Nel paese di Domenico Modugno

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Proseguendo le trionfale "tournée" nella sua regione natale il vincitore del Festival di Sanremo si è recato a San Pietro Vernotico, il paese ove ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza. * A contatto con i familiari e con gli amici più intimi di Domenico Modugno i nostri inviati hanno raccolto episodi finora sconosciuti della vita del popolare cantante-compositore.

San Pietro Vernotico, il paese della provincia di Brindisi dove Domenico Modugno ha vissuto fino all'età di venti anni, ha una fisionomia urbanistica che, pur essendo antichissima, sembrerebbe concepita da un architetto moderno: case basse e chiare, ad un solo piano, e strade che si dipartono a raggio dalla piazzetta principale. Quando vi giungemmo, il paese era deserto ed avvolto in un silenzio tanto più incredibile in quanto poche ore dopo era atteso l'arrivo del più celebre e famoso cittadino sanpietrino; avevamo lasciato Modugno che ancora riposava nel suo albergo di Brindisi e volemmo precederlo proprio per vivere l’atmosfera del suo «grande ritorno» che, in verità, ci aspettavamo ben diversa. Sospettammo anzi che in paese non dovessero essere al corrente dell'arrivo imminente di «Mimmo», tanto era inesplicabile quella solitudine e quel silenzio e lo chiedemmo ad uno dei rari passanti: «Sì, è oggi — fu la risposta — alle quattro in piazza».

1959 03 08 a8 n10 Sorrisi e canzoni Domenico Modugno f1San Pietro Vernotico è un grosso centro rurale a pochi chilometri da Brindisi. L'ingresso del trionfatore di Sanremo è stato salutato da numerose scritte, festoni e da una piccola banda. Circa trentamila persone sono convenute per tributare al concittadino una calorosa dimostrazione di simpatia che si concludeva al canto di «Piove».

Ma nemmeno in piazza c'era ombra di preparativi : non un manifesto, non un palco, non un altoparlante. Ci avviammo quindi verso casa Modugno, una costruzione bassa come le altre, con un por-toncino annerito dal tempo ed una scaletta buia e stretta; sulla porta c'è una targhetta con la scritta «Modugno Cosimo, Comandante Vigili Urbani». Eravamo già stati la sera precedente in quella casa per accompagnare Mamma Modugno a Brindisi da Mimmo, ma non avevamo notato, tanto era buio, quella targhetta sulla porta.

Domenico Modugno ha vissuto nella casa paterna di San Pietro Vernotico, fino all'età di venti anni. Anche qui si è reso necessario l’intervento della Forza pubblica per arginare l’entusiasmo degli ammiratori che circondavano a migliaia l’edificio. Il popolare cantante-autore si è dovuto affacciare ripetutamente al balcone per salutare la folla.

1959 03 08 a8 n10 Sorrisi e canzoni Domenico Modugno f3La signorina Elisa Civino fu la maestra di Domenico Modugno che ella chiama familiarmente «Mimmino». La Civino ha dichiarato che Modugno era il più irrequieto dei suoi alunni e che aveva una predisposizione per le poesie.

1959 03 08 a8 n10 Sorrisi e canzoni Domenico Modugno f4Il reverendo Arcidiacono Don Pasquale Ardito, titolare della Cattedrale di Polignano a Mare, paese natale di Mimmo. Il sacerdote battezzò Domenico Modugno il 7 febbraio 1928, circa trenta giorni dopo la nascita che avvenne il 9 gennaio.

E’ la stessa signora Modugno che viene ad aprirci; ci accoglie con un sorriso e ci fa passare in una stanza larga ma poveramente arredata, se arredata si può dire: un piccolo tavolo al centro, un vecchio divano, poche sedie ed una «credenza» con gli sportelli a vetri nei cui angoli sono infilate varie foto di famiglia, tra le quali notiamo subito una irriconoscibile fotografia di Franca Gandolfi con i capelli lunghissimi. Ci colpisce soprattutto l'assoluta mancanza di radio, fonografi o televisori : l'unico oggetto che ci ricorda di essere nella casa ove Modugno ha trascorso infanzia e giovinezza è una vecchissima chitarra posta di traverso al centro del divano, come se fosse una reliquia. «Con questa chitarra — ci dice Mamma Modugno — mio marito Cosimo insegnò a mio figlio a cantare e suonare : sono passati molti anni... ricordo che a volte non ne potevamo più di sentirlo e lui era costretto ad andarsi a rifugiare in terrazza ove se ne stava ore ed ore per conto suo».

