Franchi Franco

Franco Franchi, nome d'arte di Francesco Benenato (Palermo, 18 settembre 1928 – Roma, 9 dicembre 1992), è stato un attore, comico e cantante italiano.

Insieme a Ciccio Ingrassia ha formato una coppia di comici entrata nella storia della cinematografia italiana: Franco e Ciccio.

Biografia

Giovinezza

Nacque a Palermo, nel quartiere Monte di Pietà, in Vicolo delle Api, il 18 settembre del 1928. Ancora in fasce, si trasferì in Via Terra delle Mosche, nel quartiere Vucciria. Di poverissima famiglia proletaria, quartogenito di diciotto figli, racconta come egli salasse le pietanze di legumi perché i fratelli e i cugini ne mangiassero meno, ovviamente a suo favore. Non poté completare neanche le elementari poiché dovette iniziare a lavorare con il padre come muratore. I genitori emigrarono in cerca di fortuna e lui restò a Palermo lavorando inizialmente come artigiano, realizzando icone sacre sui marciapiedi, poi come garzone in pasticceria e facchino alla stazione. Non mancarono momenti nei quali, spinto dall'indigenza, fu costretto a piccoli furti.

Franchi, per sua fortuna, fu sempre attratto dalla recitazione e dalla comicità, arti in cui era incredibilmente dotato. Lo si vedeva girare per la città come banditore, suonando la grancassa ed aggiungendo elementi di comicità alle sue "esibizioni", e questa fu l'occasione per venire notato da Salvatore Polara, un musicista napoletano che nel 1945 lo inserì nel suo gruppo: gli Striscianti. Franchi riceveva uno stipendio di 6 lire a settimana, una paga dignitosa per il tempo.
Questo giovane talento eclettico e clownesco realizzò concerti musicali per le vie, le piazze e per i ristoranti di tutta la Sicilia, nella cosiddetta posteggia, nonché spettacoli comici all'aperto e animazioni per cerimonie come matrimoni e battesimi, occupazione dalla quale nacque il suo primo personaggio, "Ciccio Ferraù". Franchi divenne imitatore di personaggi famosi come Totò, Benito Mussolini ed Adolf Hitler. La sua incredibile mimica facciale, ancora agli inizi, era il suo pezzo forte, fonte di curiosità nel pubblico e in alcuni attori di teatro, che presero da lui degli spunti.
Entrato in un circo, nel 1948, in qualità di tuttofare non riuscì a lavorarvi a lungo. Franchi lasciò anche la compagnia di Polara, che non gli dava più stimoli e rimase nuovamente disoccupato. Ebbe alcuni problemi con la Giustizia per piccoli furti e nel 1950 fu arrestato. Quando uscì andò a lavorare come posteggiatore nel nord Italia e fu militare a Bologna. Al suo ritorno in Sicilia, riprese a fare l'attore. Conobbe e sposò Irene Gallina dalla quale ebbe due figli: Maria Letizia, nata il 31 luglio 1961, e Massimo, nato il 10 maggio 1965. Qui debuttò al teatro Golden di Palermo.

Franco e Ciccio

All'inizio degli anni cinquanta la vita di Franchi ha una svolta. Francesco Ingrassia, detto Ciccio, era attore in una compagnia teatrale e veniva regolarmente pagato. Quasi per sbaglio i due si incontrarono per le strade di Palermo e da lì iniziò una lunga collaborazione, che avrebbe dato vita a una coppia definita d'oro per gli incassi altissimi e per il grande successo che ebbe nel pubblico. Realizzarono insieme 132 film. I numeri sono concentrati negli anni sessanta: uno nel 1960, sei nel 1961, sette nel 1962 e 1963, solo nel 1964 ne realizzarono ben ventidue. Tutti i loro lavori erano molto apprezzati dal pubblico ma quasi sempre snobbati dalla critica: Franchi, ogni volta che leggeva il commento negativo dei critici sui giornali, rimaneva molto deluso. Nel 1964 i loro film incassarono circa 7 miliardi e 300 milioni (il 10% degli incassi dei film italiani in quell'anno).

Da solo

Ciò non deve far pensare che l'amicizia tra Franco e Ciccio fosse stabile: ci furono, e spesso in diretta televisiva, sonore litigate fra i due (storica è rimasta la baruffa in una trasmissione condotta da Raffaella Carrà, ovviamente in diretta). In genere Ciccio accusava Franco di megalomania, mentre Franco rimproverava al compagno una certa arroganza. Il momento di maggior crisi fra i due si ebbe tra la fine degli anni sessanta e l'inizio degli anni settanta.

Nei periodi di lontananza da Ciccio, Franco continuò ad interpretare lo stesso genere di film, come le parodie Ultimo tango a Zagarol di Nando Cicero e Ku-Fu? Dalla Sicilia con furore (entrambi del 1973). Si occupò anche di satira politico-militaresca nei film Il sergente Rompiglioni di Pier Giorgio Ferretti (sempre del 1973) e Il sergente Rompiglioni diventa... caporale di Mariano Laurenti (1975), nel quale Franco esegue una perfetta imitazione del dittatore tedesco Adolf Hitler.
Fece anche il cantante e nel 1970 prese parte al 18° Festival della Canzone Napoletana, dove si aggiudicò il secondo posto con il brano di Matassa e Gallifuoco O divorzio, eseguito in abbinamento con Angela Luce. Alla stessa manifestazione propose anche A mossa, divertentissima canzone di Soricillo, Negri e Forte, interpretata in abbinamento con Mirna Doris; entrambi i brani furono pubblicati su 45 giri dalla Hello, etichetta fondata da Luciano Rondinella.
Incise un LP. Le sue canzoni, melodiche e romantiche, non avevano però nulla a che fare con la sua comicità. Nel 1978 incise una canzone con Ilona Staller, dal titolo Cappuccetto Rosso. Come cantante, incise anche la sigla ("Skateboard") di un programma televisivo da lui condotto, Buonasera con... Franco Franchi, nella primavera - estate del 1978. Il muro che si era creato tra lui e Ciccio cadde nel 1974, allorché Ingrassia lo scelse per interpretare il suo film Paolo il freddo. C'è infatti da dire che, a differenza di Ciccio, Franco non volle mai fare il regista, non sentendosi portato per questo ruolo.

