Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1951
Indice degli avvenimenti importanti per l'anno 1951
24 aprile 1951 La discendenza imperiale di Totò venne contestata da un gruppo di nobili, incluso Marziano Lascaris di Lavarello, altro pretendente al trono di Bisanzio
18 giugno 1951 Nella sala di un grande albergo romano viene tenuta una conferenza stampa per ribadire pubblicamente che il titolo di Antonio De Curtis è illecito perchè ottenuto con subdole azioni
24 giugno 1951 Ad Assisi si sposa Liliana de Curtis con Gianni Buffardi. Antonio de Curtis non partecipò alla cerimonia poichè contrario al matrimonio.
20 settembre 1951 La magistratura romana conferma il titolo nobiliare di Totò già sancito dalle sentenze del 1945 e 1946 del Tribunale di Napoli. Viene tenuta una conferenza stampa a casa di Totò che, assistito dall'avvocato De Simone, spiega la sentenza del Tribunale di Roma.
Indice della rassegna stampa dei film per l'anno 1951
Totò terzo uomo (Distribuzione 7 agosto 1951)
Sette ore di guai (Distribuzione: 9 ottobre 1951)
Guardie e ladri (Distribuzione: 23 ottobre 1951)
Altri artisti ed altri temi
Totò
Articoli d'epoca, anno 1951
Totò piange dettando le sue memorie
Totò non discende da Costantino il Grande?
Totò in lotta con un gruppo di nobili
Poesia e memorie di Totò
Totò conferma di essere Principe e querela chiunque lo metta in dubbio
Totò querela un giornale che negava la sua nobiltà
Marziano II contro Totò
Totò cerca maschio
Spassosa guerra fredda fra Totò e la «Casa di Bisanzio»
Totò poeta
Il popolare attore Totò è di origine imperiale?
La discendenza imperiale di Totò confermata dai magistrati romani
Archiviati dalla magistratura romana gli «esposti» contro Totò
Il trecentesimo uomo
Totò sarà l'interprete della 'Paura' di Eduardo
Si parli finalmente di Totò
Cinquecento bimbi poveri a pranzo con Totò e «Momento Sera»
Tutto pronto per il pranzo ai cinquecento bambini
Totò e la nobiltà: la casta è casta e va sì rispettata...
La paura numero uno di Totò
Guardie e ladri (1951)
Sette ore di guai (1951)
Totò terzo uomo (1951)
«Cinesport», 1 gennaio 1951
«Milano Sera», 28 gennaio 1951
Sistematiche programmazioni di film moralmente dannosi
da Crocemosso
Non ci pare che l'articolista di «Tribuna Socialista» nel cercare la difesa dei suoi interessi a riguardo del Cinema Crocemossese sia stato felice ed intelligente. Proprio ignorante la voce elevatasi da Mosso non invece per contrario buon senso ed onestà? Siamo contenti che il richiamo sul nostro cinema sia partito non da noi: è un segno più che evidente che tutto ciò che da tempo si mormora e si dice da noi (e pensavamo che i signori gestori se ne fossero già accorti) è giusto, è ragionevole.
A Mosso ci si lamenta per i manifesti. Che dobbiamo dire noi, che vediamo sistematicamente avvelenata l'anima della nostra gente, specialmente dei ragazzi e dei nostri giovani? Facciamo notare «sistematicamente» perchè purtroppo non si tratta più di casi isolati. «Il mio corpo ti scalderà» - «Totò le mokò» - «Il falco rosso» (e quest'ultimo pieno di elementi negativi); disprezzo della religione, uccisioni, vendette, disonestà. Questa la ultima programmazione. Ma se almeno fossero lavori pregevoli dal punto di vista artistico! Oltre che di senso critico e morale, pare si manchi pure di senso psicologico. Pensano forse che da noi si possa digerire tutta questa roba? Ci stimano cosi poco?
