Il Maresciallo De Sica trova moglie
Quando Luigi Comencini gli descrisse il personaggio principale del suo nuovo film "Pane, amore e fantasia" il regista se ne innamorò a tal punto che decise d’interpretarne la parte.
Roma, agosto
A Castel San Pietro Romano, un paesino montano a meno di quaranta chilometri da Roma, si stanno maturando eventi di portata storica. Qualcuno dei più autorevoli tra i novecento abitanti del paese ha avanzato infatti la proposta di innalzare un monumento in onore di Adolfo Porry Pastorel. Un monumento piccolissimo, naturalmente, poiché a Castel San Pietro case, strade, piazze, tutto è in formato ridotto. E il fatto che Porry Pastorei sia vivo e fermamente deciso a campare molte altre decine di anni, non viene affatto considerato un impedimento per la realizzazione dell’iniziativa. Anzi, dicono i sampietrini, il monumento dovrebbe inaugurarselo da sé, nella sua veste di sindaco del paese.
Castel San Pietro, agosto. Nel film che il regista Comencini sta girando in un piccolo paese del Lazio, Gina Lollobrigida, contadina selvatica, s'innamora del solenne Maresciallo dei carabinieri, impersonato da Vittorio De Sica.
Coloro che hanno avanzato l’idea, più che rendere un doveroso riconoscimento ai meriti professionali di Porry Pastorei, intendono ricordarlo ai posteri soprattutto come «protettore» di Castel San Pietro. Se è vero che questo giornalista ha introdotto per primo in Italia il reportage fotografico nella stampa quotidiana, è altrettanto vero che, dal 1924 in poi, avendo «scoperto» per caso il paese, che si trova al vertice della montagna di Palestrina, è colui che ha dato ai sampietrini le maggiori emozioni. Quelli che non erano mai scesi a valle, videro per la prima volta in vita loro una automobile o un apparecchio radio per merito di Porry; ma soprattutto a Porry dovettero se il loro paese non restò dimenticato dagli uomini. Nello scorso luglio, poi, consentì ai suoi «paesani» di vivere i più fantastici trenta giorni che avessero mai potuto sperare.
CASTEL SAN PIETRO ROMANO. Gina Lollobrigida in una scena del film «Pane, amore e fantasia» diretto da Luigi Comencini: al film ha preso parte quasi tutta la popolazione di Castel San Pietro Romano.
Avendo saputo che il regista Luigi Comencini, nella passata primavera, stava girando in lungo e in largo l’Italia centrale alla ricerca d’una zona che si prestasse al suo film Pane, amore e fantasia, Porry lo indusse, attraverso comuni conoscenti, a fare una visita anche a Castel San Pietro. Fu in seguito a questa iniziativa che, il mese scorso, i novecento sampietrini dovettero improvvisarsi quasi tutti, a turno, attori cinematografici. E il sindaco, dal canto suo, potè lanciare questo manifesto: «Nell’intento di facilitare le riprese cinematografiche, alle quali parteciperà tutta la popolazione, prego i cittadini di ascoltare attentamente e di eseguire con scrupolo le istruzioni e le disposizioni del regista. Soprattutto alle donne, dico: "Silenzio”. Ed ora, si gira!». Impartite istruzioni al banditore affinché ogni sera leggesse in piazza i nomi dei sampietrini convocati per le riprese, Adolfo Porry Pastorei, da buon «sindaco tutto fare», affiancò l’unica guardia municipale a disposizione nell’arduo compito di disciplinare il traffico. Non fu impresa facile, poiché, a parte le automobili e i camion della troupe che andavano e venivano, fu necessario tenere a bada ogni giorno centinaia di persone che arrivavano dai paesi vicini per vedere Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida in carne ed ossa.
A parte l’abile propaganda svolta da Porry Pastorei, Comencini fissò la sua attenzione su Castel San Pietro poiché il paese offriva, meglio d’ogni altro, l’ambienta-zione adatta a Pane, amore e fantasia. Paesaggi troppo crudamente neorealisti avrebbero alterato il sapore del film, che è quello d’una commedia, anzi, quasi di una farsa campagnola. Il «feudo» di Porry dove nulla, compresa la miseria, raggiunge toni aspri, offriva un giusto limite tra la realtà e l’operetta. La cornice ideale, insomma, per un De Sica tornato ad essere l’attore d’un tempo: quello delle interpretazioni patetico-sentimen-' tali.
Pur non avendo affatto pensato, fino a qualche mese fa, di offrire il ruolo principale del film a Vittorio De Sica, Luigi Comencini ed Ettore Margadonna avevano realizzato insieme un soggetto ed una presceneggiatura che si attagliavano perfettamente al De Sica della prima maniera. Pane, amore e fantasia è il racconto delle tribolazioni amorose d’un maresciallo dei carabinieri costretto, dall’ambiente e dalle circostanze, a comprimere la sua ancora esuberante vena sentimentale. La storia è quella di un immaginario maresciallo Carotenuto, trasferito da una città del Nord ad un paesino dell’Abruzzo. Carotenuto è nato a Sorrento: ama l’arte, la poesia, le donne. Porta sempre con sé la chitarra, sognando idilliache scene di seduzione. Nel Nord s’è abituato male: la sua presenza, il suo sguardo «fascinoso», i suoi baffi facevano colpo sulle donne. Di facili conquiste ne ha collezionato una infinità. Ma nella nuova residenza, purtroppo, non c’è niente da fare. Glielo dice subito, a chiare note, il parroco (Virgilio Riento) durante la visita di cortesia: «Questo è un posto che, per gli scapoli, non offre distrazioni...».
