Ninchi Carlo
(Bologna, 31 maggio 1896 – Roma, 27 aprile 1974) è stato un attore cinematografico e attore teatrale italiano.
Biografia
Fratello di Annibale (1887-1967) e cugino di Ave (1915-1997), debutta nella compagnia del fratello impersonando Pilade nell'Oreste di Alfieri, per poi essere chiamato nelle maggiori compagnie teatrali italiane dove si trova a dividere la scena con altri futuri grandi quali Paolo Stoppa e Gino Cervi.
A partire dalla metà degli anni Trenta, si avvicina all'industria cinematografica. Si rivelerà un felice connubio che lo porterà ad incarnare numerosi personaggi drammatici, spesso di derivazione letteraria come il manesco Compare Alfio della Cavalleria rusticana (1939) di Amleto Palermi, accanto alla sex-symbol del Regime, Doris Duranti; il tormentato Innominato dai manzoniani Promessi sposi, diretto da Mario Camerini (1941) con gran dispendio produttivo (viene ricostruito in studio il Duomo di Milano come appariva nel 1627) e un cast di lusso per l'epoca; ma soprattutto il Conte Ugolino di derivazione dantesca, nell'omonimo film (1949) di Riccardo Freda, forse il più alto risultato per Ninchi, sempre a suo agio nelle interpretazioni drammatiche che gli permettono di sfoderare la sua robusta formazione teatrale.
Compare anche nel kolossal Fabiola (1948) di Alessandro Blasetti e in Messalina (1951) di Carmine Gallone. Nonostante tutto, rimangono indimenticabili anche sue caratterizzazioni comiche se non addirittura auto-parodistiche: valga per tutte il redivivo Pepè Le Mokò nel gustoso Totò le Mokò (1949) di Carlo Ludovico Bragaglia.
A partire dagli anni cinquanta la qualità artistica dei suoi film registra un notevole calo; uniche eccezioni lo sceneggiato televisivo Il conte di Montecristo (1966) e La ciociara (1960).
Suo nipote Alessandro, nato nel 1935, segue inizialmente la carriera attoriale, per poi abbracciare quella registica.
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Venivo da Milano a Roma. Una giornata buia. Giornataccia nera, avrebbe detto Falstaff. A Firenze sale nello scompartimento un distinto signore in grigio che si sprofonda nella lettura del «Resto del Carlino». Bolognese, penso a colpo sicuro e più tar di m'accorgo di non aver sbagliato. Siccome io i giornali li so a memoria, il paesaggio lo conosco come le mie tasche e il mio cervello (vuoto dappertutto, dicono i maligni), non trovo altra distrazione che esaminare il compagno di viaggio.
Capelli neri, fronte ampia, occhi che non si vedono, che son chinati, naso aquilino, bocca... ma diamine, quel viso lì, lo conosco benissimo. Sì, non c’è dubbio possibile. è il viso di Compar Alfio, cioè il Masaniello; meglio, quello dell’Arcidiavolo. Sì, insomma, il viso di Carlo Ninchi; attore principe delle nostre scene.
L’ho visto far Jago, ultimamente in Otello. Un Jago originalissimo che fu molto discusso, A me. invece, quell’interpretazione è sembrata semplicemente superba. Non più il tradizionale, mellifluo, strisciante, ambiguo mestatore; un Jago spavaldo, disinvolto, semplice, buon ragazzo all’apparenza e perciò appunto tanto più terribilmente perfido nelle sue azioni Jago con la faccia di uomo sincero ed onesto, come piaceva a Verdi. Tutta la malvagità di quest’essere infernale, cui Otello, guarda alla fine il piede, per vedere se non sia forcuto come quello del demonio. Ninchi la esprimeva terribilmente vera, in quei brevi, atroci soliloqui. «Chi potrebbe dire che io sia un furfante, se i miei consigli le mie azioni han l’apparenza delle cose più ben fatte, più oneste?». Ninchi li diceva quei soliloqui, fermo in mezzo alla scena, immobile la persona, immobili gli occhi, fissi in un punto lontano. Ma la voce, il volto, lo sguardo.