Quello che molte famiglie vanno or ora ponendosi come interrogativo, deve interessare tutte le famiglie che hanno a cuore l’educazione dei figli. Bisogna interdire ai figli la visione dei film moralmente dannosi.
«Il Biellese», 13 febbraio 1951
«[...] Poi mi racconta qualcuno dei suoi progetti di cinema: dovrebbe fare, sembra, tanto Questi fantasmi! che Filumena Marturano, in film, ma sono progetti non immediati; altri invece trarranno dalla sua commedia La paura numero uno, un film, con Totò protagonista. La cosa non lo rende molto felice, ma lui ha la sua commedia nuova da scrivere.
«Questo qui — dice alludendo a un personaggio della sua commedia nuova, un tipo di professore mezzo scimunito, che tutti trattano come « ’nu guaglione », questo qui è un tipo che mi viene bene assai ». E ride piano, mettendosi a leggere a bassa voce tutta la didascalia che disegna il personaggio».
Luciano Lucignani, «L'Unità», 24 marzo 1951
Totò e Vivi Gioi multati dal Pretore
ROMA, 10 aprile — A cinquemila lire di multa ciascuno sono stati condannati stamani dal pretore gli attori Vivi Gioì e Totò (a verbale Vivien Trumpi e Antonio De Curtis) per non essersi presentati quali testimoni nella causa per truffa intentata contro tale Eusanio De Profetis nel febbraio di quest’anno. I due attori, benché regolarmente citati, non sono comparsi in udienza ed il magistrato, avvalendosi delle sue prerogative, li ha multati intimando che, qualora il 17 prossimo non si presenteranno, dovrà ordinare , l’intervento della forza pubblica
«La Gazzetta del Popolo», 11 aprile 1951
«Epoca», 15 aprile 1951 - Sondaggio dei film più visti
Totò e la nobiltà: la casta è casta e va sì rispettata
La discendenza imperiale di Totò venne contestata da un gruppo di nobili, incluso Marziano Lascaris di Lavarello, altro pretendente al trono di Bisanzio, con un esposto-denuncia presentato al Tribunale di Roma. In seguito alla querela di Antonio de Curtis ad un quotidiano romano che negava con sarcasmo la sua discendenza nobiliare, l'indicazione esplicita di Bisanzio nella serie dei sui titoli ufficiali caratterizza il cippo nobiliare delle sue origini, si riconosce a Totò il diritto di fregiarsi di gli appellativi Flavio, Angelo, Ducas, Comneno, di Bisanzio e ammetteva la discendenza dall'imperatore Costantino il Grande, fondatore di Bisanzio.
Dolori segreti del popolare comico - Totò cerca maschio
"A che mi serve la corona di Bisanzio?" Il divorzio dell'attore in Ungheria e le sue nuove nozze
NAPOLI, giugno.
Totò cerca maschio. Con questa frase si è diffusa, causando vivo interesse (poiché Toto è napoletano puro sangue), si è diffusa la notizia che il popolarissimo attore ha deciso di non sposare più, in seconde nozze, la sua già legittima consorte, Diana Rogliani Baldini (da cui divorziò) impalmando invece una bionda artista straniera verso cui da tempo — come avevano notato gli amici del comico — Toto accentuava le sue molte premure. E' questa una storia originale, com'è spesso la vita degli artisti. Come molti mariti, Totò aveva una suocera con cui come qualche volta accade, non sembra fosse sempre nel rapporti più cordiali, fu cosi che — come dicono i suoi intimi — per privarla perfino della possibilità, di dire che «essa era la suocera di Totò» egli pensò a un colpo magistrale, che confidò, esultante alla moglie. Sarebbero andati in Ungheria, un bel viaggetto, una seconda luna di miele. Là poi avrebbero divorziato. Naturalmente, ottenuto il divorzio, avrebbero continuato a vivere insieme felici e contenti.
