Marchetti Alfredo
E' stato macchinista e capo macchinista cinematografico.
Nacqui il 9 ottobre 1922. Ho lavorato nel cinema per 45 anni, mi sono ritirato 5 anni fa. Per dieci anni ho lavorato come macchinista, gli altri 35 da capo-macchinista, anche negli Stati Uniti. Io ho fatto anche dei kolossal come “Apocalypse Now”, sa?!
Iniziai facendo qualcosina nel 1949, ma il mio inizio vero e proprio fu nel ’50: ero macchinista alla Titanus-Farnesina. Divenni caposquadra nel 1960, e fui io ad introdurre le formazioni di “4+1” e “5+1”, infatti, prima, le squadre erano formate da “2+1”, cioè due operai ed un caposquadra; Il “+1” sta appunto ad indicare il caposquadra. Da macchinista io facevo parte delle squadre che facevano capo a mio cugino Bruno Pascarella, scomparso: il terzo, vale a dire l’altro operaio di quel periodo da “2+1” talvolta era Andrea Marino. Facevo anche l’attrezzista.
Il mio primo incontro con il Principe Totò fu per il film “Totò terzo uomo”, nel quale appunto, mi trovai a lavorare. Quando gli passavo accanto, mi chiedeva, in napoletano: “Guaglio’, come va?” rispondevo: “Bene, Principe.” Ricordo che ogni tanto canticchiava “Malafemmina” cercando il tono più esatto, cioè, la provava. Girando a Formia, lui stava sulla panchina, con una rete enorme, un “retone”, ed una carrucola per tirarla. La rete era al mare ed un attore che gli chiedeva: “Cosa fa? Che aspetta?” Rispondeva con la battuta: “sto aspettando una passata di cefali”. Fu fortunato, in quanto, la rete, realmente calata, quando la tirammo su con la carrucola, conteneva dei cefali enormi! Ci fu una esplosione di entusiasmo.
In seguito feci perlomeno quattro film per la società di produzione D.D.L. di Via Buozzi, della quale i produttori principali erano Broggi e Libassi, e dei quali tre, erano con Totò: “Siamo uomini o caporali”, “Totò capostazione”, “Guardia, ladro e cameriera” e “Totò, Peppino e…” Costavano sui 40 milioni; si giravano poco dal vero in esterni e costruendo molto in interni, appunto per risparmiarne i costi; io guadagnavo sulle 17 mila - 18 mila lire a settimana; lei sa che ci pagavano a settimana, no?
Per “Siamo uomini o caporali” lavorai 5 settimane nel corso del 1955. Aveva parecchi interni costruiti nei teatri di posa. I cani erano noleggiati e sul set erano seguiti dal loro padrone.
“Totò capostazione” (uscirà come “Destinazione Piovarolo”): io iniziai a lavorarci il 2 maggio e terminai il 28 maggio, sempre del 1955. Esterni ne facemmo vari in piccole stazioncine, compresa quella di Zagarolo, dove Totò fu filmato, con gli abiti di scena, alla partenza di un treno. Non chiesero permessi alle Ferrovie, ma ai Comuni; sì, furono filmati treni autentici. Il carrellino posto sulle rotaie, se fosse stato reale, avrebbe pesato due quintali, invece, lo costruimmo noi macchinisti (quelli “di scena” da non confondere con i macchinisti-ferrovieri), era di plastica, pesante all’incirca dieci chili, per poter essere sollevato e posizionato sulle rotaie.
“Totò, Peppino e…” (il riferimento del titolo provvisorio, era ironicamente al terzo della serie “pane, amore e…” e verrà poi distribuito come “Totò, Peppino e le fanatiche”): vi lavorai dal 17 marzo al 12 aprile del 1958.
In “Siamo uomini e caporali” ed in “Totò capostazione”, e credo, probabilmente anche in “Totò terzo uomo”, controfigura di Totò era Piero Agnolozzi, che di profilo gli assomigliava parecchio, e che in seguito finì con il preparare i cestini per la troupe… Mi ricordo Carlo Cafiero! Per le scene faticose quali corse, portare delle valigie, ecc, tutti gli attori avevano controfigure, e quindi, credo anche Paolo Stoppa, che per “Siamo uomini o caporali”, dove interpretava vari ruoli, ma non mi pare avesse una controfigura “fissa”- personale. Le prove luci invece, per gli attori, talvolta le facevamo noi, lo feci anche io.
Totò era un gentiluomo. Nelle sue scene bastavano pochi ciak. Verso sera, lui ci avvertiva: “Ragazzi, quando siete stanchi, mi dovete fare il cucù”; allora noi, quando eravamo stanchi, e, vedevamo stanco pure lui, da sopra uno dei ponti, un elettricista intonava il verso del cuculo, così lui, al regista, diceva: “Scusate, questa la giriamo domani”.
Io lavoravo incessantemente: come attrezzista e macchinista, tanto che accadde che (Renato) Libassi, dopo aver ispezionato le varie costruzioni per il film, giunto sul set, chiese al direttore di produzione Nello Meniconi: “Ma dov’è Alfredo Marchetti, che non lo vedo mai?” E Nello rispose, chiedendogli: “ Siete passato alle varie costruzioni ?” Libassi rispose di sì. E Nello: “ Avete trovato tutto apposto?” Ancora Libassi rispose di sì. Allora Nello spiegò: “ Ecco, quello è il lavoro di Alfredo Marchetti”.
Per tale mio impegno, a fare sì che tutto fosse pronto, per quando si doveva girare, per il mio continuo via vai, anche a prendere del materiale da Cimino, non ebbi molto modo di seguire mentre giravano i ciak, e per questo motivo non le posso raccontare molti episodi di set, od aneddoti di scena: perché, spesso, dati i miei compiti, sempre per il film, sul set, quando si girava, fisicamente non c’ero.
Alfredo Marchetti
Riferimenti e bibliografie:
Intervista esclusiva di Simone Riberto, alias Tenente Colombo del 24 novembre 1999