Silvana Pampanini: «Totò? È stato mio fidanzato»
Le clamorose rivelazioni di una diva dello schermo degli anni '50. La bellissima attrice, che l'attore napoletano volle disperatamente sposare, ha scritto per i lettori dell'«Informazione» i ricordi che la legano ancora al principe Antonio de Curtis. E' lei, dice la tradizione, la «malafemmena», la donna dal cuore duro per cui il comico scrisse una disperatissima poesia d'amore.
Potevo essere la moglie di Totò. Era innamoratissimo e mi ha fatto una corte serratissima. Ogni giorno trovavo in camerino scatole di cioccolatini, profumi (mi ricordo ancora: era «Fleur de Rocallle») e fiori, molti fiori. Era andato anche a parlare con papà, come si usa tra gentiluomini, perché Totò era, per prima cosa, un vero gentleman, un uomo meraviglioso.
Ci eravamo conosciuti negli studi della Titanus, quando giravamo «47 morto che parla». Totò aveva superato io cinquant'anni. Aveva un matrimonio fallito alle spalle. Io Invece ero la tipica signorina ventenne. Ci siamo voluti subito bene, ma per me Totò era una specie di secondo padre che mi guidava e mi consigliava sul lavoro. Al matrimonio non ci pensavo proprio. E anche mio padre gli ripeteva che Silvanella (mi chiamava cosi) era solo una ragazzina.
Lui Invece continuava a riempirmi di premure, di attenzioni. Quasi ogni giorno mi regalava un mazzettino di roselline, con il pizzetto nero sui, gambi, come si usava nell'Ottocento. E per me, che uscivo fresca fresca dalla lettura di Delly, era come vivere sempre in un’eterna, bellissima, favola.
Non potrò mai dimenticare quando uscivamo la sera a cena, io, lui, mamma e papà. Galante, cortese, un vero signore, come solo riescono ad esserlo i grandi napoletani. Era di una gentilezza estrema e soprattutto sapeva farti sentire donna. Oggi non sono molti gli uomini capaci di riempirti di attenzioni che sappiano lusingare, senza offendere, la tua femminilità. Fa sempre piacere quando un uomo ti accende una sigaretta o ti chiude la portiera della macchina. Sono piccole galanterie, sciocchezze, ma perché dimenticarle? E Totò era un maestro nell’arte della cortesia.
Forse, se non ci fosse stata la differenza di età, avrei accettato le sue offerte di matrimonio, ma ci dividevano più di trent’anni: era come se avessi sposato mio papà. E l’unica cosa che non mi perdonerò mai è proprio di averglielo detto. Un giorno, dopo essersi fatto precedere da un enorme mazzo di rose, Totò mi chiese esplicitamente di sposarlo, perché mi voleva moltissimo bene. Anch’io ti voglio bene. Totò, gli risposi, ma ti voglio bene come a un padre. Non avevo ancora chiuso le labbra che già mi pentivo di quel che avevo detto, mi sarei sprofondata sotto terra per la vergogna. Ma Totò dimostrò ancora una volta di essere un vero signore. Non disse niente, e si congedò con molta grazia. Poi ha continuato a volermi un grandissimo bene, ma non ha più toccato quel tasto.
Lui comunque non mi dimenticò mai. Una volta ci siamo incontrati sulla Costa Azzurra: eravamo su due barche diverse e Totò era già quasi cieco. Ma ad un certo punto riconobbe la mia voce. Volle a tutti i costi salutarmi. Mi fece un sacco di feste, baci, abbracci e volle scrivere una cartolina ai miei. E quando mi disse «Silvana, dimmi dov'è la parte bianca della cartolina su cui posso scrivere, mi sono sentita una stretta al cuore.»
E anch’io non l’ho mai dimenticato. Né potrò mai farlo, perché mi ha riempito il cuore di cose delicate. Come le poesie che mi scriveva. Mi ricordo la prima. Diceva cosi: «Il tuo fascino incatena - creatura sovrumana... - più che donna sei sirena - o magnifica Silvana». Le scriveva dove capitava, nel momenti di pausa, al lavoro, a casa sua. E poi me le mandava, accompagnate sempre da una mazzo di fiori, oggi rose, domani orchidee. Ne ricordo anche un'altra: «Voglio cantare a chi non lo sapesse - che sono innamorato d una donna voglio cantare a chi non lo credesse - che è bella come è bella una madonna - tanto ti voglio bene e tu lo sai - amo te solamente e tu lo sai - che questo amore non finisca mai.»
Totò le scrisse queste poesie
GLI OCCHI TUOI
Oli occhi tuoi verdi smeraldo
belli sono come il mare
come l'aria che respiro
ho bisogno di guardare.
Le tue mani delicate
che baciare è una delizia
son di rose vellutate
son profumo e son letizia.
Profumata è la tua bocca
fresca come le viole
primavera di sorriso
luminoso più del sole.
BELLA SUPERBA
Bella superba come un’orchidea
creatura concepita in una serra
nata dal folle amore d’una dea
con tutti l più bei fiori della terra
Dal fascino del mare misterioso
che hai negli occhi come una calamita,
vorrei fuggir lontano, ma non oso,
signora ormai set tu della mia vita.
Come sono schiavo incatenato
alle catene della tua malia...
e mai vorrei che fosse, ahimè, spezzato
il dolce incanto della mia follia.
Silvana Pampanini, «Corriere d'Informazione», 13 ottobre 1979
Silvana Pampanini, «Corriere dell'Informazione», 13 ottobre 1979 |