Fu così che le acacie fiorite di Godollo e il bel Danubio blu videro realizzato, al prezzo di 150 mila lire (al cambio d'oggi, rispetto quel tempo, un bel mucchio di milioni, tanto costarono le varie spese legali), il sogno d'amore di Totò e Diana, non più sposi. In seguito, per quanto i due continuassero a vivere insieme, non mancò qualche nube. Totò, questo si sa, è stato sempre un rubacuori dallo smagliante sorriso. E' ben noto il dramma di una celebre diva del varietà, Liliana Castagnola, che, gelosa di un'altra «stella», proprietaria di una compagnia che aveva scritturato il nuovo astro e temendo di perderlo per sempre, si suicidò. E Totò, morso dal dolore, volle provvedere alla sua tomba, adesso" nella cappella c'è l'«Ecce Homo» al Cimitero di Poggioreale, facendo scolpire sul marmo un suo pensiero. Inoltre, quando dalle sue nozze «poi annullate» con la signorina Diana Rogliani Baldini ebbe una figliuola, la chiamò appunto Liliana, col nome della donna che per lui si uccise.
Dopo di quell'amore spesso gli ambienti del teatro e la stampa hanno parlato delle, molte improvvise cotte di Totò (fra gli altri nomi che si riportano per pura cronaca vi sono stati quelli di Isa Barzizza, Silvana Pampanini, ecc.). Ed è stato per queste continue voci che l'ex-moglie di Totò ha fatto, senza successo, appello alla vecchia promessa. Perciò ne è venuta la rottura e oggi, se Totò (che dopo la prima figliuola non ha più avuto altri eredi) con le nuove nozze cerca il maschio, anche sua moglie, come stato pubblicato, sta per sposare un noto industriale del cinema.
Ma senza fratelli (Totò è figlio unico) e senza figli maschi che continuino la tradizione araldica, a che servono queste corone? E' questo l'interrogativo che tormenta Totò e oggi lo spinge a nuove nozze nella speranza che nasca, alfine, l'erede prima 'che sia troppo tardi (da tempo Totò, che tiene accuratamente nascosta la propria età, ha varcato il mezzo secolo). Con le sue seconde nozze, se il maschio verrà, Totò potrà trasmettere, più che il cospicuo patrimonio che attraverso i suoi films egli arrotonda sempre più, il suo titolo di recente offeso, insidiato e conteso, nella nota vicenda che poi ha avuto le sue conseguenze giudiziarie nella immediata controffensiva del principe quasi consorte. Totò, il cui titolo di «marchese e cavaliere del Sacro Romano Impero» fu riconosciuto da un decreto reale e da molti altri documenti, è oggi, nonostante le pretese del suo competitore Marziano Lavarello, unico rappresentante della più antica dinastia bizantina, i Focas, ed è da ciò che gli deriva anche la quantica di «Imperatore di Bisanzio e di tutto l'Oriente» oltre al «supremo magistero» dell'Ordine Costantiniano, con la facoltà di dare le croci.
La notizia delle nuove nozze di Totò ha causato particolare emozione nel quartiere «Stella» e della «Sanità», il rione dove Antonio de Curtis nacque (in via Salita dei Principi), dove si pensa di murare a Totò una lapide, dove tutti ricordano Totò piccolo (figliuolo di Giuseppe de Curtls, un noto agente teatrale, della famiglia che ha dato tanti artisti) e dove di Totò si rievocano tante cose. Alla Sanità v'è un ponte, altissimo, da cui anche oggi, per evitare le lavande gastriche del «Pronto Soccórso» si precipitano a volte gli innamorati. Ebbene vi fu un tempo in cui Totò fu visto passeggiare a lungo su quel ponte, con una rosa. Molti (come accade a ogni lancio dal ponte) si preparavano alle varie giuocate del Lotto. «Si butta, non si butta, lo farà domani». Cosi dicevano. Invece Totò dimenticò quella sua passione ardente, andò a Roma (dove si è ormai stabilito nella sua bella casa ai Parioli) e al teatro Cruciano cominciò la sua carriera, oggi nel pieno.
