più possibile e fuori dagli sguardi indiscreti. Qualche fotografo tuttavia è riuscito a superare gli sbarramenti e a scattare, di nascosto, un certo numero di fotografie di scena. Ecco il regista dietro la macchina.

1962 06 23 Tempo Federico Fellini f2Tra le comparse e tra i generici di Fellini non mancano neppure questa volta frati e suore. Gli attori del film affermano di non sapere neppure con certezza in quale epoca la storia sia ambientata: potrebbe essere, per i vestiti, attorno al 1930, ma potrebbe essere anche oggi. Anche l’architettura di scena è ambigua.

Comunque vediamo un po’ se riusciamo a dargli un dispiacere. Del film che sta girando si parla da un pezzo. Diciamo da quando finì ”La dolce vita’’. Ma aveva tante idee per la testa. C’era un "Viaggio con Anita”, c’era persino una storia impostata sulla vita di Suor Maria Cabrini. Lui lasciava che si parlasse di questa o di quella e magari, per creare confusione, ci aggiungeva qualche altro titolo. Di fantasia ne ha molta. Un bel giorno un giornale francese pubblicò in poche righe "il prossimo film di Fellini". Non l’ho sotto mano ma ricordo benissimo la tramina. Un letterato di mezza età costretto dal fegato o dai reni a trascorrere un certo periodo di tempo in una stazione termale, si annoia e comincia a giocare all’esame di coscienza. Cioè tira i primi conti delia sua esistenza. Fra un bicchiere e l’altro ricorda i luoghi dove è stato, le persone che ha incontrato, le avventure che hanno lasciato, un segno nella sua vita. Tutto qui. Quando lesse queste righe Fellini si arrabbiò, cercò chi poteva averle ispirate, lo trovò. Era un involontario errore di uno dei suoi collaboratori fissi. Riavutosi si affrettò a smentire tutto. «Non è vero, non so che cosa girerò, non ho scelto nessun attore, è tutto per aria».

Ma, stranamente, questa trama continuò ad essere contrabbandata come quella buona. E ora, vedendo le fotografie che qualcuno ha scattato di nascosto, (appollaiato su un albero, commettendo il solito peccato di indiscrezione e, per di più, rischiando un castigo immediato e ospedaliero se il ramo si fosse sentito solidale con il regista), ci sembra che quel filo conduttore sia proprio quello buono. Ecco lì, ricostruita in un boschetto di eucalipti vicino all’EUR, la stazione termale (Montecatini, Chianciano, Fiuggi, Castrocaro?) piena di ometti e donnette, fraticelli e suorine, infermiere carine, bicchieroni col manico. Ecco Mastroianni con i capelli imbiancati, come si conviene a uno scrittore cinquantenne che non è passato indenne fra le rughe della vita. Ci sono la Cardinale e la Koscina con il camice bianco e il passo un po’ stanco a furia di andare su e giù davanti alla macchina da presa, coperta contro il sole, da un cappelluccio oblungo.

E c’è Sandra Milo. Passa e nessuno la riconosce, ingrassata di cinque chili, vestita tipo anni ruggenti, con la bocca a cuore e la parrucca. Vede un amico e lo saluta. Quello si ferma, la guarda e poi tira via credendo che si tratti di una comparsa. Lei lo rincorre e gli dice: «Ma perchè non mi saluti più? Sono Sandra... non mi riconosci?». E giù risate, manate sulle spalle.

«Ma va là... fatti vedere... e come ti hanno combinata? Che personaggio fai?».

«Non lo so... come tutti del resto».

«Ma avevo letto che ti eri ritirata».

