Massenzio De Curtis, il figlio di Totò: il piccolo principe

Totò e Franca, il dolore per la perdita del figlio Massenzio


Una culla vuota a casa de Curtis

🎬 Una star in ascesa, un cuore in caduta libera

Nel 1954 Totò sta cavalcando l’onda lunga del suo successo: film su film, risate su risate, applausi a scena aperta e incassi da record. Ma, come nelle migliori tragedie, dietro il sipario si cela il dolore. Franca Faldini, compagna giovane e raggiante, gli comunica di aspettare un bambino. Lui, principe di Bisanzio, ma più napoletano del caffè sospeso, ha 56 anni. Lei, 23. Una notizia che gli restituisce una seconda giovinezza. Lo dice alla stampa, annuncia il nome: Massenzio, l’imperatore perdente. E già qui, con quella scelta simbolica, si comincia a capire che la gioia è fragile come una scenografia di cartapesta.

🎥 Luci della città, tenebre della notte

L’11 ottobre, Franca e Totò si godono Chaplin e la fioraia cieca. Ma verso mezzanotte, mentre Charlot danza con il cuore, Franca urla per il dolore. Totò spegne il proiettore e accende l’angoscia. Parte un balletto tra telefoni staccati, professori irreperibili e cliniche ai Parioli. Una corsa contro il tempo. L’arrivo alla clinica Quisisana sembra quello in un film neorealista: dolore, pioggia, e una star in ciabatte e sigaretta.

👶 Il nome del figlio e il prezzo della scelta

Quando il professor Bruno chiede chi salvare, Totò risponde da uomo, non da attore: «Salvate Franca». E così sarà. Alle 3 il piccolo Massenzio muore senza conoscere la luce. Totò piange come non ha mai fatto in scena. Si chiude nella cameretta pronta per il figlio e piange tra culle vuote, giraffe di pezza e stampelline malinconiche.

🙏 Dio, la Chiesa e la concubina

Ma il dolore non basta. Il cappellano della clinica si presenta con anatemi e giudizi. Non è la principessa de Curtis, è una concubina. La suora conferma: il Signore si è vendicato. Totò, massone e anticlericale, annota l’offesa nel libro mastro della sua indignazione. Il nome di Massenzio, come quello di Teodora, era un atto simbolico: la resistenza del pensiero libero contro il conformismo ecclesiastico. Altro che paganesimo: qui c’è libertà di coscienza.

🗞 La farsa del matrimonio e la tragedia della stampa

L’Italia del ’55 è più puritana di un confessionale. Lettere, telefonate, accuse: «Totò è un peccatore pubblico!». Per tacitare le malelingue, Totò inventa un matrimonio segreto a Lugano. Funziona: la coppia diventa rispettabile. I rotocalchi titolano: «Totò sposo a sua insaputa». Come sempre, l’arte teatrale del Principe salva la reputazione.

👨‍👧‍👧 Famiglia, genero, e commedia all’italiana

Intanto la figlia Liliana ha una bambina: Diana. Ma il matrimonio con Tufaroli fa acqua da tutte le parti. Totò vigila da padre e da detective. Scrive lettere a Buffardi, il genero, in cui chiede rispetto e soldi destinati a Liliana. Gli fa dare del "Principe". Totò non si fida, ma sa che una lite aperta peggiorerebbe la situazione. Così lo tiene a bada con la collaborazione in ben sette film, come si farebbe con un attore di contorno.

🎞 Dal dolore alla pellicola: una carriera che continua

Nel 1955 arrivano nuovi film: Totò all'inferno, Siamo uomini o caporali?, Destinazione Piovarolo, Racconti romani, Il coraggio. In ognuno c'è un frammento del dolore vissuto. Ma Totò non si ferma. Fondando la D.D.L. punta a produrre sogni e sogna ancora Don Chisciotte. La compagnia del Principe ha sede legale a casa sua, perché la scena e la vita si confondono.