Poco dopo entra Don Cosimo Modugno, che qui chiamano «U’ Comandante»; è un uomo di sessantanni, ben piantato, di carnagione olivastra e dagli occhi penetranti, ha le pantofole ai piedi ed un berretto di flanella in testa: «Scusatemi — ci dice con voce cavernosa — da un anno a questa parte non sono più io: mi misi a letto il giorno dopo la vittoria di Nel blu. dipinto di blu e da allora non mi sono sentito più bene. Mio figlio vuole che mi trasferisca a Roma con tutta la famiglia ma io ho cercato di tirare avanti con il mio lavoro finché ho potuto : ora però mi sono arreso e tra qualche mese mi deciderò al grande passo».

Il colpo di pistola

Il «Comandante» comincia quindi a parlarci del figlio, delle soddisfazioni grandissime che gli ha dato, ma anche dei grattacapi non meno grandi che gli ha procurato in passato: «Era un ragazzo di indole buona, ma con l'argento vivo addosso: se Tonino e Giannino, gli altri due figli maschi, fossero stati come lui avrei dovuto soltanto scapparmene di casa. Vedete questo buco nella credenza? Lo fece lui a sette anni con la mia pistola che tenevo sempre gelosamente nascosta: una furia, vi dico, una vera furia, ma tutti gli volevano bene proprio perchè aveva qualcosa di estroso che lo distingueva in ogni occasione dai suoi coetanei».

1959 03 08 a8 n10 Sorrisi e canzoni Domenico Modugno f5A Poligano a Mare Domenico Modugno rimase fino all'età di quattro anni por poi trasferirsi a San Pietro Vernotico ove il padre Cosimo era stato nominato Comandante dei Vigili Urbani. Polignano a Mare è una ridente cittadina sulla costa adriatica a poche decine di chilometri da Bari; una delle attrattive turistiche del luogo è costituita dalle Grotte Palazzese (foto grande a colori) che per bellezza e suggestività sono state paragonate alla Grotta Assurse di Capri. Nella foto piccola in bianco e nero la casa natale di Domenico Modugno.

Questo stesso ritratto di Mimmo adolescente ci veniva fatto qualche minuto più tardi dagli amici più intimi, quelli delle scappatelle, delle serenate, dei «quattro salti»; ora essi — non più di quattro o cinque' — sono impiegati o professionisti ed hanno raggiunto buone posizioni sociali, ma tutti rimpiangono con nostalgia il periodo in cui, insieme a Mimmo, non erano che degli spiantati «vitelloni» di provincia.

Da loro si possono avere gli elementi più interessanti ed inediti della vita di Domenico Modugno, a cominciare da quelli di carattere sentimentale:» Mimmo — ci diceva uno di essi — era decisamente il più fortunato di noi in amore : non c'era ragazza che gli resistesse per quella sua aria eternamente scanzonata, ma nello stesso tempo romantica Eppure lui non faceva nulla per conquistarle: forse era questa la ragione del suo successo che, bisogna dirlo, in noi non destava mai stizza o invidia, tale era la spontaneità con cui l’otteneva».

1959 03 08 a8 n10 Sorrisi e canzoni Domenico Modugno f6A San Pietro Vernotico risiedono tuttora i familiari e tutti gli amici più intimi di Modugno. Da questi ultimi i nostri inviati hanno appreso dei particolari sulla vita del popolare cantante-compositore ancora sconosciuti; si è saputo infatti che nel periodo più duro Modugno, per sbarcare il lunario, fece per qualche tempo il massaggiatore. Nelle foto, la stazione ferroviaria di S. Pietro Vernotico.

