Quando Domenico Modugno fabbricava copertoni per camion
Il popolare cantante autore è tornato a Torino la città dove trascorse i suoi avventurosi “anni verdi”. Il film "Una testa piena di stoffa" che Mimmo sta girando sul Valentino, lo ha ricondotto ai giorni spensierati in cui per guadagnarsi da vivere faceva il cameriere, il facchino ed il gommista
Ragazzi che freddo in quell'inverno del '48!». Ogni volta che Modugno viene a Torino, non può fare a meno di ricordare i giorni più neri della sua vita, quando lavorava in ima fabbrichetta di gomme («Pneumatici che si sfasciavano dopo 30 chilometri» dice Mimmo) e dormiva in una baracca di legno alla periferia della città. Eppure quei giorni oscuri, quel freddo pungente, quelle domeniche nelle «balere» dove si danzava al suono della fisarmonica. Mimmo li rivive ora per ora, con un po' di commozione e perfino con nn pizzico di nostalgia. Mimmo è arrivato a Torino, la città dei suoi vent'anni, per girare un film che, in un certo senso, si rifà alle sue dure esperienze giovanili: proprio per questo, Mimino — prima di iniziare il suo lavoro di attore sotto la guida del regista Carlo Lizzani — è tornato sui luoghi degli «anni verdi», il Caffè Orfeo di corso Marconi, dove si fermano i camionisti per bere un bicchiere di barbera, nei cortili delle case popolari dove vivono gli immigrati in cerca di lavoro e di fortuna, nelle osterie con il pergolato e nella fabbrica di gomme, dove Mimmo guadagnava tanto da non morire di fame e di freddo.
Era tutto baffi e capelli
Siamo andati con Modugno a riscoprire i luoghi, volti, episodi. Di tanto in tanto, trovavamo gente che aveva conosciuto lo smunto ragazzo pugliese il quale — allora — suonava la fisarmonica per dimenticare l'appetito: lo salutavano con le lacrime agli occhi, gli ricordavano amicizie sbiadite dal tempo, i giorni tristissimi che Mimmo trascorse all'ospedale delle Molinette, dove una notte d'inverno fu trasportato per un attacco d'appendicite. Basilio Arsieri, un sarto di 77 anni, «compaesano di San Pietro Vemotico», quando vide Mimmo nel vecchio caffè di corso Marconi si mise a piangere: «Quando sei arrivato dal paese, tutto baffi e capelli — gli disse -— l'ho capito subito che eri un ragazzo in gamba...».
Siamo andati a zonzo per la città per una giornata intera e al termine di quel viaggio nel passato, Modugno ha detto: Adesso mi sento più tranquillo. Dovevo tornare per forza nei posti dove avevo vissuto, in quel triste periodo, per rinfrescarmi la memoria. Il personaggio del film è psicologicamente molto simile al Modugno di dieci anni fa: ha il medesimo entusiasmo, le stesse speranze e gli stessi slanci... Questo «viaggio sentimentale», perciò, mi servirà a costruire realisticamente il personaggio di Pietro, camionista meridionale che vive in una tetra casa di Lucento, con moglie, tre figli e poche lire, sperando nel domani...».
Domenico Modugno trasformato in uomo di fatica in una scena del film «Una testa piena di stoffa», che il popolare cantante-autore siciliano sta interpretando insieme a Carla Gravina. Mimmo è rientrato recentemente in Italia, al termine della sua lunga tournée americana; tornerà negli Stati Uniti in lutunno per girare un film a Hollywood e partecipare a due commedie musicali che saranno messe in scena a Broadway.
«E’ un personaggio — aggiunge Carlo Lizzani, il regista di Cronache di poveri amanti e della Muraglia cinese — che pare fatto apposta per Mimmo». Con Modugno, interpreti di Una lesta piena di stoffa saranno Carla Gravina che si è tagliata i capelli alla tifo (scomparsa la celeberrima coda di cavallo) e Goffrey Home, un giovane attore americano che ha partecipato ai films La tempesta, Il ponte sul fiume Kwai e Primo amore.
La trama del film, una storia molto umana e toccante, me l'ha raccontata lo stesso Modugno: «Io, sono Pietro, camionista meridionale. Vivo in un caseggiato della periferia della città, con una moglie trentenne (Lizzani la sta cercando disperatamente nelle case popolari, nelle scuole di recitazione, nei grandi magazzini). Sbarco il lunario e mantengo la famiglia (ci sono tre bambini con un appetito da lupetti) viaggiando due volte la settimana con il camion da Torino a Livorno. Durante uno di questi viaggi in compagnia di Gino (Goffrey Home), un ragazzo torinese molto serio che vuol «farsi» il camion suo e mettere su casa, incontriamo nei pressi di A vigliarla una ragazzetta svanita, con la «testa piena di stoffa». E' Carla Gravina. La piccola che lavora in una fattoria. finisce in una scarpata mentre sta pilotando uno scassatissimo ciclomotore ed ha una terribile paura di ripresentarsi al lavoro, dal suo burbero padrone». Così, Pietro e Gino raccolgono Esterina a bordo del loro camion e decidono di portarla con loro a Livorno, in cerca di fortuna.
Durante questo viaggio, in verità piuttosto avventuroso, anche perchè il camion di Pietro e di Gino è tutt'altro che un modello di modernità, accadono decine di episodi tragicomici, umani e drammatici. Il finale è in rosa: Esterina, la piccola svanita con la testa piena di stoffa, finirà per innamorarsi di Gino e, sotto la protezione di Pietro, generoso, spaccone e cuor contento, i due colombi si uniranno per la vita in una piccola chiesetta di Livorno. Pietro, al quale come a tutti i camionisti piace molto cantare, intonerà al matrimonio una canzone intitolata Nel bene e nel mede: «La tua gioia sarà la mia gioia, il mio dolore sarà il tuo dolore. Io ti chiedo: vuoi essere mia per tutta la vita?».