Debbo aver esclamato qualcosa ad alta voce, perchè l'attore solleva il volto dal «Carlino» e sorride. Breve presentazione, brevi parole e il ghiaccio è rotto. Ne approfitto, secondo il mio mestiere, per carpir notizie.
— Si dice che lascerete. almeno per qualche tempo, il teatro per dedicarvi interamente al cinema. E' esatto?
— No, non lascerò il teatro. Ne avevo avuto una mezza idea per quest'anno, dato che non avrò molto da fare in Compagnia, ma invece resterò ugualmente al mio posto, anche se sono impegnato per otto film con la Scalerà e altri due con Case diverse. Ho già incominciato a girar Capitan Tempesta e Il leone di Damasco.
— Un bel carico di lavoro.
— Che affronto peraltro con ogni serenità e con ferma volontà di riuscita. E' dall'anno scorso che sto facendo del cinematografo con ritmo acceleratissimo.
— Volete forse rifarvi dei quasi dieci anni d’inerzia pellicolare? I produttori che v’avevan capito subito, han lasciato passare un decennio, prima di riammettervi nei ruoli militanti del cinematografo.
— Non è ciò. Ma vedete dall'altr'anno dopo il primo paio di film di questa mia ripresa, il pubblico m'ha fatto una sorpresa davvero inaspettata; m’ha dato un attestato di riconoscimento che proprio non m’attendevo.
Posso dire che in seguito ho fatto parte di quasi tutte le maggiori formazioni artistiche che si son susseguite finora.
— Il cinematografo s’accorse assai presto di voi,
— Sì, ma per poco, almeno allora. Quando ebbe luogo quella che chiameremo la nostra prima ripresa cinematografica. agli inizi del sonoro, fui uno dei primi attori di teatro a comparire sullo schermo. Ho girato Corte d'Assise, Terra Madre, Il solitario della montagna, Hally. Poi niente più cinema, ma solo teatro fino al '39. Cioè no, in un film sono comparso in questo frattempo: Amo te sola di Mattòli.
— Veniamo dunque al '39.
— Ho preso parte, in quell’anno, a Cavalleria Rusticana, Dora Nelson, Scandalo per bene. Nel '40 ho girato Fanciulla di Portici, L'Arcidiavolo, Lucrezia Rorgia e Marco Visconti.
— Sempre però seguitando l’attività teatrale.
— S’intende. L'anno scorso facevo parte della Compagnia Cimara-Maltagliati-Ninchi.
— Ricordo infatti quella vostra bellissima interpretazione del pugile in Cavino e Sigismondo.
— Ora, poi, son ritornato nella Compagnia del «Teatro Eliseo», nella quale già ero stato due anni or sono.
— Ricordo il vostro stupendo Ajace a Siracusa.
— Ricominciamo con i complimenti?
— Ma no.
— Comunque, credo d’avervi già detto tutto. Così spero mi concederete un meritato riposo, no?
Ninchi s'adagia meglio sul divano, accende una sigaretta. E io mi rivolgo nella testa, quei pensieri che avrei voluto esprimere a lui, che non m’ha lasciato dire.
E dall'attività teatrale, mi rifaccio a quella cinematografica di questo meraviglioso attore. Una volta tanto i produttori, con ritardo come ho detto, ma meglio tardi che mai; l’hnnno azzeccata in pieno. Niente da dire. Ninchi rappresenta una forza viva, impetuosa e personalissima nel cinema italiano.
È un attore completo, che piace al pubblico raffinato e a quello meno raffinato.
Ed è anche fotogenico al cento per cento. Ha un volto aperto, dai lineamenti nobili e marcati, un personale forte e prestante, un espressività incisiva e una magnifica sensibilità. Insomma, un tipo di buona razza italica, forte, volitivo, deciso. Un gagliardo campione della stirpe, anche se l'han paragonato a Spencer Tracy o a Luigi Trenker.
E forza, volontà, decisione sono alla base della sua arte, tutta scavata in profondità: arte nutrita di studi e d’ordine, chiara, fervida, sicura, arte con l'a maiuscola.
