La mia strada nelle valli jugoslave
Silvana Pampanini ha scritto per “Tempo” il racconto della sua più recente e avventurosa esperienza di attrice: il soggiorno con una troupe italo-jugoslava sulle impervie e selvatiche montagne della costa dalmata, per gli esterni di un film di ambiente neorealista
Roma, febbraio
Gli esterni della "Strada della valle", tuttora in corso di lavorazione, e che è il film più recente che io abbia interpretato, sono stati girati in territorio jugoslavo e, più precisamente in alcune località della Dalmazia: a Sinj, a Spalato, a Troghier e in alcune altre località della costa. Il film è interpretato da tre attori italiani: io stessa. Silvana Pampanini,. nelle vesti di una contadina di nome Giuseppina; Massimo Girotti negli abiti di un bravo operaio, ed Eleonora Rossi Drago. Il soggetto è di Beppe de Sanctis che ne cura anche la regia. Alcuni altri attori, jugoslavi, completano il "cast” assieme a una numerosa schiera di generici e di comparse.
LE RIPRESE DEL FILM che Silvana Pampanini ha girato in Jugoslavia sono durate circa tre mesi, superando largamente il preventivo, anche finanziario, che era stato fatto e provocando qualche protesta da parte dei produttori jugoslavi e anche della stampa. Un film in Jugoslavia, infatti, non costa mai più di 25 milioni. L'attrice è rientrata a Roma da pochi giorni.
lo spero che il film darà qualche buona soddisfazione a tutti noi che ci siamo avvicendati in un lavoro duro e faticoso per diversi mesi, al solo scopo di raggiungere i migliori risultati artistici. Il parere definitivo tuttavia sarà come sempre rimesso al pubblico e alla critica, al cui vaglio tutti noi naturalmente ci sottoponiamo con animo sospeso e ansioso; abbiamo però la serena certezza di aver dato il meglio di noi stessi per l’amore e l’entusiasmo che portiamo al nostro lavoro.
Ma quello che il pubblico non potrà mai conoscere e sapere sono i sacrifici ai quali si deve sottoporre spesso un attore nella ripresa di così complesse scene airaperto, in luoghi impervi, in zone di difficile accesso, in ambienti in cui tutto risulta arduo e faticoso. A me basterà sapere che il film sarà piaciuto e in questo caso l’applauso, che mi auguro possa coronare le proiezioni, sarà la maggiore soddisfazione e il più bel premio alle mie fatiche e a quelle di tutti i miei col leghi di lavoro, primo fra tutti il buon Beppe de Sanctis che con tanta passione e tanto entusiasmo si è accinto alla realizzazione di questo suo nuovo notevole lavoro neorealista.
LA PAMPANINI avrebbe dovuto partire prossimamente per il Sud America per interpretare un film messicano sull’eroe dell’indipendenza sudamericana Simone Bolivar. I recenti avvenimenti politici hanno reso però assai problematico il viaggio. Silvana abita a Roma. Per quanto ami il lavoro, Silvana è sempre felice di tornare in Patria.
La Jugoslavia ci è apparsa, nelle zone che abbiamo visitato, come un Paese sconfinata-mente grande, ma ancora piuttosto arretrato, non tanto negli usi e nei costumi, che molte rassomiglianze hanno con la Sardegna e la Sicilia, quanto nella possibilità di offrire dovunque quelle comodità a cui la vita moderna ci ha abituato. Si tratta comunque di un Paese interessantissimo; e la popolazione buona, ospitale, cordiale. a me personalmente ha riservato le accoglienze più calorose. Da Zagabria a Spalato, dalle montagne di Sinj a Troghier, ovunque ho trovato sia negli abitanti dei paesi sia in tutte le persone della "troupe” una così calda e serena accoglienza, che veramente mi ha dato anche la forza di sopportare tante fatiche e disagi.
Mi ricordo che una prima, singolare e commovente prova di simpatia da parte degli jugoslavi F ho avuta già sul treno che da Trieste mi portava a Zagabria e sul quale viaggiavo in compagnia di mio padre. Sul medesimo treno avevano preso posto centocinquanta maestri jugoslavi che tornavano in patria da un viaggio premio fatto nel nostro Paese. Mi videro e mi riconobbero subito. Prima timidamente, a gruppetti di due o di tre, misero la testa nel mio scompartimento. Poi aumentarono di numero e affollarono il corridoio. Alla fine tutto il vagone fu pieno di gente che vociava e applaudiva. Gli austeri insegnanti della Repubblica federale sembravano trasformati in tanti ragazzini in vacanza. E ognuno voleva un ricordo: una fotografìa, un pezzo di carta, la mia firma su un quaderno. L’affettuosa confusione non finì che quando il treno entrò nella stazione di Zagabria e i maestri dovettero trasbordare.
