Fred Buscaglione è morto in un tragico scontro d'auto

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Tornava in albergo da un locale notturno a bordo della sua «Thunderbird» che si è schiantata contro un autocarro ai Parioli • Soccorso e caricato su una vettura dell'ATAC il popolare cantante è deceduto durante il tragitto verso il Policlinico - La moglie Fatima Robins, giunta a Roma da Firenze, è stata colla da malore - I funerali si svolgeranno a Torino

Il popolare cantante e compositore Fred Buscaglione è morto ieri mattina a Roma, in un impressionante. incidente automobilistico. Attraversando a forte velocità l incrociò ìli via Paisiello con via Rossini, la sua macchina, una grossa «Ford Thunderbird» color cipria, targata Torino 286788. si è scontrata con un autocarro «Lancia Esatau» carico di massi di tufo. In seguito al violentissimo urto, la lussuosa vettura americana si è ridotta in un ammasso di rottami, e il povero cantante è rimasto sfracellato al posto di guida. Erano le ore 6.15. Pochi minuti dopo, mentre veniva trasportato al Policlinico. Fred Buscaglione è spirato.

Cantante e attore

Fred era il diminutivo del suo vero nome: si chiamava Ferdinando Buscaglione ed era nato a Torino il 23 novembre del 1921. Egli aveva lasciato la sua residenza nella città natale, dove abitava in un appartamento in via Baia 26-B. A Roma, dove gli capitava assai spesso di venire per impegni cinematografici, abitava all'Hotel Rivoli, in via Taramelli 7. Ieri mattina, al momento dell'incidente, Buscaglione stava appunto tornando in albergo, per riposare un paio d’ore e cambiarsi d'abito. Alle 9 era atteso a Castelfusano, dove, assieme a Walter Chiari, avrebbe dovuto partecipare alle ultime riprese del film «Noi duri». Era stato Fred che aveva sollecitato la realizzazione di queste riprese, che ora non si faranno mai più, perché nei prossimi giorni doveva partire per Alba, dove era atteso per una serie di concerti.

Dirigendosi verso via Taramelli, il cantante aveva imboccato via Paisiello. Data l’ora mattutino, la strada era deserta, ed egli aveva perciò potuto spingere la macchina e forte velocità: cento, centoventi all’ora. Era una macchina inconfondibile, quella di Buscaglione. Per intonarla con il bizzarro personaggio che interpretava con tonto successo nelle sue «criminal songs», egli se l’era scelta color cipria, e cioè rosa-lilla chiaro. Un’altra uguale la possiede Mike Bongiorno e se n’è servito per i suoi giri nelle cittadine prescelte per a Campanile Sera».

In fondo a via Paisiello, Buscaglione ha sterzato per imboccare via Bertoloni. Da piazza Ungheria sopraggiungeva l'autocarro, alla guida del quale era l'autista Bruno Ferretti, di 24 anni, abitante in via Valle Bagnata 13. L'autocarro, che è di proprietà del signor Pietro Martella, era a pieno carico e si trovava a procedere in salita. Questo permette di escludere che la sua velocità fosse superiore ai trenta, quaranta chilometri orari.

Bruno Ferretti non ha potuto far nulla per evitare l'incidente, perchè la «Ford Thunderbird» è piombata all'improvviso in mezzo all'incrocio. Provenendo da destra, poi, l’autista sapeva di avere la precedenza sulle macchine che venivano da via Paisiello e perciò fin da adesso si può escludere che egli abbia qualche responsabilità.

La disgrazia

Il muso della macchina americana si è schiantato contro il parafango sinistro dell’autocarro, che. sotto la fortissima spinta, si; è spostato di cinque metri sul lato destro. La carcassa della «Ford» ha proseguito la sua corsa ancora per qualche metro, seminando sulla strada pezzi di lamiera e frammenti di cristallo. Il carabiniere Ettore Rapposelli, che si trovava in servizio davanti al cancello di Villa Taverna, residenza dell’ambasciatore Zellerbach, è uno dei due testimoni oculari della disgrazia. La macchina e l’autocarro si sono scontrati a una trentina di metri dal punto in cui si trovava lui. Ha potuto cosi vedere come è avvenuto l’incidente e, nel suo rapporto al Comando dei Carabinieri. ha scritto che esso era inevitabile. A suo avviso, nè il povero Buscagliene nè il Ferretti debbono avere avuto il tempo di frenare.