Gli ultimi anni

Negli anni ottanta, Franco Franchi cambiò completamente registro: ridusse notevolmente la sua presenza al cinema e volle impegnarsi anche in film drammatici o "di alto livello intellettuale". Nel 1984 apparve in Kaos, dei fratelli Taviani, anche in tal caso in coppia con Ciccio Ingrassia e nel 1987 ebbe una parte in Tango blu di Alberto Bevilacqua, film tratto da un romanzo dello stesso regista parmense.
In quegli anni iniziò a lavorare per la Fininvest con Ciccio. Si dice che i contatti tra il duo e la televisione privata furono propiziati dall'ammirazione che Silvio Berlusconi provava per loro. Il critico Tatti Sanguineti, alla presentazione di Come inguaiammo il cinema italiano, dichiarò che in quel periodo Franchi e Berlusconi collaborarono nello scrivere i testi di alcune canzoni, che sarebbero state usate dalla coppia in alcuni spettacoli e successivamente dal futuro premier e Mariano Apicella.

Il maxiprocesso quater

« Ero un eroe dei bambini, adesso sono un mostro da sbattere in prima pagina »
(Franco Franchi, 1989)

Nel 1989, il giudice Giovanni Falcone gli inviò un avviso di garanzia nell'ambito dell'inchiesta che avrebbe portato al cosiddetto maxiprocesso quater: Franco Franchi era accusato di associazione mafiosa. Tra gli imputati (poi condannati nel 1999), figurava anche Salvatore Lo Piccolo. I maggiori quotidiani tuttavia non enfatizzarono l'argomento. La Repubblica ad esempio, riportò la notizia nelle pagine interne, in taglio basso. Egli ammise di aver incontrato vari boss, ma solo in quanto invitato in alcune occasioni giacché personaggio famoso. L'aver conosciuto esponenti di famiglie rivali indicava una sua diretta estraneità, condizione che lo porterà al definitivo proscioglimento dalle accuse, pur uscendone molto provato.

La lunga malattia e la morte

Grazie alla notevole artisticità mostrata, per esempio, in La Giara di Pirandello, si sperava di poter finalmente vedere Franco in film "colti", prendendosi una bella rivincita nei confronti della critica. Invece le sue condizioni di salute iniziarono lentamente ma inesorabilmente a peggiorare. Durante il programma Grand Hotel, a causa di un malore di Ciccio, Franco aveva dovuto lavorare per cinque puntate con l'attore Giampiero Ingrassia, figlio di Ciccio, che sostituì il padre, sino al suo rientro nelle ultime puntate.
Nel luglio del 1992, a Napoli, durante le registrazioni del varietà di Raitre Avanspettacolo è Franchi a dover lasciare, a causa di un attacco cardiaco con immediato ricovero all'ospedale San Paolo. Ciccio fu costretto a lavorare da solo, anche se il duo aveva già registrato alcuni sketch usati poi per il programma. Franco, stanco e malato di cirrosi epatica, rientrerà solo nell'ultima puntata. Quasi privo di voce giustificherà questo ritardo dicendo: "Sono stato in paradiso ma non mi hanno voluto", per poi congedarsi definitivamente dalle scene chiedendo un applauso "a quanti ci hanno voluto bene".
La morte lo colse il 9 dicembre 1992 a Roma, presso la clinica Villa Flaminia, dove era stato più volte ricoverato durante la grave malattia al fegato. Al suo funerale parteciparono migliaia di persone, convenute nella chiesa del Gesù di Casa Professa. Fra gli artisti presenti il suo amico Lino Banfi, che rivolse alcune belle parole per ricordare l'amico scomparso.

« Immagino ora di trovarmi in un film, nella scena del funerale di Franco e ad un tratto il regista dice Stop!. Purtroppo questo non è un film. »
(Ciccio Ingrassia al funerale di Franchi, 1992)

Alla sua memoria e a quella di Ciccio Ingrassia (scomparso nel 2003) è dedicato il film-documentario Come inguaiammo il cinema italiano, girato nel 2004 per la regia di Ciprì e Maresco.
Riposa nel Cimitero di Santa Maria dei Rotoli di Palermo.
Il 10 dicembre 2012 la città di Palermo, su proposta di Giuseppe Li Causi, storico dei due comici, a venti anni dalla morte di Franco Franchi e nel 90º anno della nascita di Ciccio Ingrassia, ha intitolato al duo comico palermitano la piazzetta sita alle spalle del Teatro Biondo e a ridosso di via Venezia con la scopertura di una targa in memoria dei due attori. Significativo il posto prescelto, poiché Franchi e Ingrassia in quella zona muovevano i primi passi artistici, notati anche da Domenico Modugno che li fece esibire con uno spettacolo al Teatro Biondo (Rinaldo in campo), infatti nella stessa piazzetta il 9 gennaio 2015 è stata dedicata una villetta anche allo stesso Modugno e adesso i “tre briganti” di Rinaldo in campo si sono ritrovati di nuovo insieme nella bella Palermo, mentre il 9 dicembre 2015 lo scultore Gianfranco Ragusano ha voluto donare al comune di Palermo un bassorilievo raffigurante i volti di Modugno, Franchi e Ingrassia ed installato nella piazzetta Franchi-Ingrassia.