Ma analoghe manifestazioni di entusiasmo le ho avute anche nei più piccoli centri delle montagne e della costa. E a Spalato i produttori del film hanno voluto organizzare in mio onore una festa che mi ha riempito di commozione. Si trattava di celebrare una ricorrenza importante della mia carriera: il mio cinquantesimo film. E’ stata una festa splendida e riuscitissima.
E il giorno della mia partenza un giornale di Belgrado ha voluto pubblicare una fotografìa in cui si vede un'anziana signora che piange mentre si congeda da me. Ricordo benissimo l’episodio: è accaduto a Spalato. Il giornale l’ha visto poi, qui a Roma.
Ma ora conviene soffermarsi un attimo a considerare la zona in cui giorno per giorno il ”ciak” ha dovuto aprire all’obbiettivo le inquadrature del nostro film. Le dure impervie rocce calcaree di queste vallate, solo interrotte dallo scorrere di impetuosi corsi d’acqua. non potevano essere scenario più adatto a questa "Strada della valle”. Una strada, una vera strada, che. nel racconto che abbiamo filmato, nasce fra reali difficoltà d’ambiente e contornata dalla diffidenza dei montanari e dalla resistenza passiva di chi come me (nelle vesti di Giuseppina) vede nella nuova costruzione non tanto un’esigenza della vita e la necessità di lavoro e di comunicazione con altri paesi, quanto il dramma privato, che deriva dalla distruzione della propria casa.
SE IL FILM sudamericano non si farà, Silvana Pampanini andrà a Parigi, per interpretare un film francese. Dal tempo della "Bella di Roma”, che è di circa tre anni fa, Silvana non ha più recitato in un film di produzione interamente italiana. La ragione dovrebbe essere di indole strettamente finanziaria: saggiamente amministrata dal padre, l’attrice non vuol partecipare ai rischi che in questo momento sta correndo l’industria cinematografica italiana. Non molto tempo prima di partire per la Jugoslavia la Pampanini era stata morsa da un cane alla caviglia e aveva dovuto subire una piccola operazione di plastica.
Il problema basilare del film si snodava quindi in una serie di episodi in cui le popolazioni locali si fondevano benissimo con la severa natura circostante, con la sua autentica realtà al punto da costringere noi stessi a riflettere e a soffrire.
Purtroppo come sempre succede in queste drammatiche realizzazioni, in cui l’uomo e la natura si combattono per sopraffarsi. anche noi attori abbiamo vissuto, in Jugoslavia e soprattutto a Sinj, ore di vera difficoltà. Fortunatamente la gentilezza degli abitanti e i buoni sfoci degli organizzatori, alle continue trovate del nostro ”geniaccio” latino, mai sazio di soluzioni accomodanti, hanno fatto sì che gli ostacoli fossero brillantemente superati.
Poi vi è stato- un periodo decisamente migliore, quando abbiamo potuto scendere a Spalato. La città dalmata, ricca di monumenti e di storia, come Troghier, ci ha decisamente offerto un soggiorno più confortevole più attraente, benché le sue attuali possibilità turistiche e alberghiere siano piuttosto limitate; ma amici, compagni di lavoro e tutti si sono sentiti in migliori condizioni, e hanno fatto sì che per lo sforzo comune, in vista dell'incombente inverno, io potessi rapidamente arrivare al mio ultimo giro di manovella in esterno.
I venti freddissimi, che scendevano dalle montagne nel mese di novembre, ci obbligavano a un’ardua ulteriore fatica, ma ormai si profilava per me la gioia di raggiungere una bianca nave, che ogni settimana mi rammentava il mio bel Paese e la mia Roma; e il mio più forte desiderio, negli ultimi giorni di lavorazione, era quello di tornare a vivere serenamente e in letizia con tutti i miei cari.
E intanto la "Strada della valle”, giunta al mare, si affacciava anch’essa al suo logico epilogo, con gli ultimi sprazzi di un malato sole invernale, un po’ malinconico ma romantico come in genere ci sono apparse piene di romanticismo tutte le popolazioni tra le quali siamo vissuti.
Silvana Pampanini, «Tempo», anno XX, n.8, 20 febbraio 1958
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Silvana Pampanini, «Tempo», anno XX, n.8, 20 febbraio 1958 |