Tanti, inoltre, lo ricordano quando, venuto di leva, passeggiava (come oggi appare in qualche vecchia fotografia) con le mostrine del 22" Fanteria («Brigata Cremona») e la mano sulla baionetta. Al n. 143 della strada Stella v'è un barbiere, Silvio Renda, che fu caporal maggiore di Totò. Egli ha una foto del comico, datata da Pescia (dov'era un distaccamento del 22° di stanza a Pisa), con la dedica «Offre al caro amico e superiore Renda». Il barbiere ricorda che Totò, sin d'allora, era cosi spontaneamente comico, quanto più cercava di assumere pose marziali, che il colonnello comandante del reggimento, Angelo Cordedda, un sardo fiero e severo, era costretto sempre a girare il viso per non scoppiare a ridere, al solo vederlo. Totò soldato è nel rione Stella un episodio indimenticabile, tanto era affascinante. Molti di questi episodi saranno narrati da Totò nel suo imminente libro autobiografico «Siamo uomini o caporali?».
Crescenzo Guarino, «La Stampa», 29 aprile 1951
Secondo il giudice fiorentino Totò è un antidoto per il pudore oltraggiato
Firenze, aprile
Per il noto film del comicissimo Totò, dal titolo «Totò sceicco», erano stati messi in giro dei cartelloni assai curiosi, fra cui uno in cui si vedeva una donnina poco vestita — un po' meno di niente — gravemente e concupiscentemente guardata da Totò. Questo cartellone passò sotto gli occhi di un severo cittadino di Brescia, il signor Mario Puriglcati, che ne restò offeso e indignato, e che nella figurina svestita credette di ravvisare gli estremi dell'oltraggio al pudore. Motivo per cui li cittadino bresciano stese un diffuso rapporto sul fatto, ne considerò la portata e le conseguenze, e lo presentò all’ autorità giudiziaria locale La quale però, avendo notato che il cartellone era stampato e diffuso da due ditte fiorentine, passava la denuncia a Firenze.
Il giudice fiorentino, esaminati bene gli atti, ed attentamente osservata la vignetta incriminata, ha emanato una curiosa — anzi interessante — sentenza, di non luogo a procedere, la cui motivazione potrà forse far testo per altri procedimenti analoghi. Secondo il procuratore della Repubblica fiorentino, il pudore oltraggiato insomma non è nella figura stessa, ma nei sentimenti che l’insieme del lavoro può suscitare. Nel fatto specifico il giudice ammette che la donna tracciata con linee alquanto procaci poteva suscitare veramente pensieri non del tutto casti nell’osservatore, ma accanto alla donna c’è la faccia esilarante di Totò, che crea l’antidoto. Infatti la smorfia dei viso di Totò esprime una tale umoristica concupiscenza «da ridicolizzare e quindi annullare lo stimolo erotico che altrimenti sarebbe derivato dalle procacità della donnina». In conclusione è più forte l'attrazione comica dell’attrazione femminile. La comicità di Totò è dunque un antidoto al pudore oltraggiato. E questo spiegherebbe perchè quando è sul palcoscenico Totò si possa circondare con indifferenza di donnine seminude. I lazzi e le smorfie di Totò sono addirittura antiafrodisiache. Chi lo avrebbe mai detto?
Marco Marchini, «Il Piccolo di Trieste», 10 aprile 1951
Macario e Totò si recheranno da Padre Pio di Pietralcina
FOGGIA, 16 — Il noto attore comico Macario, al termine di un colloquio con il «monaco santo» del Gargano, Padre Pio da Pietralcina, a San Giovanni Rotondo ha detto: «Me ne vado del tutto edificato. Ritornerò ancora, e non da solo ma con Totò, che brama anche lui quel sollievo spirituale che spera di avere solo da Padre Pio».