Alla media di dieci film l'anno, Franchi e Ingrassia hanno coperto a partire dai primi anni '60 un mercato secondario, ma vasto e fedele, dello spettacolo cinematografico italiano. Hanno cominciato come guitti dell'avanspettacolo siciliano, o meglio palermitano, finché nel 1960 Domenico Modugno non li trasferì a Roma per lanciarli con L’onorata società e più tardi in teatro con Rinaldo in campo (ma in teatro la loro migliore, o perlomeno più razionale utilizzazione, avvenne con il Tommaso d’Amalfi di Eduardo, ancora interpretato da Modugno). Da allora, senza scatti e senza crisi, hanno continuato a invadere le sale di periferia e di paese e, com’era prevedibile, anche la TV, dove peraltro la brevità degli sketch interpretati ha funzionato a tutto loro vantaggio, costringendoli a concentrare, come nell'avanspettacolo, le loro limitate armi comiche che invece sono incredibilmente diluite nei lungometraggi cinematografici.

Gli anni '60 hanno visto la definitiva morte dell’avanspettacolo, la scomparsa di Totò e la retrocessione senza scampo di Fabrizi, Taranto, Peppino, Macario, incapaci di sostenere ancora un film tutto per loro, hanno visto il boom della commedia all'italiana con l’ascesa e il trionfo di Sordi e Tognazzi, Manfredi e Gassman, non più macchiette o maschere ma soltanto caratteri. Il pubblico del dopoguerra vedeva scarse distinzioni tra i prodotti comcerciali per “classi medie” e prodotti per “plebe”. Le classi medie sono cresciute, il miracolo e la TV hanno unificato la loro cultura, e il loro distacco dalla “plebe” s’è enormemente accentuato. Lo spettatore di Ciccio e Franco è forse lo stesso che fu di Totò. In Ciccio e Franco il pubblico dei poveri trova ancora la muffa di un pane circense che fu suo, l’eco di un divertimento che gli appartenne. L'eco dell’avanspettacolo, appunto, delle cui tre caratteristiche: cosce, satira, volgarità (questa un elemento a sé, anche se evidentemente era strettamente integrato agli altri due), la prima è stata assorbita dai settimanali e poi dai film semi-pornografici (una volta le cosce le si vedeva solo nella rivista, e a Rimini a ferragosto), la seconda è stata ovunque appiattita dal laidume televisivo ed è rinata coi vignettisti, la terza deviata dalla commedia di costume a livelli piccolo-borghesi. In Ciccio e Franco (o meglio: in Franco, perché Ciccio è una spalla, indispensabile come tutte le spalle) le cosce contano poco e la satira è rarissima.

Resta la volgarità, ed è qui l’essenza del loro comico e forse del loro successo. Franco Franchi non viene dalla tradizione, dalla grande, grandissima, tradizione napoletana. Palermo non ha una sua cultura comparabile a quella napoletana, e neppure a quella catanese (si pensi a Grasso, a Musco, a Rosina Anselmi, ai loro seguaci attuali). Ho visto Franchi e Ingrassia intorno al ’57-’58, in un teatro di cinema e avanspettacolo, in una piazzetta alle soglie della “Vucciria”, tra via Roma e via Maqueda. Canovacci risaputi, contorni miserrimi. Ma una prepotenza autentica, una comicità greve e spavalda, e soprattutto un rapporto immediato con il pubblico, che li riconosceva e si riconosceva nella loro volgarità, e la cui oscenità dava una qualche sublimazione alle loro tremende repressioni, soprattutto sessuali. Come per il primo Totò, fame e sesso erano le loro molle, e l’elemento di essenziale complicità coi loro spettatori, esaltati, come per Totò e per tutti gli altri comici italiani almeno alle loro origini, dall’altra fondamentale complicità del dialetto. Ma lo spettatore che fu di Totò non è più lo stesso che è di Tognazzi e Manfredi. Inoltre: lo spettatore di Tognazzi e Manfredi è quello delle prime e delle seconde e forse anche di qualche terza “rinomata”. Quello di Ciccio e Franco è oggi lo spettatore delle terze e quarte, e delle prime di villaggio. La distinzione nell'esercizio cinematografico opera un taglio nettissimo tra i due pubblici, con l’indeterminato e favorito interclassismo del primo, la marginalità codificata del secondo.

Ma qual è infine questo secondo? Gli immigrati delle metropoli del nord, i paesani, i contadini, i periferici, gli operai delle infime categorie, gli abitanti delle borgate e dei vichi. Forse questa distinzione avrebbe anche potuto provocare la nascita di grandi o medi comici: l’avanspettacolo ne ha forniti cosi tanti, e i più bravi! A impedirlo c’è però la centralizzazione della produzione e la sua organizzazione industriale: l’avanspettacolo verificava un collegamento diretto tra attore e spettatore, e l’attore era molto spesso il gagman di se stesso, adattando e trasformando vecchi spunti e soggetti.

La TV in particolare ha finito per uccidere ogni vitalità dialettale e regionale, e i nuovi comici che ha sfornato sono pallide ombre sfatte, mediocri. Se hanno un po’ di talento, la TV glielo uccide sul nascere, affidandoli a gagmen e registi al limite dell’infamia, e insoddisfatta sinché non li ha appiattiti al già noto e al più blando. Su di loro, almeno Franchi ha il vantaggio di avere alle spalle la scuola della fame e dell’invenzione, e di essere ancora una maschera, non una maschera raffinata e perfezionata da secoli di cultura sottoproletaria come era quella di Totò, bensì rozza e greve come quella di una primitiva statuetta grottesca e fallica. Una maschera “oscena”, capace di lazzi e smorfie unidirezionali. Ma una maschera, non un carattere. A chi ha nostalgia e sia pur lontana memoria (e non sono certo gli intellettuali e gli “artisti” del teatro “maggiore”) di una comicità diretta, di una naturale volgarità, Franco Franchi offre un’eco attenuata e smorta, ma pur sempre un’eco, di qualcosa che è stato vivo e vitale.

