Landini Fanny
(Diano Marina, 18 marzo 1931 - Roma, 25 febbraio 2016), è stata un'attrice italiana.
Biografia
Attrice caratterista attiva negli anni Cinquanta, recitò in diversi film con Totò. Abbandonò il cinema nel 1959.
Galleria fotografica e stampa dell'epoca
La signorina Landini uno e due
Si presentò al concorso di Miss Italia come sorella di sè stessa
Il 1947, si sa, fu annata grande per il concorso di Miss Italia. La giuria mise ai primi quattro posti Lucia Bosè, Anna Maria Canale, Gina Lollobrigida ed Eleonora Rossi. Queste quattro ragazze hanno fatto strada nel cinema, con varia fortuna. Al quinto posto della graduatoria definitiva si trovava una ragazza sedicenne nativa di Diano Marina : Leonessa Landini. I concorsi di bellezza, negli ultimi giorni, o meglio nelle ultime ore, possono divorare se stessi e le decisioni prese poco prima. Probabilmente Leonessa Landini aveva perduto quota col passare delle ore, anche perché tra le primissime si era inserita, vorrei dire di forza, e persino contro il giudizio di alcuni commissari, Gina Lollobrigida. Alla vigilia dell’assegnazione del titolo, secondo le indiscrezioni che si possono sempre raccogliere in questi ambienti, Gina Lollobrigida si trovava più o meno al tredicesimo posto. Fortunatamente i giudici seppero ravvedersi in tempo, perché se la Lollobrigida non avesse ottenuto la classifica che poi ottenne, i suoi attuali successi di critica e di pubblico rimprovererebbero oggi alla giuria di Stresa una certa cecità, e ai giurati fischierebbero le orecchie. Leonessa Landini meritava comunque il suo quinto posto. Era indiscutibilmente ciò che si dice una ragazza importante, per una sua bellezza prepotente e quasi selvaggia. Il taglio degli occhi, la tinta della pelle (c’erano sotto l’epidermide riflessi color ambra inconsueti nelle nostre donne) e infine una collana di fiori bianchi, di cui la ragazza non sapeva fare a meno, facevano pensare a Tahiti. Se in occasione dell’ultima sfilata l’orchestra dell’ albergo avesse suonato «Chanson Paienne» (ve la ricordate questa canzone, nel film «Ombre bianche»?) Leonessa Landini avrebbe forse scavalcato qualche sua rivale. L’orchestra taceva o suonava altro. Leonessa fu quinta.
1. Questa fotografia risale al concorso di Miss Italia del 1947 ed è stata eseguita a Stresa. L’ultima ragazza a destra è Leonessa Landini che allora si classificò quinta. Da sinistra: la prima ragazza è Lucia Bosè, la terza Anna Maria Canale, la auarta la Lollobrigida, la quinta Anna Maria Reina, che fu poi eletta Miss Sorriso.
2-3 Poco piu della metà della famiglia Landini. Da sinistra a destra: Anna Maria Rosa, di 12 anni, scolara: la mamma Rosa Carmonas in Landini, di 50 anni: il sestogenito Alonso Giulio Cesare di 25 anni, che vive a Diano e trasporta sabbia; il capostipite Eugenio Landini di 73 anni con loca Pepita: la quintogenita Della Trinità di 27 anni, impiegata in uno studio legale di San Remo; Leonessa Fanny Stefania di 21 anni, indossatrice di costumi da bagno e aspirante diva; e infine Carmen Maria Rita di nove anni. Mancano Milena Romana, di 32 anni, sposata a Milano; Dolores Alma Fuerte, impiegata a Milano, trentunenne: Magda Hova. trentenne, vedova della medaglia d’oro capitano Luigi Giorgi; Milo Napoleone, di 29 anni, che tratta tessuti a Tortona; Vera Cruz, di 19 anni, maritata a San Remo: Rodolfo, quindicenne, che lavora a Milano. Undici sono pertanto i figli Landini viventi, otto femmine e tre maschi. Altri cinque sono morti. Sotto: Leonessa Fanny Stefania è una esperta nuotatrice; il giorno in cui il cinema le aprisse le porte, potrebbe diventare una Esther Williams italiana. In acqua può percorrere i cinquecento metri facendo il «delfino»
I suoi occhi, anche se non erano i suoi, li avevo veduti alcuni mesi prima sul cuscino di un letto d’ospedale a Diano Marina. Giravo nelle corsie degli ospedali di fortuna, mentre infieriva a Diano l’epidemia di tifo. Troppi dei visi che vedevo erano disperati, perché non mi arrestassi davanti al lettino dove era sdraiata tranquilla una ragazzina di sei o sette anni. Aveva il volto color ambra, e in questo luccicavano, forse anche per la febbre, due occhi profondi di taglio esotico. Ne seppi il nome leggendolo sulla targhetta apposta alla spalliera del letto : «Landini Anna Maria Rosa, anni sette».