«E’ vero, avevo rinunciato a un film di Cayatte e a uno di Pietrangeli perchè avevo deciso di non fare più del cinema. Ma un giorno è piombato in casa Fellini seguito da un codazzo di gente. Poi è venuto per dodici giorni di seguito a mangiare da noi e mi ha convinto. A fare che cosa? Non lo so. Quando vengo qui mi dà dei foglietti di carta con le battute che devo dire. Io me li studio e poi gli chiedo qualche spiegazione. Ma lui non ne dà. Fidati di me, dice, vedrai che tutto andrà bene. Poi guarda se sono ingrassata come aveva prescritto. Lui voleva cinque chili. Sono riuscita a metterne insieme quattro ma non riesco ad andare più in là. Anzi mi sembra che sto dimagrendo di nuovo. Se se ne accorge è un disastro». «Ma così conciata... qualcosa del personaggio dovrai pure sapere». «Macché. Il primo giorno vedendo il vestito, la parrucca, la bocca a cuore come Mary Pickford, sono andata da lui e gli ho detto: ma questo è un vestito da millenovecentoventinove. E lui: e chi te l’ha detto? Guardalo bene. Io lo guardo bene e mi sorge un dubbio. Potrebbe anche essere moderno. Se ne vedono in giro. Ma la bocca a cuore? Non vuole dire niente, niente... E non è facile recitare senza sapere il retroterra e il futuro di un personaggio. Lui spiega tutto... I movimenti voglio dire, li prova e li riprova e noi facciamo quello che dice. I primi giorni non mi trovavo a mio agio. Ma adesso mi ci sto abituando. Del resto anche Mastroianni, anche la Cardinale e la Koscina sono nelle stesse condizioni».

1962 06 23 Tempo Federico Fellini f3Claudia Cardinale è, con Sandra Milo e Sylva Koscina, una delle interpreti femminili. Da quel che si è potuto vedere la sua parte dovrebbe essere quella di un’infermiera in camice bianco. L’attrice afferma però di non conoscere affatto lo svolgimento della storia e di recitarne giorno per giorno un piccolo frammento.

1962 06 23 Tempo Federico Fellini f4Il protagonista è Marcello Mastroianni. Secondo le indiscrezioni più attendibili, confermate in parte dai capelli bianchi dell’attore, Mastroianni sostiene la parte di un maturo uomo di lettere, in cura in una stazione termale, che rivive il proprio passato. Nel film appare anche Anouck Aimè.

Che bravo questo Fellini. Pur di non darla vinta ai curiosi si arrampicherebbe sugli specchi. Del resto non è quello che noi curiosi stiamo facendo? Non ci stiamo arrampicando sugli specchi e sugli alberi per non dargliela vinta? E’ un gioco, lo sappiamo benissimo. Ma, a furia di giocare, ci sta venendo il dubbio che sia un gioco serio. Voglio dire che forse, dietro la testardaggine di Fellini, c’è qualcosa di più solido e vero e necessario di una semplice impuntatura per scommessa. Non vuole trovarsi impigliato in una trama precisa, su una strada senza diramazioni, che scorre in mezzo a un paesaggio fisso. Che Fellini sia un regista-autore non c’è dubbio. Perchè dunque non riconoscergli, come a tutti gli autori, il diritto di non scoprire le carte fino a quando il gioco della fantasia non sarà terminato? Anche il romanziere quando si mette davanti alla pagina bianca ha un’idea in testa, sa più o meno che cosa vuol dire. Ma non sa come i suoi personaggi vorranno arrivare al porto. E nessuno pretende di saperlo. Questa è una libertà che tutti riconoscono al narratore. Perchè negarla al regista-autore?

Ve lo immaginate che cosa succederebbe se uno di noi andasse da Moravia o da Pratolini a dirgli: «Egregio signore, sappiamo che sta scrivendo un libro, ci vuole per cortesia raccontare la trama?».

Ma questo naturalmente nessuno lo fa. Perchè dunque sottoporre Fellini e gli altri registi-autori a questo tour de force? Perchè il cinema arte commerciale ci ha abituato a sapere tutto in anticipo. Tutti vogliono sapere per filo e per segno come si svolgeranno le cose fra tre mesi, fra un anno. Tutti, dal produttore (che vuole la sceneggiatura di ferro) alla Banca che vuole la stessa cosa per i finanziamenti, dall’attore al Ministero. I registi finora sono stati al gioco. Ma qualcuno si ribella, reclama la sua libertà fino in fondo. In nome di che cosa potremmo negargliela?

Franco Calderoni, «Tempo», anno XXIV, n.25, 23 giugno 1962


Tempo
Franco Calderoni, «Tempo», anno XXIV, n.25, 23 giugno 1962