Saverio Esposito


Galleria fotografica e stampa dell'epoca

Giuseppina Manin, Emilia Costantini, «Corriere della Sera, 10 dicembre 1992


Paolo Lunghi, «Il Piccolo di Trieste, 10 dicembre 1992


Osvaldo Guerrieri, Antonio Ravidà, Masolino D'Amico, «La Stampa, 10 dicembre 1992


Quella volta al suo bar, quella volta che ragionava della nascita dell’universo, quella volta che raccontava di Pasolini e di Keaton, quella volta che... ricordi personalissimi di un grande attore

Nelle scorse settimane a Palermo, la sua città, gli hanno dedicato un premio, il «Premio nazionale Franco Franchi», dove il riferimento alla nazione intera serve a incutere rispetto, a proteggerne la memoria, ma anche a sottolineare, quasi ce ne fosse bisogno, il peso di una fama extracittadina. Provi a leggere il programma della «doverosa» manifestazione, l'elenco dei presentatori e dei premiati - Simona Tagli, Sasà Salvaggio, Totò Schillaci, Leo Gullotta, Tony Sperandeo, il sosia di Modugno, la figlia... - la dichiarazione di Ciccio Ingrassia che «ringrazia» tuttavia declina l'invito «per ragioni di salute», e trovi infine la morte di un'era, ma soprattutto ti torna in mente lui, il Franco che hai conosciuto. Nel frattempo, i film della coppia tornano in edicola, prima uscita: I due maghi del pallone.

Mangia, mangia, ti diceva Lo ritrovi così come l'hai scoperto, dapprima sullo schermo di un vecchio cinema che aveva nome «Eden», con le sue smorfie, i soliti copioni che gli appioppavano, i gesti tipici, le battute, i «soprassediamo», sa nel suo bar di piazza Cesare Cantù. nella Roma dell'Appia Nuova. Un rapido conto, e scopri che sono quasi dieci anni che Franco non c'è più. Ti toma in mente di quando, a tarda notte, andavi con lui a cena in una trattoria di via delle Cave all'angolo con via Tuscolana, «Al Cancelletto», dove subivi il supplizio della sua generosità, la generosità inarrestabile di Franco: «mangia, mangia», ti diceva, e allora tu affrontavi la fatica del piatto pieno. Lui no, un antipasto appena, le analisi d’altronde parlavano chiaro: il fegato deve stare a riposo, signor Franchi, mi raccomando..., così gli aveva detto il medico, e infatti sarebbe stato un brutto male al fegato o giù di lì a portarselo via.

Nel disegno più struggente, vedevi lui accanto a Ciccio, che sembrava abbracciarlo...

Non c'ero al suo funerale, ricordo però che, ironizzando sulla morte, sarà stato l'autunno del 1991, mi disse: «Quando sarà il momento non voglio lapidi, lumini, fiorì, quando sarà il momento mi piacerebbe entrare dentro un cassonetto e poi chiudermi il coperchio sopra la testa». Diceva cosi, e subito dopo prendeva a parlare del suo grande amore per l'astronomia. Avete letto bene, astronomia. Per questo ragione gli regalai un libro intitolato Il catalogo dell'universo, chi lo ricorda più l’autore, rammento però molto bene che degli astri e delle ipotesi della genesi del cosmo. Franco, l'attore Francesco Benenato in arte Franco Franchi, sapeva tutto, o quasi. Giusto, gli mancava la certezza del big bang, e allora diceva: «è soltanto una ipotesi, ma nulla esclude che l'inizio di tutto possa essere avvenuto in altro modo...» Come, Franco? «Io un'idea ce l'ho: immagina che il Signore improvvisamente, un bel giorno, tiri la catena dello sciacquone del suo cesso, forse è da quel gesto che è venuto il resto, il mondo...» Gli sarebbe piaciuto che scrivessimo insieme i capitoli di questa storia. «Lo faremo. Franco, non c'è problema, siamo qui e ci metteremo molto presto al lavoro, ne verrà fuori un grande film», così gli dicevo temendo di mentire, di non essere in grado, allora lui, intanto che ragionavamo sul futuro, mi portava nella cantina del suo bar. L'aveva trasformata in un rifugio dove coltivare un altro grande amore: la pittura, o magari sarebbe meglio dire il disegno. Erano infatti pastelli a cera o forse a olio, i capolavori di Franco.

Dico capolavori perché contenevano un grande incanto poetico, una specie di autobiografia per immagini: il suo vaudeville, l'inizio di tutto, l'inizio della coppia, la commedia della vita. Su una parete, sotto un picoglass. da qualche parte del bar, c'era una foto in bianco e nero dei primi anni Cinquanta, dove lo potevi scorgere nei panni di saltimbanco: gli occhi spiritati delle farse, la giacchetta striminzita, Palermo ancora scossa dalle bombe venute giù dalla pancia delle fortezze volanti Alleate, nulla però in confronto a quei disegni.

Nel più bello, nel più struggente trovavi proprio lui accanto a un Ciccio che sembrava abbracciarlo, proteggerlo, metterlo in salvo dalla fame con le sue braccia lunghissime, in attesa del primo successo, Rinaldo in campo, il musical di Garinei e Giovannini. 1961, l'anno delle celebrazioni per l'unità d'Italia. Ciccio. Era, se così posso dire, il suo incubo. Cose normali, naturali, obbligatorie quando si deve marciare insieme sotto il diluvio. Ecco Franco che mi racconta di Ciccio: «L'altro giorno l'ho chiamato per dirgli che Raffaella Carrà ci vuole ospiti a Domenica in. tu lo sai cosa mi ha risposto? domenica non è possibile, magari lunedì... Hai capito? e dire che quando l'ho conosciuto aveva un bel mestiere, era bravissimo a tagliare le suole delle scarpe...» Proprio una sera di pioggia, ora che ci penso, siamo andati a fare una passeggiata in via Veneto, la strada dove i turisti vanno a cercare la «Dolce vita». Ci siamo messi seduti al «Cafè de Paris». Eravamo soltanto noi, il tempo infame e qualche tipaccio in attesa che spiovesse. «Lo vedi, questo cappello?» Lo vedo, Franco, lo vedo... «Me l'ha regalato Totò». Era un feltro rosso amaranto, con tanto di laccio di sicurezza da fissare all'occhiello della giacca nei momenti di vento.