L'altro testimone è il signor Goffredo Rossi, impiegato presso la RAI-TV. Il Rossi, che si stava recando in motocicletta al lavoro, si era accodato all’autocarro del Ferretti. Egli afferma che il pesante automezzo procedeva molto lentamente. L’autocarro era giunto a metà dell’incrocio, quando il Rossi ha visto sopraggiungere come un lampo la macchina rosa dalla sinistra e cioè da via Paisiello.

«Ho frenato giusto in tempo per non ricevere addosso le pietre che cadevano dal cassone dell’autocarro — ha detto il Rossi — Macchina e camion hanno proceduto ancora per una decina di metri e si sono fermati davanti al marciapiedi di Villa Taverna. Poco dopo, è arrivata una Circolare rossa e molti passeggeri sono scesi per vedere che cosa era successo».

I soccorsi

Assieme al Rossi e al Ferretti, che è rimasto perfettamente illeso, il carabiniere Rapposelli si è affrettato a soccorrere il cantante. Quest’ultimo era riverso sul sedile della macchina, con il capo rovesciato indietro. Lo sterzo gli premeva ancora contro il torace ed aveva il viso sfigurato da una larga ferita. Il sangue continuava a colargli sulla giacca e sul pantaloni. Già era scosso dai rantoli dell’agonia. Per estrarlo dai rottami dell’auto, senza procurargli altre ferite, i soccorritori hanno dovuto muoverlo con estrema delicatezza. Acuminati e taglienti pezzi di lamiera erano infatti rimasti piantati nella carne del poveretto, mentre tutto il sedile si era tanto spostato in avanti da tenerlo imprigionato come in una morsa. Il carabiniere ha quindi fermato il primo mezzo che si trovava a passare, un autobus della linea 90 che ancora non era entrato in servizio. Il corpo grondante sangue di Fred Buscaglione è stato adagiato sulla piattaforma dell’autobus e questo è partito alla volta del Policlinico.

Preceduto dal suono insistente e lamentoso del clakson, l'autobus ha attraversato piazza Ungheria ed ha imboccato il viale Liegi. Le strade incominciavano ad animarsi. Già scorrevano le saracinesche dei bar. Il cantante ha continuato a rantolare ancora per qualche minuto, poi si è irrigidito fra le braccia dei suoi soccorritori. Era morto. Al posto di pronto soccorso del Policlinico, il corpo di Fred Buscagliene è stato spogliato e disteso su una lettiga. Il professor Costanzo che doveva redigere l’atto di morte, ha riscontrato sulla salma lo schiacciamento del torace, una vasta ferita al viso e l’avvallamento dello zigomo e della bozza frontale destri. La morte era sopraggiunta per la spaventosa emorragia interna conseguente dello schiacciamento del torace.

Gli abiti che aveva indosso e che erano completamente intrisi di sangue sono stati consegnati al posto di polizia dell’ospedale. Erano un soprabito scuro, una giacca di panno blu e un paio di pantaloni di flanella. Nelle tasche, il sottufficiale di servizio ha trovato un portafogli con dentro 8000 lire ed una tessera di qualificazione professionale rilasciata in data 6 marzo 1958. La tessera reca il numero 12162 ed è intestata al «direttore d'orchestra» Ferdinando Buscaglione. Il sottufficiale ha anche preso in consegna gli, altri oggetti che il povero cantante aveva addosso: un paio di gemelli e un orologio da polso d’oro e un piccolo distintivo pure d’oro, una pipa e un accendisigaro a forma di sigaretta.

L’inchiesta

In mattinata, la salma e stata trasferita dalla camera mortuaria del Policlinico all’Obitorio, dove, probabilmente nella giornata di oggi, sarà sottoposta all’autopsia. Sul posto del tragico incidente si sono recati un sostituto procuratore della Repubblica e il ten. Sassi, i comandante dei carabinieri dei Parioli. Il nucleo di polizia giudiziaria dei carabinieri ha provveduto a svolgere gli accertamenti tecnici, in base ai quali sarà compilato un rapporto per l’Autorità Giudiziaria. In mezzo a una folla muta e commossa, la carcassa rosa della macchina americana è rimasta in via Rossini fino alle 11. Un’auto-grue del servizio stradale l’ha poi trainata fino all’autorimessa dell’A.C.I. in via Treviso. Nella macchina, fra i frammenti di cristallo e le macchie di sangue, sono stati trovati il libretto di circolazione, il triangolo e un pupazzetto di «lenci», di quelli che si appendono allo specchietto come portafortuna.