«E' quasi deciso — dice Modugno. — La nuova canzone che nessuno ha ancora sentito, apparterrà al film Una testa piena di stoffa. Credo, però, che scriverò un’altra canzone, dedicata proprio ai camionisti, i quali sono tipi simpaticissimi...».
Vive tra i camionisti
Da qualche giorno, mentre la «troupe» gira sui laghi di Avigliana (che per comodità di copione, sono stati collocati sulla strada tra Torino e Livorno, mentre in realtà «geograficamente» sono posti all'imbocco della Val di Susa, sulla strada per la Francia), Mimmo vive tra i camionisti: frequenta i loro ristoranti (osterie modeste, dove —- dice Mimmo — si mangia meravigliosamente), impara a guidare (almeno per pochi metri) un camion vero e proprio, vestito con un giubbotto di pelle e un maglione nero-fumo.
«Questa operazione, per me, è un gioco da ragazzi» dice Domenico Modugno riparando una camera d'aria, come richiede il copione del film (foto in alto). Prima di iniziare la carriera artistica, Mimmo si è guadagnato infatti la vita per qualche tempo facendo il gommista. La sua aspirazione, anzi, sarebbe stata un'assunzione da parte di una grande fabbrica torinese, la quale fortunatamente lo rifiutò. Nell'ultima foto in basso, Modugno appare in un'altra scena del film «Una testa piena di stoffa» : come si vede, il cantante interpreta il ruolo di un camionista. Gli è accanto Carla Gravina, la quale per l'occasione si è fatta tagliare i capelli «alla tifo», rinunziando, seppure a malincuore, alla sua caratteristica «coda di cavallo».
«Figuratevi — afferma Modugno — che io non piloto mai neppure l'automobile, tanto mi sento poco portato alle delizie del volante». Dapprima, si pensò addirittura di far frequentare a Modugno e ad Home un corso accelerato per il conseguimento della patente di terzo grado: poi, la faccenda risultò troppo macchinosa e non se n'è latto nulla. Comunque, Mimmo ha imparato il classico atteggiamento dei camionisti al volante, ha appreso certe parole di «slang» e ha fatto affiggere al suo camion una foto di Marilyn Monroe, come farebbe ogni autentico camionista.
Andrà a Broadway
Quando non partecipa alla faticosissima lavorazione del film, Mimmo riposa in un elegante albergo della collina: forse scriverà una nuova canzone, oppure studierà le tappe di ima nuova tournée americana. Negli Stati Uniti dovrebbe partecipare infatti a due riviste musicali di Broadway, oltre al film Mecandid. «Quest'anno — m'ha detto Mimmo, forse con ima punta d'amarezza nella voce — non avrò preoccupazioni per il festival di Napoli: ho deciso che non parteciperò nè come cantante, nè come autore».
Domenico Modugno ha lavorato come cameriere in un bar di Torinodurante il periodo degli «anni verdi» : approfittando della lavorazione del film, il cantante è tornato a visitarlo. A Torino, Mimmo ha incontrato anche il sarto Basilio Arsieri — che ora ha settantasette anni — il quale lo ha molto spesso aiutato con piccoli prestiti. Rivisitando i luoghi in cui visse la su «boheme», Modugno ha voluto rivedere anche l’ospedale delle "Molinette", dove una notte dell’inverno del '48 fu trasportato per un attacco di appendicite.
Ho chiesto a Mimmo quale fosse il lavoro più difficile per un camionista: «Cambiare una gomma — ha detto. — Sebbene in gomme abbia una certa esperienza (le ho «fabbricate» per due mesi), non ho mai trovato nulla di più complicato :he cambiare una gomma ad m camion». E’ ormai un esercizio quotidiano per Modugno, poiché in una scena del film, dovrà appunto compiere quest’operazione con molta rapidità. «Comunque sono più fortunato di Carla Gravina — afferma Mimmo. — Quella povera ragazza doveva esibirsi in una pericolosa caduta lungo ma scarpata e finire nelle gelide acque del lago d'Avigliana. Dopo una prova iniziale, la Gravina ha rinunciato: sarà un canottiere torinese che, vestito da donna, con i capelli color tiziano e il fazzoletto legato in testa, sostituirà Carla nel pericoloso capitombolo».
Scorta di poliziotti
Ogni volta che Mimmo si reca a girare ad Avigliana a Trana o a Lucente, centinaia di persone si accalcano per festeggiarlo: Lizzani ha dovuto convocare la Polizia stradale, per potere svolgere agevolmente il suo lavoro. Mimmo commenta: «E' bello sentire che tutti ti vogliono bene in questa città dove ho sofferto le pene dell'inferno, dove non riuscivo a mettere insieme il pranzo con la cena e dormivo in una baracca che minacciava di crollare da un momento all'altro». Allora, quando era soltanto un ragazzo pugliese pieno di speranza, fece domanda per un posto da operaio in una grande industria torinese: gli fu rifiutato. L'altro giorno, passando davanti a quella fabbrica, Mimmo ha esclamato «Grazie vecchia fabbrica: se fossi finito nei tuoi reparti, non avrei mai incominciato a cantare. Grazie, anche di quei giorni duri e tristi: il temporale prima dell'arcobaleno».
Marco Rami, «Sorrisi e Canzoni», anno VIII, n.19, 10 maggio 1959.
![]() |
Marco Rami, «Sorrisi e Canzoni», anno VIII, n.19, 10 maggio 1959 |