Un altro amico «del cuore» di Mimmo è il dottor Ettore Sì-mone che esercita la professione di medico a San Pietro Vernotico; egli ci racconta molti particolari inediti del periodo romano di Modugno, di quando cioè il cantante faceva la fame : «La gente non sa quanti mestieri fu costretto a fare Mimmo prima di "sfondare"; persino il massaggiatore, lo allora ero a Roma a frequentare l’università e scrissi a Mimmo di venire pure nella Capitale ove contavo delle aderenze: in verità la mia unica «aderenza» era il regista Mattoli che conoscevo appena di vista e me ne facevo un vanto, mai pensando che quello scriteriato di Mimmo se ne venisse veramente a Roma con i soldi destinati al pagamento delle tasse scolastiche! Fu un disastro, ma Mimmo non si perse mai d’animo. Cominciammo a fare il giro dei registi e dei capocomici, ma senza nessun risultato: Rascel, per esempio, ci accolse benissimo, ma niente lavoro e Vittorio De Sica — che andammo a pescare in casa, mentre si faceva la barba — ci ascoltò e tutto quello che seppe fare fu una elargizione di... lire tremila! Il regista Giulio Pacuvio finalmente diede a Mimmo una parte di generico in un lavoro teatrale, ma purtroppo durante una prova a Mimmo — che non aveva ancora frequentato il Centro Sperimentale — scappò un "voi" con accento pugliese e fu declassato al rango di semplice comparsa! Un giorno sapemmo per caso che un albergo cercava un massaggiatore per un facoltoso cliente : Mimmo si precipitò e prese appuntamento per la mattina seguente. Si trattava ora di imparare soltanto che cosa fosse un massaggio! Ma Mimmo aveva già un piano: mi prese, mi trascinò in un albergo diurno e mi costrinse a farmi fare un massaggio in sua presenza, in maniera che lui, guardando, potesse imparare il mestiere che avrebbe iniziato ad esercitare ufficialmente la mattina dopo con risultati incredibilmente positivi se si pensa che il cliente gli re galò per le prestazioni di dieci giorni quanto gli bastava per vivere circa due mesi».

Siamo entrati in tema di rievocazioni ed ognuno dice la sua, persino Mamma Modugno che è di carattere molto riservato : è come se» avessimo acceso una miccia e facciamo ormai fatica a stare dietro ai vari racconti di amici e parenti che, col passare del tempo, diventano sempre più numerosi.

Il segnale

Un altro episodio inedito e significativo della vita di Modugno ci viene raccontato da Nino Melli, un altro amico d’infanzia: riteniamo valga la pena riferirlo così come lo abbiamo sentito. «Un giorno — dice il sig. Melli — morì un mio cuginetto di appena un paio d’anni ed insieme a Mimmo andai a rendere l’ultimo saluto al poverino. Mancava poco al trasporto funebre ed intanto avevano già poggiato in una stanzetta secondaria la cassa da morto; quando arrivò il prete si procedette alle ultime dolorose formalità ed alcuni parenti si recarono a prelevare la piccola bara, ma quale non fu il loro spavento quando videro incastrato nella cassa nientemeno che Mimmo! Quando lo estrassero, a suon di ceffoni, disse imperterrito che lui voleva provare semplicemente che impressione faceva ad essere morti».

Mamma Modugno protesta e dice che questo tipo di rievocazione non le va tanto a genio; intanto ci colpisce un brusio proveniente dalla strada e ci affacciamo al balcone. Fuori c'è qualcosa che ci fa rimanere quasi di stucco: quel paesotto che al nostro arrivo era avvolto in un velo d'inesplicabile sonnolenza si era destato come d'improvviso e come ad un segnale convenuto decine, centinaia di uomini, donne, vecchi e ragazzi cominciavano ora ad affluire a frotte sempre più fitte da tutta la raggiera di strade verso la piazzetta centrale.

La folla che straripava dalle finestre, dai balconi e persino dai tetti ha salutato Mimmo con nutriti lanci di fiori e di confetti. Dopo il giro in molti centri pugliesi ove sono stati organizzati numerosi ricevimenti in suo onore Modugno si è recato a Montecarlo per poi passare a Parigi e l'11 marzo a Cannes per il Gran Premio Internazionale Eurovisione. Dopo un brevissimo periodo di riposo in Italia il cantante è atteso nel Sud America.

