Pane, Gina e la Sofia

Il clamoroso «caso» della terza puntata del film Pane, amore e fantasia, con il suo strascico di accuse, di smentite e di voci fantasiose, naviganti in un oceano di milioni, ha chiamato direttamente in causa Sophia Loren, invitata, come è noto, a prendere nel film il posto di Gina Lollobrigida. Sophia, questa ragazzona di vent’anni che ha bruciato le tappe della notorietà affermandosi, in poco tempo, come una delle più popolari attrici del nostro firmamento cinematografico, soppianterà, dunque, la «Lollo» nell’interpretazione del popolaresco personaggio della «Bersaglierà»? Vedremo anche lei a cavalcioni del bigio asinello, accanto al «maresciallo» De Sica?
Le cose non stanno esattamente in questi termini e la stessa Sophia, accogliendoci nel suo appartamentino romano di via Balzani ha voluto essere precisa: «No, no, neanche per sogno: non sarò mai la "bersagliera"— ha detto scuotendo il capo — e non andrò a cavalcioni dell’asinelio. Quello che mi è stato proposto, è un film molto diverso».
«Ecco — ha continuato dopo una breve riflessione — la storia riguarda donna Sophia la" pizzaiola"— ricorda? — dell”’Oro di Napoli”, che diventa vedova ed è piena di guai. L’azione si svolge a Sorrento e non più in quel paesino del Lazio. Vittorio De Sica non è più il "maresciallo ”, ma il comandante delle guardie municipali, naturalmente con gli stessi pregi e gli stessi difetti del simpatico Carotenuto. Si tratta, comunque, soltanto di progetti. La ’’ Titanus ”, infatti, mi ha fatto delle proposte per questo film, impegnandosi a farmi avere una copia della sceneggiatura per il 20 di questo mese. Se la sceneggiatura sarà di mio gradimento accetterò le proposte».
Il ricordo del felice personaggio della «pizzaiola», nel film di De Sica, è uno dei lati deboli dell’attrice. Durante il nostro colloquio ne ha parlato spesso con tono di vero affetto («Sono napoletana — ci ha detto quando gliene abbiamo chiesto le ragioni — e nella "pizzaiola" vedo l’anima malinconica e poetica della mia città. Vorrei proprio far rivivere il personaggio di donna Sophia, cosi bello e così umano...»).
«Comunque ogni decisione — ha avvertito l’attrice — è rinviata al 24 marzo, dopo che avrò letto la sceneggiatura e valutato in pieno il lavoro. Avremo quindi modo di riparlarne».
— E se lei non dovesse accettare? —abbiamo osservato.
«Non rimarrò certamente con le mani in mano — ha risposto pronta Sophia — Con la stessa "Titanus" ho già firmato un contratto per lavorare nel film Ferdinando II, poi ho in vista un altro film ambientato nel mondo delle corse dei cavalli e poi un altro film ancora. Pensi un po’, ho impegni fino a novembre... e, davvero, sono contenta anche se questo — ha soggiunto con una comica smorfia di disappunto — mi costa molta fatica».
Certo, la giornata di Sophia è sempre molto pesante, anche quando gli obblighi contrattuali non le impongono di rimanere per molte ore sotto la luce accecante dei riflettori di scena. La giovane attrice si leva ogni mattina poco dopo le otto e dedica le prime ore della sua giornata alla lettura. «So che bisogna studiare per migliorare continuamente —ci ha detto — perchè il pubblico si stufa presto delle attrici che non hanno altre doti al di fuori della loro avvenenza».
Poi deve badare a tutte le piccole e grandi seccature che derivano dalla notorietà: telefonate continue, pose per i fotografi, appuntamenti con i giornalisti, lettere alle quali bisogna pur rispondere.
Questa ragazza cordiale e semplice è fatta segno ad un vero e proprio assedio da parte degli ammiratori Ella stessa ha voluto mostrarmi alcuni segni di questo affettuoso assedio: una collezione chilometrica di ritratti uno dei quali mostra Sophia con un occhio solo in virtù di chissà' quale brutta stregoneria, molti dei quali giunti da molto lontano. «Questo — ci ha detto mostrandoci un acquerello che la ritrae in un delicato abito bianco e nero — me lo ha mandato dagli Stati Uniti un americano, un certo Tony Floreani. «Pensi un po’: me lo hanno portato i genitori del mio ammiratore».
Poi vi sono le richieste, gli inviti, i telegrammi, come quello giuntole mercoledì scorso da parte di un gruppo di soldati milanesi: «Facciamo la nostra festa e saremo felici di avervi con noi». Ed anche le manifestazioni più rumorose. «La sera di Natale — ci ha raccontato Sophia mezzo divertita e mezzo commossa — mentre stavo con i miei, ad un tratto ho udito uno strimpel-lare di mandolini e di chitarre provenire dalla strada. Mi sono affacciata e sono rimasta stordita: pensi un po’; erano i ragazzi di Trastevere, venuti a farmi una serenata sotto le finestre!».
Ma Sophia non è dispiaciuta di queste manifestazioni. Guarda alle cose della vita con una sorta di curiosità e di commossa partecipazione, come il suo migliore personaggio, donna Sophia la «pizzaiola».
Antonio Perria, «Noi donne», 1955
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| Antonio Perria, «Noi donne», 1955 |