«Il Messaggero», 17 maggio 1951
Totò e Vivi Gioi depongono in Pretura al processo contro un disoccupato imputato di falso
Tale Eusanio De Profetis, disoccupato ed ammonito, ricordandosi di un suo breve e lontano periodo di vita artistica, pensò bene, allo scopo di avere sussidi, di stilare una lettera di raccomandazione recante la firma apocrifa di Vivi Gioi e il timbro contraffatto della sua Compagnia, spacciandosi per tale De Prosperi. Ma avendo bevuto un giorno un bicchiere più del solito ed essendosi presentato con la suddetta lettera nello Stabilimento tipografico del Fratelli Sclomer in via Tabacchi, all’atto in cui gli furono offerte da un operalo dello Stabilimento 50 lire, diede in escandescenze, strappando il biglietto di Banca offertogli. Venne cosi arrestato quale contravventore all’ammonizione e denunciato al Tribunale anche per rispondere di truffa in danno di vari attori, fra cui Totò e Rascel, oltre che di falso in scrittura privata, con le aggravanti della continuazione e della recidiva.Il De Profetis è comparso ieri davanti al pretore dott. Domine per rispondere del suddetti reati. Vivi Gioi e Totò hanno fatto la loro comparsa in pretura come testimoni, accolti dalla più viva curiosità del pubblico che gremiva l’aula.
Il pretore, accogliendo la tesi della difesa, affidata all’avvocatessa Talla Cimini, ha assolto l’imputato dal reato di truffa continuata e aggravata. Lo ha ritenuto invece responsabile soltanto del reato di falsità in scrittura privata e della contravvenzione al vincolo dell'ammonizione, condannandolo al minimo della pena, e cioè a sei mesi di reclusione per il primo reato e a tre mesi di arresto per il secondo.
«Il Messaggero», 24 maggio 1951
Totò e la nobiltà: la casta è casta e va sì rispettata
Nella sala di un grande albergo romano viene tenuta una conferenza stampa per ribadire pubblicamente che il titolo di Antonio De Curtis è illecito perchè ottenuto con subdole azioni; tali affermazioni sono espresse in una specie di «velina» dattilografata, che viene distribuita al giornalisti intervenuti.
24 giugno 1951: matrimonio di Liliana de Curtis e Gianni Buffardi - La galleria fotografica dell'evento
Nella Basilica di San Francesco, in Assisi, si è celebrato il matrimonio di Liliana de Curtis, figlia del marchese de Curtis (vero nome del popolare comico Totò) ha sposato il dott. Gianni Buffardi. Testimoni erano il regista Carlo Ludovico Bragaglia e la medaglia d'oro Ulisse Igliori.
«Il Mattino», 22 giugno 1951
La figlia di Totò si è sposata ieri ad Assisi
Assisi, 25 giugno
Ieri mattina nelle basilica di San Francesco hanno avuto luogo le nozze di Liliana De Curtis, figliola unica del comico Totò, con il dott. Gianni Buffardi. L’altare era meravigliosamente addobbato di fiori. Testimoni della sposa sono stati il collega Fabrizio Sarazani e il regista C. L. Bragaglia
«Gazzetta Sera», 26 giugno 1951
Totò abbandona il teatro
Salerno 4 agosto, matt.
In una sua sosta a Salerno per cercare documenti araldici, Totò ha avuto una conversazione con alcuni giornalisti al quali ha annunziato di avere definitivamente abbandonato il teatro. Attualmente egli lavora per tre film e cioè: Totò terzo uomo, Guardie e ladri e Sette anni di guai. Nella prossima Piedigrotta napoletana si presenterà nelle vestii di poeta e compositore.
