Totò e la divisa da soldato

Antonio Clemente


In quasi tutte le biografie, si descrive un Totò quasi sedicenne che presenta domanda come volontario presso il Distretto Militare di Napoli e si colloca tra il 1914 e il 1915 il periodo della ferma. Se consideriamo che la guerra ebbe inizio nel maggio del 1915, troviamo inconciliabili le apparizioni di Totò sui palcoscenici campani e romani della seconda metà del 1915 e di tutto il 1916, mentre esiste qualche apparizione in varietà a Roma nell'anno 1917, quindi si desume che Totò non era ancora militare. E' quasi certo che Totò presentò domanda come volontario, stando alle dichiarazioni dello stesso Totò e di Franca Faldini. Chi è certa che Totò fu richiamato alle armi, fu la figlia Liliana. Qui possiamo dedurre, in base alle ricerche fatte negli archivi dei quotidiani dell'epoca, vista la mancanza di recensioni e locandine, che il periodo di leva di Antonio de Curtis fu il 1918.


Come detto, con molta probabilità nell'anno 1918, Antonio Clemente si arruolò nel Regio Esercito. Dal Distretto Militare di Napoli Totò venne assegnato al 22° Reggimento di Fanteria “Cremona” di stanza a Pisa. Come spiegato meglio nel volume «Siamo uomini o caporali» (Ferraù/Passarelli), Ed. Capriotti, 1952, e in questo articolo. Totò mal tollerava le regole della vita militare, i soprusi dei suoi superiori ed era refrattario alla vita militare in genere.

Venne poi trasferito al 182° Battaglione di Milizia Territoriale, unità di stanza in Piemonte e destinata a partire per il fronte Francese. Le truppe italiane avrebbero dovuto dividere gli alloggiamenti in treno con un reparto di soldati marocchini dalle note, e temute, strane abitudini sessuali. Fu alla stazione di Alessandria che Antonio Clemente improvvisò un attacco epilettico per essere ricoverato all’ospedale militare per evitare di partire per la Francia. Evitò il tribunale militare per simulazione d’infermità ma fu tenuto in osservazione all’Ospedale militare per un breve periodo di tempo.

Venne quindi trasferito presso l’88° Reggimento Fanteria “Friuli” di stanza a Livorno. Fu in questo periodo che creò il motto destinato a diventare celebre: “siamo uomini o caporali?”, stufo dei continui soprusi perpetrati nei suoi confronti da parte di un graduato ottuso, a cui probabilmente non andava tanto a genio quel furbo soldatino napoletano così abile nel riuscire ad imboscarsi evitando il fronte. Terminata la guerra, Totò per un periodo si stanziò a Roma, venne poi congedato dalla ferma. Come sempre accade, rimase comunque in contatto con alcuni coetanei commilitoni, tra i quali Michele Izzo, che qualche anno dopo raccontò:


Alfredo Buonandi era sergente con mansioni di furiere e prestava servizio presso un ospedale militare di Roma (probabilmente il Celio). La sera andava a teatro con colleghi e amici ed ebbe modo di conoscere un capocomico che operava nei principali teatri di varietà di Roma ed aveva tra i dipendenti il giovane Antonio Clemente, sporadicamente attore ma in quel periodo strappabiglietti e addetto a riservare i posti a questi sottufficiali, spesso presenti a teatro. Una sera Antonio chiese al Buonandi una divisa da soldato in prestito, per eseguire una "macchietta", con sketch comici e canto. Raccontò inoltre che il suo ispiratore era Gustavo De Marco, in quel periodo famosissimo eccentrico di varietà molto in voga. Fu grazie al prestito di quella divisa, alla generosità del Buonandi ed alla sua innata bravura che Antonio Clemente ebbe un successo molto importante

Riferimenti e bibliografie: