Caprioli Vittorio
(Napoli, 15 agosto 1921 – Napoli, 2 ottobre 1989) è stato un attore, regista e sceneggiatore italiano.
Biografia
Diplomatosi all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica di Roma, esordì nel 1942 nella compagnia Carli-Racca, approdando nel 1948 al Piccolo di Milano, dove sotto la direzione di Strehler prese parte a La tempesta di Shakespeare. Dal 1945 cominciò la sua collaborazione con la RAI, spesso insieme con Luciano Salce, realizzando programmi di rivista e varietà. All'inizio del 1950, viene scritturato accanto a Alberto Bonucci e Gianni Cajafa per l'opera teatrale musicale di Carosello napoletano, diretto da Ettore Giannini: tre anni dopo sarà portata anche sul grande schermo.
Fu iniziato in Massoneria il primo maggio 1945 nella Loggia Fulgor di Napoli, dipendente dalla Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana di Piazza del Gesù, di Rito scozzese antico e accettato (della quale nel luglio dello stesso anno diventerà membro anche Totò, e che contava tra i suoi membri molti artisti) e divenne Maestro il nove giugno dell'anno seguente.
Interprete duttile e versatile, nel 1950 fondò, con Alberto Bonucci e Franca Valeri (che fu anche sua moglie dal 1960 al 1974, anno in cui divorziarono) il Teatro dei Gobbi, che proponeva un tipo di spettacolo sottilmente satirico, fatto di gag sornione e di battute mordaci, totalmente privo di testi scritti, protagonista anche alla radio di trasmissioni come Lo Schiaccianoci (1952), Le donne di James Thurber (1953, a cura di La Capria, realizzazione di Giagni) e Courteline all'italiana (1954, regia di Mondolfo). Con la Valeri e Salce nel 1955 scrisse e interpretò La zuccheriera, trasmissione realizzata sia in edizione italiana sia francese per il Premio Italia.
Passò poi al cinema come attore caratterista e anche come regista (Leoni al sole, 1961; Parigi o cara, 1962; Splendori e miserie di Madame Royale, 1970), lasciandosi tentare occasionalmente dalla televisione, in cui cominciò la carriera nel 1959 con la partecipazione al varietà Le divine e l'interpretazione de Il borghese e il gentiluomo, ma non riuscì mai ad amare veramente il piccolo schermo ("Soffro più che altro per l'assenza del pubblico, che considero parte integrante e insostituibile dello spettacolo cui partecipo"). Negli anni sessanta recitò in Idillio villereccio, per la regia di Falqui, e nel 1972 si lasciò tentare da un varietà televisivo, da lui scritto e interpretato, Una serata con Vittorio Caprioli.
Continuò comunque a frequentare i microfoni radiofonici, soprattutto per trasmissioni di prosa come La bugiarda di Fabbri (1975, regia di Camilleri) e I parenti terribili di Cocteau (1986, regia di Sandro Rossi), ma interpretando anche le Interviste impossibili (Ippocrate di Carpi e Plinio il Vecchio di Malerba, entrambe del 1975) e presentando alcune rubriche, tra cui L'intercettatore (1980). Sempre nel 1980 scrisse e mise in scena Io e la televisione, un lavoro che aveva come argomento proprio la TV come inadeguata risposta al "bisogno di comunicare di chi è solo e disperato", mentre nel 1987 ancora sul piccolo schermo fu protagonista e regista della commedia di Honoré de Balzac Mercadet il faccendiere.
Negli ultimi anni tornò alla prosa interpretando, fra gli altri, Don Marzio nella Bottega del caffè di Goldoni, I ragazzi irresistibili di Neil Simon in coppia con Mario Carotenuto e il Capocomico nei Sei personaggi in cerca d'autore di Pirandello: proprio durante quest'ultimo allestimento, morì improvvisamente stroncato da un attacco cardiaco.