Sia la «Thunderbird» che l’autocarro sono stati posti sotto sequestro dal magistrato che si sta occupando del fatto. Difficile è stato rimuovere l’autocarro dal punto in cui si era fermato. Il motore mezzo demolito non poteva davvero funzionare, e allora è stato necessario scaricare il camion del tufo che era ammassato nel cassone e poi rimorchiarlo in rimessa.

L'autista Bruno Ferretti è stato interrogato dai carabinieri, e, non essendo emerse responsabilità a suo carico, è stato rilasciato alle 14. Egli ha dichiarato: «Ero diretto a un vicino cantiere dove dovevo scaricare il materiale. Ad un tratto ho visto la "Ford" che mi veniva addosso. Io stavo sulla mia mano e mi sono avvicinato al centro dell'incrocio. Ho stretto il volante ed ho sterzato tutto a destra, ma la ''Ford” mi è venuta addosso egualmente. Ho inteso un botto, un rumore di vetri rotti, non ho capito più nulla».

L’autista è rimasto molto scosso per l’incidente ed ha saputo che la vittima era Fred Buscaglione dal conducente della Circolare Rossa che, come si è detto, si è fermata in via Rossini, subito dopo la sciagura. «Speriamo che si salvi» ha detto al conducente. E mentre il moribondo veniva trasportato all’ospedale, egli si è messo a disposizione dei carabinieri.

Le ultime ore di vita di Fred Buscagliene sono state approssimativamente ricostruite dai cronisti delle agenzie di stampa. L'altra sera, Fred andò a cena alla Taverna Margutta assieme ad alcuni amici, fra i quali Hanna Rasmussen. Si trattenne nel locale fino all'una e venti, e gli amici rimasero sorpresi dal fatto che egli non volle bere nemmeno un whisky. «Domattina debbo lavorare, perciò non bevo», spiegò Fred. E cenando bevve un dito di vino. Uscito dalla taverna Margutta, si recò al Jicky Club, assieme al radiocronista Mario Pogliotti, che è il paroliere della sua ultima canzone «Ossessione». Buscagliene doveva firmare un contratto e perciò aveva preso appuntamento con Lino Cruciani, proprietario del Jicky Club. Nel contratto, egli si impegnava a cantare nel locale dal 10 aprile fino a tutto maggio, e nei mesi di giugno e luglio al «Belvedere delle Rose», che è pure di proprietà di Cruciani.

Buscaglione parlò d’affari con Cruciani fino alle 2,30: «Sei contento ora? — gli chiese Cruciani — Gli affari ti vanno bene». «Non posso lamentarmi - rispose abbassando lo sguardo il compositore-cantante - mi vanno bene: ma sono addolorato... sono solo..., è vero, che ho tutto... o meglio, non ho tutto... non mi vergogno a dirlo: il mio cuore è a Firenze...».

Il colloquio venne interrotto fra i due. Intervenne il maestro Paolo Zavelloni che dirige il complesso musicale del locale notturno. Fece gran festa a Buscaglione che conosceva da sei anni; «Ci conoscemmo a Torino — ha detto — lui lavorava in un locale, io in un altro. Al termine del lavoro ci incontravamo e andavamo insieme a cena».

A questo punto il commendator Cruciani se ne andò a fare i conti di cassa e Buscaglione rimase solo con Zavelloni: «Siamo restati così a chiacchierare sino alle tre e trenta — ha aggiunto il maestro — sino a quando il complesso dei "Vichinghi" ha smesso di suonare e spettava alla mia orchestra di riprendere il programma. Pregai Buscaglione di suonare con me. Accettò di buon grado e prima al piano, poi al contrabbasso eseguì numerosi motivi. Alle 4 gli chiesi se voleva venire a cena con me e la mia orchestra al "Terminal". Accettò e al termine del lavoro ce ne andammo. Venne con noi anche il cantante Roc Matano. Al ristorante Buscaglione fu l'unico che non mangiò e non bevve: "Non posso — disse — domani alle 8.30 ho un lavoro importante di doppiaggio "».