Siccome le generalità bastano ad un poliziotto ma non a un giornalista, domandai qualcosa di lei al dottore che mi accompagnava nel giro, mentre fotografavo il piccolo volto, sereno anche nella tremenda malattia.
«E’ una Landini, una di quelle del Faro», cominciò col dirmi il dottore. Seppi da lui che la famiglia Landini era molto nota a Diano Marina per varie ragioni. La principale: erano otto sorelle, di cui sei avevano già mantenuto le loro promesse, e le altre due, di cui la piccola malata era la maggiore, non sembravano voler smentire la fama di avvenenza che circondava le sorelle più in età. La seconda era che il padre, un tempo ricco viaggiatore, s’era infine ridotto a vivere a Diano Marina in una casa sul mare, vicino al faro : una strana casa a budello, nella quale gli abitanti dell’ultima stanza erano costretti ad attraversare tutte le altre. La terza era la madre delle ragazze, nativa della Patagonia, e là bruscamente prelevata dal Landini padre, come definitiva sposa circa trent’anni prima. Circolava la voce, mi disse il dottore, che il Landini l'avesse incontrata nella boscaglia della Patagonia. Era una piccola selvaggia di diciassette anni.
4-5 Mentre è consueto che «branchi dì oche selvatiche ammarrino anche su specchi d’acqua salata, è eccezionale che un’oca domestica frequenti le spiagge e vi prenda il bagno. Questo è il caso dell’oca Pepita, la cui dimestichezza con l’acqua salata si può solo spiegare se si pensa anzitutto che è nata in riva al mare e in secondo luogo che è molto affezionata a Leonessa Fanny Stefania. C’è però una differenza, tra la padroncina e l’oca: l’animale, Per quanto la natura gli abbia reso estremamente facile il galleggiare o lo spostarsi nell’acaua. appare meno resistente in mare di quanto non lo sia la ragazza, così che ad un certo momento, quando si sente rinfrescato. vuole uscirsene e abbandonare la padrona. Per convìncere allora l’oca Pepita che il bagno non è ancora finito, non sempre bastano le buone maniere, e Leonessa Fanny Stefania deve prendere con amore l’oca per il collo. Nella fotocolori qui a destra, fatta a San Remo in occasione dell’eiezione di Miss Italia 1951, Stefania Landini sorride all’obbiettivo. La prima a sinistra è la marchesina Isabella Valdettaro, che porta il titolo di Miss Italia per l’anno in corso. Col proprio nome, Leonessa Landini si era classificata quinta nei 194? a Stresa; con quello di Stefania si è classificata quarta a San Remo.
A sera, mentre girellavo per Diano in attesa del treno che mi avrebbe riportato a Milano, mi imbattei in un "carrugio” con una ragazza che non poteva non essere la sorella della bambina veduta all'ospedale. Cercai di parlarle, ma questa ignorò le mie parole, che pur avevano acquistato risonanza nell'esiguità dell’ambiente, mi volse le spalle e si allontanò come una regina del bosco, sdegnosa e altera.
Ora, a Stresa, me la rivedevo davanti. Il nome, Leonessa, glielo dissi, le stava a pennello, per come felinamente si era allontanata, per quel suo sdegno da regina offesa. Soltanto le cose erano notevolmente cambiate. Era ancora Leonessa di nome, lo era per quel che di selvaggio che le sprizzava da tutti i pori, ma l’atteggiamento intimo era mutato. Leonessa aveva bisogno di essere presa in considerazione e si era fatta mansueta. Si scusò dello sgarbo in maniera maldestra, dicendo che erano momenti terribili, e poi che era stanca che tanta gente si interessasse di lei e la seguisse per la strada. A distanza di pochi mesi la situazione si era rovesciata. Qui voleva che tutti si interessassero a lei, e semmai lo sgarbo lo avrebbe fatto a chi non la guardava con una certa insistenza.
La fine del bagno. A Leonessa Fanny Stefania è entrata dell’acqua nel naso mentre faceva il percorso di cinquecento metri stile «delfino». L’oca Pepita starnazza: è stanca.
Era facile all’intervista, e raccontava la propria vita nei più intimi particolari; pronta ad essere fotografata, e ad assumere atteggiamenti mutevoli. Davanti alla macchina fotografica si operava il miracolo in pochi secondi. Leonessa Landini iniziava con l’essere selvaggia e gli occhi sembravano volere distruggere col loro fuoco fotografo e apparecchio fotografico; poi diventava seducente, e il corpo si addolciva; infine quegli occhi, pochi istanti prima così fieri, divenivano mansueti e le mani della ragazza, quasi istintivamente, si atteggiavano a comprensione e quasi a preghiera. Leonessa Landini era moralmente preparata ad un rapido provino cinematografico, che ne dimostrasse tutte le qualità: il pathos, la seduzione, la dolcezza. Era evidente che Leonessa Landini era la prima ad essere in ammirazione di se stessa, e che le bruciava dentro il desiderio del successo. Ma, come ho già detto, dovette accontentarsi del quinto posto e della simpatia di taluni giurati e di molti spettatori.