All’Arlecchino, creato da Plinio de Martiis da Alberto Bonucci e da me, hanno recitato Mino Maccari, Ennio Flaiano. Noi non avevamo paura degli altri attori, avevamo paura delle scenette che faceva Flaiano, oppure di come era bravo Baldini. Loro non facevano le prove però, e questo permise la nostra vittoria. Perciò siamo arrivati noi, perché eravamo attori. Gabriele Baldini faceva l'imitazione di Douglas Fairbanks. Era straordinario: una lezione agli attori! E noi non sapevamo come vendicarci, come demolire questo saggista, questo scrittore che ci dava fastidio. Siccome era un po’ grasso ed era figlio del vecchio Baldini anche lui grassissimo, alora buttammo lì una cosa che ci servì: “Le polpe dei padri ricadono sui figli”. Era il '46. Qualcuno scrisse poi: non esageriamo, questo testo di Baldini non è poi all’altezza delle cose. Siamo riusciti a demolirlo. Insomma c’erano queste piccole guerre.
Credo che fu proprio un pezzo di Alvaro che ci fece consapevoli che in fondo qualche cosa stava per nascere. Anche Gadda scrisse un pezzo su queste serate dell’Arlecchino. Da li passammo poi con la compagnia di Luchino Visconti, con Le nozze di Figaro.
A proposito delle scenette, D’Amico aveva capito che queste nostre improvvisazioni non erano affatto tali. Cioè erano delle idee, delle osservazioni che noi prima portavamo sulla carta e poi realizzavamo con delle prove estenuanti. Cioè non abbiamo mai, mai, mai improvvisato un alito. Tutto questo sapore di improvvisazione veniva da uno studio profondo. Questo studio lo abbiamo imparato in Accademia. Ci fu anche un festival della scenetta e furono delle serate straordinarie. Fu in occasione di non so quale spettacolo organizzato a Verona da Salvini... Perché Guido Salvini chiamava tutti, tutti noi dell’Accademia, tutti i ragazzi ex allievi; da Verona si passava a Venezia e c’era l’abitudine di andare a mangiare verso le 4 o le 4,30 di notte al dancing Martini. Mi ricordo che si mangiava la pastasciutta a quell’ora. A Venezia ci fu il festival della scenetta: c’eravamo io, Mazzarella, Bonucci, Panelli, Buazzelli e altri. Allora eravamo i maestri, ci consideravamo tali. E c’era Panelli che aveva dei numeri che ci davano molto fastidio.
C’era il numero delle scorregge di Panelli che era straordinario: lui le mimava, ma chi faceva il rumore, nascosto, era Marcello Mastroianni. Chi poteva mai immaginare il futuro di queste scenette fatte in piazza San Marco, o nelle calli di Venezia? Il pubblico e gli amici che ci seguivano mentre ci spostavamo a fare le scenette non sapevano che noi avevamo dei punti ben precisi di esibizione: nelle calli si potevano fare alcune scenette, nelle piazze altre scenette, avevamo dei luoghi deputati. Dopo tanti anni, ad Assisi ho assistito al Calendimaggio, dove il pubblico segue gli attori; come è vero che il teatro non l’ha inventato nessuno. È sempre esistito! A chi le facevamo le scenette? Fra di noi? Allora cosa si diceva? “Dio... Parigi!” Parigi rappresentava un punto d'arrivo. Per fare che cosa non lo so, però si diceva cosi. E quando si presentò l’occasione di andarci, quando il Piccolo Teatro vi portò Gozzi (Il corvo, 1949), noi ci accodammo e una volta arrivati nessuno tornò indietro. Arrivammo una sera alla Rose Rouge attraverso un amico, Marcello Pagliero, che era un giornalista italiano trapiantato a Parigi.