Zavelloni gli disse ancora scherzosamente: «Tu oggi guadagni un milione al giorno». Buscaglione gli rispose: «Questo accadrà anche a te se saprai aspettare!». La comitiva uscì dal «Terminal» alle 6.10: «Come farai ad andare a lavorare alle 8,30 — gli chiese ancora Zavelloni. «Non ti preoccupare — rispose prima di salire sulla macchina sulla quale sarebbe morto — due ore di sonno mi sono più che sufficienti».

Si lasciarono restando d’accordo che si sarebbero incontrati la sera successiva. «Non era ubriaco — ci ha detto Zavelloni — nessuno può saperlo meglio di me. Non ha nè bevuto nè quando è salito sulla macchina era perfettamente normale e tranquillo».

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Messa di Requiem

Alle 3, Pogliotti, che era stanco, salutò la comitiva e se ne andò. Fred era allegro ed era ancora fresco come una rosa; aveva trovato degli amici e perciò non aveva alcuna voglia di andarsene a letto. Mario Pogliotti si era dimenticato di mettersi d'accordo con lui per vedersi l'indomani, in modo da ritoccare la canzone che andrà in onda per la prima volta domenica prossima, durante la trasmissione radio «Voci nel mondo». Ieri mattina alle 9, gli ha telefonato in albergo. «Il signor Buscaglione è morto», ha risposto il portiere del «Rivoli».

Particolarmente toccante è una circostanza riferita da Pogliotti, che ha trascorso con il povero Fred quasi tutto il pomeriggio di martedì, lavorando alla composizione della canzone. Il cantante aveva comprato una «sonette» e cioè un piccolo organo. Se l’era fatta mandare in albergo e l'aveva sistemata in un angolo della sua camera: la n. 63, al terzo piano. Ebbene, a un certo punto, per provarla di nuovo, vi si sedette davanti e incominciò a suonare. Non suonò musica moderna, suonò alcuni brani della Messa di Requiem di Bach. Pogliotti restò sorpreso, perchè non aveva mai sentito il suo amico suonare musica del genere. E glielo disse. Ma Buscaglione non rispose. Restò a suonare per tre quarti d'ora la musica di Bach.

Da quando non andava più d’accordo con la moglie, la bella Fatima Robin’s, Fred temeva la solitudine. Solo la vicinanza degli amici riusciva a sollevarlo da uno strano stato di depressione, che diventava per lui una vera e propria sofferenza fisica. Hanna Rasmussen, che è stata una delle ultime persone a vederlo vivo, diceva ieri: «sembra incredibile, ma da alcuni giorni Fred era depresso e presentiva una sciagura. In questi ultimi tempi aveva sofferto molto a causa di alcuni disturbi cardiaci. Posso dire che era un uomo generoso e gentile, facile alla commozione e sensibile. Aiutava le persone per amicizia, senza pretendere nulla in cambio. Con me ha fatto lo stesso ed io gli sono sempre stata riconoscente per la sua comprensione e la sua amicizia. Si atteggiava ai "duro" anche nella vita, ma in realtà era un cuore tenero e i suoi amici intimi lo sapevano. solo solo..., è vero che io personalmente ho perso un amico».

La moglie di Fred Buscagliene ha appreso la tragica notizia a Firenze, dove si trovava assieme al complesso di Bruno Quirinetta per un contratto al locale «Chez moi». Fatima Ben Embarek, in arte Fatima Robin’s era da poco rientrata alla pensione Eden, dove abita, quando un amico ha telefonato da Roma per comunicare l’accaduto. Ha parlato con il proprietario della pensione, signor Giancarlo Vannelli. Questo ultimo è andato a svegliare la signora Buscagliene e le ha detto che bisognava partire subito, perchè Fred era rimasto ferito in un incidente stradale. Fatima Robin’s ha avuto subito la sensazione che il marito fosse morto, ma il signor Vannelli l'ha rassicurata, affermando che c’erano ancora speranze. Le sue pietose bugie non sono più servite a nulla, quando Fatima ha voluto telefonare alla sua amica signora Ratti, che abita a Roma all’Hotel Rivoli, lo stesso dove abitava il povero Fred. La signora Ratti non ha saputo mentire. E in quel momento per giunta, la hall della pensione Eden è stata invasa dai cronisti e dai fotografi dei quotidiani fiorentini Fatima ha capito e si è accasciata su una poltrona, scoppiando in singhiozzi. «Fred... mio povero », balbettava.