Nel 1951 la giuria del concorso per Miss Italia siede a San Remo. Fa parte della giuria Lucia Bosé, che nel 1947 era stata in gara con Leonessa Landini. Tra i giurati, poi, molte facce d’allora : il presidente è sempre Didi Visconti, il factotum Villani; poi, come a Stresa, ci sono Vergani, Tofanelli, Ridenti. E’ vero che sotto ’gli occhi di questi signori passano molte ragazze ogni anno, e quattro anni sono trascorsi dal 1947, ma quando si presenta Stefania Landini, di Diano Marina, è un coro di stupore per quanto la ragazza assomiglia alla sorella. Il marchio Landini è inconfondibile : la stessa pelle color ambra, gli stessi capelli neri, gli stessi occhi. Didi Visconti le parla come se fosse quella di Stresa, e anche Lucia Bosé, tanto convinta di ritrovarsi di fronte alla stessa persona, che le dà del tu. Stefania Landini si mantiene su una linea di cortese e stupido diniego. Risponde a Lucia Bosé dandole del lei, e le dice : «Si sbaglia signorina, quella di Stresa è una delle mie sorelle maggiori».
La madre, Rosa Carmonas, con le figlie minori Anna Maria Rosa e Carmen Maria Rita.
Sono molti che si interessano a Stefania Landini. L’annata è più magra di quella del '47, e pare per un certo tempo che questa seconda Landini debba avere più successo della sorella a Stresa. Ha la camminatura della sorella, è veramente impressionante vedere come camminino nella stessa maniera.. La struttura generale del corpo è identica. Alla lunga, però, anche coloro che erano stati colpiti dalla rassomiglianza straordinaria, notano talune differenze. Effettivamente Leonessa aveva le orecchie attaccate un poco più alte (è Stefania che lo ha fatto notare), e poi gli occhi sono effettivamente diversi. Non di colore, non di intensità di sguardo, ma di taglio. Quelli di Stefania sono ancora più selvaggi di quelli di Leonessa. Il concorso si chiude a San Remo classificando Stefania Landini al quarto posto. Taluni dicono : «La famiglia Landini avanza : di qui a un anno sarà al terzo posto, di qui a due al secondo, e infine vincerà il concorso. Di ragazze Landini non ne mancano, ce n’è una fila che non finisce mai».
Logico pertanto il mio desiderio di conoscere da vicino questa famiglia, in occasione di un recentissimo viaggio in riviera. Se tanto mi dà tanto, dico dentro di me. E poi sono curioso di vedere i progressi compiuti dalla piccolina che avevo fotografata sul letto dell’ospedale. A Diano è facile trovare la casa dei Landini ; si cammina lungo la strada del molo, e poi, nei pressi del «tirasegno», si scende in riva al mare. Lì c’è la casetta a budello da cui sono uscite le concorrenti di Stresa e di San Remo. Attorno alla casa uno spiazzo pieno di fiori e di animali da cortile. Ne saprò poi i nomi. Sono i cani Fred e Fuffy, i gatti Negrità, Filifi, Cilicilà e Orfano, l’oca Pepita e la gallina Pittina. In mezzo ad essi passeggia tranquilla la signora Rosa Landini, nata Carmonas, oggi cinquantenne. Le domando se ci siano le sue due figliole. Mi risponde che a casa ora ci sono solo le piccole. Le chiedo dove siano Leonessa e Stefania. Mi dice a San Remo, presso una sorella che si è sposata. Sono venuto per fare una fotografia di questa famiglia straordinaria, le dico, e lei sorride. Non vede niente in contrario. Vado a San Remo in Via Alessandro Volta. La casa, una costruzione nuova, non ha portiere. Salgo al quarto piano e suono alla porta su cui sta scritto Rosa Landini. Saprò poi che in realtà la padrona di casa si chiama Vera Cruz, ma il sistematico alternarsi dei nomi fa parte delle abitudini di casa Landini. Mi viene ad aprire una ragazza che io non so se sia Leonessa o Stefania.