I francesi sono straordinari, però vedono tutto deformato dalla lente culturale, non hanno le antenne come noi. Sono sempre dei colti. Loro vedevano in questi giovani gli eredi della Commedia dell’Arte; perché non dovevano vederci cosi? Eravamo io, Bonucci e Salce. Poi Salce raggiunge Celi in Brasile. Contemporaneamente Ettore Giannini, che aveva in mente di fare Carosello napoletano, insisteva con me e Alberto perché tornassimo a Roma. Quindi noi tornammo a Roma. Ma dopo aver partecipato con Giannini alla stesura del testo, dopo aver debuttato a Firenze, al Verdi, sentimmo la voglia di tornare a Parigi. Ormai avevamo assaggiato il polpettone, non potevamo più... E cosi al posto di Salce venne Franca, la Valeri, e tornammo a Parigi, e poi di li, via! La scenetta La guerre n’aura pas lieu nacque a Parigi, perché era il periodo che ancora si minacciava. Noi dicevamo il contrario: “Sappiamo perfettamente che la guerra non ci sarà”. “La guerra non ci sarà”. “Ma perché ci dovrebbe essere la guerra?” “Ma figurati, la guerra!” E intanto davamo dei colpi distrattamente sul braccio. Tam, Tam, Cosi ci guardavamo, poi Tam, Tam, Tam, Tam, Tam e uscivamo per andare alla guerra. A Parigi la gente non aveva visto, non aveva vissuto quello che noi avevamo vissuto in Italia. Quindi parlava con un po’ troppa facilità della guerra, dell’ordine. Eh no! Un momento! Ordine inteso come? Quindi venivano spontanee le scenette. Si sentiva qualche cosa e ci divertivamo a rispondere con una scenetta.
Tornammo in Italia e fu l’esperienza dei Gobbi, nel ’51-'52. La chiave fu ancora quella del divertimento, anche serio. Farò due esempi. Anche se ne eravamo usciti, malgrado noi, per essere sinceri, però l’idea che, potesse tornare il fascismo... C’era da sbattere la testa al muro dalla rabbia, e avevamo voglia di dirlo. Da questo venne Giochi pericolosi, una scenetta che ebbe anche molto successo nel primo Carnet de notes. C’erano tre che giocavano col fazzoletto: “È arrivato un bastimento carico di c”. “Di castelli”. “Di p”. “Di pere”. “Di b”. “Di bombe”... Non so, da un gioco cosi si arrivava a bombe, a pistole, e poi uno che non riusciva a prendere il fazzoletto: “Mi hai colpito! Ahi! Mi hai fatto male, oh?” “Ahi! No! Mi hai fatto male. Piantala”. Non volevamo dare un contenuto alla scenetta, ma la sera prima avevamo visto uno che ancora faceva il fascista. Eh no! Ma che siamo matti? Avevamo avuto paura. Allora, man mano, cominciammo a essere consapevoli che qualcosa di diverso stava venendo fuori dal nostro modo di fare teatro. Cosi ci mettemmo ad osservare alcuni registi senza fare nomi, alcuni critici senza fare nomi, le varie maniere di interpretare testi, e nel secondo Carnet presentammo il tutto, dalla commedia moderna al dramma ibseniano, a Pirandello, a Cechov: à la manière de...
Dopo una tournée in Inghilterra dissi: Mo’ cosa faccio? Rifiuto un contratto in America per sei anni, dissi: ora bisogna cambiare tutto. Fui folgorato da un'idea, fare una commedia musicale, non con ballerine e tutta di prosa. E nacque Lina e il cavaliere, che ebbe un successo... Due anni! Guadagnai l'iradiddio. Pretesi un’orchestra composta da otto elementi, pagati un mese prima, che imparassero a memoria la musica. Questa nasceva contemporaneamente alla battuta, e quindi non c'era l’attacco, non c’era barriera. I musicisti stavano seduti su delle sedie, in platea e ci guardavano. Sembrava che improvvisassero. E dopo di quello seguii molto l’evolversi di Franca. Poi feci una mossa sbagliata. Mi affidai allo scrittore e comprai i diritti di Saul Bellow, tre atti unici: C’è speranza nel sesso? Ma non funzionava. Interruppi lo spettacolo e smisi. Da quel momento giurai a me stesso che mai più avrei fatto il capocomico. Perché mi dava fastidio perdere. Avevamo fatto un errore, dovevamo continuare a scrivere noi.
Vittorio Caprioli
La stampa dell'epoca
Vittorio Caprioli, raccolta di articoli di stampa
Italiani che non ridono - Processo ai comici italiani
Ehi, della Gonda, quale novità?