Fatima

Poco dopo, indossato un abito e una pelliccia, senza pettinarsi e senza truccarsi, ella è partita per Roma con l‘«Austin» del signor Vannelli. Fred conobbe Fatima a Casablanca, dove ella faceva parte di una compagnia di saltimbanchi marocchini. La convinse a seguirlo e la portò via di nascosto al suoi familiari. Fu una bella e romantica avventura, che purtroppo doveva concludersi amaramente qualche tempo fa. I due non andavano più d’accordo e cosi avevano deciso di vivere separati. Erano però rimasti innamorati l’uno dell’altro. Si rividero l’ultima volta la settimana scorsa a Firenze. Furono gli amici che fecero in modo di farli rincontrare. Fred e Fatima rimasero a conversare a lungo.

La madre di Fred Buscagliene ha appreso l’accaduto a Torino, dove continua ad abitare in un appartamentino da portiere nello stabile di via Cavour 15. La vecchietta non è in condizioni di salute tali da permetterle un viaggio a Roma. Ella aspetterà al Torino il feretro del figlio. Il fratello Umberto si trovava invece a Rimini ed è subito partito per Roma dove è arrivato nel pomeriggio.

Il primo che si è recato al Policlinico nella vana speranza di poter rivedere Fred Buscaglione è stato Gino Latilla. Poi, all’Obitorio, sono arrivati il maestro Angelini e il maestro Bonagura. Carla Boni e Gino Latilla erano amici intimi di Fred Buscaglione. Entrambi sono rimasti sconvolti dalla sciagura. Fred Buscaglione raggiunse la notorietà a Roma, cantando le sue «criminal songs» alle «Grotte del Piccione». Piero Gabrielli, proprietario del locale, è scoppiato in singhiozzi quando ha saputo che Buscaglione era morto.

«Non era solo un artista — ha detto Piero Gabrielli —. Era soprattutto un bravo ragazzo e un amico sincero. Noi, i miei fratelli ed io, non abbiamo fatto assolutamente nulla per lui. Egli era già grande quando gli offrimmo la possibilità di farsi conoscere dal pubblico romano. Nel nostro ambiente, sappiamo tutti che se il pubblico romano dice si a un artista questo si può considerare "arrivato’'. Facemmo soltanto questo per Fred, che era già noto in alta Italia. Gli davamo 80 mila lire per sera. Esordi nell’ottobre del 1958 e conserviamo ancora i manifesti e le locandine che facemmo per l’occasione. Bastò poco a Fred per suscitare entusiasmo intorno a sé anche a Roma, non era soltanto per il suo modo di cantare che la gente affollava il locale, ma anche perchè Fred era cordiale e buono. Aveva sempre il sorriso sulle labbra: dietro quel sorriso, si nascondeva spesso dramma. Ha avuto tanti dispiaceri nella vita, povero Fred. Poi, il cinema, la radio, la televisione si impadronirono di lui e ne fecero un divo. In questi ultimi tempi, lavorava come un negro. Aveva un preoccupante esaurimento nervoso e per questo, salvo impegni presi in passato, cercava di non lavorare più nei locali».

Fatima Robin’s non ha voluto fare dichiarazioni. Appariva disfatta, aveva gli occhi pieni di lacrime. Ella si è chiusa nella sua stanza, al secondo piano dell'albergo. e non ha avuto neppure la forza di recarsi a vedere il suo Fred. La stanza dove Fred viveva all'albergo Rivoli è stata ieri mattina sigillata dai carabinieri della tenenza Parioli che sta svolgendo le indagini del caso per accertare le eventuali responsabilità dell’incidente. La camera dovrà rimanere chiusa fin quando tutti gli eredi non saliranno a Roma. Stamane, nella chiesa del Sacro Cuore di Maria in piazza Euclide, sarà celebrata una Messa funebre in memoria di Fred Buscaglione. Poi. le spoglie del cantante saranno trasportate a Torino, sua città natale, dove avranno luogo i funerali.

