Il più comico spettacolo del mondo: ruggiscono sullo schermo i leoni in rilievo
Intanto anche in Italia i produttori dei film a tre dimensioni ordinano centinaia di migliaia di occhiali polaroid
La pericolosa concorrenza della televisione ha costretto l'industria cinematografica ad accelerare i tempi nel passaggio dal film «piatto» a quello tridimensionale. Dalla fase degli esperimenti, nel giro di pochi mesi, si è entrati in piena attuazione pratica. Tutti gli ostacoli tecnici sono stati superati attraverso le importanti innovazioni di questi ultimi tempi e il perfezionamento di quelle passate. I brevetti si sono aggiunti ai brevetti ma, con l'aumentare delle possibilità di scelta, hanno preso maggior consistenza i dubbi e le perplessità.
Il rilievo, per quanto si differenzino uno dall'altro gli apparecchi da ripresa o da proiezione, può essere attuato, infatti, soltanto in due modi: realizzando, cioè, sale di proiezione del tutto diverse da quelle esistenti, o costringendo il pubblico a portare occhiali polarizzati. La prima soluzione, come è ovvio, incontra la generale ostilità degli esercenti del cinema; la seconda è considerata dagli spettatori con una certa diffidenza. Un sistema che accontenti gh uni e gli altri non è stato ancora Inventato. Dal punto di vista della resa tecnica, il rilievo realizzato col cinerama o con sistemi pressoché analoghi (cinemascope, panaVision, natur-scope ecc.), cioè senza l’uso di occhiali speciali, è indubbiamente il migliore. Richiede però una radicale trasformazione delle sale di proiezione. Lo schermo dovrebbe avere proporzioni enormi o, comunque, risultare di una struttura plastica particolare, e l’area destinata agli spettatori dovrebbe subire sostanziali modifiche e limitazioni nella capienza. Inoltre, una volta trasformata la sala, non sarebbe più possibile alternare spettacoli tridimensionali a proiezioni «piatte». I locali cosi attrezzati non potrebbero programmare altro che pellicole prodotte col sistema del cinerama o cinemascope.
Anche se costringe il pubblico a servirsi di occhiali polaroid, il «3 D» stereoscopico non presenta invece problemi tecnici o finanziari eccessivamente gravosi per gli esercenti. Il riadattamento delle sale cinematografiche, limitato alla metallizzazione dello schermo già esistente e ad alcune modifiche nella cabina di proiezione, richiede spese che oscillano tra le duecento e le novecentomila lire, a seconda del sistema prescelto, e non disturba affatto la normale programmazione dei film «piatti».
Il conflitto che si è determinato fra il «3 D» stereoscopico e quello a schermo allargato e rifrangente (cinerama ecc.) ha portato ad una battuta d’arresto nella produzione americana di pellicole a rilievo. Ciascuna delle grandi case sembra attendere l'iniziativa altrui, per non correre il rischio di costose o inutili esperienze proprie. Per quanto i dirigenti degli stabilimenti più importanti siano tutti orientati verso il sistema a schermo allargato, il «3 D» stereoscopico si è visto aprire la strada dalle preoccupazioni commerciali. Per questo è stato adottato nei primi film a rilievo già realizzati e continuerà ad esserlo nella fase del passaggio definitivo al cinema tridimensionale.
Tra i film «3D» già entrati nel circuiti americani il primo che verrà programmato sugli schermi italiani sarà Bwana Devil. Si tratta di un lungometraggio a colori realizzato in rilievo col sistema stereoscopico Natural Vision. Il principio di questo brevetto è sempre quello della proiezione sullo schermo di immagini separate. La loro visione, che apparirà ugualmente separata ad occhio nudo, risulterà fusa invece per mezzo degli occhiali polaroid. L'ideatore del Naturai Vision, M. L. Ounzburg, è giunto ad un risultato che, secondo gli echi americani, sembra perfetto. Col suo sistema, la macchina da presa funziona esattamente come la vista umana. Infatti, nel visus umano, ciascun occhio vede una determinata immagine da un angolo diverso; il senso del rilievo si ha soltanto con la sovrapposizione delle due differenti prospettive, operata dal cervello.
Il film Bwana Devil, che inaugurerà in Italia la programmazione regolare di pellicole «3 D», riecheggia in una versione fantastica un fatto realmente accaduto, ai primi del secolo, nell'Africa Orientale Inglese. Si tratta dell'avventura occorsa ad una missione incaricata di dirigere alcune opere ferroviarie nell'interno, la quale fu prima assediata e poi sopraffatta dai leoni. La vicenda cinematografica, pur mantenendo la drammaticità del fatto vero, è stata arricchita con una storia d'amore e con un finale, almeno in parte lieto. I leoni, comunque, sono il motivo dominante della pelliccia. Servono ottimamente, con i loro continui balzi in avanti, a dare al pubblico una sensazione del rilievo che, in qualche momento, diviene quasi terrorizzante.
Cosi come sono di scena nel «3 D» d'importazione, i leoni sono presenti anche nel primo film a rilievo prodotto dalla nostra industria, e attualmente in fase avanzata di lavorazione. Si tratta di "Totò 3 D" a colori, diretto da Mario Mattoll e realizzato col sistema stereoscopico poldevision. Mentre in Bwana Devil, i leoni servono a drammatizzare il racconto, nel tridimensionale italiano le belve serviranno soltanto per rendere più aderente la satira del film Il più grande spettacolo del mondo. Totò 3 D svolgerà infatti una trama pressoché identica a quella della pellicola Paramount trasformando, naturalmente, tutte le situazioni serie o drammatiche in situazioni comiche. Accanto a Totò protagonista, i primi attori del nostro cinema che fra un paio di mesi potranno esser visti in rilievo sono Franca Faldini (sempre fidanzata col «principe»), May Britt, Tania Weber, Mark Lawrence, Mario Castellani e Umberto Sorrentino. Per questo avvenimento, i produttori italiani hanno già ordinato centinaia di migliaia di occhiali polaroid. Dal giugno in poi passeranno nelle tasche degli spettatori, come ricordo del primo «3 D» italiano.
Renzo Trionfera, «L'Europeo», anno IX, n.19, 7 maggio 1953
Renzo Trionfera, «L'Europeo», anno IX, n.19, 7 maggio 1953 |