«La Stampa», 5 agosto 1951
Piedigrotta 1951
[...] Bonagura, nero come il diavolo ma francescanamente altruista, dette il benvenuto a Totò nel palazzetto della canzone. Egli ribadì le affermazioni dell'editore Marotta, e cioè che in « Solo », « Malafemmìna». «Diglielo, mamma mia», eccetera, l'imperatore di Bisanzio ha conseguito «un'originalità e un'efficacia davvero mirabili». Storie. Venuto alla ribalta, il principe non fallì certo l'incondizionato applauso di una moltitudine che troppo divertimento cinematografico e teatrale gli deve; ma le sue canzonette non estraggono un ragno dal buco di qualunque vice-poesia. Carlomagno nacque con barba e baffi, idem le canzonette di Totò. Chi non ha scrìtto duecento anni fa o ieri qualche verso o qualche battuta musicale delle canzonette di Totò, alzi la mano. L'ovvio, l'acquisito, il banale si dettero appuntamento nelle canzoni di Totò al Politeama, e nessuno mancò. Durante i «bis» il principe scendeva sul palcoscenico. Addossato a una quinta, egli cullava con un braccio le proprie armonie; ciò non le ringiovaniva, naturalmente. Sul finale di «Malafemmina» fu battuto, dal cantante, il record di durata di una nota; io nel voltarmi da un'altra parte vidi un intenditore che, il cronometro fra le dita, slava febbrilmente valutando quell'innegabile primato.
In un normale abito di gabardine, e con la sua faccia normale, Totò deludeva e rattristava. Le crude luci sfregiavano la sua mascella deviata, contusa, e lo rendevano spettrale. Mi accorsi che eravate infelice, Altezza, e tacitamente ve lo dissi. Totò, perchè sbagliate in questo modo la vostra cara vita? Una selva di triangoli scaleni, una foresta di aberrazioni geometriche partorì la creatura illogica, disarticolata, riducibile in astrusi punti e linee di carne, folle e geniale, tragica ed esilarante che voi siete. Non fraintendetevi, Totò. Qualunque disciplina, letteraria, musicale o puramente araldica, vi snatura e vi immiserisce. «Sia il caos» disse la divinità che vi fece. Totò: e voi arrendendovi all'ordine peccate di eresia e di ingratitudine.
La risposta del principe non fu incoraggiante, lo ammetto. Subissato dalle acclamazioni, egli trasse un foglietto, pigliò il microfono e ci lesse una sua lirica. L'aveva composta, avvertì, di getto quella mattina. Erano versi orfani, diseredati, logori, i quali dichiaravano in sostanza che Napoli è meravigliosa e che Totò, essendovi nato, ha la ferma intenzione di morirvi. Sia ben chiaro che tali argomenti io non presumo di averli espressi qui, nè meglio nè peggio del neo-pupillo della Musa che allattò Di Giacomo; e allora? Mi risovvenni che Totò è diventato in pochi anni ricchissimo, un autentico nababbo: ed evidentemente esiste, infuria un «complesso neroniano» legato al denaro.
Immerso in queste pericolose riflessioni, uscii dal Politeama. E subito l'azzurra notte, i serici muri della città-guanciale mi dissero: «Hai torto». Infatti le cose e gli uomini di Piedigrotta che ho avuto l'aria di censurare, io li amo; somiglio ed appartengo ad essi; voglio che non mutino, che sempre qualcuno li erediti come li ereditammo Bonagura, Totò, Ricci, Pisano, Rossetti, Cioffi, Pariante ed io.