Emmecì, «L'Eco del Cinema», 1941
Dopo l'esordio teatrale, era passato allo schermo, interpretando decine di film - Con la sua maschera asimmetrica creò un personaggio che, già negli Anni Trenta, faceva presagire il neorealismo - Lavorò fino agli ultimi mesi, quando era già malato, per la televisione
Leo Pestelli, «La Stampa», 30 aprile 1974
Filmografia
Corte d'Assise, regia di Guido Brignone (1930)
Terra madre, regia di Alessandro Blasetti (1931)
La scala, regia di Gennaro Righelli (1931)
La stella del cinema, regia di Mario Almirante (1931)
Il solitario della montagna, regia di Wladimiro De Liguoro (1931)
La Wally, regia di Guido Brignone (1931)
Camicia nera, regia di Giovacchino Forzano (1933)
Passaporto rosso, regia di Guido Brignone (1935)
Amo te sola, regia di Mario Mattoli (1935)
Scipione l'Africano, regia di Carmine Gallone (1937)
Cavalleria rusticana, regia di Amleto Palermi (1939)
Dora Nelson, regia di Mario Soldati (1939)
L'uomo della legione, regia di Romolo Marcellini (1940)
Scandalo per bene, regia di Esodo Pratelli (1940)
La conquista dell'aria, regia di Romolo Marcellini (1940)
L'arcidiavolo, regia di Toni Frenguelli (1940)
Lucrezia Borgia, regia di Hans Hinrich (1940)
La fanciulla di Portici, regia di Mario Bonnard (1940)
I promessi sposi, regia di Mario Camerini (1941)
Turbine, regia di Camillo Mastrocinque (1941)
Marco Visconti, regia di Mario Bonnard (1941)
La leggenda della primavera, regia di Giorgio Walter Chili (1941)
Il re si diverte, regia di Mario Bonnard (1941)
Giarabub, regia di Goffredo Alessandrini (1942)
Odessa in fiamme, regia di Carmine Gallone (1942)
Catene invisibili, regia di Mario Mattoli (1942)
La morte civile, regia di Ferdinando Maria Poggioli (1942)
Capitan Tempesta, regia di Corrado D'Errico (1942)
Tragica notte, regia di Mario Soldati (1942)
Stasera niente di nuovo, regia di Mario Mattoli (1942)
I due Foscari, regia di Enrico Fulchignoni (1942)
Il leone di Damasco, regia di Corrado D'Errico (1942)
Luisa Sanfelice, regia di Leo Menardi (1942)
La valle del diavolo, regia di Mario Mattoli (1943)
La vispa Teresa, regia di Mario Mattoli (1943)
In due si soffre meglio, regia di Nunzio Malasomma (1943)
Tutta la vita in ventiquattr'ore, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1943)
La signora in nero, regia di Nunzio Malasomma (1943)
Lacrime di sangue, regia di Guido Brignone (1944)
Circo equestre Za-bum, regia di Mario Mattoli (1944)
La porta del cielo, regia di Vittorio De Sica (1944)
I dieci comandamenti, regia di Giorgio Walter Chili (1944)
Due lettere anonime, regia di Mario Camerini (1945)
Il canto della vita, regia di Carmine Gallone (1945)
Desiderio, regia di Roberto Rossellini, Marcello Pagliero (1946)
L'adultera, regia di Duilio Coletti (1946)
Le vie del peccato, regia di Giorgio Pàstina (1946)
Amanti in fuga, regia di Giacomo Gentilomo (1946)
O sole mio, regia di Giacomo Gentilomo (1946)
La figlia del capitano, regia di Mario Camerini (1947)
Fiamme sul mare, regia di Vittorio Cottafavi (1947)
Il corriere di ferro, regia di Francesco Zavatta (1947)
La primula bianca, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1947)
Il Passatore, regia di Duilio Coletti (1947)
Ultimo amore, regia di Luigi Chiarini (1947)
Tempesta d'anime, regia di Giacomo Gentilomo (1947)
Il corriere del re, regia di Gennaro Righelli (1947)