La Signorina Snob ha conquistato Parigi
Franca Valeri e Vittorio Caprioli, i nemici che si amano
I grandi del cinema temono Franca Valeri
Il marito bambino
«L'Europeo», 14 gennaio 1951 - Alberto Bonucci, Franca Valeri e Vittorio Caprioli
«Epoca», 1956 - Rivista "Arcispolo" (Caprioli, Valeri e Salce)
Filmografia
Attore
O sole mio, regia di Giacomo Gentilomo (1945)
Manù il contrabbandiere, regia di Lucio De Caro (1947)
Luci del varietà, regia di Alberto Lattuada e Federico Fellini (1950)
Parigi è sempre Parigi, regia di Luciano Emmer (1951)
Atollo K, regia di Leo Joannon (1951)
Totò a colori, regia di Steno (1952)
Solo per te Lucia, regia di Franco Rossi (1952)
Marito e moglie, regia di Eduardo De Filippo (1952)
Febbre di vivere, regia di Claudio Gora (1953)
Carosello napoletano, regia di Ettore Giannini (1953)
Buonanotte... avvocato!, regia di Giorgio Bianchi (1955)
La legge, regia di Jules Dassin (1958)
Zazie nel metrò, regia di Louis Malle (1959)
Il generale Della Rovere, regia di Roberto Rossellini (1959)
Arrangiatevi!, regia di Mauro Bolognini (1959)
Cinque ore in contanti, regia di Mario Zampi (1960)
A porte chiuse, regia di Dino Risi (1961)
Il giorno più corto, regia di Sergio Corbucci (1962)
I giorni contati, regia di Elio Petri (1962)
Parigi o cara, regia di Vittorio Caprioli (1962)
Desideri nel sole, regia di Jacques Rozier (1963)
I maniaci, regia di Lucio Fulci (1964)
Le voci bianche, regia di Massimo Franciosa e Pasquale Festa Campanile (1964)
La donna è una cosa meravigliosa, regia di Mauro Bolognini (1964)
Il vedovo bianco, episodio di Amore facile, regia di Gianni Puccini (1964)
Una vergine per il principe, regia di Pasquale Festa Campanile (1965)
Io, io, io... e gli altri, regia di Alessandro Blasetti (1965)
Ischia operazione amore, regia di Vittorio Sala (1966)
Adulterio all'italiana, regia di Pasquale Festa Campanile (1966)
Il marito è mio e l'ammazzo quando mi pare, regia di Pasquale Festa Campanile (1966)
La ragazza del bersagliere, regia di Alessandro Blasetti (1967)
Bersaglio mobile, regia di Sergio Corbucci (1967)
Le dolci signore, regia di Luigi Zampa (1967)
Come imparai ad amare le donne, regia di Luciano Salce (1967)
Assicurasi vergine, regia di Giorgio Bianchi (1967)
La violenza e l'amore - Il mito dell'uomo, regia di Adimaro Sala (1968)
La matriarca, regia di Pasquale Festa Campanile (1968)
Splendori e miserie, regia di Madame Royale (1970)
Nel giorno del Signore, regia di Bruno Corbucci (1970)
Tre donne: L'automobile, regia di Alfredo Giannetti (1971)
Trastevere, regia di Fausto Tozzi (1971)
Roma bene, regia di Carlo Lizzani (1971)
Er più - Storia d'amore e di coltello, regia di Sergio Corbucci (1971)
Ettore lo fusto, regia di Enzo G. Castellari (1971)
Messalina, Messalina!, regia di Bruno Corbucci (1971)
Crepa padrone, tutto va bene, regia di Jean Pierre Gorin e Jean-Luc Godard (1972)
Una giornata spesa bene, regia di Jean-Louis Trintignant (1972)
Poppea... una prostituta al servizio dell'impero, regia di Alfonso Brescia (1972)
Il boss, regia di Fernando Di Leo (1972)
Anche se volessi lavorare, che faccio?, regia di Flavio Mogherini (1972)
Io e lui, regia di Luciano Salce (1973)
Giovannona Coscialunga disonorata con onore, regia di Sergio Martino (1973)