Poco dopo le 20 Fatima Robin’s è scesa per un momento nella hall dell’albergo, «Non chiedetemi nulla — ha detto ai giornalisti presenti —. Sono cosi sconvolta che non potrei rispondere. Tutto è accaduto cosi fulmineamente che ancora io non so rendermi conto di quello che è successo. Abbiamo dovuto chiedere a Gino Latilla un vestito, perchè la stanza di Fred è sigillata». Poi è scoppiata in un pianto convulso perdendo le forze. Alcuni amici l’hanno allora rianimata e l'hanno accompagnata di nuovo nella sua stanza.

«Poco dopo, ella è stata colta da un collasso. E’ stato quando dall’altoparlante di un televisore le è giunta la voce del marito. La TV, dopo aver trasmesso alcune scene girate sul luogo dell'incidente, ha infatti commemorato l’artista così tragicamente scomparso facendo apparire sul video una registrazione di Buscaglione mentre cantava la sua ipopolare canzonetta «Eri piccola». La signora Fatima è stata amorevolmente assistita dai suoi parenti.

All’obitorio

La salma di Fred Buscaglione ha oltrepassato nella tarda mattinata, il muro e le siepi di bosso alto che cingono l’edificio dell'Obitorio, dove è stata pietosamente composta su di un tavolo anatomico fra altre due: quella di una giovane donna che venerdì scorso si gettò da una finestra dell'ospedale di S. Camillo e i l'altra di una vecchietta trovata! morta tre giorni fa nella propria baracca.

Così, disteso sul marmo, lo ha veduto l’attore Ugo Tognazzi accorso non appena appresa la notizia luttuosa: «La conoscevo da 11 anni. — ha detto l'attore appena uscito dal cancello di accesso all'obitorio — Ci conoscemmo a Sanremo: io, in quei giorni, stavo dando spettacolo; Fred che a quel tempo pareva più poeta che il "duro" dei "criminals". Suonava il violino e corteggiava una soubrettìna della mia compagnia».

Non appena i giornali del pomeriggio hanno diffusa la notizia della tragica morte del popolare «Fred». la gente ha cominciato ad assieparsi davanti alla cancellata sbarrata dell’obitorio: erano giovinetti in «bleu jeans» arrivati a bordo delle loro scoppiettanti motorette, ragazze e studentesse con ancora sottobraccio i libri di scuola. E ancora: uomini e donne di ogni ceto, tutti «aficionados» di Buscaglione, l’uomo che aveva cantato per loro, scherzosamente, le vicende della malavita. Hanno invano atteso di potere entrare per rendere omaggio alla salma del loro beniamino dalla voce roca. Il tempo è trascorso e, .nella attesa, la folla ha ricordato il successo e la vita passata dello sventurato cantante e compositore; ma non è stato possibile entrare: una guardia di polizia messa di fazione all’ingresso aveva avuto un ordine preciso e non ha fatto eccezione nemmeno per il direttore della RAI-TV Rodolfo Arata e per il cantante Giacomo Rondinella arrivati fra i primi.

Il fratello di Fred

Nel pomeriggio, verso le 17 è arrivato Umberto Buscaglione, fratello di Fred il quale come si è detto aveva appreso la notizia in mattinata, a Rimini. Ha parcheggiata la propria automobile ad una cinquantina di metri dall’ingresso dell’obitorio e si è incamminato a piedi per quell’ultimo tratto. Lo ha scorto avanzare, così, con passo incerto, il capo chino per nascondere gli occhi arrossati dal pianto, Romano Gabrielli, fratello di Piero Gabrielli. Romano, che è legato ai due fratelli Buscaglione da amicizia di vecchia data, gli è andato incontro e lo ha abbracciato commosso; lo ha anche baciato sulle guance con affetto fraterno. Lo ha preso, poi, sottobraccio e con lui, che pareva camminare come in sogno, è entrato attraverso un piccolo cancello laterale dell'obitorio.

La visita alla salma è durata una trentina di minuti, poi i due uomini sono ritornati sulla strada. Romano Gabrielli aveva pianto anch’egli nel vano tentativo di frenare le lacrime di Umberto Buscaglione. Di fretta si sono diretti verso un’auto in sosta e si sono allontanati verso l'albergo «Rìvoli» dove era ad attenderli Fatima Robins.

La folla non ha voluto disertare ancora: ha sperato sino a tarda sera che i cancelli sarebbero stati aperti, che le sarebbe stato permesso di rendere omaggio allo scomparso.