Totò al giro d'Italia, regia di Mario Mattoli (1948)
Sono io l'assassino, regia di Roberto Bianchi Montero (1948)
Un mese d'onestà, regia di Domenico Gambino (1948)
Il grido della terra, regia di Duilio Coletti (1948)
I cavalieri dalle maschere nere, regia di Pino Mercanti (1948)
I contrabbandieri del mare, regia di Roberto Bianchi Montero (1948)
L'eroe della strada, regia di Carlo Borghesio (1948)
L'isola di Montecristo, regia di Mario Sequi (1948)
Fiamme sul mare, regia di Michał Waszyński (1948)
Il conte Ugolino, regia di Riccardo Freda (1949)
Fabiola, regia di Alessandro Blasetti (1949)
Come scopersi l'America, regia di Carlo Borghesio (1949)
La mano della morta, regia di Carlo Campogalliani (1949)
Totò le Mokò, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1949)
Le sei mogli di Barbablù, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1950)
Il leone di Amalfi, regia di Pietro Francisci (1950)
Il figlio di D'Artagnan, regia di Riccardo Freda (1950)
La bellezza del diavolo, regia di René Clair (1950)
La portatrice di pane, regia di Maurice Cloche (1950)
Napoli milionaria, regia di Eduardo De Filippo (1950)
Taxi di notte, regia di Carmine Gallone (1950)
Il diavolo in convento, regia di Nunzio Malasomma (1951)
Sangue sul sagrato, regia di Goffredo Alessandrini (1951)
Senza bandiera di Lionello De Felice (1951)
Napoleone, regia di Carlo Borghesio (1951)
Cameriera bella presenza offresi..., regia di Giorgio Pàstina (1951)
Messalina, regia di Carmine Gallone (1951)
Amor non ho... però... però, regia di Giorgio Bianchi (1951)
La fiammata, regia di Alessandro Blasetti (1952)
Il sogno di Zorro, regia di Mario Soldati (1952)
La prigioniera della torre di fuoco, regia di Giorgio Walter Chili (1952)
Don Lorenzo, regia di Carlo Ludovico Bragaglia (1952)
Spartaco, regia di Riccardo Freda (1953)
La cavallina storna di Giulio Morelli (1953)
Il medico dei pazzi, regia di Mario Mattoli (1954)
Garibaldina, episodio di Cento anni d'amore, regia di Lionello De Felice (1954)
Prima del diluvio (Avant le déluge), regia di André Cayatte (1954)
La grande avventura, regia di Mario Pisu (1954)
Amori di mezzo secolo, epis. L'amore romantico di Glauco Pellegrini (1954)
I colpevoli, regia di Turi Vasile (1955)
I due compari, regia di Carlo Borghesio (1955)
I miliardari di Guido Malatesta (1956)
I giorni più belli, regia di Mario Mattoli (1956)
Il marito, regia di Nanni Loy e Gianni Puccini (1957)
La ciociara, regia di Vittorio De Sica (1960)
Costantino il Grande, regia di Lionello De Felice (1960)
La tigre dei sette mari, regia di Luigi Capuano (1962)
I moschettieri del mare, regia di Steno (1962)
Il conte di Montecristo (1966) Sceneggiato TV
Prosa radiofonica RAI
Anna Christie, di Eugene O'Neill, con Carlo Ninchi, Lilla Brignone, Jone Morino, Tino Carraro, Renato Cominetti, Umberto Brancolini, Nino Bonanni, Angelo Zanobini, Giotto Tempestini, Silvio Spaccesi, regia di Pietro Masserano Taricco, trasmessa martedì 26 febbraio 1957, nel programma nazionale ore 21.
Prosa televisiva RAI
La cucina degli angeli, commedia con Mirko Ellis, Pina Cei, Mario Scaccia, Carlo Ninchi, Franco Coop, regia di Alessandro Brissoni, trasmessa il 25 maggio 1957
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- Emmecì, «L'Eco del Cinema», 1941
- Leo Pestelli, «La Stampa», 30 aprile 1974