Giuseppe Marotta, «Corriere della Sera», 24 agosto 1951
Tutto diventa musica alla festa di Piedigrotta
Mostra della canzone al Maschio Angioino - Il pianto di Totò - Archi di trionfo per processione - Inutili beghe comuniste
[...] Ma quest’anno non si tratta di una Piedigrotta come tutte le altre. Parecchi sono gli avvenimenti elle la caratterizzano, dandole una netta superiorità sulle feste degli altri anni. In primo luogo, c'è la Mostra retrospetliva della canzone napoletana allestita nelle sale del Maschio Angioino, poi c'è il fatto veramente importante che pare siano venute fuori (almeno così affermano gli editori) tre o quattro canzoni molto belle; ed infine c'è l'altro avvenimento di curiosità che bisogna ricordare: il debutto (piuttosto contrastato, per la verità) di Toto quale autore di canzonette. Il giorno in cui furono cantate per la prima volta al Politeama le composizioni di Totò, tutta Napoli si recò ad ascoltare i parti poetici del grande attore, nati, come si sa, dal dolore di un amore non corrisposto (o mal corrisposto) con una nostra bellissima attrice del cinema. Mi è stato raccontato che quando cantarono «Malafemmena» (il pezzo forte di questa produzione di dolore), Totò dietro le quinte piangeva come un agnello, affondando la testa in un grosso fazzoletto di seta bianco. Poco discosto c'era lo scrittore Marotta che attendeva il momento buono per buttarsi fra le braccia del suo grande amico e concludere, cosi abbracciati, la commovente audizione. Pare che Marotta, avvinghiato a Totò, continuasse a ripetere fra le lagrime: « Antò, le tue canzoni sono veramente brutte! ».
Questo bellissimo episodio mi e stillo raccontato, perchè le macchinose « sagre » della canzone sono già terminate ed ora non si attende altro che la festa, che è festa religiosa del popolo napoletano che concluderà la settimana piedigrottesca. [...]
Guglielmo Peirce, «Il Tempo», 7 settembre 1951
Totò e la nobiltà: la casta è casta e va sì rispettata
La magistratura romana conferma il titolo nobiliare di Totò già sancito dalle sentenze del 1945 e 1946 del Tribunale di Napoli. Viene tenuta una conferenza stampa a casa di Totò che, assistito dall'avvocato De Simone, spiega la sentenza del Tribunale di Roma.
EDUARDO E TOTO’
Il film «La paura numero uno» che sarà diretto da Eduardo De Filippo ed interpretato da Totò, è ora in fase di sceneggiatura, a cura di Luigi De Filippo, Antonio Ghirelli, ed altri. La lavorazione del film, che è prodotto dalla Golden Film in compartecipazione con l'Humanitas Film, inizierà il 20 ottobre. Accanto a Totò comparirà forse Peppino De Filippo, insieme ad altri attori del cinema e del teatro italiano.
«Il Piccolo di Trieste», 2 ottobre 1951
Un noto fabbricante di calze di Hollywood ha affermato che le gambe di Franca Faldlni sono esattamente uguali a quelle della Venere di Milo. La giovane attrice romana Interpreta attualmente una parte In un film di Hai Wallls.
«Corriere della Sera», 17 ottobre 1951 - Franca Faldini
Distribuzione: 9 ottobre 1951
Qui la rassegna stampa e la scheda completa del film
Totò sarà l'interprete della "Paura" di Eduardo
Roma, 29 ottobre
Si parla molto di Eduardo De Filippo, in questo momento. Se ne parla parecchio tra gli affezionati del teatro. «Eduardo e Titina hanno fatto la pace con Peppino», si dice. Le trattative erano state segrete evidentemente, e non se ne era parlalo sui giornali. Ora i tre fratelli sono di nuovo insieme, e chi ci guadagna è il pubblico. Ma si parla molto di Eduardo, anche per quel che riguarda il cinema. L’anno scorso il grande autore teatrale condusse a termine la sua prima impegnativa opera cinematografica. E ne venne fuori quella discussa e vivace "Napoli milionaria" che costituisce una delle opere più importanti del recente cinema italiano. Poi sulle riviste specializzate di cinema cominciarono ad apparire i più contraddittori annunci: «Eduardo sta per realizzare Questi fantasmi». « E’ imminente l’inizio della lavorazione di Filumena Marturano», E poi «Filumena Marturano è terminata». « Eduardo e Titina faranno il berretto a sonagli di Pirandello». « Eduardo e Titina faranno una edizione moderna della Traviata»... e ancora notizie e notizie.[...,]
Da Filumena passiamo ad altro. I progetti per l'avvenire? Eduardo ci parla immediatamente del lavoro che sfa facendo per realizzare «La paura numero 1». Tutti ricordano il successo del lavoro teatrale omonimo, una impressionante commedia sulla psicologia di un uomo che vede accentuarsi attorno a sé il periodo di guerra e cerca disperatamente di difendersi. Eduardo attore, ci dava, nella Paura, una delle sue più belle e drammatiche Interpretazioni. Ma non In vedremo nella riduzione cinematografica.