Si commuoveva, Franco, quando parlava di Totò, talvolta ne assumeva perfino le battute, in senso tecnico, come quando ragionando su un collega cane, diceva: «Ha tre note, e le altre quattro dove sono finite?»

Buster Keaton & Pasolini La prima volta che l'ho incontrato è stato comunque a Palermo. Volevo intervistarlo su Buster Keaton. Pochi lo sanno, ma nell'ultimo suo film l'attore americano recitava accanto a Franchi e Ingrassia. Due marines e un generale, il titolo. «Povero Keaton, tu lo sai che quando lo abbiamo conosciuto noi, per tirare avanti decorava dei piatti per dei ristoranti, tipo i nostri piatti del buon ricordo... Non è giusto che un signore anziano debba essere trattato così...» Anche quella volta provai la sua generosità: due pacchetti di marlboro. Grazie, ma stavo per andare a comprarle... «Non fare il cretino, prenditeli..».

Franco, com’era Pasolini? «Era bravo, era veramente bravo, abbiamo fatto insieme Cosa sono le nuvole, un grande film». E qui prendeva a cantare la canzone composta da Modugno per quella pellicola: «Ch'io [tossa esser dannato se non ti amo. E se così fosse non capirei più niente. Tutto il mio folle amore lo soma il cielo...»

Robert De Niro dirà di lui: «A me piace moltissimo Franco Franchi. Quando giravo in Sicilia il secondo capitolo del Padrino, ho visto un suo film, Ultimo tango a Zagarolo, era straordinario». Avrebbe dovuto recitare nel film tratto da II nome della rosa, ma quando scoprì che i truccatori, dietro indicazione del regista, l'avevano reso irriconoscibile. prese e andò via. Se gli parlavi dei limiti di molti suoi film, ti spiegava che non era facile ottenere dei bravi autori, a maggior ragione se giravi tre film contemporaneamente.

Mi portava nella sua cantina: l’aveva trasformata nel rifugio in cui coltivava l’altra sua grande passione: la pittura

Nel suo autografo c era il suo profilo, la sua caricatura; lo rilasciava volentieri, mai una volta che l abbia visto infastidito, e dire che ce nera di gente che glielo chiedeva anche nei momenti meno opportuni, tipo al momento di Blob che riproponeva una sua leggendaria interpretazione di di Kipling. Anche in quei momenti, si metteva in posa e sorrideva, per poi riprendere l'espressione seria di chi si interroga sull’universo mondo. Aveva anche i suoi momenti di amarezza, per le accuse di collusione con la mafia. «Ho chiamato il giudice Falcone, lo sai che mi ha detto: "No, signor Franchi, io non ho niente sul mio tavolo che la possa riguardare"».

Per spiegare invece quanto sia straordinaria la vita, il quotidiano di un attore comico, raccontava un fatto accadutogli il giorno del funerale di sua madre. «Eravamo ai Rotoli, a un certo punto ho visto una donna che seguiva piangendo la bara di un suo parente, forse il marito, quando mi ha notato ha continuato a piangere però anche a ridere, proprio così rideva e piangeva e intanto diceva: Franco Franchi Franco Franchi... diceva il mio nome e rideva e piangeva». I «Rotoli» è il cimitero di Palermo che si affaccia sul mare, fra la città e la spiaggia di Mondello; la tomba di Franco si trova li, c'è la sua foto con il suo nome d'anagrafe e d'arte, la foto su ceramica, un'altra foto di «Sorrisi e canzoni». I fiori non gli mancano. I custodi te la mostrano con gli stessi gesti con cui le maschere dei cinema ti indicavano, un tempo, il posto a sedere.

Fulvio Abbate, «L'Unità», 5 gennaio 2003


Tra i tanti argomenti di Come inguaiammo il cinema italiano. La vera storia di Franco e Ciccio, c'è il coinvolgimento di Franchi in un'inchiesta per mafia che si risolse nell'archiviazione del caso. Così ricorda la vicenda il giudice Giuseppe Ayala nell'intervista del film della quale pubblichiamo un estratto (per concessione di Ciprì e Moresco).

Accadde questo. Noi in quel periodo, siamo agli inizi degli anni 80, andavamo mettendo in piedi forse la prima grande indagine sulla mafia che poi, grazie all’avvento di Buscetta e gli altri collaboratori di giustizia, portò al maxiprocesso, ma noi non lo sapevamo che sarebbe accaduto questo... Quindi l’indagine era certamente legata a individuare responsabilità personali, perché la responsabilità penale è personale, quindi non era un problema di un’indagine ambientale, quello non è compito dei magistrati e noi non abbiamo mai perso di vista questa coordinata; per cui capitava che persone che non hanno la notorietà di Franco Franchi, meritatissima notorietà di Franco Franchi, e delle quali nessuno parla, risultava dalle indagini avessero rapporti con mafiosi e con capimafia e queste persone tecnicamente dovevano essere indagate.

... Ripeto, quando questo riguarda persone non conosciute non succede niente, quando questo riguarda personalità come Franco Franchi, ripeto meritatamente famosa, evidentemente c’è un impatto mediatico che dilata la notizia, punta i riflettori, è fatale che ciò avvenga. Ecco perché ancora oggi parliamo della vicenda di Franco Franchi... C’era solo il nostro dovere di fare quello che abbiamo fatto. Dovere che abbiamo portato a compimento rendendoci conto che non c’era niente e quindi la vicenda fu archiviata.

In sostanza quello che emergeva erano dei rapporti soprattutto con la famiglia di Michele Greco, che non dobbiamo dimenticare al tempo era soprannominato il «papa», nel senso che era il vertice di Cosa Nostra di quel periodo e Franco Franchi aveva partecipato a occasioni conviviali e poi aveva partecipato a un film, credo non meritevole di premi, il cui ideatore era il figlio di Michele
Greco... Questi elementi ci indussero a vedere se, come poi abbiamo accertato, a questo si limitavano i rapporti o se questi episodi fossero sintomatici di un rapporto diverso. Noi avevamo il dovere di approfondire.

