La rivale di Totò
Lule Argondizza, una signorina romana, vanta una discendenza diretta dagli imperatori di Bisanzio
Roma, settembre
Per capire chi sia la bella Lule, una ragazza romana di diciannove anni, e perché improvvisamente sia diventata una persona notevole per Totò, l'attore comico, dobbiamo cominciare questa storia cinquecento anni fa. Nel 1453, mentre i teologi di Bisanzio stavano discutendo sul sesso degli angioli suscitando fra i greci le stesse passioni che oggi destano le partite di calcio o i processi passionali, Maometto II, detto Il Conquistatore, prese d'assalto la città e ne fece una base militare per le future avanzate dei musulmani in Europa.
Nella difesa di Bisanzio uno dei pochi a comportarsi con valore fu lo stesso imperatore Costantino II della dinastia dei Paleologo; non ebbe però fortuna e nella battaglia contro i musulmani perdè il trono e la vita. Egli lasciò come unico erede il fratello Tomaso, despota del Peloponneso, che fu accolto dalla corte papale con tutti gli onori che spettavano a un imperatore. Sette anni dopo, nel 1460, il despota Tomaso fu solennemente riconosciuto da Sisto IV «legittimo successore all‘impero di Costantinopoli». Dal matrimonio con Caterina Zacaria, della famiglia principesca degli Acacia, Tomaso ebbe quattro figli, ma una sola di essi, Sofia, gli diede nipoti legittimi. Aveva quindici anni ed era di una bellezza eccezionale, questa Sofia, Quando con grande fasto la sposò nella basilica di San Pietro Ivan III il Grande, fondatore della potenza russa e costruttore del Cremlino; era il 1472 e alle nozze assistettero sovrani, principi della Chiesa e dell’Impero, tutto il patriziato nomano. La sposa quindicenne portò come dote a Ivan «il diritto e la pretesa sul trono di Bisanzio». E’ da allora che gli imperatori russi cominciarono ad accampare il diritto a essere considerati i legittimi successori all'impero bizantino. Troppo lungo sarebbe seguire passo per passo le vicende della famiglia Paleologo attraverso i rami principali e quelli cadetti, soprattutto attraverso le donne che escono dalla famiglia per sposare zar di Serbia o despoti dell'Epiro. Basti dire che a un certo momento, nel 1730, re Carlo VI, con un privilegio della Regia Camera Sommaria di Napoli, confermò al dottore Agostino Humile Tocco di San Cosmo Albanese tutti i diritti inerenti alla corona di Bisanzio. A questo punto la faccenda genealogica diventa abbastanza meno complessa e si arriva ai giorni nostri, a Maria Teresa Ily Dites («stella mattutina») Lule («fiore») Aigondizza Tocci di San Cosmo Albanese. Si arriva cioè alla signorina romana, dagli occhi verdi conosciuta più comunemente col nome di Lule Argondizza.
Messo di fronte alla valanga di nomi e di date che abbiamo cercato di riassumere il più brevemente possibile, il principe Antonio Focas Flavio Ducas Commeno De Curtis di Bisanzio, ossia Totò, dice presso a poco: «io non sto mai a discutere le pretese di eventuali discendenti dagli imperatori di Bisanzio, però mi difendo meglio che posso quando dicano che i miei titoli sono falsi. Allora mi salta la mosca al naso, allora faccio causa. E finora cinque tribunali napoletani e romani mi hanno dato ragione, mi hanno riconosciuto discendente legittimo per linea maschile degli imperatori bizantini. D’altra parte, salvi restando i miei titoli e le mie prerogative, sono disposti a rinunciare fin da ora a qualsiasi pretesa sul trono di Bisanzio, nel caso di una restaurazione imperiale. Al trono preferisco il mio Lavoro». E di Lule che pensa Totò?
«Sono felice che una ragazza cosi bella abbia qualcosa in comune con me. Sono sempre pronto a incontrarla»
Arrivate le cose a questo punto, il padre di Lule, cioè il professor Francesco Argondizza, non ha voluto essere da meno in fatto di cortesia. Chi ha trovato una corona antica per il capo della figlia è stato proprio lui, studiando fra vecchi libri e documenti ancora più vecchi. Anzitutto il professor Argondizza non vuol sentir panare di polemiche con Totò: «Principe del Sangue, e appartenente per parte di padre alla più pura aristocrazia greco-albanese, a quella degli Arconti, che ressero Atene per secoli durante l'impero romano, non scivolerò mai nella polemica personale». Quanto alla cortesia di Totò per la bella Lule, il professor Argondizza risponde con altrettanta cortesia. «Ringrazio di tutto cuore il principe De Curtis del cavalleresco elogio fatto pubblicamente a mia figlia, e delle espressioni di simpatia a mio riguardo. Esse attestano un animo gentile e regale, che rallegra e incoraggia alle nobili amicizie. Gli rendo grazie del suo cortese invito ad un cordiale colloquio, che accetto molto di buon grado».
I termini dell'incontro sono stati già fissati per telefono e a giorni la principessa dagli occhi verdi e il principe dal mento lungo s'incontreranno amichevolmente; inevitabilmente finiranno col parlare dei loro antenati, del favoloso trono di Bisanzio. Lule è rimasta incantata dalla gentilezza di Totò; già lo ammirava come attore, ora lo stima anche come gentiluomo. Intanto continua a studiare piano e lingue moderne, continua la sua solita vita fra amiche e sport. Suo padre invece sta per terminare una monografia in cui ricostruisce la storia di tutta la famiglia Paleologo, l’unica, secondo lui, che possa vantare una discendenza diretta dagli imperatori di Bisanzio. Quando gli avanza un pp' di tempo, si occupa di spiritismo.
«L'Europeo», anno VII, n.38, 10 settembre 1952
«L'Europeo», anno VII, n.38, 10 settembre 1952 |