Sono trascorse così molte ore e con il buio della notte si è levata un'aria cruda dalla quale era difficile potersi difendere. I capannelli di persone si sono sciolti e lo spiazzo antistante il grande cancello sbarrato si è fatto deserto. Cosi, Fred Buscaglione é rimasto solo al di là del muro, oltre le siepi di bosso, sul marmo del tavolo anatomico.

Sul posto dell'incidente, invece, la gente ha sostato a lungo e ciascuno ha indicato all'altro, standosene al margine dei marciapiedi, il punto esatto dello scontro avvenuto all’alba fra la potente vettura del cantante e l'autocarro carico di tufo. Commenti e giudizi, più o meno esatti sono stati formulati sulle modalità dell'incidente, sulle capacità nel momento dello scontro dei conducenti i due automezzi, sulle possibilità che sarebbero sussistite di evitare il cozzo che è costato la vita a Buscaglione.

Chi era Fred

Nei commenti della gente riaffioravano gli episodi più noti della faticosa carriera di Buscagliene, questo singolare cantante che rideva interpretando le canzoni patetiche e piangeva eseguendo quelle brillanti. Fred sapeva suonare otto strumenti e divideva con Dallara il primato delle preferenze fra gli «aficionados» del Juke-box: questo era Fred Buscagliene, il cantante dal «wisky facile», l'unico interprete delle «criminal songs».

Buscaglione è morto a 39 anni, potremmo dire all’inizio della sua carriera. Perchè Buscaglione , a differenza degli altri cantanti che a 38 anni sono finiti, a questa età aveva appena conosciuto la popolarità. Il 1958 è stato l’anno che lo ha rivelato al grosso pubblico, perchè fino allora soltanto gli appassionati del juke-box sapevano chi fosse Buscaglione . I giovanissimi sapevano tutto sull’«uomo dalla voce roca», ma gli altri, la maggioranza del pubblico, lo ignorava completamente. Finché il successo e quindi la Televisione non lo resero popolare. Troppo superficiale sarebbe esprimere un giudizio su quest’uomo che senza voce, anzi con una brutta voce, riusciva ad avvincere e a far dire agli ascoltatori: .«E' simpatico». In realtà Buscaglione era un autentico musicista, con un temperamento musicale che Io aveva portato a farsi una solida fama all’«Hot Club» di Torino, tanto che anche oggi i «fans» del Jazz ricordano con rimpianto le prodezze jazzistiche dell'allora Nando Buscaglione che era considerato il migliore d’Europa, dopo il famoso Stephane Grappeliy.

Ma il «jazz», se gli aveva dato delle grandi soddisfazioni morali, non gli aveva riempito lo stomaco, per cui un bel giorno decise di formare un'orchestra e di girare il mondo. Aveva appena terminato la scrittura con Radio Cagliari, dove si era esibito con il complesso degli «Asternovas» di cui facevano parte i fratelli Franco e Berto Pisano (rispettivamente alla chitarra e al basso) e Giulio Libano alla tromba, che partì per Torino per raggiungere la Francia. Le altre tappe furono Inghilterra, Scandinavia, Spagna, Portogallo. Erano già nate le prime canzoni della «malavita» : Buscaglione cominciava a tirar fuori le numerose composizioni che| aveva scritto e continuava a scrivere, sempre con Leo Chiosso, suo paroliere e amico. Cantava già «Tchumbala Bey» e «Wisky facile», che risalgono rispettivamente al 1955 e 1956. L’anno successivo venne «Che bambola», che costituì, qualche anno dopo, un autentico successo. La troupe si fermò nel Marocco, a Casablanca, e alla formazione si unì un trio di acrobati internazionali, il «Robyn’s», costituito dal padre e due figlie, una delle quali, Fatima, quindicenne, fece ardere d’amore Fred. La rapì, disse più tardi, perchè il padre non voleva convincersi ad affidare la bambina ad un uomo che aveva il doppio della sua età e che doveva girare il mondo. Il padre della ragazza inseguì la coppia per mezza Europa e la raggiunse a Lugano, dove però i fuggiaschi si erano già uniti in matrimonio.