Papà Landini è nativo di Lungavilia, in provincia di Pavia. Nei 1900, quando aveva ventun anni, ereditò dai padre una grossa fortuna in beni terrieri. Si vendette una proprietà dopo l’altra, per pagarsi il lusso di viaggiare per trent’anni tutto il mondo via terra. Percorse dall’estremo nord all’estremo sud l’America, visse in Romania, in Russia, in Siberia, in Turchia, in Cina. Quando aveva quarantanni conobbe la moglie in Patagonia. Prima d’allora, è lui stesso che ce lo dice con compiacimento, ebbe però figli di tutti i colori: neri, gialli, azzurri. Quando la moglie, divertita a questi racconti, dice che effettivamente il marito era terribile, egli la corregge: «Non terribile, temibile».
Mi fa accomodare in un salottino, e si comincia a conversare. Mi ha riconosciuto, ma io non So se parlo a quella di Stresa o a quella di San Remo. Le domando quale sia il suo nome : «Fanny» mi risponde. Qui le cose si imbrogliano. Se si chiama Fanny, non è né quella di Stresa né quella di San Remo, e allora come ha fatto a riconoscermi?, penso dentro di me; ma mi rifiuto di credere che ci possa essere una terza ragazza uguale alle prime due. Se fosse così, continuo a pensare rapidissimamente, mentre guardo la ragazza, ho mancato ai miei doveri di giornalista interessandomi di questa .famiglia così tardi. «Cara amica», concludo, «lei dice di chiamarsi Fanny, e non c’è nessuno che può sapere meglio di lei il suo nome. Io ho qualche dubbio perché, personalmente, non ho mai conosciuto nessuna Fanny, mentre lei ha dato prova di riconoscermi, e quindi non può essere se non Leonessa o Stefania. Anche la mamma, del resto, mi ha detto che erano qui a San Remo, in casa della sorella sposata, Leonessa e Stefania. Di Fanny nessuna parola. Lei chi è?». La ragazza sorride. Si diverte più di me della stramba, situazione in cui ci troviamo. Alla fine ammette di essere Leonessa. Si chiama Leonessa, ma si chiama anche Fanny, e siccome preferisce questo nome all’altro, ecco perché ha detto di essere Fanny. Bene, le cose cominciano a chiarirsi. «Allora», le dico, «lei dovrebbe essere così cortese di domandare anche a sua sorella Stefania se è d’accordo che domattina si faccia un salto a Diano perché vorrei fotografarvi insieme ai genitori e alle sorelline minori, nello spiazzo davanti alla casa budello». Leonessa-Fanny, si alza, mi domanda scusa se mi lascia, solo per qualche istante, vuol domandare a sua sorella che cosa ne pensa. E va di là. Le leggere pareti della casa moderna mi consentono di percepire i suoni di una lunga chiacchierata. Sento anche che qualcuno ride. C’è fra l’altro la voce di un uomo, che pare dirigere la conversazione. Dopo un poco Leonessa-Fanny ritorna, ma è sola. Si siede. Mi dice : «Devo dirle la verità. Io sono Stefania, quella di San Remo. Leonessa è a Mendoza, in Argentina.».
Fanny Stefania Landini com’è oggi. L’inattività dei mesi invernali si riflette nell’abbondanza delle forme. La salsedine e il sole bruceranno quel tanto che c’è in più del bisogno.
Comincio ad essere un poco irritato. Prima si chiama Fanny, poi ammette di essere anche Leonessa, adesso diventa Stefania. Miracolosamente, poi (ed è bastata la conversazione al di là del muro) Leonessa, che poco fa era qui seduta con me sul divano, è in Argentina.
Stefania ride di tutto cuore. Lei, come Stefania, mi dice, è ben contenta di venire a fare la fotografia; purtroppo Leonessa non c’è. Io faccio il muso duro. Ed ecco che la ragazza si confessa. Oltre ad essere Fanny, perché questo nome le piace di più, lei è Leonessa e Stefania. E' la sorella di se stessa. Ha ormai rinunciato a presentarsi per una terza volta al concorso di Miss Italia con un altro nome e così può parlare. Era lei a Stresa, era lei a San Remo.
Giuliano Cinqueterre, «Settimo Giorno», anno V, n.26, 18 giugno 1952
Filmografia
Fratelli d'Italia, regia di Fausto Saraceni (1952)
Il più comico spettacolo del mondo, regia di Mario Mattoli (1953)
La lupa, regia di Alberto Lattuada (1953)
Totò e Carolina, regia di Mario Monicelli (1955)
Totò all'inferno, regia di Camillo Mastrocinque (1955)
Destinazione Piovarolo, regia di Domenico Paolella (1955)
Giovanni dalle Bande Nere, regia di Sergio Grieco (1956)
Guendalina, regia di Alberto Lattuada (1957)
Il corsaro della mezzaluna, regia di Giuseppe Maria Scotese (1959)
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- Giuliano Cinqueterre, «Settimo Giorno», anno V, n.26, 18 giugno 1952