...Quello che mi sento di poter dire è questo: l’estrazione sottoproletaria di Franco Franchi, che poveretto aveva conosciuto prima della fama la fame, cosa ben diversa, e cosa della quale lui non si vergognò mai giustamente, anzi forse la rivendicava... credo però che naturalmente la formazione subculturale gli sia rimasta...

... Allora il capomafia che rappresenta il comando, il potere, esercita un fascino su chi non è attrezzato culturalmente per valori, educazione, formazione... e Franco Franchi partiva da lì, quindi probabilmente quando Michele Greco lo avrà invitato a casa sua, non gli sembrava vero, malgrado lui fosse già un famoso attore. Questa è la spiegazione forse più probabile, non voglio rubare il mestiere agli antropologo ai sociologi, agli storici, ma con un po’ di esperienza, da siciliano non si fa fatica a ricostruire la vicenda in questa maniera.

«L'Unità», 27 agosto 2004



Filmografia

Cinema

Franco e Ciccio nell'episodio «La Giara» (dal film Kaos) il loro ultimo film assieme.
Appuntamento a Ischia, regia di Mario Mattoli (26-9-1960)
L'onorata società, regia di Riccardo Pazzaglia (30-3-1961)
5 marines per 100 ragazze, regia di Mario Mattoli (10-8-1961)
Maciste contro Ercole nella valle dei guai, regia di Mario Mattoli (19-10-1961)
Il giudizio universale, regia di Vittorio De Sica (26-10-1961)
Pugni pupe e marinai, regia di Daniele D'Anza (17-11-1961)
Gerarchi si muore, regia di Giorgio Simonelli (22-12-1961)
Il mio amico Benito, regia di Giorgio Bianchi (3-3-1962)
I tre nemici, regia di Giorgio Simonelli (23-6-1962)
I due della legione, regia di Lucio Fulci (16-8-1962)
2 samurai per 100 geishe, regia di Giorgio Simonelli (7-9-1962)
Le massaggiatrici, regia di Lucio Fulci (20-9-1962)
I motorizzati, regia di Camillo Mastrocinque (29-11-1962)
Vino, whisky e acqua salata, regia di Mario Amendola (7-12-1962)
Avventura al motel, regia di Renato Polselli (9-2-1963)
Il giorno più corto, regia di Sergio Corbucci (14-2-1963)
La donna degli altri è sempre più bella, regia di Marino Girolami (21-2-1963)
Obiettivo ragazze, regia di Mario Mattoli (5-8-1963)
Tutto è musica, regia di Domenico Modugno (18-8-1963)
Gli imbroglioni, regia di Lucio Fulci (25-9-1963)
I due mafiosi, regia di Giorgio Simonelli (15-1-1964)
2 mattacchioni al Moulin Rouge, regia di Giuseppe Vari (17-1-1964)
Le tardone, regia di Marino Girolami (29-1-1964)
I maniaci, regia di Lucio Fulci (28-3-1964)
Queste pazze, pazze donne, regia di Marino Girolami (22-5-1964)
Canzoni, bulli e pupe, regia di Carlo Infascelli (29-5-1964)
I marziani hanno 12 mani, regia di Castellano e Pipolo (21-6-1964)
Due mafiosi nel Far West, regia di Giorgio Simonelli (30-6-1964)
L'amore primitivo, regia di Luigi Scattini (17-7-1964)
Le sette vipere (Il marito latino), regia di Renato Polselli (11-8-1964)
Cadavere per signora, regia di Mario Mattoli (19-8-1964)
I due evasi di Sing Sing, regia di Lucio Fulci (22-8-1964)
Amore facile, regia di Gianni Puccini (3-10-1964)
00-2 agenti segretissimi, regia di Lucio Fulci (10-10-1964)
Sedotti e bidonati, regia di Giorgio Bianchi (14-10-1964)
I due toreri, regia di Giorgio Simonelli (3-12-1964)
Un mostro e mezzo, regia di Steno (18-12-1964)
Veneri al sole, regia di Marino Girolami (24-12-1964)
I due pericoli pubblici, regia di Lucio Fulci (31-12-1964)
Soldati e caporali, regia di Mario Amendola (31-12-1964)
Io uccido, tu uccidi, regia di Gianni Puccini (25-3-1965)
Letti sbagliati, regia di Steno (6-4-1965)
Per un pugno nell'occhio, regia di Michele Lupo (14-4-1965)
I figli del leopardo, regia di Sergio Corbucci (21-4-1965)
Scandali nudi, regia di Enzo Di Gianni (11-6-1965)
Veneri in collegio, regia di Marino Girolami (26-6-1965)
Gli amanti latini, regia di Mario Costa (11-8-1965)
I due sergenti del generale Custer, regia di Giorgio Simonelli (13-8-1965)
Come inguaiammo l'esercito, regia di Lucio Fulci (21-8-1965)
Due mafiosi contro Goldginger, regia di Giorgio Simonelli (15-10-1965)
00-2 Operazione Luna, regia di Lucio Fulci (25-11-1965)
Due marines e un generale, regia di Luigi Scattini (26-11-1965)
I due parà, regia di Lucio Fulci (24-12-1965)