Fatima, guidata dal marito, divenne una cantante dalla voce musicalissima che contrastava i notevolmente con quella di Fred. Il 1954 fu un anno importante per Fred: firmò due contratti, uno con la «Cetra» e l’altro con le «Messaggerie Musicali». Con quei contratti in tasca Buscaglione si sentì un altro. Sciorinò allora le canzoni che aveva sempre avuto timore di far sentire: «Bambola»; «Sporfirio Villa Rosa»; «Teresa non sparare»; «Pensa ai fatti tuoi»; «Quaranta sigarette»; «Niente visone» e «La cambiale». Quando cominciò a cantare in pubblico «Che bambola» credette di essere sull’orlo del linciaggio. Pensava che la gente non avrebbe mai accettato quella composizione, che parlava di una «bambola modello 103». La prima sera dovette ripetere ben sette volte «Che bambola».

Il proprietario di un noto locale svizzero gli propose un contratto assai vantaggioso per tre anni. Fred rifiutò. Voleva «sfondare» in Italia. Riprese il giro nel locali alla moda delle spiagge adriatiche. Fu qui che attirò l’attenzione del giovane Piero Gabrielli, proprietario di alcuni locali, il quale se lo portò nella Capitale. Qui trovò un pubblico cordiale e competente. In due mesi di permanenza a Roma, Fred lavorò alla TV, alla Radio e nel cinema.

Negli ultimi mesi ha girato alcuni film, l’ultimo dei quali «A qualcuno piace... Fred» a fianco di Totò, e terminato da pochi giorni. L’ultima canzone musicata da Fred Buscaglione è stata «Sette spiriti». L’autore dei versi è il tarantino Petronio Petrone. I versi dicono, ad un certo punto, che l’autore era «schiavo di sette spiriti che gli comandavano di cantare, di fumare, di bere, ecc.». Provandola, a Roma, Buscaglione disse a Petrone: «Speriamo che i sette spiriti non abbandonino mai, perchè ad essi debbo il mio successo».

I compagni d’arte

Nel mondo della musica leggera la notizia della morte di Buscaglione ha provocato impressione vivissima. Abbiamo raccolto le espressioni di cordoglio di numerosi maestri e cantanti: Leo Chiosso, il «paroliere» di Fred Buscaglione, che ha appreso la notizia attraverso la radio, ha detto: «Non sono in grado di Gorni Kramer, a sua volta, così si è espresso: «Sono inebetito. Proprio ieri mi ero incontrato con l'impresario di Buscaglione. Avevamo preparato due "pezzi" appositamente per lui e lo aspettavamo lunedì a Milano. Con Buscaglione è scomparso uno degli artisti di musica leggera più apprezzati».

Domenico Modugno ha ricordato la grande amicizia che lo legava al compositore scomparso. Tra l’altro, a Modugno Fred Buscaglione aveva fatto sentire, tra i primi, la canzone «Eri piccola», con la quale inizio tutta la fortunata serie delle tipiche canzoni «bulle» del musicista torinese; e Modugno ne ere rimasto entusiasta.

Mina ha dichiarato: «Sono addirittura esterrefatta: siamo stati insieme fino a poche ore fa: ci eravamo incontrati nel pomeriggio di ieri presso un noto negozio di dischi per metterci d’accordo sullo scambio di alcune canzoni del nostro repertorio. Avevo conosciuto Buscaglione cinque mesi fa a Milano presso un noto editore».

Tony Dallara ha dichiarato: «Ero particolarmente affezionato a Fred perchè è stato proprio lui a tenere a battesimo la mia prima esibizione in un night-club. Questo mio debutto avvenne a Roma nel locale dove in quel momento agiva l’orchestra Buscaglione»,

Per una singolare coincidenza, nell’ottobre scorso la moglie di Fred ebbe un incidente di auto poco lontano dal luogo dove il marito ha trovato ieri la morte. La signora stava facendo ritorno in albergo, lo stesso dove alloggiava anche Fred, quando l’auto da lei guidata si scontrò in via Flaminia con un’altra macchina. Fatima uscì pressoché illesa dall’incidente.

«Il Messaggero», 4 febbraio 1960


Nino Longobardi, «Il Messaggero», 4 febbraio 1960

1960 02 04 Il Messaggero Buscaglione morte intro3Flora Antonioni, «Il Messaggero», 4 febbraio 1960


Flora Antonioni, Nino Longobardi, «Il Messaggero», 4 febbraio 1960