Paolo il caldo, regia di Marco Vicario (1973)
Quando le donne si chiamavano madonne, regia di Aldo Grimaldi (1973)
La colonna infame, regia di Nelo Risi (1973)
Come si distrugge la reputazione del più grande agente segreto del mondo, regia di Philippe de Broca (1974)
Innocenza e turbamento, regia di Massimo Dallamano (1974)
Di mamma non ce n'è una sola, regia di Alfredo Giannetti (1974)
Il poliziotto è marcio, regia di Fernando Di Leo (1974)
L'erotomane, regia di Marco Vicario (1974)
La governante, regia di Giovanni Grimaldi (1974)
Ci son dentro fino al collo..., regia di Claude Zidi (1974)
L'ammazzatina, regia di Ignazio Dolce (1974)
La città sconvolta: caccia spietata ai rapitori, regia di Fernando Di Leo (1975)
Un letto in società, regia di Michel Boisrond (1975)
Il messia, regia di Roberto Rossellini (1975)
I baroni, regia di Gian Paolo Lomi (1975)
L'affittacamere, regia di Mariano Laurenti (1976)
I soliti ignoti colpiscono ancora - E una banca rapinammo per fatal combinazion (Ab morgen sind wir reich und ehrlich), regia di Franz Antel (1976)
I padroni della città, regia di Fernando Di Leo (1976)
L'ala o la coscia?, regia di Claude Zidi (1976)
La presidentessa, regia di Luciano Salce (1977)
Messalina, Messalina!, regia di Bruno Corbucci (1977)
Grazie tante - arrivederci, regia di Mauro Ivaldi (1977)
Diamanti sporchi di sangue, regia di Fernando Di Leo (1978)
Avere vent'anni, regia di Fernando Di Leo (1978)
Il malato immaginario, regia di Tonino Cervi (1979)
Café Express, regia di Nanni Loy (1980)
La tragedia di un uomo ridicolo, regia di Bernardo Bertolucci (1981)
Prima che sia troppo presto, regia di Enzo De Caro (1981)
Più bello di così si muore, regia di Pasquale Festa Campanile (1982)
La specialità della casa, regia di Augusto Zucchi (1982)
Il petomane, regia di Pasquale Festa Campanile (1983)
Cenerentola '80, regia di Roberto Malenotti (1983)
Uno scandalo per bene, regia di Pasquale Festa Campanile (1984)
Roba da ricchi, regia di Sergio Corbucci (1987)
I picari, regia di Mario Monicelli (1987)
Capriccio, regia di Tinto Brass (1987)
Una botta di vita, regia di Enrico Oldoini (1988)
Tutta colpa della SIP, regia di Gianfranco Bullo (1988)
La posta in gioco, regia di Sergio Nasca (1988)
L'ultima scena, regia di Nino Russo (1989)
Il male oscuro, regia di Mario Monicelli (1989)
Regista e sceneggiatore
Leoni al sole (1961)
Parigi o cara (1962)
I cuori infranti, episodio La manina di Fatma (1963)
Scusi, facciamo l'amore? (1967)
Splendori e miserie di Madame Royale (1970)
Vieni, vieni amore mio (1975)
Stangata napoletana (1983)
Doppiatore
Francesco Golisano in Un ladro in paradiso
Richard Foronjy in C'era una volta in America
Programmi radiofonici
Diario di una ragazza delusa, piccola rivista di Luciano Salce e Vittorio Caprioli, regia Franco Rossi, trasmessa il 27 novembre 1945.
Le donne di James Thurger, a cura di Raffaele La Capria, regia di Gian Domenico Giagni, trasmessa il 10 agosto 1956.
Sulle spiagge della luna di Luciano Salce, trasmessa il sabato nel 1957.
Riferimenti e bibliografie:
- "Follie del Varietà" (Stefano De Matteis, Martina Lombardi, Marilea Somarè), Feltrinelli, Milano, 1980
- «L'Europeo», 14 gennaio 1951
- «Epoca», 1956