Ci chiedevamo come avrebbe fatto quella piazzetta a contenere tutta quella gente che continuava ad affluire come una processione senza fine. Lo constatiamo mezz'ora più tardi: la piazza è piena come un uovo, la gente è appesa a grappoli sui muri, sui balconi, sui tetti, ovunque. Trascorrono ancora pochi minuti poi, di colpo, scoppia il più irrefrenabile ed indescrivibile moto d’entusiasmo che avessimo mai visto; grida, applausi, sventolio di fazzoletti, lancio di confetti, di fiori e di baci. Nell'enorme confusione riusciamo solo ad intravedere un drappello di carabinieri disposti a forma di circolo nel cui centro c'è Modugno ed il suo pianista, maestro Enrico Pòlito. «Il discorso — grida la gente quando Modugno raggiunge il palco — vogliamo il discorso!». Ma Mimmo si schermisce sorridendo e risponde in dialetto sampietrino : «Io li discurzi li faccio cantanno».

"L’ho battezzato io"

Cominciano cosi le canzoni che si concludono dopo più di un’ora con Piove cantata indistintamente da tutti in un coro imponente di circa trentamila voci; tutti cantano a voce spiegata, tutti sorridono gioiosamente, ma poco distante da noi riusciamo a scorgere due volti solcati da qualche lacrima: quello della sgnorina Elisa Civino, che fu la prima maestra di Mimmo, e quello di una ragazza giovane e piacente. Ma di quest'ultima abbiamo promesso di non fare il nome : ora è sposata.

Il giorno dopo siamo a Polignano a Mare, la ridente cittadina ove Modugno nacque e risiedette fino all'età di quattro anni : un luogo veramente delizioso che d'estate deve essere un
incanto. C'è una cattedrale molto pregevole e poi le famose Grotte Palazzese, che sono una specie di Grotta Azzurra pugliese; a queste attrattive di carattere turistico i polignanesi ne hanno aggiunto un'altra: Domenico Modugno, ivi nato il 9 gennaio 1928 in Piazza della Minerva n. 3 e battezzato nella suddetta cattedrale il 7 febbraio dello stesso anno dal reverendo don Pasquale Ardito, tuttora vivo e vegeto nonché amico dei Modugno. In effetti qui Mimmo non si sente proprio di casa, anche se vi risiedono la sorella Teresa e l'omonimo zio Domenico Modugno, fratello del. padre, che gestisce una rivendita di sale e tabacchi. Qui il popolare cantante-compositore non conosceva ed abbracciava tutti come a San Pietro Vernotico, ma non per questo non è stato accolto con minore entusiasmo ed affetto.

Descrivere ai nostri lettori le accoglienze fatte a Domenico Modugno a Polignano a Mare, e poi a Mesagne, a Molfetta e in vari altri centri pugliesi sarebbe un ripetere quanto abbiamo già raccontato nel nostro precedente servizio a proposito delle scene di. vivissimo entusiasmo suscitate a Bari, Bitonto, Brindisi e Lecce : ovunque questa simpatia schietta, senza riserve che non ci è parso mai fanatismo istintivo ed irragionevole, ma quasi sempre ammirazione sincera ed affettuosa.

Lo stesso Modugno ne è rimasto profondamente colpito, ci ha pregato anzi, non potendolo fare personalmente, di ringraziare tutti di vero cuore dalle colonne di questo giornale. «La miglior maniera di ringraziare il tuo pubblico è quella di produrre delle buone canzoni» gli abbiamo detto. «E se l'estro mi abbandonasse?» ci ha chiesto. Abbiamo risposto parafrasando la celebre poesia carducciana: «Modugno agli irti colli, piovigginando sale...».

Giuseppe Tabasso, «Sorrisi e Canzoni», anno VIII, n.10, 8 marzo 1959 - Fotografie di Giorgio Ambrosi


Giuseppe Tabasso, «Sorrisi e Canzoni», anno VIII, n.10, 8 marzo 1959 - Fotografie di Giorgio Ambrosi