«Di questo film sarò soltanto regista».
«E' l’interprete?».
«Totò».
Questa si che è una sorpresa. Piacevole sorpresa, s'Intende. L'Incontro cinematografico tra Eduardo De Filippo e Totò, il noto comico napoletano, è stato già fruttifero al massimo: in Napoli milionaria Eduardo aveva sdoppiato il personaggio teatrale, affidando a Totò una parte non di protagonista. In quella parte Totò avera mostrato che le sue grandi possibilità di attore in cui critici e pubblico credono fermamente non erano una vana speranza. Totò offriva una interpretazione addirittura chapliniana del suo breve personaggio: efficacissima, di eccezionale misura, sensibile ad ogni variazione psicologica. Diretto da Eduardo, Totò aveva fatto comprendere che la sua strada non era quella del film comici dozzinali e stucchevoli: questa sua comparsa nella parte di protagonista di un film d’impegno quale è La paura numero 1 fa sperare che egli voglia seguire questa strada.
«L’aver affidato la parte di protagonista a Totò significa una accentuazione del carattere grottesco del personaggio?». Eduardo ci risponde che questo avverrà in misura minima. Egli ha intenzione di realizzare un film fedele allo spirito dell’opera teatrale.
Tommaso Chiaretti, «L'Unità», 30 ottobre 1951 - Vai all'articolo La filmografia virtuale
TOTO’ RE DI ROMA
La lavorazione del film dal titolo provvisorio «l sette re di Roma» è iniziata in interni negli stabilimenti Titanus. Il film è prodotto dalla Golden Film e diretto da Steno Monicelli. Interpreti sono: Totò, Giovanna Pala, Alberto Sordi, Anna Vita.
«Il Piccolo di Trieste», 13 novembre 1951
Altri artisti ed altri temi
Articoli d'epoca, anno 1951
Pasquariello povero milionario
5407 sere senza Ettore Petrolini
Anna Fougez - A Vipera dicevano «O voi o la morte»
I due toreri delle Sorelle Nava
Storia del Varietà, romanzo inesauribile d'arte e di avventure
Storia del Varietà, le follie del Caffè-Concerto
Storia del Varietà. Arriva lo Scettico Blu
Storia del Varietà. Per levarmelo dal cuore me lo sposo
Storia del Varietà. La grande seduttrice
A cena col vecchio Varietà
Con 12 teste in scena la censura preventiva
Galleria di copertine e pagine pubblicitarie
Riferimenti e bibliografie:
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- La Stampa
- La Nuova Stampa
- Stampa Sera
- Nuova Stampa Sera
- Il Messaggero
- Corriere della Sera
- Corriere d'Informazione
- Il Piccolo di Trieste
- Il Piccolo della Sera
- Il Piccolo delle ore diciotto
- L'Unione Monregalese
- Il Giornale dell'Emilia
- Reggio Democratica
- Film
- Film d'Oggi
- Noi donne
- Settimo Giorno
- La Settimana Incom Illustrata
- La Gazzetta del Popolo
- Il Popolo
- Il Tempo
- Repubblica
- La Nazione
- Settimo Giorno
- L'Avanti
- Tempo
- l'Unità
- Cinesport
- Il Nostro Tempo
- Epoca
- L'Europeo
- Cinema
- Cine Illustrato