CASTEL SAN PIETRO ROMANO. Gina Lollobrigida con Vittorio De Sica che nel film fa la parte di un maresciallo dei carabinieri sentimentale e patetico.
CASTEL SAN PIETRO ROMANO. Maria Pia Casillo, nella parte di una ragazza del paese.
Cosi, dal primo giorno, la vita del maresciallo in Abruzzo è dominata dall'inclito di una insopportabile astinenza. Benché gli sguardi di tutto il paese gli siano sempre addosso e controllino ogni suo gesto, Carotenuto non può restare insensibile dinanzi ad alcune «bellezze» locali. Due donne, in particolare, lo hanno colpito: Annarella, la levatrice (Marisa Merlini), e una certa «Pizzicarella la bersagliera» (Gina Lollobrigida), la più bella e, nello stesso tempo, più povera ragazza del luogo. Soprattutto Annarella gli fa soffrire le pene di Tantalo: abita sola, in una casa di fronte alla caserma, e Carotenuto può vederla, bella e florida al balcone, mentre se ne sta seduto in ufficio, lina sera l’incontra per caso fuori dell’abitato, sulla costa della montagna. Attacca discorso e non esita a sfoderare le sue arti di seduttore. Da Dongiovanni esperto valuta la situazione: Annarella non è una di quelle donne che possono resistere a lungo. Quel primo incontro apre alla speranza il cuore dell’esuberante maresciallo. Ma la sera stessa lo attende una doccia gelata. Qualcuno è pronto ad informarlo che Annarella «ha un grosso segreto»: fa continui, misteriosi viaggi a Roma. È chiaro che nella capitale ha un amante.
Proprio durante un’assenza della levatrice, il maresciallo allora entra in relazione con la Pizzicarella. La ragazza è fidanzata di nascosto con un carabiniere veneto, alto, biondo e timidissimo, che in paese chiamano «la statua». Il milite, per paura che il suo amore venga scoperto, si comporta spesso quasi freddamente con la Pizzicarella. Per ingelosirlo e scaldarlo, la ragazza pensa di civettare un po’ col maresciallo. Carotenuto non chiede di meglio: si «butta» senza esitare in direzione della «bersagliera», tanto più che qualche malalingua gli ha falsamente detto che, per denaro, la ragazza concede volentieri i suoi favori. Proprio quando sta per sferrare l’attacco a fondo, ; il maresciallo è tuttavia costretto a segnare il passo. In seguito ad una rissa scoppiata in piazza, egli deve fare il burbero con la Pizzicarella e deve tenerla tutta una notte tn guardina. Prima di rimetterla in libertà, ad ogni modo, le fa un discorso ambiguo e, senza che lei se ne accorga, le fa scivolare in tasca un foglio da cinquemila lire. I soldi, anziché trovarli la Pizzicarella, li scopre sua madre. La donna pensa che sia stato Sant’Antonio a mandarli alla sua famiglia e va gridando al miracolo. Quando, infine la Pizzicarella conosce la vera provenienza del «bigliettone», strappa il denaro in mille pezzi e corre a consolarsi tra le braccia della sua «statua».
CASTEL SAN PIETRO ROMANO. Gina Lollobrigida e Maria Pia Casilio in una scena di gelosia di «Pane amore e fantasia». Il film racconta le peripezie di un maresciallo che, innamorato della poesia, dell’arte e delle donne viene destinato in un paese dell’Abruzzo dove è costretto a reprimere la sua esuberanza dalla moralità dei paesani
Le pene del maresciallo sono tuttavia destinate ad aver fine: un doppio parto in due casolari di campagna costringe Carotenuto ad accompagnare Annarella sulla sua motocicletta. Una caduta ed un bacio danno una prima schiarita all’atmosfera. Poi, la levatrice si decide a svelare il suo segreto: a Roma non ha amanti, ma solo un figlio. Ed è quel che le resta d’una illusione giovanile. Il sentimentalismo del maresciallo, allora, si scatena: è chiaro che, di lì a qualche mese, la vecchia chitarra gli servirà per fare serenate casalinghe ad una moglie.
Quando a De Sica fu Raccontata questa trama, il regista-attore si vide subito, con l’immaginazione, nei panni del tormentato maresciallo. E ripensò, probabilmente, ai tempi del suo debutto nel cinema, quando dinanzi alla macchina da presa cantava canzoni appassionate e lanciava alle donne occhiate assassine. Comencini gli offriva una buona occasione per tornare indietro nel tempo. E De Sica ne approfittò. Per questo, messi da parte i suoi impegni di regista, si è presentato ai sampietrini vestito da maresciallo dei carabinieri.
Renzo Trionfera, «L'Europeo», anno IX, n.34, 16 agosto 1953
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Renzo Trionfera, «L'Europeo», anno IX, n.34, 16 agosto 1953 |