🍽 Un amico vero, con livrea e Cadillac

Leopoldo Trieste riceve inviti da Totò come se fossero biglietti reali: una Cadillac, un maggiordomo in guanti bianchi, e una cena principesca. Sul set Totò è Totò. Ma a tavola è Antonio de Curtis. Un uomo distinto, fragile, pieno di dolori mai andati in scena.

👁 La vista si oscura, ma non la visione

Mentre tutto questo accade, Totò perde di nuovo la vista. Lampi e annebbiamenti durante le riprese, scene segnate col gesso come trappole per ciechi. Ma lui continua. Come Massenzio contro Costantino, anche Totò combatte con tenacia sapendo che potrebbe perdere.


Nel febbraio 1954, una stupenda notizia fece gioire Franca Faldini e Antonio de Curtis: nove mesi dopo avrebbero avuto un figlio tutto loro. Antonio confessò a Franca che, nel caso fosse nata una femmina, avrebbe voluto chiamarla Teodora, come l'ex ballerina di circo che aveva sposato l'imperatore bizantino Giustiniano, divenendo imperatrice con lui nel 527 a.c. Ricoverata al Quisisana, il 12 ottobre dà alla luce Massenzio, che vive solo poche ore.

La Faldini, che ha rischiato di morire lei stessa, colpita da albumina gravidica, subendo due operazioni, si salvò per miracolo. Deve anche subire la riprovazione di una madre superiora e del cappellano, che attribuiscono la morte del piccolo a una punizione divina per la concubina. Per Antonio è il dolore più grande, uno dei pochi argomenti di cui non parlerà mai pubblicamente. Per giorni e settimane Antonio de Curtis rimase immobile in casa. La morte di quel figlio maschio che avrebbe ereditato il suo cognome nonché i suoi titoli, lo aveva profondamente prostrato: l'amore per Franca, pallida e convalescente per la malattia, gli diede la forza di continuare a vivere e a lavorare. In quanto a Franca, che non avrà più figli, ne accennerà pubblicamente solo nel ’67, sull’onda emotiva della scomparsa di Totò: “Rischiai di impazzire per il dolore. Totò mi fu profondamente vicino, allora. La sera non si allontanava da me fino a quando mi ero addormentata e prima si preoccupava di togliere dalla circolazione tutti i tranquillanti e i sonniferi che erano a portata di mano”

1954 07 18 Epoca Massenzio L«Epoca», 18 luglio 1954

Massenzio fu sepolto a Napoli nella cappella gentilizia dei de Curtis.

Dopo la morte del bimbo, seguì personalmente e con cadenza periodica, gli orfanelli del Nido Federico Traverso di Volta Mantovana, dove si presentava con Franca carico di doni e di ogni sorta di giocattolo. "Vorrei avere la Banca d'Italia per accontentare tutti. Come si fa a fingere di non accorgersi, a rifiutarsi di dare?"


Così la stampa dell'epoca

La nascita e la morte di Massenzio, il piccolo principe di Totò e Franca

Lacrime vere di Totò: il principino non ha visto il sole (L’Europeo, 24 ottobre 1954) – cronaca privata tra titolo nobiliare e dolore

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Arnaldo Geraldini, «L'Europeo», anno X, n.43, 24 ottobre 1954
2601

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Flora Antonioni, «Sorrisi e Canzoni TV», anno XVI, n. 17, 23 aprile 1967
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👶 Conclusioni

La storia di Massenzio De Curtis, il figlio di Totò e Franca Faldini vissuto poche ore, mostra il lato più intimo e doloroso dell’artista e della sua compagna: non solo il “principe della risata”, ma un padre ferito. Ricordare il piccolo principe aiuta a capire la vita privata di Totò e le radici umane della sua arte.


Riferimenti e bibliografie:

  • M. V., Nessuna rivalità tra me e la prima moglie di Totò, “Novella 2000”, n.18, 30 aprile 1967.
  • Arnaldo Geraldini in "L'Europeo" n.471, 24 ottobre 1954
  • «Corriere della Sera», ottobre 1954