2 mafiosi contro Al Capone, regia di Giorgio Simonelli (4-3-1966)
Come svaligiammo la Banca d'Italia, regia di Lucio Fulci (18-3-1966)
Le spie vengono dal semifreddo, regia di Mario Bava (29-7-1966)[2]
I due sanculotti, regia di Giorgio Simonelli (13-8-1966)
Gli altri, gli altri... e noi, regia di Maurizio Arena (31-10-1966)
I due figli di Ringo, regia di Giorgio Simonelli (7-12-1966)
Come rubammo la bomba atomica, regia di Lucio Fulci (3-2-1967)
Il lungo, il corto, il gatto, regia di Lucio Fulci (3-5-1967)
I zanzaroni, regia di Ugo La Rosa (17-5-1967 - la data si riferisce al visto censura)
Il bello, il brutto, il cretino, regia di Giovanni Grimaldi (13-8-1967)
Due rrringos nel Texas, regia di Marino Girolami (25-8-1967)
Stasera mi butto, regia di Ettore Maria Fizzarotti (27-10-1967)
I due vigili, regia di Giuseppe Orlandini (13-12-1967)
I barbieri di Sicilia, regia di Marcello Ciorciolini (21-12-1967)
Nel sole, regia di Aldo Grimaldi (22-12-1967)
Brutti di notte, regia di Giovanni Grimaldi (14-3-1968)
L'oro del mondo, regia di Aldo Grimaldi (27-3-1968)
Capriccio all'italiana, regia di Mauro Bolognini, Mario Monicelli, Pier Paolo Pasolini, Steno, Pino Zac e Franco Rossi (13-4-1968)
Franco, Ciccio e le vedove allegre, regia di Marino Girolami (13-4-1968)
I due crociati, regia di Giuseppe Orlandini (7-8-1968)
Don Chisciotte e Sancio Panza, regia di Giovanni Grimaldi (24-8-1968)
Ciccio perdona... Io no!, regia di Marcello Ciorciolini (26-9-1968)
I 2 pompieri, regia di Bruno Corbucci (29-10-1968)
I nipoti di Zorro, regia di Marcello Ciorciolini (12-12-1968)
I 2 magnifici fresconi, regia di Marino Girolami (23-12-1968)
I 2 deputati, regia di Giovanni Grimaldi (1-1-1969)
Indovina chi viene a merenda?, regia di Marcello Ciorciolini (2-4-1969)
Franco, Ciccio e il pirata Barbanera, regia di Mario Amendola (16-9-1969)
Franco e Ciccio... ladro e guardia, regia di Marcello Ciorciolini (20-11-1969)
Lisa dagli occhi blu, regia di Bruno Corbucci (23-12-1969)
Satiricosissimo, regia di Mariano Laurenti (21-1-1970)
Nel giorno del Signore, regia di Bruno Corbucci (18-3-1970)
Franco e Ciccio sul sentiero di guerra, regia di Aldo Grimaldi (26-3-1970)
Don Franco e Don Ciccio nell'anno della contestazione, regia di Marino Girolami (16-4-1970)
Ma chi t'ha dato la patente?, regia di Nando Cicero (28-8-1970)
I due maggiolini più matti del mondo, regia di Giuseppe Orlandini (29-8-1970)
Principe coronato cercasi per ricca ereditiera, regia di Giovanni Grimaldi (29-8-1970)
W le donne, regia di Aldo Grimaldi (4-9-1970)
Due bianchi nell'Africa nera, regia di Bruno Corbucci (28-10-1970)
I due maghi del pallone, regia di Mariano Laurenti (2-12-1970)
Il clan dei due Borsalini, regia di Giuseppe Orlandini (18-2-1971)
Mazzabubù... Quante corna stanno quaggiù?, regia di Mariano Laurenti (25-2-1971)
...Scusi, ma lei le paga le tasse?, regia di Mino Guerrini (11-3-1971)
Ma che musica maestro, regia di Mariano Laurenti (6-4-1971)
I due della F. 1 alla corsa più pazza, pazza del mondo, regia di Osvaldo Civirani (12-8-1971)
Venga a fare il soldato da noi, regia di Ettore Maria Fizzarotti (12-8-1971)
Riuscirà l'avvocato Franco Benenato a sconfiggere il suo acerrimo nemico il pretore Ciccio De Ingras?, regia di Mino Guerrini (19-8-1971)
Armiamoci e partite!, regia di Nando Cicero (3-9-1971)
I due pezzi da 90, regia di Osvaldo Civirani (28-10-1971)
I due assi del guantone, regia di Mariano Laurenti (2-12-1971)
Continuavano a chiamarli i due piloti più matti del mondo, regia di Mariano Laurenti (8-3-1972)
Continuavano a chiamarli... er più e er meno, regia di Giuseppe Orlandini (24-3-1972)
I due figli di Trinità, regia di Osvaldo Civirani (26-7-1972)
I due gattoni a nove code... e mezza ad Amsterdam, regia di Osvaldo Civirani (31-7-1972)
Storia di fifa e di coltello - Er seguito der Più, regia di Mario Amendola (14-8-1972)
Paolo il freddo, regia di Ciccio Ingrassia (11-4-1974)
Farfallon, regia di Riccardo Pazzaglia (12-8-1974)
Crema, cioccolata e pa... prika, regia di Michele Massimo Tarantini (15-8-1981)
Kaos (episodio "La giara"), regia di Paolo Taviani e Vittorio Taviani (23-11-1984)

