Totò non discende da Costantino il Grande?

La contesa sui titoli Griffo-Focas e la replica dei magistrati

Logo Totò e la nobiltà per l’articolo sulla contesa dei titoli bizantini (1951)


Un esposto di alcune famiglie nobili contro l'attribuzione di cognomi consentita dal Tribunale all'attore.

Roma, 28 aprile, matt.

In seguito all'indiscrezione di un avvocato di Roma, "il Momento" dà stamane notizia di un esposto presentato ieri alla Procura della Repubblica e che riferiamo per debito di cronaca. Secondo il detto giornale, l’esposto è stato presentato per conto di persone che hanno visto lesi i loro diritti da alcune recenti sentenze secondo le quali l’attore Antonio De Curtis, in arte Totò, si sarebbe arrogato il diritto di aggiungere al suo cognome, nomi che non gli apparterrebbero.

Secondo l'esposto, Totò, nato il 15 febbraio 1898, come Antonio Clemente dal cognome della madre Anna Clemente che, avuto il figlio da padre ignoto, lo denunziò all'anagrafe non firmando la denuncia perchè «analfabeta», assumeva nel 1928 il cognome di De Curtis poiché una persona di tale nome che, nel 1921 aveva sposato Anna Clemente, dichiarava che Antonio era figlio naturale. Con tale dichiarazione si riparava ad un’«omissione» avvenuta al momento del matrimonio De Curtis Anna Clemente. Nel 1933, poi, il marchese Francesco Maria Gagliardi adottava Antonio De Curtis che, dopo aver annullato il suo matrimonio con la signora Diana Bandini, nel 1940 otteneva dal Tribunale di Napoli l’aggiunta del cognome Griffo-Focas al suo precedente cognome.

Antonio De Curtis (Totò) ritratto in abiti eleganti; riferimento alla sua pretesa discendenza bizantina

Il 3 febbraio 1950, con un’ordinanza dello stesso tribunale di Napoli resa nota anche dalla stampa, Totò ottenne di aggiungere ai suoi precedenti cognomi, quelli di Flavio, Angelo, Ducas, Comneno, Di Bisanzio ecc. Diventava così erede diretto di Costantino il Grande. Ora, taluni discendenti di famiglie nobili, accusano Totò di aver usurpato cognomi che loro spettano.

Sempre secondo il suddetto esposto, la discendenza da Costantino sarebbe quanto mai fantasiosa, dato che l’attore — al quale, secondo un documento presentato al Tribunale di Napoli spetterebbero i titoli costantinici — non avrebbe mai avuto diritto a tale eredità. Tuttavia — riferisce ancora "il Momento" — non sembra che, come stanno le cose oggi, i ricorrenti vogliano invalidare i titoli di Totò.

«Corriere della Sera», 28 aprile 1951


Note

La discendenza imperiale di Totò venne contestata nell'aprile del 1951 da un gruppo di nobili, incluso Marziano Lascaris di Lavarello, altro pretendente al trono di Bisanzio, con un esposto-denuncia presentato al Tribunale di Roma. Nel settembre 1951 la magistratura conferma il titolo nobiliare di Totò già sancito dalle sentenze del 18 luglio 1945 e 7 agosto 1946 del Tribunale di Napoli. Viene tenuta una conferenza stampa a casa di Totò, assistito dall'avvocato De Simone, per spiegare la sentenza del Tribunale di Roma.



La settimana Incom 00650 del 28 settembre 1951

Corriere-della-Sera
«Corriere della Sera», 28 aprile 1951

Riferimenti e bibliografie:

  • Canale YouTube Istituto Luce

👑 Conclusioni

La vicenda riportata dal illumina uno dei momenti più controversi nella  vicenda della battaglia legale per il riconoscimento dei titoli nobiliari di Totò. Le famiglie aristocratiche contestarono all’attore l’uso dei cognomi Griffo-Focas e la presunta discendenza da Costantino il Grande. Dagli esposti alla Procura di Roma, alle sentenze del Tribunale di Napoli, fino alle cronache giornalistiche, emerge un intreccio tra genealogia, titoli nobiliari, spettacolo e diritto nell’Italia del dopoguerra. Questa disputa, che univa adozioni, documenti anagrafici, cause civili e polemiche pubbliche, ci consegna un ritratto unico di Antonio de Curtis, diviso fra il palcoscenico e le aule di tribunale. Una micro-storia che riflette la complessità culturale di un Paese ancora segnato dalla guerra e in cerca di identità tra modernità e tradizione.