Film televisivi

Le avventure di Pinocchio, regia di Luigi Comencini (1972)
Klimbim (serie televisiva tedesca), regia di Michael Pfleghar (1978)
Questa è la lista di tutte le apparizioni cinematografiche di Franco Franchi, con l'aggiunta dei documentari e dei film tv.

Documentari

American secret service: cronache di ieri e di oggi (film di montaggio), regia di Enzo Di Gianni (1968)
Rom aktuell, regia di Edgar von Heeringen (1969)
Franco e Ciccio superstars (film di montaggio), regia di Giorgio Agliani (1974)
Un sorriso, uno schiaffo, un bacio in bocca (film di montaggio), regia di Mario Morra (1975)
Amici più di prima (film di montaggio), regia di Marino Girolami, Giovanni Grimaldi e Giorgio Simonelli (1976)
Lo schermo a tre punte, regia di Giuseppe Tornatore (1995)
Franco e Ciccio in uno storico pasticcio (film di montaggio), regia di Bruno Mattei e Chiara Peritore (2000)
Franco e Ciccio, ma che impiccio! (film di montaggio), regia di Chiara Peritore (2000)
Come inguaiammo il cinema italiano - La vera storia di Franco e Ciccio, regia di Daniele Ciprì e Franco Maresco (2004)

Film da solo

Il figlioccio del padrino, regia di Mariano Laurenti (1973)
Ku-Fu? Dalla Sicilia con furore, regia di Nando Cicero (1973)
Il sergente Rompiglioni, regia di Pier Giorgio Ferretti (1973)
Ultimo tango a Zagarol, regia di Nando Cicero (1973)
Il gatto di Brooklyn aspirante detective, regia di Oscar Brazzi (1973)
Piedino il questurino, regia di Franco Lo Cascio (1974)
L'eredità dello zio buonanima, regia di Alfonso Brescia (1974)
Il giustiziere di mezzogiorno, regia di Mario Amendola (1975)
Il sergente Rompiglioni diventa... caporale, regia di Mariano Laurenti (1975)
Il sogno di Zorro, regia di Mariano Laurenti (1975)
Tango blu, regia di Alberto Bevilacqua (1987)

Televisione

Buonasera con... Franco Franchi, regia di Lucio Fulci (1978)
Un uomo da ridere, regia di Lucio Fulci (1980) - film tv

Discografia

Discografia solista

Singoli

1966: Bang bang kissene/ (Ester Record, 7")
1970: 'A mossa/'O divorzio (Hello Records, HR-3001, 7")
1971: Cu fu... cu fu?!/Ti voglio bene (Hello Records, HR-9042, 7")
1971: 'A dieta/Sceriffo Frank (Hello Records, HR-9054, 7")
1972: Siente guaglio'/Sceriffo Frank (Hello Records, HR-9071, 7")
1972: L'ultimo dei belli/Vattene via fratello (Durium, Ld A 7753, 7")
1972: Er più dei più/La gelosia (Durium, Ld A 7776, 7")
1973: Il gatto di Brooklyn/Amuri (Durium, Ld A 7794, 7")
1973: Tango della manomania/Casanova 2000 (Durium, Ld A 7797, 7")
1974: E vulannu vulannu vulannu/Il cortile degli aragonesi (Durium, Ld A 7841, 7")
1978: Skate board/Sarò Franco (RCA Italiana, PB-6181, 7")
1978: Mamma! Ho visto un UFO/Telefonata a Gesù (RCA Italiana, PB-6273, 7")
1980: Ridi e ti passa/L'uomo da ridere (RCA Italiana, BB-6426, 7")

Discografia con Ciccio Ingrassia

Album

1961 - Rinaldo in campo (Fonit Cetra, LP 20016; partecipazione con Domenico Modugno, Delia Scala ed il resto del cast)
Singoli[modifica | modifica wikitesto]
1961 - Tre somari e tre briganti/La bandiera (Carosello)
1968 - Ciccio perdona... io no!/Lupara Story (Carosello, Cl-20211)
1968 - La gavotta (Carosello)
1968 - Tango mizzichero/Scuola di danza (Carosello, Cl-20207)
1969 - Non siamo eroi/Non siamo eroi (strumentale) (Carosello, Cl-20223) (lato B eseguito dall'Orchestra di Roberto Pregadio con i Cantori Moderni di Alessandroni)
1970 - Cerentoluzzo parte 1/Cerentoluzzo parte 2 (Hello Records, HR 9037)
1970 - La lampada di Alaciccio parte 1/La lampada di Alaciccio parte 2 (Hello Records, HR 9038)
1970 - Pollifranco e Polliciccio parte 1/Pollifranco e Polliciccio parte 2 (Hello Records, HR 9039)
1981 - E mi pareva strano/Franco, Ciccio e il pappagallo (Fonit Cetra, SP-1749)
1982 - Ah, l'amore/Alì Alì Alè (RCA Italiana, BB 6559)
1982 - Ridiamoci sopra/Calcio matto (RCA Italiana)

Con Ciccio Ingrassia

Teatro

Core 'ngrato (1954)
Al Texas Club (1957)
Due in allegria e cinque in armonia (1958)
Un giallo più giallo di un giallo (1958)
Liz Taylor è a Cannes, De Sica a New York, Franchi e Ingrassia a Palermo (1959)
Rinaldo in campo (1961-62)
Masaniello (1963)
Tommaso d'Amalfi (1963-64)
Il cortile degli Aragonesi (1973)
La granduchessa e i camerieri (1977)

Radio

Il gamberetto (1970-71)
Gran varietà (1971)
Permette cavallo (1981)
Il baraccone (1981)

Televisione

Presentatori in televisione

I due nel sacco (RAI, 1966)
Due ragazzi incorreggibili (RAI, 1976-77)
Drim (RAI, 1980)
Patatrac (RAI, 1981)
Ridiamoci sopra (Fininvest, 1982)
Beauty Center Show (Fininvest, 1983)
Bene, bravi, bis (Fininvest, 1984)
Grand Hotel (Fininvest, 1985-86)
Zecchino d'Oro (Rai, 1990)
Avanspettacolo (RAI, 1992)

Ospiti fissi in televisione

Cantatutto (1963-64)
Partitissima (1967)
Un disco per l'estate (1972)
Grand Hotel (1986)
Buona domenica (1986-87)
Io Jane, tu Tarzan (1989)
Il gioco dei 9 (1990, ospiti dal 5 al 10 settembre)
La Banda dello Zecchino, (1991)


Riferimenti e bibliografie:

  • Saverio Esposito, "Follie del Varietà" (Stefano De Matteis, Martina Lombardi, Marilea Somarè), Feltrinelli, Milano, 1980
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
  • Giuseppina Manin, Emilia Costantini, «Corriere della Sera, 10 dicembre 1992
  • Paolo Lunghi, «Il Piccolo di Trieste, 10 dicembre 1992
  • Osvaldo Guerrieri, Antonio Ravidà, Masolino D'Amico, «La Stampa, 10 dicembre 1992
  • Fulvio Abbate, «L'Unità», 5 gennaio 2003
  • «L'Unità», 27 agosto 2004